Pensiero e Volontà - anno III - n. 4 - 1 aprile 1926

76 PENSIE.RO E VOLONTPi' la falsa applicazione di un nobilissirno sentiwento umano, - in una antianarchica limitazione di quella libertà d' opinioni nella propaganda, ch'è così necessari.a per persuadere gli altr_i ad astenersi dagli atti che reputian10 dannosi e a compiere quelli che reputia~ rno utili, necessari o doverosi. _,Dove poi l'incomprensione dei nostri com~ pagni-avversari si sbizzarrisce nelle più fan~ tastiche suprosiz~oni, è la questione dell'or• ganizzazione. Ohe cosa sia, che cosa voglia essere l'organizzazione anarchica, da Bakunin , a Malatesta, a Gori è st'ato spiegato migliaia di volte: l'associazione l'ibera e volontaria delle forze intorno a un programma definito di lavoro per raggiungere detern1inati scopi, che nel caso nostro sono la propaganda delle idee anarchiche e la realizzazione di queste . idee attraverso la condotta individuale e il . movimento collettivo in un raggio ~empre più esteso. Questa associazione, ch'è la stessa idea dell'anarchia in atto, pre8 appone delle forme determinate e dei mezzi pr-atici per mantenere i rapporti e le relazioni fra individui e nuclei associati, senza di che l'associazione s·arebbe amorfa, puramente verbale: cioè o non esisterebbe O esisterebbe con un carattere a.utori tario, monopolistico e larvatamente· dittatoriale. Poichè si tratta di un argomentio di propa .. ganda., e la propaganda non è in sostanza che ripetizione d'argomenti nella esposizione del .. le idee che si propagano, io ritornerò ad O<?CUparmi di questa questione che è fondamentale per l'anarchismo, su cui bisogn·a prima di tutto intendersi per capire con quali elementi in mez~o a noi è possibile accordarsi in tutto e con quali no; per capire su ·che cosa ci si può accordare con quei compagni che di~sentono da noi su questo tema; per ca pire infine entro quali limiti e su qual terreno è possibj le unire le proprie forze, per necessità impellenti e contingenti, con elementi più o meno affini di altre idee o partiti. Qui voglio semplicemente not'are come la incomprensione altrui, di uomini che pur si dicono anarchici, giunga a snaturare in modo tale ì'idea anarchica sopra accennata dell'organizzazione, da vedervi dentro tutti. i difetti, gli errori e i pericoli dell'autoritarismo, dell'accentramento, della coercizione, fino alla negazione dello spirito di libertà, di rivolta e d'injziativa, il quale ne costituisce invece l'anima, il punto di partenza, la base e la guida di~etti va. Il loro accecamento preconcetto e aprioristico vieta ad essi di capire che se aBibliotecaGino Bianco ! vessero ragione, dalle loro affermazioni scacurirebbe logicamente la negazione dell'anarchia, sia come tendenza generica verso una libertà sempre maggiore, sia come programma positivo e concreto di realizzazioni pratiche. Vi sono anche di quelli che sfuggono ad ogni f;eria discussione sull'argomento facendo delle semplici questioni di parole, sillogizzando sul significato delle parole, paurosi più delle parole che delle cose. Partito, organizzazione, aJssociazione, :federazione, unione, libera iniziati va, ecc. hanno per essi dei significati ché nessun dizionario ha detti mai; e allora è ancor pi 11 difficile discutere e carirsì. Ve n'è che, quando discutono cqn noi e si riesce ad arrivare in fondo, .finiscono ool convenire, o noi conveniamo con loro, in una medesima conclusione, che cioè vogliamo le stesse cose e potremmo benissimo andar d'accordo in teoria e in pratica. Ma l'indomani lo spirito ipercritico, la manìa di, tagliare un capello in quattro li fa tornare daccapo a sillogizzare sulle stesse questioni, a ripetere gli stessi luoghi comuni, fermi allo stesso crocicchio di ieri e di vent'anni fa; ma allora è inutile il ripeterci, e ad essi non abbiamo da dire altro che la dimostrazione del moto ,si fa movendosi ::issai più che discutendone all'infinito. Sulla questione dell'organizzazione, la prop·aganda del fatto è necessaria almeno quanto quella dell'affermazione teorica e della discussione. All'atto pratico, poi, l'organizzazione si fa organizzandosi e non discutendo. Ed in questo senso aveva molta ragione la Commissione di Oorr~sponderiza dell'U. A. I. di dire in un suo recente comunic•ato ai suoi soci e gruppi aderenti che « l'organizzzazione non si discute si fa ». Il che non significa ' . (come, benedetta incomprensione anche questa, hanno interpretato alcun i. amici di parer contrario) che si voglia... proibire la. discussione sull' organ'izzazione, ~a semplicemente che chi vuole org·anizzarsi, in specie coloro che si sono assunti il c01npito specifico di lavorare per l'organizzazione, debbono assolvere questo compito fin d'ora con le forze ~ disposizione e senza aspettare d7 aver prima convinto tutti, senza attardarsi oltre in una discussione che dura da venti o trent'anni e può continuare all' infinito. Del resto è pacifico che l'avvertimento rjguarda noi e tutti coloro che, come noi, sono già convinti della bontà dell'idea organizzatrice, non quelli che la negano, i quali sono padroni di continuare a negare e denigrare l'organjzzazione fino alla consumazione dei

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