La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

LEZIONI SUL '68. SULLA CITTA' Nicola Chiaromonte Ignazio Silone Federica Bellicanta SUL '68 LA RIVOLTA DEGLI STUDENTI Nicola Chiaromonte Nicola Chiaromonte, .scrittore e critico teatrale· scomparso nel 1972, ha fondato con Ignazio Sifone la rivista "Tempo presente". Tra i suoi libri ricordiamo Il tarlo della coscienza (Il Mulino, 1992) da cui è tratto il testo che segue (pubblicato originariamente su "Tempo presente", marzo-aprile 1968), e Credere e non credere, Il Mulino, 1993. Sempre Il Mulino ha appena pubblicato un'ampia selezione dei suoi taccuini (Che cosa ~esta, 1995). ♦ Una volta tanto, sia lecito citarsi. Nell'Aprile 1965, in un articolo intitolato Gioventù in_docile, avevamo scrittQ queste pagine: I soli momenti in cui l'inerzia politica caratteristica dei nostri giorni è stata scoss,i ed è sembrata far posto a una vera partecipazione, e i soli fatti di fronte ai quali la passione politica è parsa risvegliarsi sono stati dei momenti e dei fatti in cui si trattava di libertà. Esempio primo e memorabile fra tutti, l'insurrezione dì Ungheria, guidata da intellettuali e combattuta da giovani e giovanissimi in nome del[a. libertà senza aggettivi. Prima d'essa, c'erano stati Poznan e l' "ottobre polacco", e anche lì si era trattato in primo luogo di intellettuali e di giovani che reclamavano la libertà. Se si deve parlare dei casi nostri si può ricordare il Luglio '60 ... Più significativo, c'era stato in Francia il movimento di opinione e d'azione contro la guerra d'Algeria. Ci fu poi, nel luglio '63, lo sciopero dei minatori delle Asrurie ... nel quale preliminare alla questione del salario, e più importante, c'era l'esigenza della libertà di associazione e di parola... · Aggiungiamo clie nell'artico!~, ci si soffermava a lungo sulla rivolta degli studenti LEZIONI americarii contro il razzismo e la guerra nel Vietnam. "Finalmente, dunque si vorrebbe concludere - continuava quel discorso - la libertà torna chiaramente a essere il lievito della lotta politica, e la gioventù si trova naturalmente alla testa del movimento; senza aspettare che i politici abbiano terminato i loro calcoli, messo apunto le loro tattiche e diramato le loro opportune parole d'ordine". Si diceva questo, e tuttavia si aggiungeva: "Rallegrarsi che, invece del conformismo 'realista' .che sembrava diffondersi fra i giovani nell'immediato dopoguerra, si abbia un'ondata di ribellione (o di ribellismo) non basta. Bisogna anche vedere di che cosa precisamente si tratta caso per caso, e ragionare". Ebbene, ragioniamo dunque un poco sulla rivolta dei giovani (e non solo degli studenti), la quale dal 1965 a oggi ha preso proporzioni europee, anzi intercontinentali, giacché va dal- !' America del Nord e del Sud fino alla Cina dove, con buona face dei suoi zelatori e caudatari intellettuali, i singolare evento detto "rivoluzione culturale" appare sempre più come un'~stuta operazione diretta a scatenare il ribellismo dei giovani contro l'apparato del partito a sostegno e gloria del dittatore Mao, con l'esercito come valida diga a impedire gli straripamenti. La rivolta coinvolge d'altronde quasi tutti i Paesi dell'Europa occidentale (senza escludere né i Paesi scandinavi né l'Inghilterra) e quelli dell'.Europa orientale, Unione Sovietica compresa e Polonia in primissima fila. A questo punto, si tratta di distinguere e ragionare, almeno nel chiuso di queste pagine. Cominciamo da una constatazione semplice: la protesta degli studenti e degli intellettuali russi contro la sordità repressiva del regime, la rivolta aperta degli studenti, dei professori e degli intellettuali polacchi al grido di "libertà" non sono la stessa cosa della rivolta degli studenti torinesi, milanesi, fiorentini, romani contro i rispettivi rettori, professori e ministri, anche se nelle loro parole d'ordine, nelle loro grida e nei loro scritti essi mettono in causa la società tutta intera, parlando di "contestazione globale", rifiutando le "concessioni" e dicendo di voler riformare tutto da cima a fondo per loro iniziativa, per loro proprio conto e secondo i loro propri criteri. La libertà che chiedono gli studenti polacchi è rivendicazione chiara e specifica, elevata contro un regime chiaramente e specificamente oppressivo. La "contestazione globale" di cui parlano gli studenti

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