La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

re" qualcosa, ma di impostare una riflessione che deve coinvolgere chi insegna e chi stabilisce i programmi, per quanto scarsa-sia la fiducia negli uni e negli altri, e andare oltre. Solo quando la società intera sarà investita da questa problematica si potrà sperare di cambiare qualcosa: le riforme prodotte da burocrati ed "esperti" non hanno mai dato buoni frutti. -Qualsiasi suggerimento si possa dare non può sostituire un'analisi che è ancora in gran parte da compiere. Certo, l'attualizzazione dell'insegnamento storico è ormai un'esigenza insopprimibile, da pretendere in ogni modo. Il Novecento è un nodo decisivo e tuttavia abbastanza ampio da poter costituire il luogo privilegiato entro cui muoversi con larga disponibilità di tempo. È su questo terreno che occorre muovere proposte e compiere sperimentazioni, senza farsi soffocare dal peso della tradizione. Trovare un rapporto nuovo con il Novecento può significare ricostruire quella sensibilità·che è ~resupposto della coscienza storica vera e propna. Questo, che con difficoltà si può cercare di introdurre nel mondo della scuola, non esaurisce tuttavia il problema posto all'inizio, che risiede invece nelle modalità complessive di apprendimento della società d'oggi. Non si può pretendere di risolvere tutto d'un colpo, ma di prepararcisi sì. Ci si deve interrogare su come combattere le certezze superficiali prodotte dalla televisione, perché non è affatto facile. Ma si deve anche_sapere che finché non si riuscirà a utilizzarla (come l'uomo ha sempre fatfo di ogni strumento tecnico da lui inventato) in modo diverso, la battaglia sarà persa in partenza. Da questo punto di vista a me sembra che i piagnistei filosofici sulla "malignità" del mezzo televisivo, per quanto intelligenti siano, costituiscono l'alibi per lasciarsi andare a una rassegnazione pessimistica ed elitaria a un tempo. Così come occorrerà affrontare, col coraggio di poter sbagliare, discussioni apparentemente superate e un pò rozze nella contrapposizione che propongono: si può insegnare solo il "metodo" storico o non è anche necessario, parti_colarmente nella scuola, dare giudizi precisi e suggerire interpretazioni nette e scelte di campo chiare? I valori che si vuole diventino patrimonio comune vengono introiettati dai ragazzi con lo spirito critico o con l'aiuto di una manipolazione delle coscienze più o mena astuta? • · Ricostruire la coscienza storica dei giovani, oggi, vuol dire anche interrogarsi di nuovo su cos'è l'educazione: una riflessione che da almeno vent'anni no~ si ha più voglia di fare. • della modernità, non hanno più né la motivazione né l'atteggiamento giusto per uno studio profondo. · · Bisogna stimolare la loro curiosità,praticare uno studio che sia dinamico,. capace di mettere in crisi le certezze che si acquisiscono troppo facilmente, fr~tto di un'informazione troppo veloce e superficiale, quasi sempre televisiva. Allora si potrebbe per esempio inserire il Tempo Presente come materia di studio, che-contempli la lettura dei quotidiani, e preveda l'acquisizione di una nomenclatura politica e economica oggi assolutamente lontana dal lessicomedio di uno studente. Percorrere dei tracciati sincronici dove si incrocino percorsi antropologici, storici, geografici, economici che portino a una riflessione sulla nostra civiltà e su quella con cui si viene a contatto. La storia la si può inserire come materia facoltativa (che non significa di secondaria import.anza), aperta ai•ragazzi che ne siano interessati davvero e che vogliano andare al di là delle quattro chiacchiere cui si deve attualmente abbassare il livello delle le-· zioni, per non perde~si per strada la maggio- - ranza di una classe. Allora sì, studiare storia avrebbé un senso. Senza mortificarla in un esercizio ipocrita e inutile. · • ERRATA CORRIGE Nell'articolo di Piergiorgio Giacchè nel precedente numero de "La Terra" a pàg. 12, prima riga, si deve leggere "turismo redentore" invece di "fascismo redentore". A pa~.80 è saltata l'ultima riga de_ltesto di Martma Cozzi: "Mi sembra di essere ad 'Amici di se~a': e allora ho capito". • Per ragioni di spazio abbiamo dovuto rinviare gli interventi sulla "Riduzione del danno" preannuncia'ti nel numero scorso. Saranno comunque pubblicati nei prossimi numeri . • COME ABBONARSI ALLA "TERRA VISTA DALLA LUNA" Abbonamento annuale (11 numeri annui) L.70.000 (estero L.170.000) da versare sul e.e. 88114004 intestato a Donzelli editore s.r.l., Via Mentana 2 - 00185 Roma, speci_ficando la causale "abbonamento a La Terra vista dalla luna". Per informazioni: Ufficio abbonamenti Riviste Donzelli, tel. 06.4440600, fax 4440607. ~

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