Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

LO STATO MODERNO 167 prema istanza democratica. N~n i liberali, ancora in-. vischiati nella polemica individualistica; non i marxi– sti, ancora pFigionieri di una concezione eversiva del– la politica; non i democristiani, sballottati come sono dalla necessità di non.spiacere alle destre per tenere a bada le sinistre, e di non spiacere alle sinistre per rintuzzare le velleità delle destre. E poi il grande tema della dignità dello Stato, anch'esso abbandonato dalla democrazia e ripreso da De Gaulle, e che è certo una delle sue carte più cospi'c:ue,se la lezione non sarà avvertita in tempo dai partiti. E non si tratta di scimmiottare una parola d'ordine che può avere fortuna tra le disorientate masse di questo dopo guerra; si tratta di capire chr in realtà lo Stato, come massima istituzione politica, deve avere un grande prestigio, che si confonde poi tempoiralmente con il prestigio delle classi al potere; e se queste classi abbassano il prestigio dello Stato, finiscono in definitiva coll'umiliare il prestigio lor proprio. Anche qui, nessuna delle correnti politiche pre– fasciste ha saputo assumere coraggiosamente l'inizia- tiva. Democristiani e marxisti ne sono impediti dalle ·loro stesse ideologie; e ai liberali nemmeno il grande insegna.mento di Croce - forse perchè su_questo pun– to ondeggiante e titubante - ha dato la forza di porsi eredi della loro grande tradizione. E in Francia lo stesso radical-socialisn:o si è mostrato incapace di puntare alla guida della quarta repubblica, dopo es– sere stato il dominatore della terza. E oggi sconta i suoi peccati tentennando per primo sotto l'urto pole– mico del generale. Questi non sono che alcuni tra i problemi che la nuova democrazia deve risolvere se non vuol crollare, là sotto la carica di un generale, quà nel disfacimento tubercolotico di un'agonizzante organizzazione giuri– dica. Ma essi -sono tra i più vistosi, non tra i più im– portanti. E qui occorre ricordare la politica estera, e una politica sociale capace di f.are della classe media non la mancipia, ma l'alleata illuminante del pro- letariato. · Ma questo è il discorso di· ogni settimana. Oggi convien domandarsi: la nuova democrazia ha ancora tempo davanti a sè? MARIO PAGGI • Analisi di uno. sciopero Dunque anche i professori delle scuole medie governa– tive hanno, in tutta Italia, scioperato. Per sei giorni in tutti · i cen1ri grandi e piccoli della Repubblica, decine, anzi centinaia di migliaia di giovani e giovanetti dag!~ 11 ai 18 anni hanno dovuto disertare quel:e au!e che, non per co:pa loro,avevano,. non dissimi:mente dag.i anni di guerra, tanto poco frequentato quest'anno. Se è vero, com'è vero, che la ricostruzione mora-:e del Paese deve cominciare~dal.!a scuola, il mancato funzionamento di questo basfare istituto. di cui il recente sciopero è stato l'episodio più clamoroso e appa– riscente, è di una igraV'itàche so!o possono fingere di igno– rare quegli uomini e quei partiti che i loro part:icdlari inte– ressipongono al di sopra deg]j interessi generali Di chi :a colpa? In pPimo 'luogo, e in linea generale, dei tre partiti di governo e delle autorità da essi espresse cqe, tutti presi daJ: 'a.ta politica, non hanno dato in questi anni al problema dEfila scuola - di cui que'.lo degli insegnanti è so!o un aspetto - l'aM:enzione ohe meritava, che nu:la hannofutto !Per instaurare ne:Ia burocrazia del Ministero - o forsedei ministeri; di tutti i miJllisteri- un nuovo costume, più moderno, :Più democratico, più cosciente deEe wprescin– dibi:iesigenze di vita del nostro popolo e del nostro tempo. In secondo ,:uogo, e in pairtioolare, di tutto l'apparato burocratiço dei -due mi•nisteri più direttamente interessati, Pubolica istruzione e Tesoro, che hanno dìmostrato una in– sensibilità veramente pachi<lermica per questo de'.icatissimo settore, e dei rispeti:'ivi titolari, cui ~tta in -u'.tima analisi la re1'!)onsabilitàdegli ovganisrni ,oro sottoposti. Pochi episodi possonobastare. Ci si dice, per esempio, che mentre· più si premeva da parte deg:i organi sindacali iper una sollecita OOmposizionede!.:e diverse pendenze in corso, una lettera ha impiegato quindi'ci giomi per andare dial Ministero de:da Pubb:ica Istruzione alla sede de'.la C.G.I.L. in, via Bonoom– P~gni. Ma c'è di più. Tutti sanno che la scuola, dopo che da dnque anni non si bandiseono concorsi (ed anche negli anni precedenti so!o u-n11'1.lmero limitato di cattedre era stato messo a concorso) è affidata i111 maggioranza ai fùori--.ruolo,categoria per sua natura instabile e non· se'.i:zionata, con <li.nno ev-i– dente e per le sco:aresche, private. di un insegnamento rego– lare e contipuativo, _e- 9er questa massa di faureati, messi ne:la impo&stbilità di procurarsi -una stabJ-:esistemazione. La pres– sione iperohè si yonga fina:mente termine a questa situazione è enorme da parte cLi tutti gli interessati; ma i due ministeri resistono impavidi, pur facendo di tempo m tempo annun– ciare che i; concorso è imminente. Finalmente sembra che davvero sia così: perchè il 24 febbraio - secondo si legge su L'Eco della Scuola Muova, 0t,gano deJ:,a Federazione Nazio– nale J.nsegnainti Scuole Medie - il min'istro G-OneRa,:rice– veudo ~a Giuntia Esecutiva della Federazione, dà personal– mertbeassicurazione che i concorsi 001'ranno banditi entro 15 giorni, cioè, facen<lo il conto, entro 1'11 marzo. P-0i, il 1° marzo, i rapprerentamti del Cornita1o Centra:e de: Sindacato Nazionale de'.Ja ScUO:aMedia che, di- .fronte ah oarenza de– g,i organi di governo, avevano ipr~to lo sciopero nazio– nale per il 3 marzo, ottengono dai ministeri della Pubb'.ica Istruzione e del Tesoro :a ipromessa che j concorsi saranno banditi entro il 31 marzo e ohe entro :a stessa data saranno sodd:sfatte anche ~e altre richieste avanzate con carattere ultimativo. Lo sciopero viene così disdetto. Ma il 31 marzo passa come era passato 1'11 senza che coloro che banno i'al– tissimo compito di dirigere la scuo:ia italiana si tpreoooupino di tener fede alla ,parola data .. Ohè se po:i il ritardo non .è dipeso da.:.Javo:ontà di coloro che avevano preso l'impegno ma da necessità burocratiche e da interferenze di O:m or– gani, tanto più inspiegabi:e, e offensiva per lia categoria, ap– pare la !eggerezza con cui l'impegno fu preso. Che, stando così le cose, si possa dire - oome si iegge in una cowispondenza da Roma ·de: Nuovo Corriere della

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