La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 12 - 27 giugno 19

sopra della fer ita, in modo che iJ liqu ido si raccolga poi al disotto in un'altra bacinella. È cosa utile f8ir sanguinare un poco le ferite, (quelle s'intende che danno poco sangue ) poi– cbè il 1sangue uscend o può asportare elementi disinfettanti. 1 disinfettanti. La soluz ione disinfettante che si considera più sicura è t1 sublimato. Essa de,·e essere te– nuta in recipienti di vetro o di maiolica o di terra. o di ferro smaltato. Non serve per la d·i– sin fezione dei ferri perchè ha la pr oprietà di corrodere i metalli. Si avrà cura di non im– mergere le mani con anelli: In luogo del ,sublimato µas sono serYir e alt d disinfettanti fra cui citiamo i più comuni: La soluzione di lisofomnio al 5 %; dì acido fenico al 3 %; di formalina al 3 %. Mancando un idisinfettante s:i 1·icorre al la– vaggio con l'a cqua pur a - megli o se pr im a bol• lita. Pr ote;lone della ferita . La fenita va coperta con gar za ripi egata , im– bevuta di soluzione disinfettante. Su di essa si appli ca una falda di coton e o bamb ag ia e quin– di la fasciatura. Garz a cotone, bende de\·ono essere in condi– zioni di assolut a pulizia. Sleglfo se rinchiusi in pacchetti. ] n mancanza di garza o cotone si ricon e al• l'uso di pannolini, purchè di bu cato. Il ferito duran te la medi cazi one deve essere seduto o coricato . Anche ..le piccole fenite devono esser e lav ate .compresse per chè esca del sangue e do– ve non sia possibile la fasciatura, si appli ca un piccolissimo pezzetto di garza sov·rapponend o• vi un qu adr atello o delle lister elle ,di cerotto tacendo le aderiTe bene alla pelle circo stant e. Si può r icorrere al taffetà che non dev e per ò essere dn umidito con la sa liva ma con acqua pura . Vecchie storie. Ri cord o una bizzarra e triste confe ssione di un mi o ami co: 1c Una ser at a tepida, lievement e profum ata d:i maggi o, in una gran.de città nostra. Le gr an· di arterie centrali folgor an ti di luc e. Una foJ. la var ia , fitta, gioiosa. Ad un angolo di via sentii d'un tra tto un corpo. femminile, m orbid o e profum at o. pr e– mermi. Un a ,·oce fr esca, un a sguard o suprpli· chev ole di du e gra ndi occhi azzurri m i dissero un ind to. L a bell ezza di quell a· aggraziat a figur a fem– min ile mi ,-inse . Accettai l'invit o. Ln a lu ng a cors a pei \·ecchi qu a1iie1i della citt à, una piccola porta , una scaletta stretta e sudicia e ci tr o\·a mmo ne lla cam er a della ra – gazza. Già il fiore uman o mi apparh-a in tutta la su a bellezza, a farmi dimenticare la bassez~ a del contr atto, quando udij un lamen to vicino, soffoca to. - Che è? cbieSi. - ::\:ulla ! mia madr e è di là. è amme1i<1.t3... \.1en i! n lam ento si rinno vò più fort e, poi una ·1 o:.e ro~ ~~ ~? :Emili a! J La ragazza si butt ò sul corpo marm oreo un ,1 veste ed acco rse. Racca pric ciando , la seg ·1ii. In un camerino atti guo una vecchi a era ,te– sa su di un misero lett uccio: av eva il ..-iso scar no, affilato, acceso <1alla febbr e; gli occhi affossati, le braccia scarnite abb ando nat e s,11• la coltre . - Chi è, - chiesi ? - :\lia madre! taci.. è am malata gr ave. mente. ~1a ora la \·ecchia si era quetata . La figli a Ja guardò, le r imooccò le colt ri: poi sl volse a m e, mi fissò coi grandi occhi azzurri velat i di triste zza, ed abban dona nd omisi sul petto, gu.s– surrò: Vedi.. è per questo ... - Bugie sentime nta li! - odo dire da •nHt damina elegante. - :\'o, niente affatto, signora mia, verit à a– mare, dolorosissime, dram mi terribili •i'J gni giorno. Ecco perchè, o compagne delle fabbrkhe e dei campi, quando voi lavorate ad unire le LA DIFESA DJK.UI L iVOliAT JIICI \·ostr e sorelle in ass ociaz ioni econo miche 1~ •)O· litich e che Sl pr opongono la ele va.zìone e' ;.a emancipazione della. donna pr oletaria voi nJn solo 1provved ete a dar e all a lavorairi .:e un :,a• la rio ,sufficiente ed un'orar ia ur: na.io , ma an– che la possibi lità <li non prostituire vergo – gno samen te la pr opria gr azia ed il propdo amore - i migliori tesori, od ami che mie, che la donna poss a offoire all'uomo clie ha $Celta. P. TOREI.LI. SEMPRE I NOSTRI FIGLIOLI Son JOrna ta a Yedere la scuola çomun ale 1)€r gli anormali psichici int it-0lata a Zac– caria Tr eves. La cono scete? È posta in un angolo abbastanza tra nquillo della nostra rumorosa eitlà . È formata. da una qui ndic i. na di ·locali ad un unico piano ed è circon· data da terr eno pa rte tenut-0 a cort ile , pa •· te a or to, pa rte a giardino. I bambini sonJ una cin quantina, tutti veri anormali psi– chici, cioè avent i tali disordi ni del siste m a ne rvoso da rendere necessa rio il loro ali ,a . tanamento dalle scu ole dei sani, sia p2rche ric hi edono una educazione special e, f..1:-:i. r,i.'l'– chè disturbano il buon · and am ento delh class e che li ospi ta. Ho senti to una volta di più che la fede · nel bene e il buon volere sanno ope rar e mi • raco li . Parlo solta nto di iede e d i bu on volere, giacchè la scienza dell 'ed ucazione di que -_ sto genere di bimbi disg ra siat i è ancora nella sua infanzia. Il medi co dir etto re m i di ceva che questo è un anno di espe rienza , che non si può asso lutamente parlare di ri– sultati; perciò non acce nn erò che fuggevol• mente a ciò che a me parve miracolo. Fra ncament e, la scuola visitata nei pri– mi giorni di sua vita, aveva tutta l'a ria di un riparto •cti ma nicomio. Ques ti ragazzi ne rvosi violent i, tard i di ment.e, venuti dal• la strada , dove eran stat i per molto tempo maltra ttati o derisi, for m avano una scola– resca.. impress ionante per chi unqu e non fosse stato animato da quella fede e da quel buon volere al quale ho acc enna to pio so– pra. Li ho rivedu ti ieri int enti ai loro lavo ri manuali. ai disegni, all e cure dell'orto ,: mi pal'v ero altr i. In ognuno c'era un gran– de int eres samento per i lor o lavo ri , e nel– lo sguar do la cont ent ezza di saper fare, lo intuizio ne cli pote r valere qual che cosa. ralba della di-gnitù personale.. Non è giù que sto un fatto meravig lioso? - Prima. s'eri minga bon e adess sòn bon ......-mi disse uno di essi mostran domi il dis egn o di una pera . E aveva un sorriso che comm ove va. In qu ella scuola non si premia, non si ca• stiga , star ei per dir e che non si sgrida nep· pur e. Una parol a, un gesto, un piccolo in– cari co della ma estra, previene o att enua un mal estro, un atto d'ira. ,Ciò ric hi ede da por– te dì que lle ammirabili signori ne una gran• de pad ronanza cli sè, un gran de spirito di ossen- azione, l'intui zione pr onta dello stato d'anim o tan to mut evole in quei ragazzi. E per contrast o m i si pre sent a al pen siero quel mecca ni co che sento brontolare ogni m ila che passo dall a su a bot tega (e son qua ttro volte al giorno ) contro il garzone; e gli imp roperi e le busse che toccano al po– verello che non riesce a far nulla di bene. È difficile tra ttare coi ra gazzi ! E noi ma mm e ? Facciamo l'es am e d i coscienza . Siamo lì .. tra le sig norine della Scuola Tr eYes e il meccanioo esigente e bron -tolon e. - Le signor ine!. .. eh, sì! - direte voi - son lì per qu ello; è il loro mestiere. :\oi ab– biamo ta nti fas tidi! .Son i capricci dei ra – gazzi che ci fanno scattare e ass-omig liar e certe Yolte al meccanico in questione ! E bb ene, dirò io, impariamo dalla gent e del mestier e. I nostri son figlioli normali e per ciò più facil e rie scirà a noi intu il'e tra i capri cci i bi sogni dell'animo loro: biso• gni di libel' là, di ser enità; bisogno di veder ric ::mosciuta ed apprezzata la 101·0 indh ri. dualita. Umi liamoli il me no possibil e in faccia ai compa gni, ai pa renti , ai vicini. La scena clamorosa ing enera la rib ellione nei forti; lo scoram ento che può degen erare in apatica in differenza nei debol i. Il rim · prov ero sia giu sto e dignitoso e se proprio saremo trascinat e a vie di fatto, fermiamo• ci al prim o scapaccione: il secondo non sar ebb e ch e uno sfogo nostro, il quale non av rebb e pi ù ni wite a che fare con i nf)stri dov eri ma tern i. E facciano bene non per il soldo d i man– cia o per lo spettaco lo cinema tografi co o al– tr-0, ma per la nost ra stima , per la franca e affet.tuosa nostra parola cli lode, per es– sere trattati da noi com e piccoli uomini. . È difficil e all evare i figlioli. Certo i Ma pa– zienza ! che volei.e ! Dopo tutto è un pochino an che il nostro mesti ere. A. Sùss. compl ica ta cui.:ina ~emi\ eget.a1iana rveorro no al ~i·stema o.nt1quato ma abbas tanza efficace della ess icazione al sole e der ((sotto aceto ►>. Pe r que sto ultimo sistema, che degli altri par• !eremo in ~egulto, si scorza no. i funghi si pon– gono in acqua leggern1e nte acidula d'aceto . ~i lasci ano poi :-colare, si fanno boJlire un 'alt ra volt a e si disp ong ono in va si larghi di g rè.s o di vet ro immerg t~ndoli in un 'acqua molto sa• lata ta.gliato con LP1 quarto circa di buon aceto {li Yino. . ;vra ra me dico U sistema è un po· a.nfi.qua to e prv:;s ima~nente vedr emo l'applica zione di con cetti più moderni al la con servazione del iprezioso alimento negativo che in nomencl a• t 111·0 bot ani ca notiamolo senza. mn.lig nLtà, è un m.isnoanw . cioè r.dht ore cli donn e ed in tra • dtFirin e lett f"ral.e, unise$suale, il cUsgr~iziat bt Dr a1n. I( f,(1 punta di diu mante di una perforatrice meccani ca. che scava ie viscere di un m.onte e avvicina spiril ualmPnte due pop oli st.ranieri_ vale assai pii.I - per il progresso dell a civilt à - defl'a più perf etta m,itra.glia lrice a tiro ra,. /Firlo, mi11acciosa111P11!e spi anala contr o un po. vot o vicino. come la l osca 11upilla larnpeggìa n. le di odi o di un mostro a"Vido d'i strag e appiat- lot o nell 'ombra)). A. \'TLL.J.. CORRISPONDENZE Da Asti. Il 18 corrente sì sono mes se in isciopero 20ù fiilandiere della ditta GerJ.i. :\'e! genna.io scor so, il proprietario del la fi. landa avna deciso di dimi nuire il già magro CONSIGLI PRATICI salario cielle operaie di centesim i 20 al gJor• I n~, pr?metten_do loro però che colla buona sta• gione 1 sa la.1·1sarebb ero stati riportati all'e n• ---- tità primi tiva. Ora è bene not are che, in me- Pr omeu emmo al cune no te generali sull ,1 cou- i f;:.• qu~sii s~l~ri si ag_girano da_ l h·e o,_90 a lir_e sen ·aziune delle fru tta e manten · l • - 1' ._ ... :o pe1 opeiaia e pe1 10 ore _di lavorn qu~t 1- messa n n 11 . . ,· . 1;. 1110 a JH~ diano. li che è alquanto meschmo per no11 dire· . co u ?e ete, che peto 11 1 ;::,Iustn term1- poco umanitario. Dell a cosa ven n e int eressato ~~? 1 ~? 1 ~ b~taiti caE noi:i s~re~b~··· un fr utto ma f. li segretario della Federazione naziona le art i in 1 e 1 ~ pian a.. poiche , g10,-an o, ~ar emo an-1 tessili. compag no Galli, di quale a Milan o ebbe che olt1~ la 1~o_z1~ne della C?nse rvaz.10nc, alcu• un colloquio poco conclusivo col GerJi Venuto ne •pa:·t 1 ,c_ola 1 ~ 1 ta 1 ~1 :ere,ssantL.. . . . 1 appo sitamen;te a? Asti nella sett i.man~ per a;v- Jnnanzr t_utto dn~mo che 1 funghi coshtu 1- I nare trattative d1 buon accordo, egli no n riuscì s~ono un cibo nu_tnente ,e che oltre le qualità ad ottenel' e che un aumento di pochi centesimi dill;en~;? v_olutt.u~1e_, c_ome con~ime nto,_ .cedono I 10 gio~n_aliel'.iJe per ogni opeTa ia,_sicchè le la– a_l! 0 1 ?~11s~o p 1 e~1o.s1_ele~ent~ energ1 QI e CO· vora tnc1, malgrado ogni consigli o di .calm a., st 1tut1v1 de i quali pero m1 chspen so di enu- I vollero por si in isciopel'o per obbligare il pro • n~erarne la natura chimica e fisiologi ca. Dirò I prieta:rio a mantenere le pro messe fatte nel piuttosto un~ cosa _che forse a ta1)ti duscir à gennaio, tanto 1iù che la crisi seri ca P ormai nuo.va : t he 1 fungln si possono ... colt i\·are! $,Ujper ai a. Gi1à quasi tu iti credono, per i.l fatto che solo --- -----·-- - nei boschi ·ed in certe stagion i ci è dato rin- --=-=-=-=-==~=""'=""'==;:::;;,;;; t1·accia rli , ch·e ssi sian o elementi emin entemen• te ribelli all' arte e-d alla \'Olontà del coltir a– tore . Error e! Ad Arg enteuil (Franc ia) nella Senna : ne_lla Oise in certe _lunghe cantin e e mag ari ll1 pieno inverno si ottien e una produzion e non indifferente; si s~mina in casse di legno pro– fond e ?5-30 centim etri contenenti ten a fine e c::trarne d i animale bagnato di soluzione di ni– trn il coside tto li.ian co di f uny n : il bicrnco di fung 0 o mic elio è la pa rte soti e!'ra.nea che co• me una grand e rete di cordoni si H ill1ppa e produce ne i terre ni di fung aia; non è diffic' le procurar selo e del resto ,·iene anch e Yendut o cla ditte comme•·cia li. In un pe riodo di temp o che varia da sei setti man e a tre me.si in ques te cantine oscur e umid e e di temperatura normale si otten gono num erosi e belliss imi funghi specie delle qua• lità Agoricu s edulis e cam,pestr is. Alcun e cave che ne lla Sciampag na sen-ir ono di tr incera• mento ai ted eschi dopo la riti rata dalla ~vlarn a nella presen te guerra ,erano sta te precedente– ment e ed app ar ent emente coc::truite per la col• tivazione di que ~to fungo e non, come c:,i dis• se, per l'e str azione di min erali dei qua li la. reg ione è po,·er iss ima ; in esc::e i tedeschi tro\·a. rono rifugio. dif esa e.. nutrimento. Il fungo chi, non lo ~a? c::,ipu ò conse1·Yare a lung o : le masrnie g-enoYesi per le qua li il fun go è l'otti mo dei con dim enti de lla loro Preglùamo vivamente le nostre lettrici di mandarci notizi e intorno alle lotte OJ )era.ie che si svolgono nei singoli centri, e sull'opera di assistenza che O1.rni comune compie in questo periodo (li dolor e. Pel' qnanta irre golarità potrà subir e il nostr o giornal e dato l'ec– rezionale momento, esso conti– nuerà le sue pubblicazioni e clùede pel'ciò aucortt e sempr e la solida– ' rietit delle compagne e di . quanti hauno a cuore la propaganda t'em- miniì e. RIGAM UNTI GIU!ÌEPPK , p,_..._ "Np. .:dltriee dell ll Soclet& • A~ A.N:l'I I , VOCI DALLE OFFICINE E DAI CAMPI (;ora Lucia, Sfj di una famiglia di sucialisli olibienti thP, a cu9i;a e cameriera e bonne e pago questi SWJi dipendenti c9n sal ar i che senza esagerazione, posso ddomare di fame. E sociadsta tutto que• ;fo? Ed ;, Cf)rr,,patiMle che questa fami(Jlia rimon– (Ja nel pa r tito? Ti sarò rMfto (J rata SP mi rl • i poruterai. L. M. Cora Compagna, Indu1biatr,Mt6 lu rw, 1·1igi~M ~ I~r,rrsone di r:ui mi parli non agisr:ono da wcia1isli e non dovrebbero rimanere nel partito. Devono essere ,u quelle venute al socialismo con.. la testa e non col cuore. Non voglio con questo dire che 110 socialic;ta abbia il dovere di non fare una \ita l'ornoda e... signorile ~P i mezzi suoi glielo pE:rmettono. La facda pure, ma MJJl a prez zo di tirchierie, di piccole viltà, di ingi11stitie ver– <../J per,:one che in teoria proclama suoi uguali. Ti confesso che io mi sento in un 'ambiente ~o. dali!;ta unir:a.mente nelle case in cui, pPT B!'ir•m. pirJ, le donne cli servizio sono trattate con quel rispetth, quell'amorevolezza, quella deferen za che meritano, anche roi loro difetti. So che per ec;erapio adf'SSO vi sono molte per. sone che abusano <1ella crisi per diminuire lo stipendio alle donne di servizio, sapendo Chf>ve ne .::ono su l mer cato centinaia e centinaia che si offrono, pur di trovare lavoro, a un pre zzo infimo P degradante. Affufficio di collocamento una bonne che CO· no,c;.cepa recchie lingue, raccontava di essersi presentata in una famiglia signorile e d'aver avuto proposte, che l'avrebbero, semplicemen• te. obbligata a pati r la fame. E mi auguro in nessuna fam iglia di compagni abbienti, succe– da, come tu ~crivi, in quella che conosci tu. So di donne di servi zio che si sono offer te per sette, otto l1tre al mese per servi zi faticosi , pur di guadag n are qualc he cosa . Ora si CaJJJl– sce che v-i c;iano delle donne che si offrono an– che a prezzi di fame, pur di ma ngiare, o male o bene, ma non si capisce , come ci sia dellà gente che abusa dell'esu beran te offert a dì la– vnro, per degrada rlo, per romp ere quelle con• suetudini di vJta civile, ottenute a prezzo Qi t;Jnte lotte e per cui il lavoro an che più umil e er-a !-ita.lrJinnalzato ad una maggio re dig nitù. Che qnesto av, enga è dolo roso . se avve n i!.se in famiglie di Mrnpa.gnisnrebb~ d0lorosit..,imo. Da.i (:ompagni, certo, noi esigiamu nella vHa una linea di condotta che li metta, almeno n ei limiti del possibile, in coerenza, con le loro teorie. Lo sfruttamento, into1Jerabile sempr e, i! odiosCJ in una casa socialista. Le con-dizioni f-iOciali d'oggi r1on permettono <l'tlimina r lo e la.nte volte, pngando, per esempio un 'operai a, ci shnno <forr1,1ndntc a noi stesse: Comr p11ò vi\'ere, decenteme n te, con que l chr g11adagna? .:\la purtroppo, siccome noi tutti che lavo ria· mo, sinmo nrlla nostra gran de magg iora nza, degli sfruttaW, abbiamo dovuto soffocare il sen– so di disagio e di -pietà, di fronte alln. persona che.. noi pure pag::n·ano male. E neppure uria. persona ricca, può, ogg i, pf'n<;are di f'&sere verame n te giusta, se no n aC· r·ettando. deliberatamente, la rovina a breve scadenza. Ma nfJn rovinarsi, non vuol dire commette – re quelle tirchierie che veramente sono um i• Jianti, che sollevano il livello del decoro umano . L'avarizia, credilo, ,. un a inaTattia. È fru tto di una cattiva organizzazione cerebrale. In fondo H ric<'o avaro dà ·più assai di quello che lesina. Le::,ina poche lire e ::iperp era il suo liuon no – me, r.isparn1ia qualc he cent esimo e diminuisce in tutti, anc he se è una person a di ra lor e, la sua sti ma. Per conto mio poic hè vedo n e\Ia vita molto al di là. degli jnter essf materi ali, dico elle P un pe.::~imo calco lato re. 11.1. quand o la ma latti a dell'avari zia c'è ne l ~angue, compagna car a, è difficile srad icuda. .\d ogni mo do iutta la campagna ·.ocialista è intesa a levar ques ta piaga come moltissime ·al– tre da lla isocietà. Qua ndo l'axarizia non !:iarà più poss ibile? Qu11.ndo i la\'O1'9.ÌOl'i [Ol'Li. Set'Bfli, Ol'g!llliZZ9.ti e consci della loro forza., i!!npo1Tanno le condizio– ni di lavfJro, allora lo sfruttame.n te ignobi le 110n e~isterà più, 11è su piccola nè ~u grande <4Cala. LUCIA. Cara. Lucia, Assi dva lettrice della Difesa, seauo con vivo in teressr> la sua pro payanda, che arr eca brne– (iri non irvli fl r>r r•nli. lo purr mi r ivoloo alla cor• teM' Lucia. JJrr r hiederr alcun-i schiarim enti. Ovali Rmto i doveri e al'im peani, chP si assu– m" una à'onna, che entr a a far portP della aranrle fami (Jlia sociafistrl? CrJfltf>rleve fare ppr ribell arsi ai prin ci pii re– ligiosi df'l lrl fami olio sPnza man car e ad essa di rispPtto? c:.;aroi cosi {JentilP d'acconten tarmi? Oevi consi dera re che in questo paese il r i– svealio incomi ncia app ena e la maaa ioran:a dellP donne, è schiava del pre te. Aff ett uosi salut i da una comp aana di C I'ITADELLA. Cara compa(Jrta, Tu mi fai delle domande trop po gen eric he, iperchè io pos~a da r.e delle rispo.ste rpTecise. Inco mjncio tuttavia col r allegr anni con te che ti prepa ri con serietà d'intenti ad 1scri\ ·erti fr a i m ilit i della nostr a idea. Qual i :-.0no i do\'eri e gli 'i.mpegai cl,~ 1c~-1 impone? Olt re che a pren der e part e al !?. dta di la 1 tito, dando il piccolo contribu v:> •11 i 1~narn, \'i è il do\'e l'e di CM'ffond ere la sta. nr. o. n0stra, dì racc ogliere in torn o a noi n 1,Jvi prJ ~ it,ti, Cli far propagnn da ogni mome nl o in cui si f rf'sta l'oc– ca.:sione. Certa. mente costa fatica il ribe llar si alle ~1bi– tudini della fam iglia e già in qu esta ru bri ca si so11O sostenut@discussioni sui tanti casi che µosso no capita re, ù 1 cui è in giu oco la coeren– za. <lei pri ncipii e l'amo re pei ge nitori e pe r la fam iglia. l: na co~I la gnn. di Bot"gonovo Val Ticion e, mi scr ive\'a. giorn i son o esp1·imendomd 1a. sua w d– d isfaz ione per aver as coltato il mi o con siglio di atten dere a sposare il propri o fidanzat o, allor– chè i genit ori fossero convinti che essi non vo– levano subire la benedizione del pr ete. Così fu in fat ti : un po' dii cos tanza, gi acc hè i due inn amorati era no giova ni, valse a con ci– liare il rispQtto dei gen itori con un att o di ca• rattere che nei piccoli pae si, riesc e di otti mo esempio. Nel caso tuo non so bene •di che si tratt i : questa l~tta c?ntr o_la pro pria fami glia h a mil– le aspe tt i. No i n.bbia mo però sempre sos tenut o che co~ la bontà e la costa nza si ries ce a vin• cere gh ost acoli più gravi. E tu che viv i in m ezt..o a donn e lontane an. cora. da lla nost ra idea., pr eparati leggend o e s~ud iando per qu ant o puoi ad ec::ser e il centro eh propagan da. fr a di esse. . P ~ssat~ que st' ora torbida di dolori e di pa.s– ~\~~~: n oi avr em o un grande lavoro d a com. LUCfA.

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