La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 24 - 20 dicembre

L.\ VLF!,;.':;-\DELLE LAVO !tATH!Cl VARIET A' L'educazione de i ba mbi ni. VOCI PROLETARIE T.Jna madre ci scrive: 1 < Il mio hinibo va fantasticando in/orno i don i di Gesù Bambino, complici l nonni che ne sono felici. lo non ho il coraggio di togliere una illusione co,,ì bf'lla al piccino. nè di dar dispiacere ai 1niei vecchi. ,. O Halia.ni ~olleYaLe e ld1<rate rag ricol– tui-a, pacificate le 0J1mpag-ne, ca.cciate La. misetia da i solchi, la pellagl".a.1dai camp1. la ton·a jgnoranza dagli animi. Pa crifioata le campagne ed i la,·oratori "· d ifficile, perGhè l'operaio .:;ubisce a,nche in– consapevolmente, l'ascendente dei comµ.1.– gni cai quali !a,o ra e \1,·e. :vJa 11 contadi– W) piu bolo, Pllt igno rante. più abban do– n_alo, non sente, nei pie.coli \·illaggi sperdu– t.1, dopo quella del rna,e.::;tro, nei prim1 unni cl \"itn, quella del pi-ele che lo grnda, lo r.;nosce, ed ha tutto lint,e.~2sse a tene rlo calmo, po,·ero, ~ottome&o . anche pel gio rn o di l\ata le! E dire che alla mes.::;aog~i c'è andato anch e ·il mio Meni co, che ha girato il mon<lo ed ha perduto un po' dei buon i principii avuti. - Ebbl'ne : ha fatto male. O lui ci creJe ai comandame nti di ,·ini e obb ed isca scm pre o no:i c1 ci·ecte \.'.Ome me e non ci va da neanche a :\atale , altr im ent i io potre i .C:ire che ci \"a pe r ipocrisia. « Jli o nuuito dice che queste .sono debo– leooe. n E tu che ne dici compagna? ii Cari~si1na, Rispondo io che sono pur madre: che ne dico della tua debolezza'? è umana. spil'ga– bile. ma bisogna ,·incerla. Ll' mille fanla– :::ticherie che Ya facendo il tuo piccolo sm doni di questo mistrrios0 BamlJino Gesù, ti proYano ch'egli è disorientato. ).loltu pro – babilmente questa fola è in aperto coilLra– sto coll educazione che tu gli dai: certo con quella che gli dà suo padre. Può darsi che gli \·cnga il dubbio d"cs– s2re in~annalo ed allora perde la fiducia in te. Può darsi che crèda ciecamente.. ma fino a quando? Tra un anno o due egli sa– pra ed allora sarà peggio pere-hè più sa rà a\·anti CO!:!'li annl e più trm·erà puerile ia fola e chi glierha latta credere. Temi di fargli perdere una ragione di gioia. ~!a perchè'? I nost ri bimbi deYono YiYere rn·lla realtà e per la realtà. La gioia sta nel possesso di un don o desi– dcrat0. o. se ,·uoi. nell'attesa di un dono ignoto. Questa gioia il bimbo tuo la potrà a,·ere anche sapendo il Yero. Sappia inYe– ce il bimbo che il dono è frullo del tuo la– ,-oro. ,sappia che per soddisfare un suo de-– siderio tu hai laflo sacrificio d'un desiderio tuo. la sua gioia sarà for:,e meno viYa ma più Yera e la sua pie.cola anima avrà fatto un passo sulla Yia della bontù. I nonni? eh! s1: è un guaio. e. permetti– mi. è stato un torto tuo questo di iasciar c~e le cose arr h-assero a questo punto. Ora bisozna far il possibile per r imediare. L 'i– deale sarebbe che i nonni di cesse ro al ni– potino che hanno 5cherzato . ma ciò sarà difficile ottene re. Io se fossi in te, dopo averne an ·ertito i nonni dir ei al piccino la verità. A giustificazione dei miei vecchi di – rei che una Yolta si usa,·a far credere al d')no di Gesù. ma che ora molti capiscono 1 che non è <riusto tlirc le bugie neppure per procura re piacere ai ra,!?azzi. Il tuo affetto di figlia ti farà tro,·are e– sp re5sioni taiì da non mettere i nonni in cattiYa luce. anzi da far risaltare il loro sentimento affettuoso Yerso il nipotino. ~la la writà brilli sopra o<rni cosa per il tuo piccino; sia la ba5e e lo ~capo d 'ogn i suo atto :=:evuoi c1.'e2'"1icr1:.::;cad"animo rttlo e ct; alto sentire. A. SGss. Cosi ~cr1veva il Canducci, diiatU quanta ignoranzn. e quanla 1nise-ria aflliggono il la– \ orutor?- condannandolo ad una vit.a. eh mi– serie e di stenli! Bisogna che anche ne lla campaB·na l 'ope 1u di el2vazione m orale del cc.,ntaclino conLinw u,,,s.dua, indican dogli la po:-:sibilit à di una Yita. che non sia fati.a so– lo di ::.-tenti ·e di lavo ro opprimffnte. In molti paesi il cont.adrno non sente che ana ,·oc.e, non subisce che un 'rjnfluenza: quella del p11ete. Uall'alto del su o pu lpito predica di fa r penitenza, di lavo rare ton ras~egnazione, di -non ma ledire i ricchi e clr non imprecare alla propria. mis 2ri a, perchè lo disse Idd io : 11 Be1,ti i poV'eri cui il regno dei cieli è Yici·no! >> Ed aggiu ~ge : La\·orate! la,·orate figlioli e fute peniten za! li p rete nel \"ange lo non sent e che la pa– rola della rassegnazione. P ar land o ag li umi– :i non i• commosso cblle lor o miserie, non ne n.'<le la denu triz,o ne, l'ignora.nzia, 1 le rase che sono st.a.mb ei·ghe. P er loro non c·è che un conforto : prega re lddio, amare il pad rone . ed and aire in chi esa ! Eppure Crislo fu, per i suoi lcm pi, un a figura altarr.:ente rh·oluzionariia e no n può •essere sta.la nel suo pe nsie ro l'opp ressi one dei po,·eri e danno dei ricchi. Come ~i può pa r lare di 11assegnazione al contadino laggiù nelle risaie . col sole sfer– zante che gli brucia le carni; coi pi;edi im– mersi ne l fis.ngo e l'acqua put r ida esa latri – CP di miasmi, che a rriva ·alle sue .ginoc– chia? All e donne, alle giovanett.e. prima fr esche e robu ste che perdono la ::alute e la forz a nella risai a. che da tropp e \·olt.e uno sca r– ::.-ogua dagn o e pe r lun g-hi m esi Lai febbr e . Ai pov eri contadini analfabeti del mez– zogiorno spec ialm,enl e che emigrano a mi– gliai a e non sann o che cosa li aspetti al c1; là dell 'oceano? .\Ila conLadine dei p3esi di mon t1gna r he invecchiano nel più dur o la rnro che .non conosce riposo pe rchè lo scarso rica,·o della terri:1 non conse nt e che gli uo m in i r imangan o al loro pa ese? Ahimè! il conbdino vede e ccxnosce la sua mi:::eria, ma quanto è tardo in lui il bisogno d una maggio re elevazione, lo sp i– r ito sano della rivolta, il ~enso dell solid ar ietà coi fra telli che loUano ! È nece ssa rio tult.a un'opera len ta di p e– net r azione 1ne lle ca m pagne, un lav oro pa – ziente. una pror:niganda che noTJsi sgom en– ti delle diflìcoltit, che vinca le diffide nze del contadino, ohe parli al suo cuo re e alla sua mente, con un lin guaggi o $emp lice ed ele– \'alo. L·op~rrt di ,::-:Ie,·azione dell'operaio è meno PJETnO GAVOSTO. Lalogica dei semplici. - Ye' ve·, la Gianna: neppure a :'\at;1- le si degna di andare alla messa! - E perchè vi dO\TCi andarl' a Natall', ca ra Teresa, se non ri tengo mio dovere quello d'a ndar e nelle altre foste? - Oh , pel'rhè Natale è una solenniii:t più gran de! E una cli que lle feste in cui i,on si !dovrebbe osare sfida r la gente dabbene! - ìvfa io, 'J.1eresa, non intendo di sfidare· nessu no. Fa ccio ciò che la coscie nz a mi d eUa. Crocio che sia inuLil e l'and are a mes– sa e non rn ' per der Lempo, chè n'ho già poco per la mia casa f' se me n'avanza, che volete? vado a dare un 'occh iata ai bam– bini di 'f onia che son rim ast i senza mam– ma, e son per su asa di far più ben e di voi'. - Giit, voi il pr etesto l"aYete sempre, CORRISPONDENZE Da TORINO. - Che ipocr isia! ci va perc hè Iddio ar – riva se mpr e in tempo a dar e qualche bu o– na ispirazione specie in questi giorni! - Giò non toglierU Jorse che staser a si ubb riachi e che vi malLr atti m3.gari! men – fre il mio uomo che non ci va come io fac– cio, farà il dove r $UO di padre dì famig lia. Cara 'I'er rsa. non è l'andar in c.hi esa ch e conta! - Sì, in ,·eriUt voi siete più fortu nata rii me, ma quanto ~areste più felice, se avr– ~tr fatto il vostro dovere di buona cri– stiana ! - Il mio cloYere, Teresa, rh 0 faLto più di voi. Io ho aiuLato il mio pros simo, voi avete r ecita to pr eghi ere che non capi le. Se Cri sto fosse rinato danero mi rip ete– rebbe, come già disse ~i suoi apostoli, ch e non è colle preci, ma coll e opere buo ne che si sel'\·e il suo padre celes te! E in ta l ~aso, vedete? la vera cristiana sarei io e no n voi. Se non che io pr eferisco chiam arm i socialista ! E PROPAGANDA diuvate dai compa gn i della Casa Socia.lista ,. lian no istit uito il nie reatorio Lai~o u Pilad r U gn1pp o fem miu ile (( La Difesa n cc.nt ..inua Gay n, perchè i nostri figli, i nostri fratellini indef esso l'opera di propaganda socialista •nel pos,-,1,no imparare qualche cosa di più vero: nestm borgo operaio e pro letinio, ove tanto perchè possano con una sana ed uc~zione pre– lnsoro di più si pot.rehbe fare, se anc he i pararsi .1..!l'a.n,enire, d.ivent are uomini. nost ri uomini si pi-eoccupa.s<.e.i·o di far un Xe l nostro ri creatorio, i bimbi troverarnno po' di propaganda anc he nelle caE'e in cui pur e giuochi -adatti alla loro età, 1-i adde- molte donne E'ono 1·estie e indifferenti alle no• st rcranno agli esercizi ginnastici, r-eciteranno stre istit uzioni e so rde ai nostri appelfi. La. qualc he bozzetto, qualche commediola e da– nuo,·a commis sione tracciò un pro gramm a di I ranno festicciole a beneficio del ricr ea tor io la,·orn da ntluar s::i, che spe riamo abbia buon stesso. Un a di quer;te feste, per l'inaugu ra- esito . zione dello :::tesso ricreatorio, a,-rà lu ogo do-- Si iniziò la scuola sett imanale di coll ura rnenica 20 corr. alle ore H e sne rl,amo che i che par e. promcth hene, e vada il nostro rin- rompagni di tutti i circoli di Torino vorran- grnziame:nLO s::entito ai compa gni SchweiJe. no port are il loro cont rib uto, in,rervenendo ~~~::~ie~i l~cicJ~\-e!~i~c:~v!~; ~: o~o t~~/~of ~ colle loro fruniglie. * *' autrra, nei suoi orrori: ll. dolore delle mculri: L'anli.cfericalismo, e L 'oraani : :a:ion e ,, donna. Hac-comn11diamo alle donn e tutte $emp • mag,gior n~c:iduità e di far propaganda af· finchè il no.:-,tro la,·oro abbia il compenso do– ,·uto, cioè. possa la pa rola semplice e sinc era dei nostri oratori, illumina re di ,·ivida luce le ment i cost retfe alla. m alefica ombra delle vecchi e conc:ue~11clini, delle -coll\:enzionalità fa lse ed ipocrite che cost ringon o il nos tr o ses– so a.l.Ja ignoranza, alla debolez1,a, alle umi– liazion i. Le madri e i 1rn.dri cli fa.miglia, sen – tano tutto il dove.re di sott.ra ,rr e i loro figli dall' ipocrita educazione del prete che piega il cer\"el!o delle giO\·ani Yite a lui affidate, riduce.nclole a. s~gui r·e le tracUzioni vecchi e, smoi-zanclo og-ni sete di ~a.pere, ogni ~pirito di critica. Qui in Borgo S. Pa olo anche le donne. le poche donne che sentan o que sto dO\·ere. coa• Il gruppo femmini-le socialista u Augusto Bebel n riunitosi per discutere in meri to alla ~ituazione politi,..a nelro ra presente, 5i rende solidal e coi deliber ati del partito : pla.nd< >nlla forte affermazione socialis+n. fatta, dai noc:.tri denutati in parlame nto; manda un saluto a tutte le Yittime della reazione borghese. a~sociandosi alla comp a~ gma int rap 1'esa dal pa rtito peT un a ge ner ale amn istia; chiamn le compagne a Yigilare perchè la neut ralità no n ,·enga Yiolata con qualc he pr e– t.esto governativo, e gridando abba:-so la gue r– ra, auspica il giorno in cui si compi rà queL\a. per la redi?nzione degli oppressi "· L a SParPfPria. fl TGAMONTJ GTUSEPPR, g-er.,,te. '11p. Editr ice della Società « AVA.'\TJ I .. VOCI DALLE OFFICINE E DAI" CAMPI ,·ara LucifJ ..;,-c,_.1tdt;, la 1,·vr,tpa!]t1a BrJntauhi la di/~sa riel rr patria P- rli/esa dPl diritto alla ,·ita. fo ffVTt pPns& ,r.,si Ptr lP donnt! protr:tarie, ,1w1 _,r.!t:z dr1t;rf'l1i-Jr, 1>,svr,, la po~occupa;1()nP: 111 dif"srt d1>,1 ft1l1 . .\"()i 11r..11 ablJ/am(j pat rill;, P rv.1n lo puss1r1mr_.qui11ai rlif1>,ndne. '/ u~lo il 11 oJlrv m·Pre. !lrl udlo caJa chi? n()i abtlwmo, f'hl? 1'.Jltn111.1.11LV 111nlir1nl1? la pig;f.Jne. Il nostro 111·eu ,t,· du1iq,1e tull-J dentro la caso nr;,:,tra. l"hP f'fJStt sono i pljchi mobili rlu rac,;luudP, 1-d anch" l" mnnuri1>, di fomigiia, di frorite r1lir.J star,tinio di tante t:it1>, dtr- TJUO costare la di.f-:.a d1>,l territorio? . E g1>, 1. enyuno i tedeschi? si SPnte dire_' Il "'-'stro dljt:/'Tf! e quello di accoglierli _rlri frn– telli, c1,,imPse lr1 gu,,rrr1 nefanda non l1 ares.liP xan9uinruiam1:nte a{fascirtat_, _ . Soi dt" abbiamo at:ufo il tempo d1 d.1scu.– terP, prJ 11 daore le nostre id~e altrat:er:rn lo J?_·olyi1n1?nltJdella ')UerrrL ft(j1 dol1biam(j ~()m– rirender1- r;tJTnP, i tPtles,;h, colt alla spro_n:1.~ta, 11 rtp()tertli 11 di/endnsi rt(jn ptjlPrCJnfJ nlJPllrir: e ubbPdir(jno ,nr.1,ccltwr1lm,,nl1? w padroni t1Pl liJ'ro po" P. .Yon dol11ji,1mo romptPrP o nostra n:,lla lo st 1~,'\;;1~redht nt:-ttunrJ r, onend erà , le :i,o{ H'Jn vllfttdt-:rerno qf, altri. Jl o si r_icordtn 11 quei 11.,,cirlli.,ti ,, di[Pn,,fJ_ri r/Pllr1 palr?IL )I ,:1t" Jf.l r:<.r,tra pr,tria ,, lllltf) il i~f)rtflr.,. Gli s~romPr1 hoTI d:ritt,_. di rPT1irP ir, Jtrilw, r.r,rru! wn dt rm– rl,ai- nl?i l(jff.J pr1t.~1, r• rlù,,remr, xtrin']Prr.i t,, mano ,, rtt-ni r1JJ71untarP i fur.ili! P PruiarnrJ an– rhP uu pf)f:fJ ali,, 1nr1dn /PtlPs;r.l,P ." rLp1.11 1 '·"1 l1Plliyna1tl1. affrante dal rlr,forr•! ,\on d1r.trOftfJ [rJrr, eh~ nrJf1 incitPrPT(/,fj i r,r,.~tri {iql1 o .q,r, mr ,-,Jntro i II nemici " rPntrr1 ()li 11 ~trariir,: 1111. diriomr, oli" rn,qdri, allp p[jt.P, olf1> sord 1 r' /11 if•Jne rftp lr,r,:, rrrd s,:,n(j dl!i 11,:, {Ti fro– lell, o ru, f/On (tlff'"'" olrun mali!. DicirJrrtrJ loro che rirl)rrlir1mo anr:orf.l. mol 1r1 1 do rlt,, la gu1,rra 1ntorl,irli i cenr~Ui r, prJr– fi unfl 9ra,,, cri. mPntalP. eh" nfJi siamrJ P rirtrnniomr, r.r:,Pre1tti oi nr,.1tri principi. ch1>,11- rfJrdiamo rhr: il 1or:ir1fis1ft(J n.r,in ronr,scP ,dra– nin•. dt" w,i voqlifJmo, nfii c/tP s11pp;aml) il ro!;fr) (/Pl, 1 rifP, la frfJlPll011:o .' Questa, o rompagnt?, r.redo ~ia ltJ m~glifJrP opposi::.ion.P, rllla (Juer ra. E SP, in ra:,o, t "nr– miri II xaranno tanfo nP.mir.i dri nf)n accPttare la nostra accoyli~n:a drL frntPlfi, rJ pa:;:, im– pPTrPrsnanno su di_ noi, noi d1i1·remmo rltlr~ L'PsPmpio di non risplind~rP con (Jli stPUl mrtodi, anche col sacrificio nostro. Oani pas- 1:;n oranti 11Plla ciril tò, oan i l enckn:a nuoro ;,,umfl Pd ardila, ebbe le sue l"it!i nu'. Phheue, anrhP la guerra alla auerra l1r•n r11J1i:a le sw•. 1(1,(1, lP t·ifl ime ucciclPromto lo yn1·rrr1 ! B !.-L'\"C\ CORBET.L.\. Caro rQ111J)a;111r1, Bisp1,ndituno \"Olentieri alla tua lettera , per– llf•, f1Cr qua.nto possa contenere delle ing-e– nuitù. che fanno !--Orridere, pone ava nti dei 11msiti prof1mdi. Si, noi son'id ianio pensando che tu \"Uoi ricevere cla fratelli gli cse1Titi invasori! Non sai tu che cosa sig nifica l'invasione armata? ;\on sai tu quel che avviene quando un popo. lo C'ala sopra un :iltro ::i scopo di conquista:? Ci credi all"intr•11to c:iYi lizzato re fleglL im ·a.so – ri'? E le taglie li ~11err a che lasc:ia110 il par– ~ nella farne? E le soldatesche rhe s·an·c:n– tano i:;uUe donne-! E la prepotenza. morale di impc,.,izioni fotte sulla punta delle baionette? L"orda militare che va ad impa dronirsi di m, riaese non è più il comr,Jrsc:o di es~eri uma– u. Gli ~ernpi si ~ono n,·11lì. IJrJ\Te.-.;te-Jeg-~Prr <'er1P <"<HTi-.;w,u<lenr.,c Lii Hrdgio r,er --entire qnel <-hr :1,·iuie anche iu rr11rlle dita dove la J>OfJo!azione non si i· ri bellata ç,,rJ i• ormni ,;rittfJrnbsa ! A talr propositfJ c:i ,Ji,..,. il BP!g-io doveva lasciar passare i !Prlr--wJ1i.Hr :i.si ( t1 fare nel– la Frnncia lo scNHpio fotto nrl R<'lgfo. Y.1i pa– rP r-i1f" ~i·t. vilt::i P r·ini~mo il ncm i-ir·r,noscerc• l'alto :1!·1 u:c.rno dr:·l pif'ro!o paese dir ha ri• srhi:1to ~i: stesso prr irnprdire chr un'a llra nrtzir,nf:' foc:;se r1rf'Sn a Ira<limrnto. J,; quei SQ– d:di~ti 1],.J n,~J.?ir, di,: p11rP :iv1wr1no tanti pii1 rnF-riti dei nostri. r·lir sieno nd 1in tratto di \'enuti imhPrilli rosi rfa. comr,romPtll·re si: Sie.",– Fi f' il ]()rO par·'--r pr-r f;ire 1mirarnPnte il ro– Tfl<>do alla borµ-hr,,,,ia? ~~:t br-nr trovarf' ima spiP;uaionP 111nn11aal dr,Jomc.;o fen<Jrne110drd tr11ài1nrmto <lri sociali sii t,,<J,'. .dii. nel ratto f'hP ogniq11alvolta i g-o• ,·r,mi prr,vo<":'ln,:,unr, g-nnra., sanno rh·pstirl:1 <Jr,Jmanto della giustizia.! ~1;1 crJn <·he C'(Jra?gio noi rnnd:rnnnPmnio i c;rJ<:i:-t.lic;ti br!lg-i e fr:mcc.-si? e ron rhc prrsun– zi<,nP: nrJi r·rederernmo di ~"s"re di loro più sodalisti? .\h n ha di riiù. dicendo rhe i SQ('irJ.li·~ti pr,s"-OTIOimr,11nnnnlle <':1mbi:ir,- di reg-~ilr1ri r-rl :tr-i:e:Lt:ireanc:lir• quelli irnw,sti drd canno– ni 420, ,·f>rrr•mmo :1 rinneg-arr, il ,·:iJrJr,, ,JµlJa ùfH'.:ra dP.i nostri rndd. a mr•ttn1• nPI rirliN1lr, un Caril,aldi, a dare dell'irnbP<·ill,~ a un Pl– sacane che fu pure uno dei primi c:;ocinJi~ti italiani e che diede la dta sapen do di darla. contro la. prepotenza borbonica . g \'ero ch"e noi non atten diamo ormai dall~ guerre· la risoluz ione del probl ema della na– zion alità e che perciò no n siamo con qu anti \"Ogliono strappa re il Tirolo e Tri este aJr.\ u. stria per mezzo di una guerra. ~Ia ciò è sol• tanto un c1ile.iio di \·alut azio ne di fatti che non suona condanna alla giornate glorio~e del 48. . Sì, si, \"errà il gio rno in cui non Yi saran– no confini, ma sarà ~oltanfo allo rchè i popoli si sa.ranno l:bera t,i da l militarismo domi na to– re ed a\'ranno sos.tituito il loro gover no a qu ello dei loro reggitori attuali. 0Ta ,·oi \'Orrcste combatte re il militarjsmo patr io pPr accog liere. puta cas o, quello teu – tonico? E che cosa spere remmo da tale mili • tarismo? For se le pensioni operaie con le quali Bi~mal'k feee la sua politica? La n(;c;trn patria <' il mondo, tu dici come tant'alt.1 i ctiC'ono in rJl1est°or1.1 doloros a. Sta bene. Tutti liberi di andare pel mondo da uo– mini civili fra uomini civili, ma nessuno hn il diritto di im·aclere le ter re dove ~i 1avora. al rornho del cannone! E tutto cii, C'he ho detto, non toglir che si approvi In <'01ulotta <lrlla neu tral trì. L'abbia– mo rifJetuto mille \'olte nel nostro giornn.Je; ~alo <'i sC'"mhrn c-hc (flle~te e..cmgernzioni, que– stp ronrezioni non dirn nrrlite, HHt a~-;urrli• in confronto ai fatti che si svolg-ono P che fu– gano rnoltr illusioni, non frt<X'ia.norhe porta.r acqua al mulino degli intervcntis!i <' la.sciar credere rhc noi siamo dei sognator i anzichè dr.i rng-ionatori -rhe nmano nfrermnre i loro prinMpi sr1f'i~ili-.;ti,tenrndo c1,nto della rea ltà dellf' cosP e dPi fatti. Ari ogni mndo, per rortunn no~tra il pn1i– rolo pro-.;prtt.at.n non r.~i"-lr, " noi ahhin.mo il rlo\•r•re rli irnpNlirr dtP il Governo trovi il prrt,-sto prr trnrri a nostn1 \"Olla in inga.n no_ ln rii, po<.,iarno r•-.;c:;,rrr tutti d'accordo. [.uria . ('tufi l.urio, Pennf'lli rh'-ir, inll'ffor 1uisrr1,i iw mPnlo nf prohlPmr1 morrtlP rhf' in tPTesso {I' d01t1lP, a ra – r,io111' r, 11 forlo, viti on.raro tll"l 7,rfJhlt'mri ef'fJ– nomiro? ('retti, rn.rr , f.urio, in .rn a prQl'fl rltP s·a lfl misnia. lo lolla q1wll rlianr1, 7J1-r l'P.,;fatrnzfL, pPr prm•1•Nl f'r" il rtPr-euario ai flqlioli, per for– nir fr, ram drl ma(lqior pQ.,;sibilP IJPnPSSPTl' ; r/Jbn,f'; io ho so(Ter to mille volt P rli piU pPr la -~cldavitù moratr rt"lla don ria nPllfl .,;orit frl che 7Jer conquis tarmi una certa indipend en: a econumica! S oi donne, nelli: folt e mate ri ali , siamo più, iorti degli uomi ni, sia per la nostra adat tabilità, sia JJel nostro spirit o cli sacri'{i– cio. sia 7Jer la nustra tenacia, per la nosl ra pa : ien le re~isft.'n:a, sia anch e perché trovia– mo nel 1,ostro affetto materno, un mondo di risorse per riuscire a pro1:eder e ai bisoani più impe ll enti nel miyfi or modo possibile. Y.fa è nella lotta morale che siamo disar– ma e! .\"011 si t·ire di solu pane: e per rive r ,• mw svfi laria vila spirituale, di i.deal itri su– veriori, biso ana esser creu.ture ecce:i onali; sa.– per il tlùlore, conMcr•rc la vi ta e i suoi disin– aamii amari, ai·er coltur a e un altrui smo tol– sloia1w.. noi abbiamo bisogno di amore, un bisoan o vivissimo , imperioso, fisiologico e mo– rale. Il dis si nwla rfo è assurd o, ridi colo e ciO si può lasci ar e alia r,esuitìcn morafp borghe– se e alle donne, vili o m1>no f Pmminist,, o an– life11oni11iste. che lo 11euano Jll"r falso pudore. che hann o il mo1101>0/io clell' 111ocris"ia o chl', per -una sbaolinla a/lrrioia s'illudo no di poter comprimere i bisoani della 11nt11ra e del cuo– r;,.' a quel{P. f'ltP non smrno la filJPrtcì serena, rhe han 7urnra llefla 11erità, ma conoscono in• i·ece la men;oana e la lice11:a L'uomo tifiusa di ques ta m-rncatri si ncnitu fcmminif,, e, solo ver essa, y/i t; ])OS$it,ile ln prepotrn:a. la 1 1 illà, Tn cnnserva:ionp (eroe, dei suoi pri"vileai, a tu/l,1 dmrnn cli trna sana mora {,•. a tutto danno della iiberl ci femmini – le r rlrl ln frlicìl à umana. lo rilrnt in, rome la rnmpaona torin ese, eh,· sin /rutlrJ lli1rnstrosn cli conSP(JUcn:r , (JllPsto fal sal a opinione 7mbblica, q,testa falsa mo r a– le corrpnfe, JJPr la (lonnrt r pl'i suoi nati quant o la sua sr hi nvitù eco-i10mica.. Ritena o rhr fr, sua Tf'den:fnnp 'mor alr ed economira drli1rn procN lrre di pari J)([SSO: ed il pr obLr- 111rz t!1•h 1,r1 l'He rP 110sto dr.risamenle, per q1u,r1fo .,··rilirnso, per tiare un dive rso indir /:.– ;,, eclurr1fiM alla oiorpnlù ct·mnbo i SPssi 1• pr r motli[ìrore dei giucli; i comp letanun l e er – rat i. Tu, NU11 T,urin. mi Sf'mbri tr oppo uni late– rnlr. P clr,i w lt rrnlo i.mpor tan;r~ al probiemo rronMnicfJ. Eppur;, si' lo spa:io con-~enl issr 1.•orrei rlimo~lrr,rl.' romP in m olt i. cr.ui donn r "COnom1f'rrn1;,nti, libe re sono pur schin vP dei prP(Jiurli:i d'om flien te in cui sono costrett,, a ri1•ere r r/,f'll' P(loisrno maschile, r he non m an. ca n PpJ)ur e fra i nos tri compaani. Si tratta dunque, per me, di edu ca:ione. R ITA M,

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