La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 24 - 20 dicembre

La nave della c rità Le signore òi Am erica non Yogliono che 1 bimbi dei pe.esi belligeranti d·Europa ab– bi ano un triste Natale. La guerra ha scon– volto , distrutlo milioni d i famiglie, ha get– tato profughi per il mondo, molli che ave– van o semp re aYuto la gioia di una casa, ha fasciato di nero l'anima d'innumer evoli donne, ha piegato verso la tomba in nume– revoli \·ecchi; la guerra riempie di sè, di tu t.to il suo orrore, milioni di creature umane e fa che. pe r esse, tutta la vita si concentri nel presente, distruggendo il pas– sato che pa re un sogno, rendendo vano l'av– venire che sembra uno scherno. ln questa distruzion e di famiglie, di affetti, di pro– ponimenti, per i bimbi non vi pos sono es– sere sorrisi, nè carezze, nè canzoni che li cullino, fiab e che li facciano sognare; non \"i è più, per moltissimi, nepp ur e la Casa, il pane, il !alte. Le signo re di .-\mer ica hanno detto ai lo- 1-0 bimbi: " I ,-ostri piccoli fratelli di Europa, an– che nel giorno di :\'atale, qua nd o voi stac– cherete i doni scintillanti dall·albero, non si accorgeranno che è festa 1 o se ne accor– geranno per soffrire di più. Staranno tra la mamma e le sorell e ,·estite di nero, guanda n– doli piangere o piangendo anch' essi, do– mandando -perché non torna il babbo e non porta rallegria e tutte le buone cose che li face,-ano lieti. Bam bini, mandate ai vostri pie.coli fratelli d'Eu ropa ciò che il lor o babbo non porterà questo K alale e for– se mai più 1,_ E i bimbi d'America hanno mandato mi– lioni di balocchi. Quand o u la na\·e della carità )) che re– caYa il primo carico gentile è entrala nel porto di Plymouth, scortata dall e navi ch e era no andate ad incontrarla, la folla che l'aspettava l'ha salutata e applaudita con più grande e commosso entusias mo che se avesse recato cotone. garza, barelle per i feriti, oggetti di lana per i combattenti. L·atto di paternità ,-erso i soldati, che so– no pure suoi figli. non ra\·rebbe commos– sa come l'atto di affetto per i suoi pi ccini, il sorriso arrecato attra\·erso il mare a tanti innocenti che soffrono di cause che non co– noscono. L'a nima della folle rispecchia, ingran – dendola nelle sue ,irtù e ne' suo i difetti, I anima degl'indiYidui. Quasi tutti gli uo – mini sentono il fascino d ella infanzia: mol– ti che non conoscono paura, nè pietà di– ventano deboli al lamento di un bimbo, ai suo sguardo supplichernle o impaurito e trovano per lui parole e tenere;,~e materne . Forse è vero l'episoaio di quel parrìcida, condannato a vilà, che, nel carcere aveva })reso ad amare appassionatamente il fi– l!'lioletto del direttore. Pareva che la virtù, la potenza di amare si fosse destata in lui solo pe r queffessere fragile che non lo fug– giva e thiede\·a di esse re dh·ertito e protet– to. Per lui. il forzato piegava l'intelligenza e le mani a lavori gentili, cerca\·a nella me• moria. le can zoni e: i ziuochi de' suoi anni innoc-E-nt:. din~nta,·a mansueto e buono. Un giorno \·ide il bimbo affacciarsi ad un bal– cone che stav a per precipitare. Yolle trat– tenerlo con un gesto, con un grido: il bim – bo non comprendendo. si. faceva avanti e 1 balcone ,·inclinava. Soldati e carcerati raccrJHl nd cortile a,·e\·ano espre:::sioni di r,rrore. \-i era sotto il balcone un'impalca– ~ura. il iarri~ida vi si ~lanciò di un balzo e, cariatide vivente, sorre sse il balcone sul d,J,.._..;o p1ezato. Le sue ossa scricchiolavano, 11 vi~o diw~niva paonazzo, le vene si gon– fiavano; pochi istanti poteva durar~ lo sfor– w sovrumano, ma quei pochi istanti ha– starono al2'1i accorsi fJE:rstrappare di l', il bimbo. Il -forzato i era rotta la spina dor– sale. ma il piccinù che gli aveva illumirni– ta la r,ri7irme e Ja \·ita poteva ffJlJpg7iaN'., corrr:r,-, f!rJ<J~reil sole. Anche la folla e macchiata di violenze_ e di ddittù, r:[>pure ama l'infanzia e la cùn· :-;idr~rabacra. For~e questo arnùrc è il ~Jgno d1•lla bonta che: non è rw.1.l c0mplc:tamr·nt(• rnvrta. P <11 ciò chr~ ~arf:'bbt:ro J'individuo e la umar1 la. st: \·ive~serù in altre r:ondizioni F<Jr,;e la folla che applaudiva " la nave: dr!! la r,1:-ita ,, an~va af>plaud1t/J I distorsi dr.!1 n:in1~tr1 inn,,;.rgianti alla i:ru,•rra, anwa _ar: c:ùrnf1a~mato i soldati alla part.enza.; ,:ra qu,·lla t,•~sa eh~ imbandifra Ir• sue e1ttà s, ,criun7r r1ntizia di m:Jlti mori.i. di molla ru– nna nr-mira. r·h,~ e•Jn i suoi ùdli e i suo! ~tolti Cl nc(·'li di ;runrJezza, pr,•para qu,;1 d<•litt1 immani eh<~ ~i chiamarVJ g11r,rr,·. E:-,· --iaha la sua riarlf'.! d1 re.-;r1on~abillt;1 in que– .:ta térribile ora; tanti bimbi son,J orfanL fJ{;rche anch'essa l'ha voluto e qur-<;to Xa tale di sanf!lle. che le si;;norr• d'.A.rnr:rlf'.<t tentanrJ :1vano di allietare, è an 1 ·he opr~ra loro. Ah ae la folla ch 0 ha applauditi, e ap- LA Dll•'E8A DELLE LAVURATHICI plaudirà dovunque approda una nave ca– rica- di doni, sent isse la terribile contra– dizione del su o atto: a Plymouth si è en– tusiasmata, ha pianto perchè i bimbi d'A– merica hanno mandato ba locchi a que lli di Europa: ha visto col cuore l'esercito gen– tile, biondo e roseo cne d'oltr e l'Ocea no sa lutava l'alt ro esercito disseminato per le citlù rovinat e della lilrancia 1 del Belgio, del– la Galizia, della P oloni« e per lutti i lu o– ghi su cui è passata la gue rra ; si è com– piaciuta di qnesla intei·nazionalilà infa nti – le. Ma domani, nelle case , nelle scuole, continuerà su i pi ccoli l'opera infame. Par – lerà di popQli rivali fra loro, di popo li che debbono con qui sta re la grandezza e la glo– ria, coltiverà il culto della forza e della ,·iolenza, e quell i cho oggi , senza conose-.:r– si si armano, fr a dieci anni, ancora senza c,moscers i, si sentiranno nemici. Potes sero i bimbi di oggi, le viUime più doloros e della guerra, cresce re con un 1 ani– ma div ersa da quella di ieri, div en ire urna~ nità purificata dal dolor e; potessero ra c– contare, come il segno di una ba rbarie fi– nita, questo lutto rnsto, ste rminato, causa– lo da una follia che voleva chiamars i ci,il– tà e dire con orgoglio : 1c Noi abbiamo se,1tnaLa la fine ! ,i MARIA Go1.1. Apropoiito dei [anidiiitruzione femminile Se la u Difesa n ap re un a rubric a per ac– co~Ue.re i pareri delle lavoratrki rigua rdo i 11 Corsi di edu_cazìone socialista pe r le I donne i, nù permetto esporre il mio pens iero modest o. Trovo gi·usto e bene inteso il concetto dell a f'Ompagua ì\Ialnati di int eressa.re le donn e d.el popolo con j fatti pratici della v.ita e trarre da essi la chiara pl'opaga nda, most ran– do a ~1ueste donne H contrasto stri dende del– l'attuale società e hl modo come noi, sot:m~ liste, risolviamo, colpendo il ma.le alle radi,ci, tutte le vergogne e le forme cLl schiavitù che oggi gravano sulla donna e sulla famiglia pro– letaria. .<\!Iledonne del popolo, manca il tempo pei· istruirsi mentre il triste 1atto aetla g.iornata, corre di \·oce, in voce, lo appre:niclono, forse, mentre lavorano. Ill ustrare questi fatti dal ·nost ro punto di visi.a. e trarne gli inseg nament i necessar,i ec– co il buon compito della propaganda spicc io– la, utile, che rischiaira la mente della tlavo– ratrice, lé fa capire e risolvere al bene qua nto il cuore intu .1va. !\ella conve rsazione quasi famig liare, la donna operaia azzarderà espdmere il suo pen– siero: troverà l'eclucatiice colta che Hlumi – nerà ·quanto per lei è oscuro nel campo del !:iOCiaLismo. Natalenella storia deipopoli Chi di noi non ripensa in questi giorni, a.i t.empi lonta ni della nostr a inf anzia, quando ri tti davanti al pTesepio vedevamo muoversi con l'occhio <lella fant ru-ia le figurine di caria pesta spa rse tr-.1 U verde del ll'l.Uscltio, in uno sfondo misterioso e sllicro di temp i Jontani ? Bella leggenda quella del piccolo Gesù che nasce in una staillal E dire e.be noi la voglin– mo distruggere! Distruggere? no, come verità assoluta no n possiamo accet ia r~a.,m a. come lcggion:da la. po– n.iamo accanto a tant'altre atte a.cl allietare lo spii-ilo e a ravviva. re il pa.ssa:t.o. Comunque non siam o noi .a distruggere: è la sto ria E il lavorio paziente di chi va alla ri cerca del passato, di Qhi fruga nei ricor.cU di tutte le epocl1e, stab ili sce confronti e svela mi ste 1i. Ebbene: anche il Yalale, la festa che no i consideriamo come legata soltanto alla storia di Cristo, Jo nitroviamo giù giù nelle più re– mote epoche .della vita umana. 11 Natale conispondente difatti all'inizio del– la stagione d'inverno. Gli amtichi videro in quel ·punto la nascita del sole, l'epoca in cui la giorna.ia incomincita aJC1 al lungars1 . È noto come le p1·ime religioni lllll.comincino col culto del sole. Che cosa difa.tt.i poteva. es– se.rvri.di più benefico per le prime genti, che il grande asLro che manda luce e calore? Esse i:ntuirono che il di 18. veniva la v,ita, e in con– trapposto aJUe d'orze malva,gi-e della rnatura 1 ch'essi divinizzarono pure, a.dorarono il mal.\'– gio re degli ast ri. Ma il culto del sole si ricollega tosto a quel• lo del fuoco . La scoperta del fuoco deve ave ?· av,uto una grande impo-.diaJlZa nella umanità L'uomo che non pote, ·a. uscire dalle cave rn e· senz 'a rmi per difendersi contro le belve, tro v2 l'alleato !Del fuoco che le fa fuggire atte rri te. Il fuoco eleva i suoi metodi d1 vita; gli dà cibo migliore. gli dà modo di difendersi dai rigori ciel freddo. Il fuoco è dunque uJ1a forza benefica. Gli ,antichi intuir ono pure quel fenomeno da poco affermato dalla scien za per cui i r aggi del sole si accumulano nelle mate r ie combu– stibili e quest.o fe11omeno vollero fissa ,re in una ce1imonia. Come ottenevano essi il fuoco? Chi ci pense– rebbe ora? Eppure è facil e compren 1d 1 eire com" in quei lontani tempi l'oper az ione per produ r– re il fuoco, dove sse avere importanza. Secon– do dice il .li alverl, si usava, a tal uopo, uno strument o composto di due bastoni in– croc iati che venivan10 flssat.i alle quattro e– stremità. ?\el punto d·i congiu nzion e ,·i era una piccola cavità nella quale s'incu neav a un pez– zo di legno forma di cono, il quale poteva gil·are per mezzo di una correggia. Lo sfregamento di questo cono nella cavità pro.duce.va la scintilla. :\Ia percl1è questa non si spegnesse si poneva attorno della paglia, il fuoco veniva alimentato da una sostanza grassa di cui si cospal'geva il mate1iale com– bust ibile, ed anch e :eia un liquore spiiitoso che vi si versava.. EMILIA C.umELARI. , Questa operaz ione ebbe l'onore cle:l rito e ---- ~ -...-=:L,____ LOTTEE DIFESADEL LAVORO DISOCCUPAZIONE EMISERIA Questa rubrica dest inata alle lott e feconde del larorn, apr·e la sua tri ste parentes i i11 quella più triste della cil'illà moderna. :fon più la crnnaca degli scioperi e delle con qui– ste Droletarie , ma dobbiamo qui denu nciare la d-,soccupaz ione e la miseria che trarag lia il proletariato . 1113 cliccmlJre in tutta llalia ,i fece sentire l'eco di questi dolori, chè la borghesia fa orecchio da mercante , ed il go– Yerno parla dei sup remi int eressi da dife n– dere inneggiando al la concor dia naziona le! Concordia nazionale? Forse per app res tar – ci alla guerra? .\la sì, ma sì! Quando il pro– leta riato ha fame può bened_ire la gue rra pur di usci re da una situazio ne disperan te, come colui che si getta a capofitto nel ca– nale per far tace1·e i crampi de llo stomaco. .\la chi sa se un'altra via ques to pro leta rio non lo oossa trova re ? Ci pe11sino le class• diri gcnt i se non vo– gliono complicaziono interne, ci pensino i patrioti se rnrnmente amano la patria. Si va dir·endo che J;i di sor:cupa z'o11c 11011 sia cosi gra nd e cr,mi, ,i crrdrva: le fornitu1c. militari clic si orenaran,, fr bhrilmrnt e hanno copeMa moltt -màno d'opern speciLJlmrnle femminile .. \ q1J('~to pn1posito vorremmo rc– derr~ qual(• orH·rn di ~frullarn<·nU) si comp ie•: r;on 35 <·<·nlef)imi p<•r una. carni<·ia, le nost,·r povere donne dernno hrn s~ohbarr in ca po a s,•ra, rnr11tre \'orrn nmo <·onov·rrc i guada.– q-ni rJri fornito ri : rna eoinc s:1pcu· quest'u l– timi? FenfJmeno an('hr, cp,cst,, di patriotti– i.,mrJ dir per fant':11mi !Ja ingoiato milion i pr·r lasr·iare, come si di<·f~, i n~a 1 1azzini spf'f,r– vic.,ti! E il patrio governo Jn favc,rito qut t,, sfr11tlarnr-ntr, sospPn,knrlr, l'npplir·az;one 1 d, Ila lr~Q"gc sul lawJro drllr donn<' ,. d,·i fan– rdli ar-crf!V:rndo così Ja disr,r·r:upazione! .\la sr· nelle ,,ittit la mano d'opera. i· slatn 11nno' icssorbita dai oreparati,i militari, no11 ,. <·oc..i nrllr- campagne ove è il maggior c·on– tin!'.!entP di emigrazione rimpatriala. Qursti ernigranfi so11<1 stati <·hiarrHtli a nn– tifi<:arsi dai singoli Cornuni 1 ma, ahimi •! r ssi :1 tull'oggi non hanno avuto nè sus.si <li r hcn pcJdii lavori 1 I Cr,m1Jni che chiPdono mutui secon rln il d•,-ret, ,-J,, 11,,,ft,,a dispo~izione 100 milioni, si vedono intralci ata la str ada in mille for– mal ità buro crati che atle a tergiversare. D'altra part e se le amministrazion i nostre volessero imporre tasse nuove per colpir e i ricchi come gi ust izia Yorrebbe , si trovereb– hero contro le leggi dello Staio che ne or– dinerebb ero tosto lo scioglim ento. L'opera dei Comuni è dunque insuffic iente. Nè possiamo acq uelarri clellc inizialirn della beneficenza. In ogni centro si fanno feste e festicciol e pro · di socc upati. Beali co– loro che si posso no direrlin• in que st' ora tra – gica; ma noi non poss iamo sodd isfarci alla um iliazione della beneficenza che non risolrn nulla o ben poco .... E lo Stato che del'e nrovvctle re dando la– voro. Le parole dei nostri clcputati alla Ca– mera hanno ricordato questo allo dorerc. ,\la sa ranno esse ascoltale? Ahimè! la Ca– mera ha votato la firlucia nel go,·er no il qua, le non è pu nto pr <'occupato da tali mal in– conie e ha bocciat o a grande magqiornnza la mozione )Jodigliani la qua le chiedern che le spese mil ik1.ri fo,scrn arlossate al!c classi ricche. Si tratta rii un miliai do e 123 milioni c1; sprse .straordinarie: in tr e mesi per :a pre– paraz,onr gurrre,ra. c-hC' .,i .c;<mo p11rr trovai i rn confront o a tO0 mi lioni rofnti ... r non dal.i per la rlisocc 11pazione. E noi .9i ha il <·orag-giodi fnr(' anpl'llo nll a ,·,J1rordia na:,im1alr! r·ostum ale::a ,, '!1lfJ1'ttfr r.\islo1H1 a11r-h,· s<'11• za relir1io11,·; .-u1lo oli sr-forrl1i f' (Jl'ip(Jcriti JJf1.,– sono asserirt~ il co11trario. l'ostu,molr::o ,. mo– r alr• S01W l'PSpTf'S,\Ì(Jfll' rlf'i prinri71i rl/P Tf'(j(J– la ,u) t ra11porli rfryli 11o;nit1i /rn lùm. La r,•. li(Jio11r' rf'(/Ol(I i m111wrli dr•(Jli 1trJ11Ii11i crn, l'PUlP :,011rr11111alurail•: .\l o rom" la reliaim1, r:ost anche L co,1cett, sullo morali·, nasrono rlalle condi:irmi sociali dP(Jli u01nini. ]t can- 11·'110/r•r·(Jn.-.;ir/Prn r11oroif, l'rutlropolo(Jia; -il $i– (Jftt1fft /P11'fole rlt·l ntPflio c1•0 la. schirwilù ,, il i-nx:wfltHJ(lio. A U11111f'11(r Morali' appar,, (I[ rr1- 111lofis((L 111otlnno il lol'on, .rnlrtrialo, fo ,\/rut– totn Pnf11dr•llr• tlnm11, r· {fl rft,moraliz:.o:..;011<' <fri /111,,·i11lli uJl frworo r/r•lfr {rihhriche. (Hlflllrn qrrulrt:ir,11i di .~r,,·ir•td, adu11q111, ,, q11,1/fr(J dirr•rsi c011N/fi fii 111ora{P mo in n<'.<:– .wn1, (l()111irw il più allo. LrJ sta to moralP 7)i1i r,fµ1·r1trJ 1; (J11f'llf) nel r,ualP (Ili 1wrni11i stannn di /rrmt" uno all'ollrrJ 11Pllr- slP.Sse ,·oruli:io11i di lihr-rlo Nl NJUaqlian:r t. passò nehle religioni riveM'ita .cli simboli. ~i capisce come il fuoco fosse cons1der~io come 11 figlio del Sole, prodotto nella cavità de1 Je- gn~dp:~~~e~~~elJ~~ ~;-iva questo rito secon~ do uno stu dioso d.i ~tori~L delle re,ligio W : E. Ilurnouf: . H ~erondo il rito \'fdiro si celebra va ogm anno la nascita di Agni (fuoco) nel solsti zio– d'inverno. que.sta data era annunziata astro– nomicamente dall 'a pparizion e d'una ste.lla nel firma.mento. App ena ricomp a..r.~a la ;:;lella, i preti am,:iu~– ciavano In. buona novella al popolo e lo m.v1- la\"a no alla comm einorazione ftllegorica della scopet1.a del fuoco . 11 fuoco è allora acceso soµ ra un montice.Jilo pei- mezzo dello ·sfregamento dello Svaes tik!' (stru mento che produce il fuoco ) 1c O Ag:m, dice un inno ved ico, fuoco sacro, fuoco puri fi– catore, tu che dormi nel legno, che ti elevi in fiamme lucen ti, tu se i la scintilla divina nascosta 'in ogni cosa e l'anima .glorio~a del sole! Quando la prima sci11itilla sfolgora nella cavità in cui risiOO-e la divina. May a, è lana– tività. Questa. scintiJla vivente si chiamaa. il pargolo. Il \'11da relebrn. in inni di una deli– ziosa poesia la. nascita della (I fr agile e divi– na creatura c-he a.pparn )). l pr eti depongono questo 11aruolo sulla paglia che s' infiamma. Vicino ad esso e port ata la vacca. che forni il lnu-ro e l'as ino che ha portato sul doriSO il Soma (liquo re spiritoso) che debbono servire ad alimentarlo. Davnnti ad esso è il prete con in rnn.no un piccolo ventag lio orientale a. for– ma di bandie.l'a, che eg,li agita per attivare questa vita che minaccia di spegnarsi. Esso è quindi pol'tato su .dei rc.1.rni ammassati sul~ l'illtare e là. un prete ,e r~o su di esso il liquore spiritoso. Cn altro gli dà l'u nzione spanden– do su di e!-SO il bu1,1·0d-el santo sac rificio . Da questo momento Agni prende il nome di Unto (akta ) in g1·eco Chnist.nos (Cristo ). Dal focolare, cosi nlimentato sorge la fiam– ma da.i bei rifle ~~i, In.. cui ascensione al cielo avv iene in una nube di fumo : così il fu oco ,-a a. raggiungere il padre celeste, che Jo ha jnviato per la salute <lel mondo n. Che cosa è dunque la leggenda dell a na – scita di Cristo nella ca.panna di Betle.Tflme e quella d·e:lla morie e deff.n..scensione ~e non la ricostruzione cl i que st'a ltr a Jeggend:1 1 pi ù antica, rivesliia di sim boli con significa.io più umano e più vasto? 2' 1 on ci sono difatt. i tutti gli elerne:niti di a.nalogia? E percliè nel l'iLo cristiano il figli o· cU Dio si chiamere bl~ _anche .--\g11ellodivjno, se non se ne vedes~e la deJ"iyazione in A.gni che sign ifica fuoco? Kon è forse il sole il generatore parago na– bile :il Paflre, me ntre il fuoco, il gene rato è pa r~on abile al figilio'! E non è forse il soffio, lo Spiri'lo Santo che comu nica il gene rato r e col generato attraverso gli spazi per mezzo del seno (oavità) o,·e è 1·ip1·oùolta la. scint i1la't Troppo lungo snrehbe lo .\:ot.abilire quet;.te a– nalogie ma noi dobbiamo vedere invece come p1ima ancora che neUa religion e cristiana queste leggende e questo cuilto fossero passate in altre. :\"ella. re Ligio11e ili Budda anteriore di 20 secoli da qu ella di Cri~to, si hanno gli stes– si simboli. Anche Bud cia. è figho di una Ver – gine , Maya che è considera.t.n, rolei che ~ - m sa h'atore al mondo; a.i1che il giovane ilio de• g,lii EgizL Oro, ha per madre la Vergine l side– che dev e pur essa fuggi,re a1la st flage degH innocenti come Ma.ria. di ~ aza.ret . :.VIa tornando :illa fe~ta, del Xatale. la ri– tro\'iamo in Roma nell a 1-cligione pagana: a.i1. che là ogni anno il 25 dicembre !:>i celebrava la natività. In tutto l'Jmpero, la confraternita di Bacco portava in proc e~.:;ione J'jmmagine di Dio neonato, nella culla; così come la confra – ternita d' Iside, portava l'immagine di Oro. E tutta dunque una concatenazion e di ritt di ctli i simboli non camb'imno che i nomi. mentre a.5smnono un significato più astratto. u E con i 1-esti sfigurati e s.natu ratì d'imagini an tiche e di illusioni grossolane che ci rap– i rese11ta l'astratto» . Così Anato .Je France, if grande scritto re franceso. La parola Dio, a parte i concetti filosofi ,1111ihuiìigli, non può significa r e :in ultin1a analisi che ciò che e~primeva nel sens o ori– ginale, cioè la sua r:i.cl1ce deva il lucente. i! SOlle. :'Ila 1·itol'llando a. 11oì dopo questa. · hreve cor– sa nei lont ani socoli d!el passato, e dom.a.ndiia– moci : - Hanno ragione coloro chE: ci incol– pano, <li t.og- Jiere ogni bellezza. alla , ita, di– stl·uf_"ge11clo le rosee Hsti cli questi ~imboli ? Siamo C'iol•, qoi che non cre diamo alla an– t,mticità cl.ella leggenda c1i<::.tiana.dellla Verg,i– ne, del dio neonato, piU infelici dì chj ci crede? In verità non ci par e. Xoi possiamo guar– da.re senza disoreg.io a. qu este leggenr le e po.e:. ~iruno comprenderne il \·alore morale, ma )P nostre socldi-:fazioni rnorali non vogliamo c:iliederle a vane. illusioni c·he ci obblighereb– bero a chiudere i lih1i e n ~f11g-fdre la ricerca del \·ero! ~o: noi elle pur sentiamo dei bisogni su – periori, ne troviamo il loro soddisfacimento n~lla nost ra n~p~Pazi?ne ad una socie tà più g111~t3, che snpp1a '11ffondere a tn lti i ~ 1101 conforti rnateria.li e morali, G. H. AL DI LA DEL CONFINE L ;i c·ornpag11a rus~a. .\l e~sn11d1·a I\olonta.\ a.uti_-ice di no~e~'oli stritt.i sul movirnento .~– C'1é1 l1 .. ta femmrnile, i_>. ~tata espulsa. dalla Svc– z]:t pei_- de~li . a~·ticoli i.:~ritti nell'organo dei (,10\ tin1 !--O<·i:ll1st1 svedesi e pCJ· una conferen– za teuuta alle ~lonne di Stoccolma. Fu accu– c.·1t~ d.i .u anti1111litari-:-.ìllo n, arrestata col pro– pos1t-0, d1 e... ~.ere rnamdata alla frontiera russa. Solo l energica protesta deTin. compa gna Ko – l~nt::i-y Jl'1ndw I int.e.r\'l"nt o ciel deputn..to f;1i– cwl1~ti. Brani.~ \·al!",ero {L ~0 11g-iur,trt; tale gra\'l~s1rn_o, 11er1c.olo. Fu c·o11ce."'soalla compa• gna 11 d111tt~ cli :-;~eglinsi 1m'altra. front iera , col do\'el'e cli farsi :u·,eompag1_1are a ·prop rie !--pese da. nn -tù.nvogl10 militare. Ora. Alessan – dra Kol<rntay .<.;1 tr?va ,1, Covenag hen. f com.1'.el~'r1ti .. t:;C1'\YOllO che ta le prooedimen~ ~o li~~ d1~1m111rà J avver~ione dei giovani per 11 m~J1tar1:1~0 e per la gue rra, e non potrà cl.e rntell:51ficn.re la propaganda che le don– :::u!~~~:1 .. svolgono contro la guerra. e per la

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