La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

È pur vero che anche nel passato le scelte di finanziamento nell'ambito della cooperazione erano dettate da interessi dell'industria dei paesi donatori: creare un mercato per le proprie merci, tecnologie e consulenti. Puoi fare un esempio? Un caso abbastanza emblematico lo traggo dalla mia esperienza di lavoro recente in Thailandia, paese già annoverato fra i nuovi "Nic" (New Industrialized Country). La cooperazione dell'Unione Europea si sta orientando verso progetti di tipo commerciale nel settore delle infrastrutture e dei settori industriali emergenti, quali ad esempio quelli legati agli interventi contro l'inquinamento. C'è per esempio un forte interesse per le tecnologie e le industrie di trattamento dei rifiuti tossici. L'interesse è reciproco: è evidente l'interesse della Thailandia, che ha tassi di inquinamento a livelli di grosso pericolo per la popolazione. Non è altrettanto ovvio ·l'interesse dei paesi della Ue: un motivo consistente discende dal fatto che gli investimenti in ricerca e ingegnerizzazione degli impianti, prevalentemente pubblici, non sono ammortizzabili in quanto non si riesce mai a far pagare per intero il costo del trattamento dei rifiuti a chi li froduce. Una soluzione è q~ell~ 1i vendere i know how e la stessa imp1ant1st1ca. Poi però, gli impianti hanno costi molto elevati di gestione che non sono esigibili dagli industriali locali o dalla multinazionale che in Thailandia ha trasferito i suoi impianti esattamente per risparmiare. Allora si crea una situazio ne un po' paradossale: la cooperazione commerciale dei paesi industrializzati interviene a favorire la costruzione di un nuovo impianto, certamente necessario, con un primo finanziamento per l'investimento e la necessaria assistenza tecnica per il trasferimento del know how. Appena l'impianto entra in funzione, si genera un deficit di gestione anche perché è difficile procurarsi le quantità di rifiuti da smaltire necessarie per operare a regime ottimale e comunque non si può far pagare il costo effettivo di gestione. Inoltre c'è anche una piccola difficoltà tecnica se si tratta di un inceneritore: occorre fun- . . . . . z10nare sempre a regime, senza mterruz10m, altrimenti si possono generare attraverso i fumi danni all'ambiente ancora peggiori di quelli prodotti dai rifiuti che si stanno lavorando. La soluzione a questo apparente dilemma è subito trovata, anzi era già stata programmata: le industrie dei paesi che hanno finanziato l'impianto si mostrano disponibili a trasferire per il necessario trattamento i rifiuti tossici raccolti in.Europa. Questo viene adeguatamente pagato e quindi aiuta a ripianare i bilanci dell'impianto che ora può girare a regime. Esistono norme ed accordi internazionali che impediscono il trasferimento di residui tossici ma non tutti i paesi li hanno sottoscritti. Questi investimenti in ecologia applicata creanoposti di lavoro? Sì, ovviamente, ma in quote assai limitate. Si tratta normalmente di grossi investimenti molto intensivi di capitale con tecnologie messe a punto in paesi dove la manodopera costa molto. È una situazione analoga a quella dei settori dell'energia elettrica e delle telecomunicazioni, altri settori in forte espansione nella cooperazione commerciale. BibliotecaGinoBianco organizzazione governativa europea aveva deciso di intervenire - in accordo con il governo zairese - con un progetto regionale di prevenzione sanitaria nei villaggi, vaccinazioni, formazione di operatori locali di salute. In quattro anni l'epidemia era stata debellata. Poi in Zaire è scoppiata una crisi interna. Il governo militare del dittatore Mobutu - sostenuto per molti anni dagli USA - è caduto in una crisi politica, economica, istituzionale. Qualcuno ha chiesto la sostituzione del presidente, che si è arricchito alle spalle della popolazione. I militari si sono ribellati. E così sono andati nel villaggio, hanno sequestrato le auto e le attrezzature del progetto. Il lavoro di anni distrutto. La zona è colpita di nuovo da epidemia endemica. Quando si sceglie di intervenire in un paese è fondamentale capire dove e con chi si va a collaborare, in quale situazione politica generale, con quale organizzazione di base. Conoscendo, e stabilendo legami personali e politici stretti, obiettivi comuni. Altrimenti ... è tutto inutile. Disastri Quando la cooperazione è ...: "improvvisazione e interessi commerciali, dietro l'etichetta di un dono umanitario di un Comune". Durante lo stesso viaggio di lavoro sono capitato casualmente in una località beneficiata da un progetto di un Comune italiano. Il progetto consiste nel realizzare un ospedaleprefabbricato con relative attrezzature. Un dono della Città all'Africa. In realtà le cose stanno in maniera diversa: un ingegnere italiano ha acquistato l'ospedale a bassoprezzo da una ditta inglese, per rivenderlo ad altissimo prezzo alla Banca della Città, che l'ha. donata al Comune con destinazione l'Africa. Il paese centro-africano che riceve il dono offre l'ospitalità e l'accoglienza alla delegazione italiana che va a consegnare le attrezzature. Fanno parte della delegazione 35 persone: oltre ai consiglieri comunali ci sono due rappresentanti di una Banca della Città, che si sono aggregati con la scusa di "conoscere" il paese e l'obiettivo d trovare nuovi mercati per la propria ditta di carriole. Si decide il posto dove sorgerà l'ospedale: è un luogo dove sorge un villaggio. Almeno 150 capanne devono essere rase al suolo per insediare il grande ospedale. L'intervento della polizia convince la gente ad abbandonare il villaggio e ad andare ad abitare nella savana, nell"'interesse di tutti". Arriva la delegazione: ma non ci sono ancora i visti per il passaggio della dogana. Si provvede ad oliare il meccanismo con "offerte" ai militari per facilitare lo sdoganamento. In sintesi accade che la maggior parte delle sofisticate attrezzature sanitarie risultano danneggiate dal trasporto a causa delle strade rovinate; nella delegazione italiana non ci sono medici nè tecnici sanitari in grado di istallare le apparecchiature; i govern_anti locali arrabbiati rifiutano ogni proposta di aprire il paese a nuovi mercati di carriole; e per costringere la Città a mantenere i suoi impegni "trattiene" una biologa italiana per tre mesi dopo che la delegazione viene invitata a ritornare in Italia. Quando la cooperazione è ... falso umanitarismo e interessi commerciali. In Africa andiamoci pure, ma con il bagaglio degli ideali vissuti con coerenza quotidiana, nel nostro paese, COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

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