La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bi v:~ÌO SETTORE E MERCATO GLOBA.LE Antonio Perna Antonio Perna insegna economia all'Università di Messina. Si occupa di problemi dello sviluppo e ha investigato e scritto su molti paesi del Terzo Mondo. ♦ L'interesse per le Ong (Organizzazioni non governative senza fini di lucro) è cresciuto decisamente negli ultimi anni, sia per il numero sempre più grande di queste organizzazioni che si vanno moltiplicando ogni anno nel Nord come nel Sud del pianeta 1, sia per il ruolo sempre più rilevante che esse giocano in particolari settori della cooperazione internazionale che in alcuni paesi del Sud del mondo (per esempio in Libano, in Bangladesh o nello Sri Lanka 2 , per citare solo alcuni casi eclatanti, le Ong gestiscono un flusso di risorse finanziarie nel settore sociale e agricolo che è superiore a quello dei rispettivi governi). In uno studio recente A. Thomas (1992) si poneva una domanda di grande rilevanza: possono oggi le Ong costituire le fondamenta per un nuovo modello di sviluppo? Attraverso un'attenta disamina dell'evoluzione delle Ong, e più in generale delle organizzazioni di base, Thomas mette in evidenza il ruolo giocato da due grandi pensatori (P. Freire e E.F. Schumacher) nel determinare due modelli generali di riferimento. Il primo, il modello della pedagogia degli oppressi, partendo da un'analisi di classe di derivazione marxista, ha puntato prioritariamente alla creazione di una coscienza rivoluzionaria, alla valorizzazione dell'a- . zione comunitaria, al rivoluzionamento delle forme classiche di trasmissione istituzionale della conoscenza. Il secondo ha enfatizzato, attraverso il famoso slogan "Small is beautiful", il ruolo delle tecnologie appropriate e una prospettiva di sviluppo basata sull'autosufficienza, la conservazione dell'equilibrio naturale, la ricomposizione delle identità culturali locali. Possiamo dire che in America Latina ha prevalso il modello Freire nel lavoro delle Ong locali, mentre in Africa e in Asia è stata più forte l'influenza di Schumacher e della sua scuola. Per aitro, molte Ong, del Nord come del Sud, hanno adottato nella pratica dei proCOOPERAZIONE INTER AZTONALE ,O getti e delle linee di intervento una filosofia dello sviluppo che ha pezzi rilevanti di entrambi questi approcci. Pertanto, si può affermare che non vi è stato un modello di sviluppo alternativo, ma un insieme di sperimentazioni che hanno visto crescere la presenza delle Ong in tutto il pianeta senza per altro rovesciare il modello di sviluppo imperante. Sul piano qualitativo le Ong sono cresciute sia dal punto di vista tecnico che organizzativo e per alcuni tipi di intervento costituiscono oggi una valida alternativa all'azione delle strutture pubbliche. Come ha dimostrato Fowler (1988), attraverso una comparazione in termini di efficacia ed efficienza, nei programmi di assistenza e di microdevelopment, l'azione delle Ong si è dimostrata nettamente superiore a quella delle strutture statali e parastatali. In particolare, due sono, secondo Fowler, i fattori che rendono le Ong più abili ed efficaci dei governi: a) le relazioni con i beneficiari; b) l'organizzazione appro-. priata. Ciò non comporta meccanicamente che l'azione delle Ong tenderà a sostituirsi all' azione dei governi. Come nota J. Clarke (1991), rispetto alle politiche governative e/ o delle istituzioni internazionali le Ong mantengono delle posizioni articolate: a) complementarità , svolgendo servizi che per lo stato sono troppo onerosi o per i quali lo stato non ha le strutture adeguate; b) opposizione, sia direttamente che sostenendo dei gruppi locali e/o movimenti che lottano in varie forme per trasformare o sovvertire le strutture statali (per esempio movimenti di liberazione); c) riforma delle istituzioni pubbliche attraverso sia un azione di lobbing che attraverso azioni e interventi tesi a influenzare le politiche pubbliche. Le Ong oscillano_ s_pes_- so tra queste tre pos1z1om, e a ragione: è impossibile predeterminare un modello di relazione con le istituzioni universalmente valido. Ci sono governi che sono nati dopo una rivoluzione o una guerra di liberazione nazionale, altri frutto di golpe militari, altri eletti democraticamente. Alcune Ong hanno appoggiato direttàmente alcuni governi per una scelta ideologica (come il Nicaragua sandinista o il Fronte Popolare di Liberazione dell'Eritrea, il nuovo governo di Aristide ad Haiti, ecc.), altre hanno sostenuto gruppi che volevano prioritariamente rovesciare governi golpisti (il più famoso è il caso del Cile di Pinochet), altre hanno interagito con i governi locali per migliorare alcuni servizi, altre ancora hanno operato nel campo dell'aiuto umanitario indifendentemente dai soggetti beneficiari e con i rischio, molto reale, di essere utilizzate da governi corrotti e violenti. Questo pragmatismo delle Ong ha una sua ragion d'essere e corrisponde per altro alla grande eterogeneità culturale di queste organizzazioni, ma non potrà durare a lungo: le Ong nel Nord come nel Sud hanno la necessità di individuare delle linee strategiche d'intervento di fronte alla crescita patologica della miseria, dei conflitti, del degrado su scala pla-

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