Pensiero e Volontà - anno III - n. 13 - 16 agosto 1926

PENSIERO E V0LONTA' ·; ---------::--------'---------- 293 E per queste ragioni i delega ti delle sezioni italiane dell'Internazionale riu111iti a Con- .gresso in quel di -F~renze nel 1876 votarono all'unanimità .meno Uillo - credo il Poggiali di Firenze - una risoluzione in cui si sosti-- tunva il ·programma comunista. a quello col· lettivista fino ad allora professato. La risoluzione degli italiani fu tosto accettata con e.ntusiasmo, prima in Svizzera q.ove risiedevano .a quell'epoca K~opÒtkin e Reclus e poscia da quasi tutti gli anarchici di tutti i paesi, tneno che dagli spagn·uoli, i quali in gr>ande maggioranza restarono ancora ~r molti 01t1nifedeli al programma colléttivista. Noi fummo, dunque, come siamo tuttora, anarchici còmu·nisti; ma ciò non vuol dire che facciamo del comu.nismo una panacea e4 un domma e non vedìamo che per la rea;- lizzazione del comunisnio occorrono certe con-· dizioni morali e materiali, che bisogna creare. * * * A ben clocumentare quale era il nosftro punto d1i vista valga quel che dicevamo nell'opuscolo « Programma e organizzazione della Associazione Internazionale dei Lav~ r.atori » ll)Ubbliooto à Firenze nel giugno 1884 a cura del giorniale « La Questione sociale ». Ecco tutto intero il capitoletto che in quell'opuscolo trattava ,della· questiione che ci occupa ora: « ~.,A PROPRIETA•_. - Abbfam9 già dettb che la proprietà inclividuale va abolita, anzi che l'abolizione sua e di tutti i pr~tesi diritti che ne der.ivano (eredità, ecc.) è la co:p-- dizione :neces~ria per il trionfo .della solidarietà. nei raipporti umarui. Diciamo ora qual· che parola sul sistema d'organizzazione che dovrà s~tituire il regjme della proprietà privata.· « L'In!ernaz~onale è stata per lung~ tempo collettivista; essa voleva cioè che la terra . ' le materie •pnime, gli strunienti da lavoro . . ' tutto quello insomma che serve all'uomo per E>sercitarela sua attività e produrre fosse . ' · [)rop,rletà collettiva, <li cui tutti avessero il diritto di servirsi per lavorare, e che qmnd~ :.il .ptÒdotto del iavoro fosse tutto intero del lavorator~. solo o associato. salvo la quota propo~zior~ale per le spese g•enerali. •((Per .consegueni.a le formule: A ciaso'Z!,-nO · ~e condo il P.-roPriolavoro, o, il che vale lo · stesso, al _ la'Voratd,re il p,rodo:tto i'.ntéro · c!,el suo lavro; - chi lavora ma-wgià e chi non Lavora non mangia, ad eccezione che non sia a causa d'illlJPotenza, riel qual caso l'ina· bile avrebbe dirlttp. ad avere dalla società i mezzi per soddisfare a tutti i suoi bisogni- , cè Ma il collettivismo è soggetto a molte e gravi obbiezioni. ((Esso è, economicame~te, tutto fondato sul principio del valore dei prodotti, determinato dalla quantità di lavoro che richiedono. Ora il valore cosi definito è nmpossibile determinarlo, quando si voglia tener conto non solo della durata o, di a1tro elemento esteriore del lavoro, ma à,ello sfor~o totale, meccanico e intellettuale, èh'esso richiede. Di più, siccome le diverse parti del suolo sono piiù o m1eno ,produttive e gli strumenti da lavoro non sono tutti delfa stessa bontà, ciascuno cercherebbe 1di avér,e il suolo o gli strumenti migliori come· c.ercherebbe di attribuir.e il ll)ÌÙgran valore ai prodotti pro- ·prii ed il più piccolo possibile a qti•elli degli ·~Itri. Cosicchè 1a distribuzion,e ,i1egli stru .. , tnenti e lo scambio dei prodotti finirebbe col farsi secondo il •p,rin~ipio dell'offerta ~ della domanda, il éhe sarebbe riicadere in pieria concorrenza, in pieno mondo borghese. •« Ma soipr.atutto il collettivismo pecca per la sua base morale. Esso è fondato, coìne il borghesismo, sul principio di lotta; solamente tenta di ristabilire fra i lottatori l 'egwÌg-liMJ.zadàl plllllto di partenza. Ammessa ìa lotta, si ha necessariamente vinti e vincitori, e chi riporta la pTÌma vittoria acquista dei vantaggi che gli assicurano quasi se1IlJPre trionfi niagiiori. Il c61lettivismo è impotente a t,rodurre quella rivoluzione, qu,elLa pro- . fonda. trasformazione 'morale dell'uomo in ' seguito alla quale ciascuno non farà e non vor-rà fare ··una cosa che potrebbe portare datino ad altri, e perciò noo, potrebbe reggersi. Esso è incompatibile con l'anarchia; avrebbe bisogno di un ll)0ter~ regolatore e tnoderatore, che viceversa div-ènterebbe ~ppressore e sfruttatore, e metterebbe capo prima allu propti<:tà cor'pÒra.tiva e quindi alla ptoprietà individuale. « Per queste ragioni ·1' In t•ernazionale ha finito, quasi unanimemente, coll'accettare una soluzione più ampia e· pi°ù conseguente, che è la sola che rispond~ al-pieno sviluppo del prin .. cipio di solidarietà: IL COMUNISMO. Tutto è di tutti~ tutto è sfruttato a v:antaggio dì tutti,' ciascuno·. d·eve faré 'per la so·cietà tutto · ciò che le sue /orze gli Permetton0t di f<Lre ed . ha il diritti, di esig~re . dalla s~cietà il ;oiddi- . sfaciment() d:l tu.ttì i suoi bisogni, nella misura • l •

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