Pensiero e Volontà - anno III - n. 2 - 1 febbraio 1926

' PENSIERO E VOI"ONT A· giù. Pel'chè in quelli che hanno i lati erti, cioè sono rettangolari, si corrompono più ·1aeil. mente le acque, e la terra che vi precipita dentro li ricolma. Le :fognature si scavanu alla profondità di tre piedi; la inetà si riempie oon ghiaia e picCole pietre, vi si buttano fascine le quali formano una graticciata, sinchè copra il suolo .. Si cercherà poi di coprirle eon terra calcata, mista a foglie di pino e di cipresso e di altre fronde: Si mettano ai due lati di sopra della fossa delle grosse pietre; ,come si pratica appunto per i piccoli ponti, e sopra di essi una terza per assodare in tal modo le sponde e per facilitare lo scolo delle acque » (Libro II, 2). Le esperienze e gli studi odierni conìermano i criterì del Columella. Il terreno malari- , co non è, in:fatti, caratterizzato da alcuna qualità, sua propria, ma da circostanze aieci· dentali e rimovibili.: il regime delle acaue. Errcnea era, però, la concezione ~ntica. -cne ' legava la n1alaria alla palude. La larva deIl' a11011l,ele..;: non ha bisogno per vivere delle paludi, come la r•ule.r, ma delle falde d'acqua poco profonde, , ristagnanti o .di lento corso. In queste acque superficiali alcune vegetazion_i ospitano e nutrono le larve dell' anophP- • 1 es : co1ne i canneti e le ninfee, le colture inTÌgue dei prati (111rcrtt'fr>); specialmente le colture del riso. L'acqua dei maceri di piante tessili (la canapa, ad es.) è amica alle ·larve delle zanzare con1uni, ma nemica a quelle dell'anophPles. Così la coltura boschiva dei terreni malariéi favorisce la malaria e ciò perchè il bosco offre durante la giornata facile asilo alle a11ophel.eR. Le grandi pia,ntagioni di e·ucalivt11R nell'Agro Ron1ano ìurono, infatti. igieniea1nente, un insuccesso. Anche le ferl'ovie, alteranti il regi1ne idraulico dei territori che attarversano, sono spesso ..fomite di malaria. Necessita dunque, una, vasta, competente, ben o'rganizzata opera cli bonifica idraulica ed Rigraria. ·La malaria sparirà. Il nu1nel'o dei nuda.rici è forten1ente di1ninuito, dal 1850 ad oggi. L'opera di siste1nazione idraulica non P n1ancata. lVI a.· l'Agro è aneora il regno dcJle r,novl1f:,1f'.~ e il semi-deserto dei Negu1 del latifondo. l\.Ialaria e latifondo sono fatti strettamente legati. Nel caso dell'Agro Romano il latifon do è sorto dall' abbanflono delle terre e la malaria è stata la principale causa di eonservazione della proprietà latifondista. · L◄' Agro Romano ha, nella sua storia, tre peBibliotecaGino Bianco r iodi <li floridezza che dimostrano come esso sia passibile di trasformazione, d.i redenzione Cinquecento anni av. Cristo, Roma èra la capi- -tale di una repubblica di contadini, che occu, pava circa mille. chilometri quadrati in esten• sione e contava una popolazione, prevalente, mente agricola, di circa 150 mila abitanti. 11 maggior numero delle ±amiglie possedevano un piccolo can1po. La terrai era coltivata pre- . valentemepte a grano, con poche vìti _ed ulivi. Rari i pascoli. La prima floridezza dell' Agr() Ron1ano si chi ude con la fine delle guerre pu .. niche. In questo tempo cessa la coltivazione dej cereali, _perchè, conquistate la Sicilia e la Sal'degna, paesi più fertili del Lazio, incorr1inciò l'importazione del frumento e gli agricoltori ron1ani n9n trovarono più interesse in quella produzione. L'A.gro, tuttavia, cont::.nuò ad essere coltiva,to, specialmente a frutta ortaglie e fiori. L'estensione a sjni- ' · stra del Tevere fino al mare fu utilizzata p~r l'allevamento del bestiame e per la produzionP del ]atte e dei latticini. (1) I Col trasporto della, capitale da Roma a Costantinopoli, la popolazione diminuì da 80<> 1nila a 200 n1ila abitanti; l'esodo di molte farniglje ricche, le invasioni barbariche, lo sfa- - sciarsi dell'In1pero fecero il resto. Il terzo periodo di floridezza comincia nel sesto secolo col rafforza rs1 della potenza dèlla Chiesa. Per via cH successi ve dotazioni i paPì di vènnero padroni di quasi tutto l'Agro Ronlano e cercarono di trarne il massimo rendimento, facendolo coltivare a frumento, coltur,1, resa rimunerativa dal fatto che, essendo malsicure le vie e difficili i 1nezr.i di comunicazione, era disa,gévo]e far venire il grano da lontane regioni. Con l'aiuto dej Benedettini che possedevano nei dintorni ili Ron1a ben ventinove c,onventi, fu colonjzzato l'Agro. ehviso in sei grandi patl'i•moni. C'gni patrimonio fu diviso in 1na.i;;se; a eap<, di ciascuna della qual i. stava un rondu tto1•p ,· ogni 1nassa .<·c.:1nprendeva più fattorie, dette colonlie se aggruppate, ra.ça.,l1· se isolate. La coltivazione del frumento fu intensiva tra il 500 al 10001 m~, le scorrerje saracene posero fine a questo periodo di floridezza, costringendo i Papi ~ tramutare i conduttori in uomini d'armi della nobiltà feudale. Le fattorie furono ~edute in enfiteusi ai baroni, o abbandonate o forti-- (1) Il fatto che mentre l' agro noment,ano fu coltivato a, frut.ta e quello ostiense a ortaglie l' est,ensione a sini~tra del Tevere nno al mare fosse tenuta a paseolo fa supporre che questo terreno fosse malarico, o per lo meno poco fe<>.onrlo •

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