Ezio M. Gray - Germania in Italia

- 17 - Navigazione, colonie, ecc. Chi \serà infatti negare che in uno stato di depressione continua premeditata sapiente è tenuta la nostra attività commerciale ali 'estero là dove la intrusione germanica è arrivata al punto di farci accettare per agenti consolari nostri gli stessi agenti consolari tedeschi che sono della espansione tedesca nel mondo i tutori e i pionieri più indefessi e più feroci? Chi oserà negare la ingiustizia, i furti, le vessazioni commerciali·, -Je eslusioni · da profitti e da intraprese che i nostri emigranti devono sopportare là dove il loro arrivo, il loro avviamento, la loro ricerca di lavoro, i loro risparmi sono controllati, ostacolati, taglieggiati da agenti e da banche e da società di navigazione o di industria che da tutti i popoli prendono a prestito il nome delle loro ditta ma sono costantemente, terribilmente tedesche, cioè protettrici del capitale-denaro e dçl capitale-uomo che portano etichetta tedesca o basto tedesco? Scrive il Nitti e con ragione piena : cc Non si può negare che tutte le volte che gli stranieri prendono in un paese una posizione rilevante per effetto dei loro capitali, politicamente vi è sempre motivo di preoccupazione n. Orbene chi ha avuto occasioni più frequenti che noi di preoccuparsi del capitale tedesco e della industria tedesca sotto nome italiano nei nostri giorni di vigilia d'armi? Abbiamo promesso a noi stessi sobrietà di esempi giacchè siamo costretti a sobrietà di spazio, ma un esempio soltanto possiamo dare. La guerra che ha escluso dai mari e dagli oceani la bandiera mercantile di Austria e quella della Germania dava a noi via libera per creare e raddoppiare rapporti di traffici coi Balcani che per necessità o per simpatia o per l'una e l'altra ragione insieme ci attendevano. Il destino ci offriva in ciò una fortuna della quale l'avvenire ci avrebbe mostrato sempre maggiori proporzioni; e noi invece trascinammo al piede la palla della nostra serBiblioteca G ro Bianco

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