La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

sta di istituire una giustizia municipale di quartiere ecc. La decentralizzazione, la partecipazione e la vita associativa sono l'espressione di un cambiamento del rapporto di forze: la conquista di una cittadinanza più attiva e più gratificante vuol dire anche che i collettivi popolari hanno preso la parola e che quelli che la subiscono hanno cominciato a intervenire sulla politica urbana. Democrazia telematica? Sì. La cittadinanza oggi deve combinare la diffusione della Comunicazione telematica con la moltiplicazione delle possibilità di azione collettiva. La telematica non è un pericolo per la partecipazione civica. Il pericolo sta nel non utilizzarla. Perché non informare, consultare, ricevere le critiche o le proposte dei cittadini grazie alle reti telematiche delle nostre città? Questo non sostituirà l'azione collettiva, meno ancora la convivialità, al contrario. Come il telefono ha moltiplicato le relazioni interpersonali, domani le autostrade dell'informazione potranno essere un'occasione di comunicazione anche per coloro che attualmente sono tagliati fuori. Elementi simbolici Dialettica di identità: gruppo o quartiere e città. Non opponiamo l'al?partenenza di gruppo (etnico, sociale, culturale) o il sentimento di identificazione con il quartiere alla "coscienza civica $lobale". La cosa peggiore è l'individuo atomizzato, solo, senza attributi né integrazione collettiva. La politica urbana - per esempio la monumentalizzazione della periferia e l'accessibilità dei centri per i siovani - deve stimolare sia l'identità collettiva del quartiere sia l'acquisizione di una coscienza cittadina capace di garantire la possibilità di massimizzare l'utilizzazione dell'insieme della città da parte del più gran numero di persone. Forse la migliore esperienza di Barcellona è l'appropriazione del quartiere, degli spazi pubblici, dell'insieme della città da parte dei cittadini. Un processo, questo, cominciato nei quartieri popolari 25 anni fa, all'epoca della dittatura. La democrazia urbana è cominciata nei quartieri ma poi si è radicata nella città. Con le elezioni ma anche con una nuova identificazione, con un nuovo rapporto dei cittadini con la città. L'hanno fatta propria: prima con le feste e le manifestazioni, poi con l'utilizzazione intensa degli spazi pubblici. Bisogna sostenere la vita di quartiere, l'integrazione degli individui in grupJ?i più ampi con i loro simili, m modo da includere anche i soggetti più deboli o più esposti al rischio dell'emarginazione. E appoggiarsi su queste dinamiche per sviluppare l'identificazione con la città, le sue feste, i suoi monumenti, la sua storia e i suoi progetti. Partecipare alla costruzione della città e della cittadinanza: il patriottismo civico. Ritorniamo a Barcellona. Il miglior ricordo del 1992 è probabilmente l'atmosfera della città, la convivialità, l'espressione, visibile ovunque, dell'identificazione fra cittadini e città. Non sono cose che si possono improvvisare e anche se l'occasione è eccezionale e l'esteriorizzazione più .Palese, la realtà vissuta è profonda. Con la democrazia una complicità che viene da lontano fra la città e i suoi abitanti è diventata quasi una storia d'amore. Eccone qualche immagine. Dieci anni fa il comune lancia la campagna pubblicitaria Barcellona més que mai (più che mai). Grande accoglienza. Immediatamente segue la campagna Barcellona diventa bella. Migliaia di famiglie, di commercianti, di imprese, di associazioni, intonacano le facciate, migliorano piccoli spazi pubblici, riattano vecchi edifici. Il processo si afferma parallelamente alla decentralizzazione. Le persone s'incontrano nei nuovi spazi pubblici e nelle strutture socio-culturali che nascono in tutti i quartieri: la gente si conosce e si riconosce. Ci saranno più occasioni e più indicazioni per la cooperazione sociale. L'esplosione di gioia al momento dell'assegnazione dei Giochi Olimpici e gli anni esaltanti che seguono accentuano ma· non creano il patriottismo civico. E dopo, cosa rimane? L'esaltazione non è più ~a~tessa ~a fra i citt_adini e la citta contmua a sussistere un rapporto forte. Perché? Perché sentono che la città è loro. Una città che soffrono ma anche che costruiscono insieme, o forse il fatto è che la . . .vivono con passione. Progetto della citta o senso della città La città di Barcellona si dà un piano strategico pro_prio prima del 92: è il Barcellona 2000. I grandi lavori non ancora ultimati hanno definito i prosetti per i successivi dieci anni. Centinaia e centinaia di organizzazioni della società civile partecipano al progetto: imprenditori e sindacati, università e organizzazioni professionali, esperti e associazioni di quartiere, ecc. E con loro la municipalità, le altre amministrazioni pubbliche e i grandi protagonisti economici (Porto, Ferrovie, Camera di Commercio, ecc.) La definizione di un progetto futuro nel quadro di un processo partecipativo è la grande carta vincente della cittadinanza. Perché il cittadino è tale soprattutto in rapporto alla costruzione della "città futura", e non soltanto perché ritrova la sua memoria personale nelle mura e nelle piazze. Sono sempre di meno i cittadini le cui radici affondano nella città, ma tutti vi depositano le loro speranze presenti e future. Costruire un progetto collettivo della città è il modo per conferirle senso sociale e culturale. Ovvero il legame simbolico della cittadinanza: quello che manca di più nelle nostre città. Quello di cui .più abbiamo bisogno. Il discorso della città oggi si costruisce nel processo di partecipazione alla definizione dei progetti urbani e culturali, dei programmi so~iali, delle iniziative di promozione economica, delle riforme politiche e amministrative, degli scenari di mobilitazione sociale. Un progetto di futuro che si costruisce nell'azione del presente e che dà, o dovrebbe dare, a tutti la possibilità di viversi come cittadini. ♦

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