La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

oggi pare spostarsi dal territorio alle persone. Il più alto tasso di rischio è portato dalla popola- .zione _deiminori extracomunitari, che non sappiamo collocare con precisione nella città. L'intervento è perciò più difficile rispetto a quindici anni fa. Oggi però quegli stessi quartieri di allora non sono sostanzialmente migliorati rispetto alla qualità della vita, eppure non presentano più quei fenomeni delinquenziali. Perché non viene più da lì quella popolazione che finiva nel circuito giudiziario? L'interrogativo è da approfondire e non ha risposta certa. Un'ipotesi potrebbe essere che le esperienze negative dei ragazzi più gi:andi, la presenza più marcata di agenzie educative hanno fatto sì che questi minori, che pure rimangono ai margini, cogliessero _ilsenso di un limite al di là del quale cominciano i "guai seri". I loro comportamenti devianti, dissociali, si giocano così all'interno dei limiti della legge penale. Non a caso dalle statistiche pubblicate in numerosi paesi europei sulla patira che le popolazioni esprimono riguardo al fenomeno della criminalità e della delinquenza, emerge che nella maggior parte dei casi queste paure hanno per oggetto non tanto azioni criminali vere e proprie, quanto comportamenti definibili come atti incivili. Potrebbe essere proprio questa la terra di confine tra lecito e illecito, eticamente, ma non penalmente condan- . nabile, sulla quale oggi si collocano le azioni "devianti" di ragazzi in difficoltà e in .situazioni di disagio. Non bisogna dimenticare che ladroga ha scompaginato negli ultimi quindici anni tutte queste realtà. I quartieri periferici degradati di Torino sono stati gli ultimi a essere toccati in modo massiccio dal problema della tossicodipendenza. Per un certo periodo aveva fatto argine una sottocultura criminale o della devi;mza secondo il quale il "buon delinquente" non perdeva mai la propria lucidità, il proprio autocontrollo, le proprie capacità di fuga o di difesa. In seguito anche questa barriera culturale ha ceduto e le sostanze si sono diffuse in maniera amplissima. Occorre però chiarire alcuni asp~tti sul fenomeno delle bande giovanili, di cui si parla spesso impropriamente. A Torino come d'altronde nel resto d'Italia e direi anche d'Europa non è mai esistito un fenomeno di gang giovanili paragonabile in qualche modo a quello canadese o statunitense. La banda intesa in senso strutturato è un gruppo di almeno cinquanta persone, con leggi molto ferree, rigide pratiche di selezione, con forti principi di non commistione con gli adulti e di impermeabilità al resto della società, tutti aspetti che mancano nei fenomeni giovanili europei. Esiste il gruppo dei ragazzi-amici, solitamente non molto numeroso, che frequenta il medesimo bar o sala giochi, punto di incontro e dal quale si parte per organizzare la serata, solitamente verso luoghi di divertimento (cinema, discoteca ... ). È lungo il percorso che possono maturare occasioni per l'azione criminale (atti vandalici, risse ... ), ma non sono questi gli obiettivi della serata. Del tutto diverso da questo è il fenomeno della violenza degli stadi che coinvolge giovani generalmente più grandi con connotazioni diverse: esistono delle sigle, gruppi organizzati ... . In questo panorama così complesso che coinvolge problemi legati all'immigrazione, alla criminalità organizzata, alla struttura urbanistica delle città, che ruolo ha o potrebbe avere il Tribunale per i Minorenni? Il discorso nuovo che sta emergendo, ma che già vede realizzazioni in progetti concreti è quello che parte dal ripensare il senso della sanzione e della punizione per minori autori di reati. Questa riflessione ha portato a una nuova legge processuale minorile, Dpr 488 del 1989, che ha ampliato la possibilità di utilizzare strumenti e strutture di tipo educativo considerati prevalenti rispetto a esigenze di tipo sanzionatorio. Al quesito tradizionale che ci accompagna da secoli "meglio punire o meglio educare?", questa legge dà una risposta abbastanza univoca, privilegiando l'aspetto educativo. Sono previsti interventi educativi totalmente sostitutivi di interventi sanzionatori, è previsto come norma che l'attesa di giudizio penale sia trascorsa all'interno della famiglia o di strutture educative, mentre la carcerazione preventiva è considerata assolutamente eccezionale. Il discorso si è ulteriormente sviluppato e accanto al binomio violazione della norma-bisogno di educazione, in altri paesi europei si è incominciato a parlare di violazione della legge penale-riparazione del danno. Questo è un nuovo paradigma che sta rivoluzionando il modo di pensare il crimine minorile. Penso che sia necessario liberare la sanzione da aspirazioni e contenuti e4ucatiyi che no1:1l~ appart<;ng,ono. L'educaz10ne, 1 supporti a1 g10vam, l'accompagnamento nella crescita non devono venire da settori penali, ma da agenzie civili, sociali, assistenziali. Quando il Tribunale incontra giovani che vivono queste situazioni di bisogno non deve cercare autonomamente soluzioni, ma fare riferimento ai settori deputati a uno specifico compito educativo. Riguardo alla sanzione ritengo importante rafforzare l'impegno per esprimere modalità diverse da quelle repressive o detentive cioè in generale dal- . l'imposizione di una sofferenza che dovrebbe far maturare nel soggetto la convinzione di non commettere più determinate azioni. Oggi si percepisce forte l'esigenza di chiarezza da parte dei Tribunali nei confronti di ragazzi che commettono reati. Il messaggio più chiaro, e direi inevitabile da trasmettere, è che il reato compiuto ha prodotto degli effetti, che qualcuno ha sofferto per quegli effetti e che la società stessa ha visto rompersi un equilibrio. La sanzione deve misurarsi con la necessità di riparare agli effetti provocati nei confronti della vittima e, se questa non voglia risarcimento, almeno nei confronti della società. In· questo caso, nelle altre nazioni è prassi normale, la condanna è il risarcimento della vittima, simbolico se la vittima accetta, comunque commisurato alle reali disponibilità del ragazzo, magari mediante l'invio a compiere attività socialmente utili per un periodo f restabilito. Il modello diviene anche vicino a sentire comune dell'opinione pubblica: il ragazzino che ha scippato una vecchietta, sarà sanzionato con l'obbligo di prestare opera volontaria per un certo numero di ore in un ricovero per anziani, avendo così l'occasione per confrontarsi con un mondo ·non suo che in qualche modo dà lui ,è stato danneggiato . In questa prospettiva ritiene che il carcere minorile vada chiuso o piuttosto riformato, adattato a nuovi contesti e a casispecifici? Il carcere minorile viene fortemente ridi-

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