Il Socialismo - Anno III - n. 4 - 10 aprile 1904

IL SOCIALISMO 57 Anche per la Francia agricola, per la ricca Francia dalla piccola proprietà fiorente, è sorto dunque lo spettro della rivendicazione proletaria. u Notre France serait ingouvernable - diceva Chevalier - si les paysans avaient su profiter des enseignements clonnés à la plupart des ouvriers des villes )>, ed ecco che i primi sintomi del pericolo scongiurato finora cominciano a manifestarsi. L'operaio agricolo, il contadino, aspira, si direbbe, nel– l'aria satura dell'ambiente, assimila quasi senza render– sene ~en conto idee che assillano il suo cervello ; idee che nessuno gli ha appreso, e che fino a ieri egli avrebbe respinte co1ne un peccato mortale. Oppure è la terra stessa, la terra bagnata da con– tinuo sudore, la terra che sempre meno dei suoi tesori concede al desco del povero contadino, è la terra che forse feconda nel suo seno stesso I' idea ribelle che lenta poi sale, e lenta penetra nella dura cervice del servo antico. Comunque, la borghesia sorpresa dall'improvviso apparire del rosso fantasima fra gente che finora era ritenuta la forza. cd il fondamento incrollabile dell' or– dine e della morale, ha levato un grido di orrore e di terrore. L'angosciosa e terrificante visione nientemeno che di una nuova Jacqrurù ha rotto l' inc..-intocerebrale delle armonie idilliche. I giornali, ad arte, hanno gon– fiato e: snaturato i fatti e le notizie di villaggi interi in piena rivolta, di barricate, di violenze d'ogni natura, ginstificavano, accrescevano le preoo:upazioni, il panico della borghesia. Noi in Italia conosciamo troppo per prova le ma• novre di certa stampa e di certi interessati, conosciamo troppo la debolezza funzionale dei nervi borghesi per meravigliarci della mossa infame da fini infami deter• minata, e dei terrori inconsulti. Le violenze denunciate ali' obbrobrio della Francia e del mondo civile sono ridotte oggi a pochi incidenti, per quanto incresciosi, senza gravità alcuna. Oue carri di proprietà d'un latifondista rovesciati; rotto un filo telefonico privato; ferito leggermente da due contadini un fattore col revolver da esso stesso impugnato per difendersi in un momento di terroristica allucinazione. A tanto è ridotta la pretesa Jacquerit che era per distruggere e sommerger l'ordine, la proprietà, la Francia intera. Oh i pietosi, i santi, gli insoddisfatti. desideri degli amici dell'ordine, della proprietà, della patria! Ad altra volta gli stati d'assedio, gii eccidi, ad altra volta la forca! Per ora torcete entro voi la vostra rabbia e medi– tate. Meditate ed ammirate, come noi ammiriamo, noi rivoluzionari, in quei poveri contadini la calma serena e quasi maestosa, la disciplina, l'ordine coi quali, ad onta della impreparazione psicologica e materiale, essi da circa quattro mesi lottano colJlarma difficile e peri– colosa dello sciopero. Quella calma, quell'ordine, credetelo, a noi dicono ed a voi dovrebbero far comprendere che il pericolo è maggiore e pili grave di quanto potrebbe essere colla rivolta da voi paventata ed agognata, segretamente fomentata, forse, con scopo infame. Il primo sciopero scoppiò a Nezignon•l' Evéque il 25 novembre. Non fu unanime. Un quarto dei contadini continuò il lavoro. Gli scioperanti furono soccorsi dal municipio socialista. Cantieri comunali furono aperti, e col crescere de11a miseria vennero fatte distribuzioni .Ji pane e di legumi. Dopo 15 giorni venne stabilito l'ac– cordo. Giornata per 6 ore e mezzo cli lavoro lire 2.50. I contadini ripresi a misura ciel bisogno, senza esclu• sioni o vendette padronali. Lo sciopero non ebbe un criterio o metodo, fu confuso, eppure gli scioperanti pro– fittarono di 50 centesimi e di mezz'ora cli lavoro al giorno. A Serignon. villaggio di 3500 abitanti, venne però inaugurata la tattica che valse la vittorÌ.' .l.di tutti gli scioperi succedutisi rapidamente nella regione. Violazioni vere e proprie alla libertà del lavoro non se n'ebbero; ma appena dichiarato lo sciopero gli scioperanti si sollo tutti adoperati onde persuadere i compagni ad abban• clonare il lavoro. Avendo il sindaco rifiutato l'intervento della gendarmeria, ogni cosa si svolse senza conflitto colla semplice persuasione. La vittoria fu rapida anche per l'aiuto prestato dalla Camera del lavoro di Béziers. Essa produsse la migliore impressione poichè . fatto im– portantissimo a notarsi • realizzò l'unione dei contadini francesi cogli stranieri - molti dei quali italiani . fino allora divisi ccl in conflitto. Gli stranieri, anzi, furono i primi ad aderire al movimento, e ciò ad onta che la lega sorta a Serignon pones,e nel suo statuto come con• dizione la lotta contro gli operai stranieri. Dopo Scri– gnon altri numerosi paesi si posero in sciopero, e Ìnan mano che la falange dei vittoriosi ingrossava, nuove rivendicazioni, nuove categorie cli lavoratori, come dome– stici e giornalieri, si unirono. Nella prima quindicina di gennaio il movimento vit• torioso con rapidità incredibile si era esteso nel Narbon– nese, a Carcassone, a Roussillon, ed oggi è nelle cam• pagne di ?. 1 lontpellier, e continua oltre con solidarietà e abnegazione ammirevoli. Il Temps ed i grandi gior• nati della borghesia repubblicana imprecano. Noi, pure senza illuderci sulla importanza e solidità del movimento e delle conquiste, non possiamo che vivamente ralle– grarci di questo primo insorgere della coscienza prole– taria dei campi, senza cui non sarà mai possibile il duraturo rinnovamento politico e sociale di questa vecchia società borghese. Le dieci ore di lavoro. Se la storia fosse davvero agli uomini maestra della vita, certo non dovremmo oggi registra,e una nuova delusione, ed amara, a cui ha dato luogo quell'azione che da molti si pretende debba essere, da ora in avanti, la precipua, la saliente, se non l' unica del partito so– cialista. L'applicazione in Francia della legge Millerancl sulla gior 'v1.ta di 10 ore·di lavoro ha dato luogo a proteste, agitazionì e rivolte da parte di quegli operai stessi a. cui beneficio la legge è stata dettata. J capitalisti hanno subìto la legge limitatrice, ma conseguentemente hanno diminuito in misura propor•

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