La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

di un inviato illustre s'i g~ustifica solo in caso di strage o emergenza equivalente. Eppure il termometro sotto le ascelle di Palermo in questi mesi, a tre anni dalle stragi e a un anno. e mezzo dall'elezione della giunta progressista, dice che il malato continua ad avere una febbriciattola maligna anche più perniciosa di una_polmonite conclamata. E successo che le aspettative create dalla sollevazione spirituale antimafia del '92 e dall'elezione di Orla~do hanno avuto l'effetto dell'aspirina, che cura i sintomi ma non intacca la malattia. Finito l'effetto, la febbre torna a farsi sentire e lo sconforto è tanto maggiore. Questo, ovviamente, non significa che l'aspirina non serve: significa che l'aspirina serve ma non basta. Per quanto riguarda il lavoro della giunta, a sindaco e assessori va riconosciuto quanto meno l'onore della buona volontà e della buona fede. Ma già l'enunciato di questa considerazione suona impalpabilmente depressivo. La fatica di Orlando, passato alla fase costruens della sua ·parabola politica, rischia di somigliare a quella di Sisifo. Un luogo comune cittadino dice che Orlando fa troppe cose per farne bene qualcuna, e non è un luogo comune del tutto privo di fondamento: resterà per sempre il sospetto che Orlando sarebbe tutt'altro che un cattivo ammini- . stratore, se solo limitasse le sue attività. Da questo deriva il senso di spiazzamento schizofrenico d1 molti orlandiani di non stretta osservanza, ·che non condividono diverse scelte della giunta ma non si sentono di affondare le critiche. C'è uno strato di intellettuali che si muovono esattamente sul crinale fra lealismo, pietà e paura del futuro. Ma, soprattutto, su Orlando sembra calato il destino di un contrappasso in vita. Si è transitati da un eccesso di visibilità a un eccesso di invisibilità. E il contrappasso è tanto più doloroso se si fa il raffronto con Napoli, città consorella dove fra mille contraddizioni il colpo di reni della città c'è stato ed è stato evidente. (A suffragare una prospettiva in buona parte fasulla, che le vorrebbe appiattite sulle posizioni di Orlando, un destino d'invisibilità simile ha colpito pure le associaz..ioni del volontariato, che pagano le conseguenze del passaggio obbligato che va dalla rabbia alla proposta attraverso l'elaborazione del lutto. Per Palermo Anno Uno è un passaggio obbligato e messo in preventivo. I risultati si vedranno a lunga scadenza, e nel frattempo è ingeneroso ridurre la tensione antimafia solo al computo delle presenze alle manifestazioni di piazza). Per quanto riguarda invece Orlando, gli è succ.esso quel che succede ai giocatori di poker: quando è stato il suo momento fortunato è riuscito a vincere ·pur avendo in mano solo due sette. Adesso che avrebbe carte buone - il full servito del settantacinque per cento dei consensi - paradossalmente non vince più n'emmeno un piatto, come dimostra pure il caso Lombardo. Per Orlando il silenzÌo stampa sopraggiunto ha due cause concomitanti. Alla sostanziale malafede dei suoi nemici storici si sono saldati anche i rimorsi della sinistra, che sa di avere conquistato Palermo facendo leva sugli stessi tasti di demagogia che pochi mesi più tardi sarebbero stati fatti propri dalla destra televisiva. In una città del genere il compromesso era pressoché obbligatorio, se si voleva. vincere almeno una volta. Ma il prezzo pagato è stato alto: per esempio, cercando di mettere assieme un · consiglio comunale a maggioranza progressista adesso bisogna confrontarsi con un consiglio comunale a maggioranza di basso profilo. Resta il sospetto che se il consenso fosse stato inferiore al settantacinque per cento che è sta·- to, sarebbe stato addirittura meglio. E comunque nei rimorsi della sinistra palermitana pesa non poco 1~, consal?evolezza sempre f m precisa che lo spiraglio de successo si sta richiudendo e che la sindacatura di Orlando è un' occasione che sta andando sprecata senza lasciare speranze e canditati spendibili in futuro. La stessa esperienza della rete è in rotta di collisione col nulla, e anzi il movimento di Olrando rischia di essere l'acido in cui si è dissolta l'intera sinistra palermitana, con un Pds che ha problemi qi esistenza in vita prima ancora che di incidenza politica. La vocazione autentica dell'elettorato palermitano, del resto, è apparsa lampante già alla tornata successiva, alle politiche, quando un voto quantitativamente e qualitativamente identico è stato tributato all'opposto correlato · di Orlando, che a destra è Berlusconi. Fatte le dovute differenze, le caratteristiche comuni a entrambi sono singolari. Tutti e due sono stati capaci di far passare nell'immaginario dell'elettore le rispettive utopie, benigne o meno che fossero, fondate o meno che fossero. Che è precisamente quello che altrove la sinistra non è comunque stata capace di fare. Il risvolto è t.anto più paradossale in quanto l'elettore orlandianoberlusconiano non ha quasi per nulla avvertito la contraddizione, o la sensazione di un tradimento consumato. Il voto di novembre '93 e quello di marzo '94 sono stati. ammortizzati come in sostanza coerenti tra loro. CapQnnetto che perde con Lo Porto come normale routine maggioritaria. Forse solo se messo di fronte allo specchio del dilemma secco, Berlusconi contro Orlando, l'elettorato palermitano scoprirebbe la sua ambivalenza. Che è - sia detto con malinconia - l'ambivalenza esasperata di un intero paese costretto a scegliere fra destra ripugnante e sinistra settimina. ♦

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