La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

mai praticamente istituzionalizzato, e nella tendenza sempre più acccentuata da _parte di chi vuole realizzare riforme sociali a nvolgersi e a fare affidamento all'intervento delle corti, cosa che mi sembra assolutamente disastrosa. Poi c'.è la situazione generale di declino economico, sui cui ieri Ron Edsforth richiamava la nostra attenzione. Le sue osservazioni sono passate un po' sotto silenzio; non le ha riprese nessuno. Ma davvero non, vedo come sia possibile capire la situazione senza tener presenti i fatti di cui ci parlava Edsforth. Semplicemente, l'economia americana non è piµ quella degli anni Quaranta, dei Cinquanta o dei primi anni Sessanta. Questo crollo coincide quasi perfettamente con la crisi del .movimento dei diritti civili e con quella, più generale, di tutto il liberalismo americano. all'incirca fino al 1965-70 appare ormai per molti versi come una sorta di età dell'oro delle università americane. La ricercat~ cultura che ha dominato q~este istituzioni tanto a lungo, l'arrivo di un'intera nuova generazione di studiosi emigrati dall'Europa, l'ingresso dei giovani reduci di guerra nell'università, la democratizzazione della popolazione studentesca, contribuirono nel conferire una notevole vitalità all'istruzione superiore di questo paese. Nella vita accademica era molto diffusa l'analisi sociale. E penso anche che questa sia stata la fase migliore della sociologia americana. Non voglio idealizzare quel periodo della nostra vita, ma penso che il contrasto con la situazione attuale sia estremamente chiaro. Oggi le scienze sociali sono diventate sempre più incapaci di esprimere qualsiasi tipo di critica sociale. ,- -------------·-- -· ----\ j i ( ' ! Un'altra dimensione della crisi è ormai molto familiare: penso alla crisi delle città, radicata nelle migrazioni delle popolazioni, del capitale e della ricchezza tassabile nelle perife~ rie urbane. La sotto-urbanizzazione di massa avviatasi dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver rappresentato un_adelle cause della crescita economica, sul lungo periodo ha prodotto quegli effetti terribili che adesso ci sono anche troppo familiari. Ha impoverito in tutti i sensi le nostre città. Inoltre, c'è la crisi dell'educazione. La cosa più sorprendente dei programmi liberal di ingegneria sociale centrati sul meccanismo delle azioni positive sta rroprio nel fatto che n,on si accorgono mai de problema reale: il sistema educativo americano si sta deteriorando da cima a fondo. I dati relativi all'educazione in America negli ultimi venticinque anni sono letteralmente sconcertanti. Chiunque, come me, abbia insegnato a lungo Sf; ne sarà reso conto nel modo più drammatico e palpabile. È molto semplice: per gli stud~nti, oggi, livelli educativi assolutamente normali nel pieno de- . gli anni Cinquanta, sono diventati troppo elevati; il che significa, tra le altre cose, che l'edu- .caziòne ha perso gran parte del suo valore da quando le minoranze sono riuscite finalmente ad avervi accesso. Ur(altra _dimensione del _problema del~'e- ·ducaz1_0nenguarda un cambiamento relativo allo stesso sistema universitario americano. Retrospettivamente, il periodo che dal 1945 va PIANETATERRA --------- -, I r l l ' i i l i ; ..j . i -----~,-· Progressivamente - e in modo, mi sembra, sempre più sfacciato - si sono trasformate in un puro e semplice strumento tecnocratico al servizio dei poteri costituiti. La cosa è evidente anche nella loro metodologia, nella crescente infatuazione verso i metodi puramente quantitativi, nella tendenza a privilegiare la costruzione di modelli teorici molto astratti. Principalmente, i lavori di riflessione e di critica sociale sono passati dalle scienze umane a discipline più "leggere" come la storia o l'antropologia, marginalizzando programmi di ricerca come i women 's studies o i black studies, che così vengono sempre più relegati nell'ambito dei dibattiti sul multi-culturalismo, sulla politica! correctness o sul post-modernismo. All'università di Rochester abbiamo un centro di women 's studies, il Susan B. Anthony Center. Durante una delle sue relazioni periodiche, il direttore del centro ha detto che stava cercando un professore, e che sperava.di poter assumere una studiosa ·femminista. Non una personalità affertnata nel campo dei women 's studies, ma una studiosa femminista! Capite cosa significa. In ogni caso, se ci sono dubbi, la cosa vuol dire più o meno che per contrastare -la crescente repressione della destra sulle università, il Centro trova necessario rafforzare la sua opzione a favore delle "azioni positive" e il suo orientamento favorevole all'aborto, ai diritti_degli omosessuali e via dicendo. Credo che una posizione così evidentemente ideologica, che una confusione così irrimediabile tra

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