Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 34-36 - 6 set. 1953

Bj Domenica 6 settembre I953 NARRATORI ,.. Laudo11la Bonannl 'Quando \'ennero I giorni piovosi, dal pòsto o,·e era seduta a lavorare, Cristina sèorgeva attraverso I vetri un bigio d'aria svaporante In forma d'onda, entro cui pas– savano uccelli come a nuoto. ·Tornava a guardRn'I Innumerevoli volte prima che Imbrunisse. sollevando gli occhi oltre la testa china del bimbo. Egli non guardfl.\'a nulla e non parlava, s'era abituato a quel silenzi. Posto In terra il pacco del giorna– letti rlsfogllatl, tornava a la,·orare di ma– tita sovrapponendo !ogll $U fogli. DI rado lei chiedeva di vedere I suol disegni, né lul sembra, 1 a ansioso di mostrarli. In quel po– meriggi deprimenti, Cristina pensò ,che fos– se un bimbo troppo quieto. Ma era rassi– curata di tenerlo sottocchio. tranquillo. sempre con qualcosa da fare, si tro,·a I gio– chi da sé. Le occorreva quella sicurezza. Arrh•r mdo all'improvviso e trovan,doll cosl fer.ml In silenzio. sua madre che era una vecc hia vivace la sgridava. 'Dur"1!le l'inverno Il Nlnnl di continuo si alza,•a per andarle a chiedere, col gior– nale In mano e Il dito puntato. Il nome• di qualche lettera. Non ,·ole,·a che gll si leggesse la parola. vole,,a soltanto conosce– re ùn segno che l'avesse colpito. e Come si chiama questo?> Indlca,·a le maiuscole, la lofo stampa più corposa apparendogli In chissà quale forma, probabilmente di figu– rina. D'istinto essa a,·e,·a sempre f50Jato Il suono, separandolo anche dalla vocale. per !acllltargll Il rlconosclmenlo. Credeva In uno spontaneo desiderio di ap1>rendere la lettura per decifrare Il segreto stampato del suol giornaletti, si dice che a qualche bimbo Intelligente capiti. Ma aveva dovuto presto disilludersi. Co– me provò a mettergli In mano un quaderno perché .scrivesse, o a lndlcargll di sua lni– :tlath·a una lettera da leggere. Il Nlnnl si rifiutava spegnendo gli occhi: non ricono– sceva più nulla. S'era accorta come gli restasse Impresso unicamente ciò che aveva domandato per una sua qualche ragione di curiosità. O forse sempre per gioco. era solo un gioco. L'aveva lasciato stare. Inca– pace di vincerne .la resistenza passh•a. Or– ·mal, le poche volte che ancora açcade, gli rispande alla svelta e distrattamente, po• sando l'occhio con la solita apprensione su quegli orribili giornaletti. Ne hanno par– lato più d'una volta col marito, mn nean– che lui si sente di ricorrere all'lmposlzlone. proibire nl Nlnnl quel fascicoli dl cu{ va matto e che si fa comprare con Imploranti Insistenze settimanali. e Ma che brutte fi– gure> diceva Cristina respingendo Il glor- LA FJERA LETTERARIA Pag. ' DEYALA FIERA LE'"".l.'TERARIA LAUDO-MIA BONAN nale. Lui se lo stringeva ndd0$SO geloso. Tornavano a tacert". A un tratto Il Nlnnl le rivolge qualche strnnn domandn. Per esempio, se fo~e proprlp necessario andare n scuola. La In• dlspone\'a subito. QU'estò J>enslero sembra ossessionarlo In un modo preoccupantt". e E che cosa faresti da grande>. J\la lui non voleva neanche dl\'cntar grande. l'idea di crescere gli ripugna e lo allnrma come an– dare a scuola e mescolarsi con gli nitri bambini. Quando Incontrano a passeggio la luni:a ma degli orfanelli condotti dalle monache, cerca di scansarsi, fa tira via; una volta che rCstl\rono in mezzo le si a.,·– ,·lnghlò convulso alle gambe. Era una CO.!,ll; Innaturale, Cristina non sape\'a come un golrno nvrebbe poluto condurlo a scuola. lasclar"elo. Da certa curiosa uscltn lntul come va– gheggiasse consape"olmente la sua breve età puerile. e Tutti gli uomini hanno a\'Uh'I l'lnranz!a, meno due•· Lei non ave,·a capi– to. Domandò: chi? Allora Il bambino rise distraendosi a pro11orle l'lndc»·lnello. Non riusch·a a Indovinare e si seccò. < Smettila con le tue stupidaggini. tutti sono stati bambini>. < ~1a Adamo cd Eva no> disse trionfante Il Nlnnl. Aggiunse: poverini - con un sospiro commiserevole. La stupi enormemente. Mal le era caplU1.to di pen– sare che al paradiso del primi uomini rmlla terra fosse mancata l'lnranzia. si domandò se nes.<iunocl avesse mal pensato, paren• dole una conslderatlone da rovesciare le filosofie. Ne parlò al marito. e Non essere 1-ernpre IPCrbolicn> egli disse. Poi. medita– bondo: e Può darsi che questi bambini' ab– biano concepito vernmente Il timore di far– si adulti>. Alle \'Olle nnche lui dlce'!a del· le cose profonde. ma fini d'lmpresslonat]a. Che Il Nlnni si rifiutasse di crescere. non desiderasse imitare I grandi, non asplraMe al privilegi del grandi, come tutti i piccoli dacché Il mondo è mondo, le pareva una menomazione che esulcerò Il Suo cuore materno. · Jn quello scorcio pio, 1 oso di stagione, che non uscirono mal, Il figlio la sconcertò parecchie volle. Ma, come tornava ogni tanto a proporre che lo facesse scendere dalla portinaia per I gattini. anche la ras– sicurava. e Oggi è primavera?> domanda sempre speranzoso, poiché gli hanno deuo che nasceranno In primavera. E' lncredl– bllmente Ingenuo. malgrado tutto. Il più candido del bambini. Constatato ciò con sollievo. Crlo;tlna pote,·a abbandonarsi ad altri pensieri. Dopo ricordò che le si era presentata con Insistenza l'Immagine della ragazza Cuz– mln,. ma non come ora da sposata. L'ave,·a Incontrata una volta che usch'a di scuola In un ,·estltino bianco: diritta sottile tre– sca. la fronte rotonda sotto I capelli dorati: sembrava un narciso. Non rammenta pe– raltro che allora le fosse piaciuta tanto da raf!lgurarsela come un narciso. sarà un In• fatuaz\one della memoria forse per non averla più "!sta. (0 a causa d<-1matrimo– nio. uno de11:IIstrani matrimoni lmprov,•1- vlsatl e frettolosi eh.e s·_erano !atti a quel tempo>. Avrebbe domandato una volta o l'altra alla zia Cuzmln, Incontrando.,;! sul pianerottolo. Le venne in mente che la Inverno c lbambino ·Racconto \',e,cchla signorina sembra\'a essenil rlnta– nala anche lei. Doman(lò al Nlnnl. tnntv per dir qual– cosa. Ma lui davvero l'aveva vista. Disse che 111. ,·edeva aprire quando anda"ano a tarle visita (fuel slghorl delra'ltra · se&la. Cristina durò ratlca ·a ldentlfkarll: e come mal I Granata. Nlnnl sa1>eva Inoltre che Il loro n\1>ote Illudente non voleva più an– darci a pranzo la domenica, era scomparso. ~ Ma chl te l'ha detto>. Gllel'R\\eva detto la bimba della portinttla. · e Che sciocchez– ze - disse la madre -.. non provar più a scontlcn.• In J>ortlrierla'>. e Metto lo sciar– pone > lui assicurò. e L'ultima volta ti sei raffreddato>. Posso infilare Il paltonclno ,. e Smettila. Nlnnl >. ·Egli la smise. ~fa. .un momenlo· dopo tranquillamente :lgglunse che anche la nipote della signorina Cuzmln s 1 era perduta. e Come, perduta>. Era Il bambino delle sorprest'. Affermò: e Si .sono perduti Insieme•· L'aveva detto Sandra della portinaia, forse gli zii Granata and'a~ \'nno a vedere se li loro rllpote maschio lo tenesse nascosto la vecchia. Cr\stlna el'a confusa. s'Indignò di quelle frottole che davano a bere al bambino. e Non provare più a uscir di casa> Ingiunse. Egli ave\'8. proprio visto I Granata, Il descrisse minu– tamente; ma non era uscito di ·casa, 11tava al \"etrl dt"lla cucina. e TI prolblµ:o di an– dare a prendere Il freddo In cucina » disse la madre. Il Nlnnl si rlmls~ a disegnare. Ave,•a scomblccherato In quell:lnverno tanta carta da bastare per anni di scuola. Cristina s'Inquietava vedendo li padre dar– gli grossi quaderni nuovi, uno spreco Inam– missibile col tempi che corrono. Del resto (a I suol scarabocchi anche sulla carta del dro~hlere. per(\no attraverso la stampa del glornall, gli va bene ogni cosa. A,eva co– minciato dB plccollsslmo con quel gJochl sedentari,• basta"a regalargli una matita per fl\rlo felice: si metteva In un angolo e vi restava delle ore. Tanto che, ·al guardar· lo CQSI t\SSOrto,con la !'{lanina cosi sicura, la madre a,·e,·a concepito l'Idea, pluttO$tO scon\·olgente In verità, d'aver nutrito, nel suo seno un qualche futuro artista. J\la se provava a -guidarlo, mettendogli davanti bel disegnini da copiare, non ne cava,•a altro che J)Mtlccl; si finiva magari In la– crime. L·aveva lasciato stare, era solo uno ~orblone Imbrattacarte. Delle volte lui an,, cora dice: faccio un elefante? faccio una tigre? Non Il ha mal visti, ma intraprende subito e In quattro scgnaccl' è ratto. e Guar– da, mamma•· Guardava, e non vçdeva ele– fanti né ti&"rL li · padre aveva tentato di mettergli ·1n mano riga e squadrll, Inse– gnargli l'esattc-zza, ed era stato egua.lmen– tc deluso. Pe\oò finge di riconoscere ele– fa.nli e tigri. e Lui se Il rappresenta cosi, hanno un loro modo I bambini>, CoJ gatto era tornato a ~lupirll. Per tut\? Il lempo che l'ebh4-ro. Il Nlnnl face"a gatti. riempiendone quaderni. E apparlv..a rlcono– sçlblli.sslmc>- non si capisce come. da quei pochi frt'ghl. ma è proprio Il loro gatto - bcnchè dl5egnato neanche lo guardasse. Per .~entlnala di \'Olte lo rappr~ntò di dietro: la curva della schiena. come Inarcava la groppa che si ,·edeva i;olo la cima p1;1ntuta delle orecchie, I due zampetti posteriori con · quella mossa un po' obliqua, e Il codino In aria a stendardo. Anda,·a ~mpre cosi per casa. Sotto Il codino un cerchietto, che su– bito. il NJnnl coloriva rosa col pastello. Il padre dlsst' che eri\ straordinariamente rea– llsta con quel culetto. Ma lui lo chiamava Il norelllno. Poi si mise a far pupazzi. Spiegò, una volta che Cristina 51 curva,,a a guardare: c. Sei tu, mamma.> Ne tu stupefatta. Era– no 'cerle orri:nde figure dcrorml. lunJ:he stecchite, con facce torte. un occhio liulla tempia, Il naso per tra,·erso, · la bocca ta– gliata In giù.. Ebbe vergogna al \'edi?re su quel puptrnl seni penduli a forma di sac– cheUo, cpn due enormi chicchi In ftindo. SI vede che il suo SCl')Ol'a\'e\·a colpito. er,no poppatoi. Cristina si domandò se ve– ramente avesse li petto cosl· sce$0. quel capezzoli pl'oprlo no. le venne fatto di toc– <'arselo. Ma non disse nulla. Più che altro la lmprt"SSionai'ono quelle facce scombusso: late che Il ftgUo le attrlbuh'a. La sera. nndando a rovistare tra le carte. Il padre si divertiva un mondo. «Ti r,. un po' bisbetica.> Si fece ritrarre anche lai. Ne •venne fuori un pupazzetto molto pic– colo. sbilenco. JI Nlnnl gli dl!iegnò Inva– riabilmente le scarpe aoerte In punta e molte tOPP<lper Il vesjlto. Allora Lu Cri– stina a ridere. In un batter d'oc::chlo.nel– l'angolo del foglio, aggiungeva se st('SSQ, minuscolo bambinello nudo con l'a ria di un feto. e Ma è surreaUsta •· dls.se Il pa– dre. e Sl\tà che lo sono così l ung a e socca di dentro•· ammise Cristina. Per tutto l'in– "erno Il Nlnnl non· aveva fatto che pupazzi, quasi sempre la madre. in una Infinità di esemplari sempre più scombussolati. Non la guardava. Erano stati cosi vicini In sUenzlo lun,ghl pomeriggi. per mesi. A,·eva poi dimenticato di cercare I&Cuz– mln. la Incontrò una mattina per le scale. Salirono Insieme, ma la veechla signorina, femprc cosi 11:entlle,si mostrò schl\'a. Sem- ~~av:al: ~~~pn:~ n~ s;:~lr:"!r~~~v; 0 _:~ larlnato l'atten1.lone di suo figlio. Tro,·ò che era una cma sconcertante. Rltla nife spalle - lui non ,1;! volge neppure '-'ac– corse che li disegno via vta s'arrlcchi,·a di particolari realistici. Sulla fronte. rlnquc a sei segni pa.rallell stavano a Indicare le rughe: essa aggrottava sempre. certe \'Olle se ne accor;eva spianand01tl per un mo– mento. Poi vide I pell. Con attcnzlon(', uno per uno. Nlnnl stava tracciando lungo Il mento del pupazzo. piccoli spini lhtl. LI avC\•ano anche gli altri. su ciascun foglio. Cristina s'allontanò un po' arr0.'.,;ita. Con In mente l'Elsa Cuzmin come un narciso, quell'Impressione di frt"5thezzn quasi dolorosa. si ricordò che per tullo Il tempo della guerra &ve,·a creduto d'e)o.i,ere ancora giovane. Dopo, un giorno ehe t'rano andati a prenderla, con quell'eccitazione di allora. la madre e Il marito per una vl~lta, rimessa fuori la pelliccia nucosta - una pelliccia come non se ne sarebbt"ro più trovate nè più pptute f;C)mprare - e Il cap– pe111noelegante, aveva llnJto col non ri– conoscersi. Guftrdava nello specchio di una casa estranea e per un po' credette di star guardando riflessa un'altra: una donna con una vecchia pelllccetla e un curio~ shl· lenco cappello, non fuori moda, J)('rchè al– lora non c'era moda, ma piuttosto ruorl del tempo. La faccia smunta pende,·a agli an– goli della bocca. Era lei. Ave,·a continuato a nutrire la Incongrua con"lnzione d'essere sempre uguale; succede di perslster\'I, tanto a lungo cl s'è visti giovani. s'l- abituati a se stessi, e anche se gu&rdano gli altri pm– slamo debbano trovarci Immutati. E' una convlnxlone assurda. più forte di qual.~lasl ragionamento. Quando lt" veniva a man– care, cedendo non all'evidenza ma a qual– che Incresciosa causa riflessa. Cristina era SCOn\'Olla e lnlellce. Fuor del \'elrl c'era una lumln('scenza di stagno. Due ,·olte respinse il figlio che voleva mostrarle I disegni. E l'indomani suonò la Cuzmln, e appar– ,·e aittatlsslma. Non entra\'a, ma gei;;llco– lava sulla soglia abbozzando cenni Incom– prensibili. Fini per prenderla a un braccio, trascinarla fuori, Confusa e seccata, non compréndendo che si volesse da lei. Cri– stina dovè seguire la vecchla attraver<;I) Il pianerottolo fino al suo U!lelo. E là vtdc: sull'lntonaco c·er& una scritta a freghi neri di carbone. come si vedono per i muri del vicoli. ln grosse lettere maiuscole a slam• pa. un_ po' pendenti. le1$e senza capirci: I NIPOTI FANO LAMORE. Le ennr era– no alla rovescia. le venne da ridert". Ma la Cuzmln spiegò che. secondo le Intenzioni. d9ve,·a trattarsi della sua Elsa e dello stu– dente Granala. e Santo cielo•. esclamò Cri– stina. slanciandosi a pulire col fazzoletto. Lo annerl. sl sporcò la mano. col solo rl– ~ultato di spandere Il nerume per Il muro. c'hl nel casamento aveiSe potuto usare quen·arrron10 alla vecchia slgnorinA. non riusciva a Immaginare. e E' un'Infamia ,, gridò. Entrarono In casa. Ritta nel corrj– dolo pçr non farsi udire dal bimbo, la vi– cina le conUdò che Elsa a\"eva lasclaLOsuo marito per andarsene con quel ragazzo. Diario Ull· terra la bal.za della v~te scucita di dietro. CrJsllna se ne meravl(:'llò: unA don,na tAnto ammodo e piena di decoro. che mal aveva perduto In compostezza In quegli ann i ter– ribili. Sul caposcala, senza accenna.re a vo– ler fermarsi, la Cuzmln domandò del Nlnnl. ,:là ca,·ando la chia ve dalla borsetta . c'Be– ne gnu:le >, dls.w- mec canlcanieq.te Cristi– na ...... e lel? ....,;.SI 111mt\ rlsnondere: male - la guArdò, sorrlde,·a con una 'piccola bocca tremol&.nte <11 vecchia. Ef'1\ lo ·stett..-.o sorriso con cui a,·eva accolto le lncur.loslte comzratulazlonl del casigliani quando la gto– , ane nl1>0te, da un giorno all'0iltro .senza più I libri (11 scuola 50lto Il braccio. ,·enlva In macchina con auell'uomo cah'o. e Che succede?>, chiese Cristina. e Elsa sta com– binando guai col marito>. fu la risposta. Non se l'll$petta\'a, mal erano state In tale Intimità da ttlustlflcare una conftdenz.a, era Quando rientrò nella st&nza. un poco J)frlllcla,Crlstina si diresse al tavolo e sparse I foglio strisciandovi le mani. Il Nlnnl con– linua,•a a lavorare di matita. e Do\'e sci sta Ca? ». domandò. Essa non rlsporse. A ve– ,·a vl$lO, dietro qualcuna di quelle carte, ciò di cui non s'era mal accorta, e fu una scoperta che le mou.ç) Il flato. e Sai scri– vere?>, disse 'bruscamente. Senza alzar la faccia, come trattandosi della cosa più na– turaJe del mondo. egli accennò di si. Poi, lasciato Il disegno, con una buffa bnldl)nU\ nella manuccla a gamelllno Intorno alla matita, ,·elocemente tracciò qualCOM.Scrl– ve"a a stampa. Cristina si cun•ò e, prima ancora di leggere, riconobbe le grosse maiu– scole sbH!cate. le enne alla rovescia. C'era scrltt0: LA 'GENTE FANO lAMORE. Rise con un nodo alla gola. non capiva se fosse d'emozione o se si sentisse molto Indignala. Lo fruaò, e Il bambino nvC\•a In tasca un pezzo di carbone. teca G~noBianco ~~n~ 1 i:~ 8 f~en~~a1~!!a. !p~di~ ~~s~ malgrado In tono convenzionale e subho gliene rincrebbe. La Cuzmln aveva aperto l'uscio. Passando accanto al Nlnnl. le capitò di buttar l'occhio sulle sue carte. Stava dlse– Jrnandn da un'ora. con tutti I fos;ll squa– dernali. e si rivide: era semp1,'e lei su ogni pagina. Non che potesse riconoscervi una somiglianza. ma ormai sape,·a di aver Po· l,OR1'.:SZO LOTTO: ì'1ndonn11col hamhlno (part.), S. Ca:erlna la Tiverone (Tre\'l50},

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