Pensiero e Volontà - anno III - n. 2 - 1 febbraio 1926

38 PENSIERO E VOLONTA' musicalità; che mi faceva vibrar tutto armon.ic:1n1ente e 1ni metteva in relazione con l'universo, permettendo alla mia fantasia di percorrere distanze enormi e di pascersi delle allettanti nebulose metafisiche. Nella pMola e negli atti esprimevo la saggezza. di un uoino vecchio di anni, ricco d1 esper1en1q_, santo per rettitudine. Specialmen• te profondo, però, ricordo che mi sentivo dopo il tranlonto, quaudo l'oscurità induce al ·distacco d:.1lle cose vicine e contingenti a aiuta rillusione a distruggere i limiti fisici, che il sole mette decisamente in evidenza di fronte r.ll'inadeguata potenza degli uom1n1. Pensavo con una intensità inebriante, mettevo in duhbi0, distruggevo, ricostruivo, _facevo le più strane supposizioni. Pensavo sempre, anche nel sonno, e avevo sogni di una drammaticità, che nella vita reale non si vive. Mi familiarizzai, così, con tante visioni strane e acquistai un'impensata spregiudicate.z2.a e una sicurezza eroica. Sognai anche il Diavolo, ·che però mi apparve• come l'aveva già trasfigurato la mia fantasia. ' * * * Al posto del mio letto vedevo un palco e sul palco una figura quasi umana: era bianca e soffusa di una luce tenue, anch'essa bianca. L'atteggiamento era· di persona prona e raccolta in nwditazione: le grandi e robuste ali erano immobili; immobile il petto possente sostenuto a mezzo dalle braccia piegate ai gomiti. I grandi occhi erano cose strane sotto l'energica fronte diatana : tutti gli amori, tutti i dolori, tutta· la potenza e la passione dell'universo era contenuta ed espressa in un sol tempo. Io vidi. E stranito, in preda a un indicibile spasmo, con gli oc~hi perduti in quegli occhi, accorsi mettendo un grido terribile di angoscia e di ansia: " Tu sei il Diav<,lo ! » Un bagliore mesto e, a un tempo, dolce, come un immortale sorriso fu risposta e conferma: ond'io col petto ansante, pendendo sempre dai suoi occhi, mi piegai e attesj col cuqre in adorazione. « Fratello » fu la sua prima parola su ssu rrata come con sforzo, ma potentissimt;, JH'r fascino e per stupenda armonia. « Frn,tc. llo ! » Io che ho volontariamente assunto il peso dell'universo, perchè peggiore del danno ho ritenuta la vergogna, io che pe1· simpatia della sofferente natura, fui quasi folle di dolore ~ mi rivoltai, anco1· oggi, dolorando, amo. La BibliotecaGino Bi neo calunnia che mi dipinse nero, mi disse nemic,., dell'uomo e iniquo, ma il teinpo, che volge eterno, farà giustizia.. ~ l'uomo stesso, 10 fido, vorrà aiutare l'opera del tempo: il sacrificio e F affanno di ogni giorno- gli proveranno che intelligenza è l'amore e che nell'arnore è la salvezza e la ;redenzione. Allora sarà finaln1ente libero e integro nella sua dignità l'uomo e ogni altro essere, ed io con tutti; ma il despota, il vile servo e. feroce sgherro, si sentirà impotente, e deluso, e vergognoso, svanirà nel nuJla, mentre l'universo · intero tripudierà di gloria. Qui tacque e i suoi occhi ebbero un dolce lampo. Io, intanto, piangevo di un pianto convulso, e col cuore traboccante di tenerezza, miravo quell'essere eroico e generoso, che, Per la. dignità sua e per amor nostro, aveva affrontata l'ira del più scia,gurato tiranno e so.I> steneva ora nobilmente la sua immensa sven- ·tura. Ad un tratto, però, lo vidi più lumjnoso e fiero, lo vidi scosso come da un fren1ito e poi.... più nulla. Oontinuavq a piaingere. Ma co1ne, pure nel sogno, auspicavo i 111eravigliosi tempi nuovi, apportatori della giustizia vera e infinita! Tutto, tutto avrei fatto. La mia vita sarebbe stata una sola lotta intesa a smontare le nien, zogne, a chiarire e a sostenere la verità e J nessun sacrificio mi sarebbe parso di troppo. * * * Questo .fu il sogno, al quale, adesso che non sono più fanciullo potrei non dare importan .. za; ma, è un fatto r.he da quel tempo ho mandato alla malora tutti i preti del mondo e mi sono sentito molto più amico dei poveri dia.voli che dei soliti padreterni. Sicchè aneora oggi, dopo tanto can1mino, quel sogno rimane il mio duro viatico e il grande 'ideale di cui arde la n1ia vita. D. JAUOVELLI. I sudclit 1 i non furono 1na i emancipati dai sovrani_; le nazioni norz conseguirono rna/ libr~rtà. n·taggiorc dq, -iniziati va di rappresentanze.,- un ordine di cittadini non fu rnai sollevato dal• l' ord1:ne superiore/ e però la redenzione della plebe si ha. da fare dalla plebe. GTOV ANNI, BOVIO. ) , , .

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