La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

sce in carcere, ci rimane fino a qualche mese fa e, come da copione, legge, studia, si allena, fa il carcerato modello, si converte all'islamismo e prepara il gran rientro sul ring (il primo incontro di postliberazione dura esattamente venti secondi e gli vale una cifra che, ai prezzi correnti, ci si potrebbero assoldare abbastanza killer da far fuori tutti i bianchi cl' America). O. J. Simpson, nero, ex-calciatore, divo hollywoodiano (anche se non di serie A) specializzato in film catastrofici, e Natalie, ex-cameriera, bianca, bionda, atttraente, sposata a O. J. e madre dei suoi due figli. Le cornache del processo e la sua conclusione sono troppo fresche perché sia necessario ritornarci sopra. Basti ricordare che la giuria popolare, formata da dodici persone (dieci donne e due uomini; ·•f ~1 oppure nove neri, due bianchi, un ispanico), in meno di tre ore di camera di consiglio decide di mandare libero Simpson, accusato di aver ucciso la moglie e un suo giovane conoscente (bianco). Contro O. J. - questo il verdetto - non ci sono prove sufficienti. La pubblica accusa, in odore di inquinamento delle evidenze per essersi "servita" di un poliziotto bianco notoriamente.razzista, è messa con le spalle al muro e ridotta al silenzio. Se O. J. sia veramente colpevole del duplice delitto di C\Jiera accusato non lo sapremo mai. Certo lo crediamo in molti. E in molti, invece, non crediamo che la sua - se pur non tecnica - assoluzione sia un esito del processo e che la si debba al tanto decantato garantismo nordamericano secondo il quale, finché non viene inequivocabilmente accertato il contrario, nei confronti dell'imputato vale comunque la presunzione d'innocenza. Diciamo piuttosto che, in questa fase della storia della confederazione, nessuno se l'è sentita di incriminare. quell'idolo popolare che è il bellissimo e amatissimo O. J., con quel nome-sigla che ti rimane scolpito in testa come fosse un succo di frutta o un assorbente, relegata 9.uestavolta la moglie bianca (con buona pace d1 Ralph Ellison) al ruolo di "donna invisibile", comparsa, non comprimaria, di un copione che sembra essere la catartica riscrittura dell'efferato caso Rodney King. Già, perché quel nero qualunque, un po' ubriacone e un po' manesco (anche lui, raccontano le cronache recenti, prende di tanto in tanto a pugni la moglie), massacrato si botte da quattro poliziotti bianchi di Los Angeles davanti alla provvidenziale e casuale candid camera di un videomaker dilettante, ha finalmente fornito ai neri d'America quell'elemento simbolico di coesione e riconoscimento di gruppo che, meno di quattro anni fa, ha fatto da detonatore a un'esplosività a lungo compressa o del tutto autodistruttiva. Per far deflagrare i ghetti di Watts e South East Los Angeles, quelli di Birmingham o di Chicago, non era bastata però l'evidenza del sadismo razzista dei quattro poliziotti bianchi. C'erano voluti un processo e una sentenza di primo grado che mandava assolti i rappresentanti delle forze dell'ordine. È stato su questo plateale "giustizia non è fatta" che i neri sono saltati. E chi aveva in mano il futuro di O. J. Simpson - proprio per la valenza simbolica che la media- _.,,,,..,. __ ··-·~ ..... J •• "" ~,i·' ~-Ìf.) '\ ,· ~ i zione, giudiziaria e non, ha assunto in questa fine millennio di esasperata conflittualità etnica e razziale - deve aver capito che qui si giocava la stessa partita. Con un re al posto di una semplice pedma. La giuria di Los Angeles ha avuto paura di assumersi la responsabilità di un verdetto giusto, ma socialmente pericoloso. E, questa volta, la salomonica via d'uscita del pareggio (che i giurati al processo d'appello per il caso Rodney King praticarono nell'aprile del '93, assolvendo due l'oliziotti, condannando gli altri due e facendo netrare nella latenza la rabbia dei neri), era inagibile di fatto. I morti di morte violenta, si sa, possono ricevere giustizia in un solo modo: attraverso la scoperta e la punizione dei colpevoli. Non ci sono altre strade. Giocare sull'inconsistenza delle prove d'accusa e "chiudere" il caso con un insoddisfacente ma definitivo nulla di fatto è una dichiarazione di impotenza o una trasparente scelta di opportunità politica. O forse entrambe. E così Nicole, donna e bianca, ha fatto da token. È stata "spesa" per far quadrare i conti del conflitto in cor- -so,negli Stati Uniti e nel mondo. Come si spie~herebbe se no - ed eccoci a Farrakhan - che 11leader nero si sia buttato a pesce sul dopo processo, indicendo una manifestazione che è il contrario esatto della mediazione e del tentativo di spegnere i fuochi della tensione razziale? In un'America paralizzata dalla paura di rompere i propri precari e ingiusti equilibri, all'improvviso il "fantasma che siede sulla porta di casa" prende corpo, si arPIANETATERRA

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