La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

na hanno sempre conquistato il potere attraverso una azione di rivolta armata che detronizzava !'~\timo _regnante della dinastia precedente e s1 10sed1ava al suo posto. I rivoltosi cercavano rapidamente di colpire la capitale dell'Impero che, geograficamente, è quasi sempre stata posta nel. nord del paese. Le sac- · che di resistenza dei lealisti della vecchia dinastia_trovav_ano spesso nel sud del paes~, e negli arc1pelagh1 del sud-est asiatico, un sicuro rifugio lontano dal controllo della capitale nel quale riorganizzare le proprie forze. Chiunque lasciasse la Cina per recarsi all'estero era dunque visto ·dai quovi regnanti come un potenziale nemico dell'Impero, un cospiratore. Fino al XIX secolo, in genere chi lasciava la Cina difficilmente vi faceva ritorno. Privati di qualsiasi supporto politico ed addirittura perseguitati come cospiratori, i mercanti cinesi misero comunque in piedi sin dal .XJV secolo vere e proprie reti commerciali in tutte le rotte del sud-est asiatico, aprendo basi da Giava al Borneo dalla Malesia alle Molucche. Svolgere commercio in una regione così ricca permise loro di accumulare una discreta ·esperienza e un'ampia conoscenza dei mercati di quell'arca, ma la mancanza di qualsiasi riconoscimento ufficiale di queste attività "colonizzatrici" impedì lo sviluppo della loro azione da elemento più o meno isolato (anche se costante) a fattore determinante degli equilibri economici dell'Asia meridionale in qualità di rappresentanti del Celeste Impero. Il commercio asiatico, soprattutto quello gestito dagli europei, ha però conosciuto l'importanza dell'apporto fornito dalle attività commerciali cinesi. Figli del motto "Col re dc Pranza o col re dc Spagna purché se magna" e padroni assoluti di tutte le conoscenze necessarie ad operare ncll' Asia sud-orientale, i cinesi si imposero rapidamente come naturali mediatori fra europei e reperimento di materie prime presso le popolazioni indigene. Approfittando delle potenti strutture coloniali poste in atto da portoghesi, olandesi cd inglesi, i cinesi si inserirono tra il XVIII cd il XIX secolo in tutte le attività economiche di Djiakarta, Hanoi, Saigon, Singapore, Sarawak, Malacca, Penang. La patria però, 1~uIla sapeva e nulla voleva sapere della loro esistenza. . . Verso la metà del XIX secolo la Cina fu vittima di una serie di attaèchi militari (le famose "guerre dell'oppio") da parte delle potenze europee, che ne minarono la già precaria stabilità economica e territoriale. Alle guerre seguirono una serie di trattati che garantivano agli occidentali l'apertura coatta di numerosi porti cinesi al commercio internazionale (come Canton, Shanghai, Xiamen) e l'autorizzazione di . investimenti diretti stranieri in territorio cinese: in pratica il libero accesso degli occidentali a tutti i liv:lli di mercato pres~nti nel paese .. La stona gettava per la pnmà volta la Cina nel mercato internazionale. Una storia "straniera" aveva segnato la fine dcWcconomia di sussistenza. A Pechino, dopo il 1860, si prese atto della incapacità dell'Impero di rispondere adeguatamente a queste.aggressioni economiche e.militari. Principale imputato della sconfitta fu l'arretratezza tecnologica e militare del paese rispetto a quella dei "barbari" occidentali. Bisognava recuperare il distacco, bisognava creare nuove ricchezze per produrre nuove.tecnologie. Sotto questi auspici si compie il primo atto l'IANl;TATPR/i,A dell'_in1ust~ial_izza_zione~el paes:, i cui protagomstJ pnnc1pali sono 1 grandi comandanti militari impegnati· nella costituzione di una moderna industria bellica (còn tutto il suo apparato produttivo. di contorno: miniere, acciaierie, cantieri, ferrovie) e que~li stessi commercianti "cospiratori" arricchitisi in maggior parte ali' estero ora richiamati in patria da uno Stato bisognoso di esperienza amministrativa e di _capitali freschi per le proprie i.ndustrie. È il pmno patto fra Stato e capitale privato. Limitando l'analisi della propria sconfitta ad una carenza tecnologica, la Cina 11011 fece i conti con l'assenza di quelle infrastrutture sestionali fondamentali per creare solide basi mdustriali in un paese. Infrastrutture che nel mondo occidentale si sono venute a formare nel corso dei secoli. La struttura, imperiale cinese era un apparato amministrativo rigido e rimasto inalterato, nella sostanza, per più di un millennio. Il primo matrimonio stato-capitale, in Cina, fu di breve durata. Incapace di progettare uno sviluppo globale in senso moderno della propria economia, il governo tentava in ogni ~aniera di_indurre i fin_anzi~t?ri cii:iesi a partecipare ad imprese· nazionali 111 cui avrebbero dovuto immettere continui capitali lasciando il totale controllo di gestione ai funzionari di Pechino. È facile capire come i pochi cinesi in grado di affrontare grossi investimenti preferissero dar vita ad attività private lungo le coste e nei porti, dove il continuo afflusso di capitali stranieri garantiva rapidi miglioramenti in ogni settore, dalla produzione ai trasporti, e dove questi imprenditori potevano facilmente inserirsi nell'intercapedine posta fra rifornì- . mento di materie prime e lavorazione. L'impero vacillava. Molti comandanti militari come Li Hongzhang e Sheng Xuanhuai davano vita, con i proventi delle attività di Stato, a imprese private parallele, inserendosi nelle stesse fasce di mercato occupate dalle industrie poste sotto la loro responsabilità di uffi- •ciali e andando così a ledere gli interessi del paese. Molti'cantieri fallivano o venivano svenduti dai funzionari a loro stessi, per poi rilanciarli sul mercato con finanziamenti privati slegati da qualsiasi controllo statale. Nei primi anni del xx secolo il ·governo centrale dirottava i fondi delle sue banche dello Shanxi 6 , destinati all'agricoltura, .l?erfinanziare quel che rimaneva delle sue 111dustrie. L'attività agricola con i suoi correlati manifatturieri, già quasi annientata dalle guerre e dalle rivolte di cinquant'anni prima, non ricevendo più alcun aiuto dallo stato e subendo la spietata concorrenza dei prodotti industriali stranieri più economici e maggiormente diffusi, sopportava un colpo terribile. A milioni abbandonavano le campagne per cercare maggior fortuna nei purti e nelle industrie della costa. Nasceva il proletariato urbano cinese. La crisi delle campagne non faceva che aumentare il divario esistente fra due Cinc. Quella rurale, da sempre spina dorsale dell' economia imperiale, impoveriva sem.l?re di più, cartina tornasole della profonda crisi.che investiva il potere centrale. Quella costiera, terreno di esperimenti e di radicali cambiamenti economici e politici, arricchiva ogni giorno di più,· rendendosi sempre più autonoma (anche a livello burocratico) da qualsiasi controllo da parte del governo. . Nel 1903 Pechino tentava ancora una volta

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