La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

PIANETA TERRA PARIGI-MURUROA Mimmo Càndito Hans Veeken Serge July CHIRAC E LA BOMBA Mimmo Càndito Sono passati quattro mesi da quando - il 13 giugno - il presidente Jacques Chirac ha comunicato la decisione francese di rompere la moratoria nucleare, con un programma di otto test sperimentali nel sottosuolo degli atolli polinesiani. In quattro mesi il programma ha realizzato le prime prove, e segue ora il calendario fissato ufficialmente. Ma a fronte delle proteste e dell'indignazione ecologista sollevata in ogni parte del mondo, finisce l?er apparire più significativa, o~gi, più ricca d1 implicazioni e di interconness10ni, la reazione che ha seguito la scelta dell'Eliseo, piuttosto che quella stessa scelta. Questo ribaltamento di una gerarchia razionale dei valori politici (al primo posto dovrebbe stare la rottura della moratoria, che è una decisione potenzialmente a rischio per l'intero pianeta, mentre la reazione di protesta dovrebbe essere relegata in un ruolo subordinato) rivela come i test del Pacifico abbiano aperto un processo di crisi dove gli attori e le situazioni svolgono parti non sempre prevedibili. Il magma mediatico I poteri presidenziali di scelta sul nucleare sono stati esercitati da Chirac in forma corretta, non soltanto istituzionalmente - cioè nel1' ambito delle prerogative assegnate all'Eliseo - ma anche dal punto di vista del rapporto con l'opinione pubblica, con un discorso che spiegava estesamente ai francesi le ragioni - politiche e tecniche - che spingevano a roml?ere la moratoria voluta in passato dal presidente Mitterand. Chirac poteva prevedere una quota ragionevole di opposizioni nell'ambito internazionale, e il test sotterraneo effettuato a maggio dalla Cina gli dava una misura credibi-· le del grado massimo di sensibilità che casi siPIANETATERRA o mili sembrano sollecitare in reazione immediata; si diceva perciò pronto a sostenere ora gli effetti provocati da, test francesi ..No1_1ha però saputo prevedere quanto a congiunzione di due fatton - il contesto temporale e l'angoscia rinnovata della Bomba - avrebbe potuto incidere su quella scala di reattività, deformandone indici e misura. La voluta ignoranza del primo fattore, il contesto temporale, è stato un errore di grossolana volgarità intellettuale. I giorni della ripresa delle esplosioni _nu~leari- la prima s~ttimana di agosto - comc1devano drammaticamente con i giorni del cinquantesimo anniversario di Hiroshima e Nagasaki: il valore simbolico della contemporaneità diventava in quei giorni l'elemento dominante nei messaggi dei media e avrebbe acquisito perciò un incastro moltiplicatore capace di imprimere al messaggio una durezza di impatto direttamente proporzionale alla forza evocatrice di sciagure e distruzioni che il ricordo di Hiroshima porta con sé da sempre. Nella politica il timing è un fattore decisivo; ignorarne l'importanza è un errore che ha un alto costo. Ma è soprattutto il secondo fattore - l'angoscia della Bomba - che trasforma completamente natura e analisi politica del fatto, i test francesi. Se ci si dovesse fermare a una lettura dei riscontri tecnici che le esplosioni nel Pacifico avevano avuto nel passato sull'ecosistema polinesiano, gli elementi di rassicurazione sarebbero almeno pari a quelli del dubbio e della perplessità critica. (Quella lettura è stata anche confermata dai nuovi riscontri di agosto e di settembre). Però le sollecitazioni sull'immaginario sono arrivate da altre fonti, emotive alcune, di memoria storica altre, e la loro azione ha aperto una linea di frattura insostenibile pe~ lo scenario disegnato da Chiara, allargandone 1 contorni a una dimensione planetaria. La caduta del muro e la fine del comunismo sembrano aver causato, se non la fine della Storia per come diceva Francis Fukuyama, almeno la ruvida cancellazione delle angoscie di un olocausto nucleare nato dalla scontro tra le due Superpotenze. L'improvviso irrompere ora dei trinchetti di Greenpeace su tv_e giornali di ogni parte del mondo ha catalizzato un recupero immediato di quelle angoscie troppo presto rimosse, dilatandone poi l'efficacia grazie all'utilizzo diretto che i "guerrieri verdi" facevano del sistema e del linguaggio mediatico. La spettacolarizzazione della politica trovava nell'incursione di Greenpeace una forma di esaltazione innegabile: l'oggetto reale del

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==