La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

SEGIOVENTU' SAPESSE Emiliano Morreale Si dice sempre che è tempo di crisi di certezze, di fine delle ideologie, di debolezza degli in- · tellettuali e così via. Eppure da alcuni anni continuano ad apparire sul mercato librario, con una certa periodicità, volumi in cui scrittori scienziati filosofi pensano bene di donare alle nuove generaziòm quel che loro hanno capito della vita e quel che pensano debba essere tenuto a mente dai giovani, speranza del futuro. Lettere ai figli, consigli ai giovani,'piccoli testamenti portatili hanno così finito col creare una piccola moda editoriale che, se può vantare illustri antenati, risulta d'altro canto curiosamente speculare a quell'altra, delle "testimonianze di vita vissuta" under 25 (Campo, Culicchia, Brizzi ... ). Capostipite di questa ondata ~ stato il filosofo basco Fernando Savater, coi due bestsellers Etica per un figlio (Laterza 1992) e Politica per un figlio (Laterza 1993). Si tratta di colloqui a distanza col figlio quindicenne Amador, cui il padre docente di etica espone, in forma colloquiale, il proprio credo in materia di morale e di politi~a. Il to:io ruff~an? ~educ~ il !ettore per le pnme pagme, poi c1 s1 commc1a a chiedere perché un laico, per sembrare intelligente, debba sempre apparire "serenamente laico" (così come un cristiano deve avere una "religiosità tormentata"). Comunque sia, Savater recita benissimo la parte del laico-umanistasereno, ed ha una giustificazione supplementare al suo atteggiamento nel fatto di avere come interlocutore un adolescente, a cui le cose vanno spiegate senza spaventarlo, senza turbarlo · né mettergli soggezione con i grandi problemi. SUOLE DI VENTO Ma il risultato è che la divulgazione di Savater, anziché consistere in una maggiore semplicità, si traduce in un calo di intensità; non immediatezza dunque, ma edulcorazione e ammosciamento. Un ragazzo di 15 anni può avere, ben più vivo e bruciante di quanto Savater immagmi, il senso della tragicità dell'esistenza, e considerare con ben poca umanistica serenità il male, la stupidità, la violenza. Per vivere o esorcizzare il suo conflitto col mondo ci sono tante vie radicali, false o autentiche. Perfino Dylan Dog può servir$li, falsamente e astutamente certo, a fare i conti a buon mercato con il proprio disagio. Ma Etica per un figlio gli apparirebbe probabilmente come un corpo estraneo, e infatti il successo del libro sospetto sia piuttosto da attribuire ai genitori, più inclini a credere e a nobilitarsi nella blanda chiacchierata savateriana. Se l'autore voleva veramente scrivere un'etica per i figli, avrebbe dovuto osare la provocazione, il paradosso, lo scandalo; cercando di suscitare meglio che poteva il senso dellà necessità, dell'attualità tragica, e non darci le sue pillole di serena laicità. Nel libro si alternano, mascherati con understatement cattedratico, perfette banalità ("Preferisci accontentare gli altri piuttosto che soddisfare te stesso?", p. 50; "Non è la peggiore delle follie volere le cose al prezzo delle relazioni con le persone?", P· 40) e divulgazioni, spesso J;">iacev_oli, d _clas_s~chedot!r_ine morali_. Ma la filosofia che m filigrana s1 mtravede e tutt'altro che neutra, Savater si riallaccia all' etica utilitarista più classica: bisogna essere egoisti senza essere imbecilli, cioè "volere il meglio per se stessi" (e dunque per gli altri), e subordinare il piacere alla felicità (ciò che si chiama "temperanza"). Del resto, chiarisce Savater, bisogna smettere di rivolgere all'etica le "grandi domande" (se la vita ha un senso, se vale la pena di vivere, se c'è un vita dopo la morte), dacché essa risponde invece ad un'altra domanda: "Come vivere nel miglior modo possibile?" (ossia: come io posso vivere nel miglior modo possibile?). L'approccio è espressamente individualista, e va bene, ma rinuncia anche a guardare all'interno dell'individuo stesso, che è assunto come entità già data. L'individuo di Savater esce dal ventre di natu- --- ·~;;:.~ ... .. -~".\ . -~ r ,r:;.. ".,:~~ ••

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