Nuova Repubblica - anno III - n. 37 - 20 novembre 1955

6 (85) nu9varepubblica U N A POLITICA I N T E L L ~ G E N-T E • I,; SOC lAL I ST I OLIB ERA L I Caro Codignola, l'articolo di Franco Ravà, apparso sul numero del 6 novembre di « Nuova Repubblica>, mi sembra cogliere veramente alcuni aspetti centrali del problema che inte– ressa noi socialisti, e mi induce a intervenire nel dibat– tito che tu hai per primo aperto. Le questioni sollevate da La Malfa o da Caleffi - in senso diverso - erano infatti così lontane non solo dalla réaltà, ma anche dalla problematica socialista, che difficile era veramente per tutti noi intervenire senza impegnarsi in una polemica ideolo-· gica quanto ~ai sterile; non ci sarebbe stato davvero biso– ~no d'attendere l'alba del I 956 pe'I- esporre le ragioni pe': ìe quali alcuni sono socialisti ed altri, sia pure con molti « se ~ e molti·« ma>, liberali. Ravà, invece, ha sgombrato utilmente il campo da_ due equivoci, e la eosa è tanto più significativa in quanto egli è; se non erro un aderente di Unità Popolare. Sono perfettamente d'ac~rdo con lui (e posso veramente dire che questo è il punto di vista di tutti i compagni dell'USI) nel ritenere che: · I) « non è possibile voler continuare a essere e a dirsi liberali e sostenere contemporaneamente una politica socia– lista :.. Socialisti e liberali possono talora trovarsi insieme in alcune lotte importanti, per esempio sul terreno del lai– ci;mo, ma non esiste la possibilità di una unità organiz– zativa, o federativa, tra di essi, che sono profondamente divisi sui problemi centrali del nostro tempo. Il non aver tenuto conto di questa elementare verità è costato assai caro a quella frazione di sinistra socialdemocratica· che si è costituita nel MAS e in Unità Popolare: è costato il ritorno nel PSDI di Mondolfo e Faravèlli, ì_l mancato accordo. con i'USI al tempo delle elezioni politjche, il suc– cessivo allonta.namento· di Greppi, Zanfagnit)'i, etc. Con questo nessuno di noi vuol certo sottovalutare l'impçrtanza del problema dei medi ceti, che è grandissima nel qua– dro di una politica socialista. Ma non si può risolver~ questo problema· ipostatizzando al'bitraritmente ~he _i me~ ceti ,siano, quasi ex-lege, rappresentati da Parr,,_ P1coa.rd1, etc.; in realtà i medi ceti s~anno oggi Wl po' dàppertutto, con•i fascisti èon i monaTchici, con la l>C (soprattutto!), con i corimnisti. L'esperÌenza ha provato inoltre concreta– mente che Parri, Piccardi o La Malfa hanno minori possi– bilità di assumere la rap[treseptanza dei medi ceti di ~el che non ac·cada· a una formazioné ioéialista o comumsta. Tutto dipende dalla politica dei socialisti, e dal loro pro– gramma effettivo. E' bene quindi guardare ai fatti e abban– dona re uno schema sorpassato,. la cui inconsistenza do– vrebbe essere stata dimostrata abbastanza chiaramente, una volta per• tutte, dalla esperienza fallimentare del Partito di Azione, pur così ricco di gloriose tradizioni e di uomini di valore. 2) La politica del PSI non è oggi. accettabile da tutti i socialisti. Anche questo è un dato di fatto .incontrover– tibile, provato' 'in via storica e statistica. La scissione del 1047 fu nn-tragicò'errore, ma non vi è dubbio ·che quell'er– rore conteneva delle valide ragioni: non si vede _altrimenti perchè tu, Ravà, io,. Andreoni, Pischel,,Noventa, Calaman: drei e mille altri si sia ancora fuori del PSI. In questo 1 medi ceti non c'entrano. Se la politica di questo partito ci soddisfacesse, come socialisti, penso infatti che saremmo . LIBRI · E RIVISTE NOTIZIARIO BIBLIOGRAFICO MENSILE . Sotto a!! auspici del ,ervlzl Spettacolo Informazioni è Proprietd lnteUettuale della Presidenza del Consiglio del Ministri Direzione:. Roma Case/la Postale· 247 L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTI! Direttore: Umberto Fru1i~le MU.ano. Via O. Compagnoni 28, Oorr!sp. Caaella Postale 3549 Tefegr. Ecostampa A bboriatevi a nuova repubblica B101otecal:i1nolj1anco . ben disonesti a non entrarvi, e nessuna 'astuzia tattica potrebbe giustificarci. . Meno positivo è l'articolo di Ravà per ciò che riguarda la parie costruttiva, le prospettive future. Intanto mi pare _ troppo sbrigativo aire che -iii considera « superato il mito ·del partito socialista autonomo che nasce in concorrenza con il PSI >, tanto più quando, poche righe più sotto, ~i– formula l'ipotesi che il PSI possa anche « tornare .all'eqw– voca politica di un tempo >, e dal momento che in tutto, l'articolo si esprime un parziale ma sostanziàle_ dfasenso dalla politica di questo partito. Per parte nostra, noi del– i'USI non consideriamo - è bene chiarirlo .una volta per tutte - la concorrenza con il PSI come una categoria a priori. Il nostro punto di vista è invece che la concorrenza– con il PSI vada fatta sin dove e nella misura in cui il PSI steaso fa una politica inaoddisfacente-per i .aocialisti: e mi pare che, in definitiva, questo sia il parere anche di Ravà. Non vi è un « mito del partito socialista autonomo>, ma, al contrario, il problema della autonomia socialista che tutti vorremmo vedere realizza:ta dal PSI, ma che comunque noi intendiamo perseguire anche se N'enni e i suoi compagni dovessero darci nuove delusioni. L'USI ha iniziato la sua attività quando ii" PSI era ancora in blocco con il PCI e– ha lottato contro questa politica; ognuno potrà misurare quanto sia diverso il nostro tono da quello che usavamo .nel 1954, proprio perchè il PSI ha cominciato a cambiare positivamente la sua politica. Caro Codignol<J, non sono tanto addentro nel meccanismo della vita_ poli– tica da. esser come suol dirsi, qualificato a parlare. Per . questo motiv~ le mie pajore rischiano, di e~ser quell~ ·di un ,profano che si offra d1 da1}' una . mano a~ compiment~ ai una lunga fatieà di cui ha segmto le fasi alferne e d1 cui crede di aver capito il senso e l'intenzione: rischiano di esser quelle di un profano, pur essendo anch'io uno di voi (e non a caso, pur aY.!lndo cioè, un'opinione politi?a, ~atu– ràta attraverso le}vicende de\ nostro comune antifascismo. Forse la mia è una visione empirica, lontana da ogni es12r·itde système, per dfrla ,coi francesi, e perciò stesso iìi'<ìline a vedere realizzata dalle forze marxiste - ~nella ~isura in cui sono forze liberanti - una funzione g_i •ri– cambio irr senso liberale che nessun'altra forza potreb5e assolvere oggi in Italia e che ·solo le circostanze, cioè la storia nel suo sviluppo, possono rendere esplicita e ope– rante.· Le circostanze aiutano, la storia di 9uesti. anni sembra confortare questa speranza. La distensione inter– nazionale • soprattutto per il suo valore psicologico, è la condizion~ di ordine generale che per tanti anni è man– cata e che oggi offre motivi d'incitamento agli nomini di buona volontà. Tutto ciò è assai semplice anche se raramente appare ovvio in Italia. Pochi sono gli uomini e le corrènti di opi– nione disposti a guardare con occhio sgombro_ da pregiu– dizi e con la necessaria serenità· all'avvenire del paese. Se dal campo delr opinione (purtroppo assai ristretto in Italia) passiamo a quello della volontà organizzata, cioè ai partiti politici, ci accorgiamo con amarezza che spesso l'interesse del partito assorbe e cancella ·quello generai~ del paese, soprattutto in quei partiti che pretendono d1 personificarlo e finiscono col sostituire allo spirito di par– . tito lo spirito di fazione. Indubbiamente, per un compito di mediazione politica manca ancora un terreno adatto. Il quadripartito ha sca– vato intorno a sé un fossato profondo, che va colmato. Chi ha occhi per vedere sa che dietro a quel fossa~'. n?l quale si sono gettate con livore le forze del pr1v1leg10 economico e della' reazione, c'è l'intransigenza ideologica -del Vaticano, il sordo rancore che la Chiesa suole ave~ contro ·tutte quelle ri':'oluzioni che l'hanno spossessata d1 .una parte del suo potere temporale e della sua giurisdi– zione di stampo feudale sulla vita civile:. basta_ ricorda~ l'atteggiamento (non smesso neppure oggi,. a distanza, d1 più di un secolo e mezzo) verso la Rivoluzione francese, prima affennazione d_ei diritti cle!l'uo~o ':°ntro il_ fe1;1da-– lesimo, e quello assunto verso li R1sorgunento italiano (solo apparentemente messo in disparte allo scopo di 90r– virsi dei cosiddetti «laici> per volgersi contro le rivolu– zioni e i rivoluzionari di oggi - e anche contro l'opera di quelli di ieri). · Al punto in cui siamo - e vi siamo dal 1948 - _la funzione . politica dei partiti di sinistr~ e delle orgaru~– zazioni operaie è quella di riaffermare con la prop~i~ ·presenza vigilante · u diritto ali' esistenza, alla. prospenta e alla vita sia per chi è di qua sia per chi è di là del fossato arbitrariàmente scavato nel seno della Repubblica. Ad essi dobbiamo dunque la sopravvivenza di un comune diritto, anche se spesso soltanto formale,. di una Costi– tuzione politica, anche se troppo spesso v10lata e ancora .incompiuta, di una res publica suscettibile di· progresso. La realtà umana, la coscienza politica del proletariato organizzato vale assai più degli schemi ideologici e delle calcolate interpretazioni opportunistiche,, di cui apbiamo Ma Ravà perde contatto' con là realtà quando, una volta stabilito giustamente che il problema è quello di.rea– lizzare una politica, socialista, egli si rivolge a UP e scrive: « Usciamo dal vago e mettial)loci al lavoro, non chiamando altre forze per elaborare insieme un programma, ma pre– parando subito questo programma ». Questo non è più socialismo,. caro Ravà, ma illuminismo ,settècentesco. In politica un programma esiste nella misura esatta nella quale esistono delle forze che lo esprimono. e lo sosten– gono. Non si tratta di chiudersi in una stanza a. elaborare formule perfette chiamando poi l'umanità in att'esa a realiz. zarle-, ma di unire quelle forze che sono storicamente !nte; ressate alla soluzione di un certo numero di problemi. E un po' difficile che un programma socialista esca dal lavo,:o comune dei socialisti e dei liberali che sono in UP, propno per i motivi che Ravà ha esposto. Il problema è -d~nqu~ ben diverso. Si tratta di riunire le forze realmente es1stenh anche se modeste (ma un po' di pane nero è sempre meglio del fumo senza arrosto) che possano prospettare al PSI, in un dialogo fraterno ma spregiudicato e se è necessario _polemico, i problemi della politica e del programma socia• lista. Queste- forze sono i socialisti di UP, la sinistra del PSDI (nella misura nella quale avrà il coraggio delle sue opinioni) e i'USI. Di qui non si scappa .. ~• per un ?ebito di franchezza, aggiungo che se per ipotesi non fossi con• vinto - come fermamente lo sono - che in questa dir~ zione è possibile fare un buon· lavoro preferirei mille volte · entrare nel PSI o non interessarmi più attivamente di poli~ tica anzichè dilettarmi con gli incontri accademici tra i rappresentanti dei ceti medi senza medi ceti e i rappresen– tanti dei" socialisti senza socialisti. Cordialmente tuo, LUCIO. LIBERTINI avuto troppi esempi inaccettabili, da pade della classe dirigente comunista. Legato alla medesima realtà umana, anche se con una diversa coscienza politica, il PSI è il partito politico che, con minor numero di contraddizioni; si muove nel senso storico di un lento rinnovamento so– ciale e politico della vita italiana. Non· ci si può illudere, d'altra parte, che, alla stregua di un'ide.a, platonicà, esista una formazione politica che abbia il compito di colmare il fossato tra la· democrazia evirata alla De Gasperi e la democrazia sociale o, peggio, di rappresentare una astratta· convergenza ideale fra li– beralismo •e socialismo;· e che questa formazione politica sia per l'appunto Unità popolare. Sarebbe' un ricadere nelle tentazioni ideologiche e .nelle esercitazioni scolastiche. Si– mili convergenze, se debbono nascere, nascono dai fatti non dai cervelli umani. . , L'unica pl'Ospettiva che possa servjrci da guida è quel!~ .che emerge dall'osservazione. e dalla comparazione dei fatti. Unità Popolare è nata con questo spirito,. so.tto il segno del– l'empirìa, ed ha avuto una sua funzione nel determinare ·1a. grande svolta antiautoritaria della bocciatura della « legge truffa >, si è qualificata nel suo europeismo anti– teocratico nell'avversione alla CED, si è segnalata in al– cune iniziative tendenti a orientare l'opinione pubblica, il governo e, in diversa sede, l'elettorato siciliano su pro– blemi _di prell},inente interesse nazionale, come quello del petrolio o quello, dolehtissimo della scm?la. La sua auto.nomia ·non è di ca.rattere dottrinale, ma pratic~. Non è neppure suo compito - mi pare - inse– guire il miraggio di raccogliere l'eredità delle varie dissi– denze ideologiche e delle diverse proteste morali. Da qual– siasi punto di vista si guardi ad un'operazione -di questo genere, organizzativo o politico,. mi pare c):ie·sia un porre il carro avanti ai buoi. Queste aggregazioni e consonanze verranno solo se Uniti. popolare avrà agito nel senso che detta la· dinamica. stessa della situazione politica. ,della si– nistra. Le contrattazioni e gli accordi col PSI raggiunge– ranno quest'effetto se si farà comprendere al PSI ché Unità popolare non è una formazione di comodo o, peg •. gio, di fastidiosa concorre1_1za.socialista, ma è necessaria integrazione politica dell'opera che il PSI conduce sul piano generale del rinnovamento democratico della vita politica italiana.· Favorire con opportuni accordi l'ingresso o il ritorno di alcune personalità politiche di Unità popolare nel par– lamento italiano può anche rispondere a un calcolo elet– torale, ma è sopr_attutto !)Ondizione di sviluppo democra. tico e di allargamento delle possibilità di azione politica del PSI in quei campi in cui esso spesso non è presente o è indotto a intervenire sotto il peso. di interessi troppo immediati e contradd,ittori · rispetto a,i fini di, una poi~ tica lungimirante. Detto questo, sarebbe· ridicolo pensare che a Unità po. polare, come tale, spetti il banco del mediatore o la for• tuna di una nuovà rivoluzione liberale. Se l'azione - così impostata - di Unità popolare avrà una funzione liberale sarà ·per il solo fatto di aver contribuito a far rientrare la sinistra nel pieno godimento dei suoi diritti di cittadinanza politica e a ridare significato e valore di costante esperimento alla democrazia. .italiana, poiché nella possibilità pratica dell'avvicendamento delle esperienze e delle parti politiche è H vero senso della libertà, ·che. è rischio costante di sbagliare, e della· democra~ia, ch_e è il diritto di tutti coloro che vogliono stare al suo giuoco. LUIGI RODELLI

RkJQdWJsaXNoZXIy