La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

la produzione di beni e servizi complementari al suo uso e alla sua funzionalità, e che invece si trova a valutaré i risultati di questa attività come consumatore. Tranne poi constatare che queste due categorie di persone in larga .rarte coincidono e che nella loro eventuale divergenza di interessi si manifesta una contraddizione che attraversa tutta la moderna società industriale. Grazie alla pervasività dell'automobile, per nessun altro bene, forse, la c9incidenza del produttore e del consumatore nella stessa persona fisica è altrettanto diffusa. L'automobile ha segnato, con la sua presenza onnivora, tutto il paesaggio fisico e sociale del nostro secolo. Ma m maniera altrettanto profonda ha segnato lo sviluppo del sistema produttivo, l'evoluzione delle relazioni industriali, l'articolazione della divisione del lavoro: automobile significa innanzitutto fordismo, organizzazione scientifica del lavoro, catena di montaggio, lavoro degualificato e parcellizzato, sfruttamento degli immigrati. Ma automobile significa anche strade e autostrade, ponti, gallerie e parcheggi, cioè asfalto e cemento, e poi, acciaio e materie plastiche, benzina e petrolio, pneumatici, gommisti, meccanici, assicuratori, distributori di benzina, concessionari: cioè, una buona metà dei settori produttivi dei mestier·e e delle attività professionali che hanno definito il panorama economico e sociale del nostro secolo. Tutti questi temi sono stati ampiamente studiati e in questa sede non ce ne occuperemo, rimandando eventualmente a un successivo studio l'analisi di un loro• divenire nella prospettiva di un declino o della scomparsa del regno dell'automobile .. · In questo paragrafo ci limiteremo invece a delineare il modo in cui l'automobilista, come presunto consumatore.della sua auto, se ne lascia invece completamente divorare. Ma in questa rassegna cominceremo dalla categoria più numerosa di questo banchetto: quelli che non sono stati invitati. I paria del mondo · · . Il mondo adulto è segnato dalla prodimività, l'uomo, ma ormai anche la donna, si definiscono soprattutto rispetto al loro lavoro, cioè a ciò che producono, o che dovrebbe.ro produrre. Ma nella definizione di questa produttività, e non solo dell'identità sociale, l'automobile gioca un ruolo determinante. Senza auto ci sono solo paria: individui senza reddito, che non hanno la possibilità di comprarla e di mantenerla; handicappati gravi, al punto di non doverla trasformare in una propria protesi; giovani di famiglie troppo numerose per potersi spartire in modo sensato la dotazione automobilistica di casa; vecchi e infenryi ormai privi del più elementare dei loro diritti. Qui il male non sta evidentemente nel fatto di essere senza automobile, bensì nella distanza sociale che questa mancanza produce, e nelle discriminazioni a cui queste categorie sono sottoposte da parte degli au_tomobilisti; ovvero nei diritti che vengono loro negati per il fatto di non avere cittadinanza nel mondo delle automobili. È importante notare che questa condizione accomuna la stragrande maggioranza del genere umano, anche se.solo una sparuta rappresentanza della categoria è presente nei paesi opulenti dell'Occidente. Apparentemente, la deprivazione avvertita dalle masse affamate del terzo mondo per il fatto di essere senza automobile è minore che in Eurof a occidentale, in Giappone o nell' Ameri-, ca de Nord; ma questa idea è soltanto il risultato distorto della lente con cui la società opulen- .ta guarda la miseria del resto del mondo. Secondo questa tesi, infatti, la sofferenza di questi abitanti del nostro pianeta sarebbe minore, solamente perché altre deprivazioni, come la fame o la malattia, premono con più urgenza; oppure p~rché questa sorte è condivisa dalla stragrande maggioranza della popolazione (mal comune, mezzo gaudio); oppure, ancora, perché manca, nei paesi del terzo mondo, un ceto medio, e maggioritario, di automobilisti, con cui fare continui raffronti. · Chi ragiona in questo modo dimentica che l'umanità vive in un villaggio globale, dove i satelliti, i videotape .e i cartelloni pubblicitari diffondono in continuazione la cultura dominante del consu~ismo, che ha fatto dell'auto- . mobile la sua bandiera. Dimentica inoltre che rappresentanze di tutti i ceti automobilistici anche se sparute - esistono ormai in tutti i paesi del mondo; per cui chi è rimasto a piedi può solo concludere che la caratteristica principale del suo paese sta nel fatto che i paria, a cui è negato avere un auto, sono la stragrande maggioranza della popolazione. · . • Ma dimentica soprattutto che non è affatto 'vero che una sofferenza maggiore ottunda quelle di minor mom~nto, per cui i morsi della fame o gli alti tassi, di mortalità infantile dovrebbero rendere i poveri di questi paesi indifferenti alle nuvole di polvère sollevate e sparate contro di loro da chi li sorpassa lungo la strada che essi stanno percorrendo a piedi. .Questa non è che una nuova edizione di un'iliusione in cui si sono sempre cullati 'i ricchi e i potenti, finché le masse dei bisogni insoddisfatti accumulati dai loro sottoposti non li ·ha risvegliati dal loro torpore. Le limousines Al polo opposto della piramide sociale troviamo invece le limousines - o "auto blu" - di coloro che un' automobile propria possono anche permettersi di non averla, perché hanno conqmstato il diritto di usarne una, pagata da qualcun altro, per ogni e qualsivoglia loro necessità: dalle funzioni di _rappresentanza alle vacanze dei propri congiunti. Che a pagare siano i contribuenti che versano le imposte agli ·apparati dello stato, che siano i cittadini che finanziano i servizi pubblici con le tariffe, o il deficit dello stato con l'inflazione, che siano le im.rrese private c~e i~ questo modo trovano la v1a·per alleggenre 1 propri oneri fiscali, o i dipendenti di queste stesse aziende chiamati a contribuire agli status-symbols dei loro manager, il proliferare delle auto blu è forse la forma più evidente della socializzazione del potere nella società contemporanea. . La limousine, con relativo autista e radiotelefono a carico della collettività o dell'impresa (la stessa cosa) è infatti il traguardo universale della corsa all'occupazione delle posizioni di prestigio nella gerarchia sociale e, in tutto il mondo, costituisce il segnale principale con cui viene tracciata la linea di demarcaz10ne che separa la gente comune dagli uomini di riguardo.

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