La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 20 - 18 ottobre

Piccole grandiverità Pa ssavo con un piccolo amico di ott o an - ni dirnanzi all 'isLiLuLodei rach•itici. 11 bimbo m 'interrogò: - Che voul di re rachitici? - Gli spiegai il trisLe significato della pa- rol·a e, poiché mostrava wn gran desiderio d1 saperne di più , trovai logico fargli vis i– tare quella casa c1; sofferenze che strazia l'anim a mostnando gli scarti della speci e umana , vil,Um ,e de1l viz.io o 'dlell iignoranza , ciel piacere incosciente o della fanne, viLLi– me sempre in uno stai-O sociale ben lonta – no dal conceLLo di una solidarietà superio– re per le vere glorie della razza. Corpi cini esi,li e sp~oporzi onati di bimbi, tesLoni cLiidrocefali aal:lsnti sul collo graci – le, spa lle de.forma.Le, gannbine oppre sse da pesanti apparecchi orLope<lici, vivacilà im– prigionate in un carrozzi 1no, membra mar – tor,iale dai ferr i chòrur gicti, mostruosità ~ – rende e poi ;pjla'fl<Li e lamenti e gridi 'di ma– lat ini straziati!.. poveri 'Piccoli rnwrbiri, po– vere insegne della scon fitta umana sve nt o– lanti in facc;a a tu tte le superb ie vuote a deJiLtuose ! Il mio ami co av,eva perduta ogni vena chia cchieri na. Era profondamen te! ,mpr es– sionato dà veder ,ra ccoLte IJamle miS€rie in una casa! Avm•a dist ribuite in silenziio Lante carez– za nel passar e; s'em dovuto sollecitar lo con qualche insistenza a stacoatrsi dai bimbi coi quali aveva più simpatizzato; era final– ment e uscii-O rigu~dand- o col capo, risaJu– tando co,l cuore verso -J,aporta ch e s'era r in– chiu sa di,etro di noi. Ln istnalìa ripr ese ad interrogare di botLo oosì : - Anche i tedes chi , curano i a·achibicti? - CerLamen Le ! P erché no? - Ma sono buoni que1'li che curamo i m- ch,tic,i? Si fa bene, nevvero a ourarli? - Sì certam ente ; perch è me lo chi,ad,i? - Si può essere, aU~a, buon i e ca ttivi' - Che vuoi dire? - Senti , io cre do che adesso i tedeschi am,mazzh-10 anohe i rae,hitici. Ammazzano tutti! .. M, sono semtritru vioLentrure ,1 cuore da quel fiotto di sapi e,nz;aamara sg,orgato dalla coscienza d'un fanciullo! Dunque av,eva egli oompr .eso in un minu– to g,li assUJ"di atroèi della civi,ltà degli uo– mini? Aveva veduto, g:iudic.ato condannato un mondo dov,e si salviamod rac hitici e si uc– cidono i fort i, dove si ostenta !a solid,arietà ed il risp etto ana vit w, fino al socc~so del– le ulhime inf,eni,orità sociali, per tentare una parzi aaile valorizzazione d~egLi OJ1Jvra;llid'l, e p oi si f,a strage di mili oni cli vile gaglriard,e, si semi.na •lo stna,zio umamo per lunghe e sten-– mimate plaghe oope rte di milion, di morti e di moribondi pe,· dir.i,tta, viol,snta, inesora – bil e volontà di maJ.e, peT l'opera tragica di ma cc.ihinie inf ,erna,lri ideate , create , manovra– te freddamente dalla più ia1fernale ooosaipe– vol,ezza umana? O cleli,nquenti tutti del!® cjviltà , o sc.an – dailizz;atol'i osceni della cosci-enza pur a de– gl i inconrotbi, dit emi : che si risponde a qu esto fanciuillo? Ma qu esto fanciullo; ecco : si trasfigu– ra, s'in oolza oome il g,ig,ante del'Lag,iust,izi~ evoluti va sopra il carnam e p<>Verodel .fra– tri cidio immenso, sopna1 il volo inglor .ioso di tra dimento delle vostre areo navi male– dette, sopra la terra -insanguinata, contesa palmo a ])18,lmodall'odio , non penanco re– d,e111La dal leggen dar,io delitto di Caino! Udite : é lu; ohe insegna a voi ! - O schiavi, o schliavi della razza! Vo i che trionfate di pochi beni tolti, con lo sfor– zo del cervello appena rlesLo, al m,steTo della Terr a,, cl~! Cosmo; voi che sfruttat e l" scien za pen- fare la guerra, sappiate che ciò wn è conquista! - Non è conquista se sconfigge l'uomo , e vio.lenta l'esistenza del fratello di evolu – zione verso i superiol'i <lest.ini. Non è conquista, se •ne,ll'élùl,ima civrile non è ancora la vis,iO'lled'un ia glo'l'tia integnaJ,e, meta per tu.tti, se nella: coscie nza dei pr e- ursori non pulsa una gioja tormento sa di giustizia gi~ande di conosoein.za assoluta, di liberazione int era dalkt comun.e schiavitù millenar ia. - NOJJ1 é conq uista, se le plebi rtimango– no irreden te, nel venure,e nel cerv-ello, dagli usurpatori ,fratricidi due vo-1 te. - Udite o ciechi: dopo la g uerna, voi fa– ete il vostro oompuLo : contere te l,e vittorie e le sco,nfitte, i territori vinti e perduro, i milioni usurpati o spremuti dall,a, vita pa– cifica dej vostni popoli... conterete i vivi d .. i morti I Ma tutto •~on conlerete, poichè vj sfuggo– no 0i sensi altire cose che sono della vita. Non conterete le vibrazion ,i che s 'incroc.ia– no 1nell'universo, non penserete che avr ,ete seminata la Terra dri morti ed il Cosmo di ven dette che r,ihacLiranno le catene per la chiavitù umana. LA DIFESA DELLE LAVORA TR ICI - Le agonie cli quei no alla pa oe! Vibnan o - Nulla, plaaherete per la vi ta I morti non approda – e peri.urb ano . voi che non vivete - Certo dalle rovine della vost ra opera . violenta nell'ing iust izia, sorgerà un giorn o lontan o l'in telligen za uman a inspirata a, dest ini solida li degli uom ini fra loro e de– gli uomini oolla vita univ ersa. Ma il seme cli qu ell'in telligen za nuo va non cadrà da una mat.uranza vostra : va rcherà i pericoli di questa e d'altr e guerr e custodito dalla mat ernità che l'avrà naiccolLo dalla veggente agonia di un fig,lio che uccis e il figlio d'al– Lre madri e fu ucciso. Donn e, ra ccogliamo la prof ezia sapiente che io ho sentita attrav erso alla cosoienza pura d'un fanciullo e pr eparilalTTio ,, l'intel– ligenza nuova >> per l'avv enire um ano. Vera. ~i aMliua il ~ali~ ml ~rnno !... L'ultimo numero del BoUetLino della Con– I ederazione Generale del Lavoro contiene il seguen1e appello che ci piace riportare e che segnaliamo all'atlenzione delle donne prole– tarie. " 1J cosi-O della vita r,01=a ogni giorno di più. La crj1si industriaL e e commerc~ aJe )jmitando :la prroduzriione, arumen t~ gi onno per gTiorno il numero dei di soccu pati. I.AJ sLaLo di guerra n,elleJ n,a,zioni europee ha fatto ritornar e in, patria oltre un milione cLiemig:rant i che ora sono senm lavoro e senza ri sorse. Queste condizion i preoccu– panti peggioren-anno sicuram en,t,e con lo e– saUJ",imento delle mod este risorse economi– che, con l'aggravam ento della crisi indu– s tri'1Jle, con il sopra.ggiung,ere della stagione i11l1Vernale. E di questa ecce~ionalissima e a111orma– ùissi1111a S'itua~i on,e dovr ebb ero preo ccu parsi tut ti, ,e PBT un verso o ,per l'altro, dovreb– bero insisteve -perchè da p.arle del Gover.oo si provve da d'ucgenza ed in modo adegua– to a lenirie la miseria che min mtc ia già da vicino Le cùal5si lavoratricj _ Uno dei provved ,iment i atti a COillll'ibuir-e efficacem ente a mit,ig,ave la miseràa è la abo– lizione del dazio sul grano. IJ dazio sul gramo ifu vol uto *per soste – n,e,ne !',agricoltura quaruc:!oquesto prodotto si pagwa 20-22 lri~e al quintal ,e. Qu€Sto d'a- Una confortanteattestazione di solidarietà femminile. /Jorre, VI . 22 sellembre 1914 ,Stati Uniti d'Americo/. Corissir ae co,11,pog ne d' Jlal,IJ., /Jo poco tempo tJ.bl.n am o cos ttlUlltJ una se:.wnc sor:iolisto /em,minile. In ,1rrwrica non abbiam,o [JtOnw ti sorwl is/1 ,tohani che parlino /rpqy,en te oJ,le donnr! o siarw da qv e– sle direllt . Sebbene in un ambiente, nel quo– Le il soc/r/lisrno , per glt uoraini.. e m,olto sviluppato , noi ci troviarao rp.w.si perdu te fra La loro pol i tica e le loro sot(Ji di.s/l nzi o– ni . Voi sapete che la donna m,rp/re s1,e– cialm enl e - ha bisoono rii a7Jp1JgareTfiù i l sentimento , il cuore che la men/e . E chi po– trà m eglio della donna stesso, muovere gli affelli , suscitare pensieri nobil i. ap, ire nuo– ve vie, e ciò che pi ù ne interesso, schiuder e gli orizzon.li del socialismo ? Ecco perchè fin dalla / onrlozione del no– stro Circolo noi pensammo a La Difesa del– la Lavor atri ci, al giornal e delle donne pro– letarie, al nostro giornule. Dal/'Ava;nti! apprendemmo che La Difesa, uscì in numero straordinario , scagliandosi contro la guerra. Il grido delle madri dei soldati avrà pesato sul Governo ilalia:no. Da queste lontane terre formuliamo l'augu– rio çhe quel grido non venga spento dal militarismo, dalla borghesia e dalla chiesa. Lottate, o compagne, chè il rMndo vi am– mira. Combatlete contro il flagello orrendo ed abbominevole , scatenatosi (( crisliana- 1nente )) su la 1vecchia Europa, in nom,e del socialismo, per l'umanilò, per il trionfo del proletariato. Ed abbiatevi la nostra più en– tusiasta solidarietà. Dite alle compagne d'I– talia che noi, esiliaie e raminghe pel mon – do, lungi dal cielo che ne vide nascere (non da la patria di lor signori ) teniamo costan– tem ente l'anima tesa al loro martirio. ai lo– ro dolori, ai loro sacrifici eroici. Dite che le {{ comprendiamo ! >> A migliaia e migliaia tornano gli emi– granti, in Italia. E noi qui non siamo sicu– ri! Se il Governo degli Stati Unili ordinasse il nostro rimpatrio Verremmo - madri socialiste - a compiere la « nostra » guerra. Per la Sezione Socialista Femm. ARTSTE A FERRE'ITT-BAMTT O. zio poteva g,iusmficarsi qua.'1do in p,e~t-,-~ -- ~ - - •- - di attività e dù pro sperità le classi lavora- L 1 • • , f f 1'11 t rici pote;ano lav,orarn e percepir -e dei sa- are1gmne eun con oro f lar , ,pcess a ohe uman1. Questa imposta che aggrav ~ ril costo del pri ncipale alimento del– d'uomo poteva 1,olil,er~ s i quando si temeva la concorr .enza ester.ai . Ma ogg.i!.. Oggi 4.nvece non vi è conco,r– nenza da te-mere, 'IlOTI vi sono condizioni di vita e di gmadagno da permetter- e un 8imile balz e.Ho, n~n v.i sono più i prezzi vjli da necessita re llai protezione doganale. P•erai ò si deve reclaman e l'aholizjone del tlazio sul gr,a010e lo &Latodeve accettare ed ,effettuare questo efficac,issimo ed opportu– nissimo provvedim,ento. ,[,a ,pe,rdiLa che lo Stato può risentim ,e è sem pve ·di molto infeT,i-m·e al sacrtificio di una modesta e forse inuti,Le guerna, , per Ju. qua;le esso è semp re dispost o a imm olare cenbi 1 naia di mili 10n.i di lire e mi glia ia dì v,te d; citta dini. Si deve qui ndo r-eclama re e ottenere la abolizione del dazio sul grano . Nel circolovizioso ... Sì è vero; al m,attino quando s'apre il giornale e s'apprende che le bombe cadono sui cittadini inermi delta grande Parigi, co– me sono getlate sopra ospeddJ,ie scuole, (oh. pei grandi rnonumenti distruUi non ci c01n- 1nuoviamo, come per le piccole vite inno– centi!) si ha quasi desiderio che l'Italia si rnuova a compie re opera di giustizia sulla prepotenza teutonica. E non l'Italia sola, ma il mondo Lui/o, pensiamo, nell'impeto sentimen tale, avrebbe dovuto muoversi per punire la Germania rlislruggitrice del Bel– gio tranquillo! Ma ora c'è una concorrente alla barbarie germ anica. Incominciano a giungere le pri– nie notizie ir1l.ornoalte atrocità russe . I? una gara mostruosamente feroce ! E la nostra testa si perde. Ahimè, siamo nel circolo vizioso! Aùtlare gli Alleali con– tro la Germania, vuol dire aiutare la Russia dello czar e dei cosacchi! Passano i nostri soldati nell 'uni/orme gri– gia: essi dovrebb ero essere strumen to di giustizia. Lanciamoli nella misc hia dei po– poli: diventeranno anch'essi i barbari ed i selvaggi ! Ah, no, con gli strum e,nti di morie, non si può edificare la vita ! Giaèle. - Jl 1.mito dei conforti reli(Jiosi. - Ecco la frase che non manca quasi mai negli avYisi mortua ri delle bra ve persone , insieme ad altre frasi convenzionali, attestant i un dolore di prammati ca che fa trnppo ostentazio ne di sè stesso per esser sincero. Conforti religio si! ::via è davvero un conforto quello portato clial prete al morente? In verità, quando noi per la diffusione delle nostr e idee, siamo costrett i a demolire qlielle cred enze religiose che troppo sono in contrasto con le verità scientifiche e che sono d'impaccio alla form azione della coscienz a social ista, sia. mo talvolta titubanti dava nti all'accusa che ci si fa di togliere alle menti ignare, una ra gio~ ne di conforto nella vita già piena di triboli e di mise1ie. Ho assist ito dei morenti credenti e dei mis- credenti - non ho sempre d sto gli uni se– reni, nè gli altr i turbati davanti al grand e passo. Anzi! La speranza del paradiso che dovrefibe allie– ta re i.I Yiso sofferente è troppo povera cosa in confr onto della vaura che incute l'in(err10. Il pensiero che dopo la mor"te ne aspetta un giu dizio (ben severo secondo il dogma cattoli• co) dà una preoccupazione assai più penosa che non il pens:iero del nulla ,della fine. L'abi– tudi ne del confessionale cattolico che vede il veccato Ìl) ogni più innocente manifestazion e umana, dà al mol'ente un incubo terribil e. P uò valere al momento la parola di corag gio e di speranza (quando avviel1e"che il confessor e sia uomo cli buon senso ) ma il dogma che ha domin ato i pensie ri dell a \'ita tutta, domina ancora la mente nell 'ultima ora del dramm a vital e. La rel igione adunque non è ";,empre ele– mento di conforto. ma spesso di paura e di terr ore. Ho veduto dei n_on credent i alla fine. Sape• vano di non aspettarsi il premio, ma sapeYano benanco di non attendersi il castigo - e la cos.cicnza -si sopiva ser e1rnmente, il dolor e del dfatacco era attutito nel dolore fisico e la morte giungeva quasi desider ata come liberatrice dal male. ì\la i 111ostri avversa ri vengono ad obbiet– tare: molti che durante la vita avev ano tr a– la·sciate le pr atiche religiose tornano all'ultimo istante a chiedere i cosidetti conforti religiosi. E' vero; ma non tutti quanti . hanno lascia· to le pratiche religiose vi sono giunti con per– fetta convinzione: talu ni l'han fatto per un accomodamento e per prigrizia. Ma uno sforzo per togliersi il torrnento del dubbio non l'han– no compiuto. Quel dubbio è rimasto e ritonia a mente indPbolit.a, r.h~ le prim~ imr,,re~sion i non r.an< .'ellate da un proc~~o profondo di pen~i~ro ritornano coJlo ~fasciarsi della mente . La m~moria, è scientificamente provato, r,i rJi.'-solve in raJ?iOnR inverc::-:i. di tempo. I vecchi rir:or dano rnF:7lio I primi episodi drlla loro vit;'f, r:he non gli JJltimi, ~oc;;i il morenV> richia – ma talvolta i primi anni rJP,Jrinfa.nzia ed in• vor.a <.'olom "he FJno forse ~a trapa-: -... sa.ti . Perdi;, unn.. rntnte sia salda fino all'ulti – m·ora, fJCcorrr <.'hela coscienza morale si sia liberata dal drJgma con uno sforzo di pen siero, con un processo di logica Ed è per ciò ~be noi vogliamo la scienza per tutti, vogliam o la discussione, vogliamo il pensiero e non rigno– r~Jnza e l'adutt~JTrumto pigro. Gli oornini die hanno dato una piU fort e spint~.1alJ'nna ncip:-aicme del d0grna, sono que:1- Ji chr più di tutti l'ianno preso sul %rio il qur~ito religioso, d 1e J"hanno stu diato, che l'JH.1nno d ic;;.cu-.c;o, Appunto fJer questo nrJi <;"i:3- mo nrrnk i di qu ell'a ntic lericalismo fatto di in– s111tiai fJreti e di frasi g-ro<.solan e. Vogliamo che le ment,i sappiano libe rarsi dai preg11ldh:i e dai doJ:.,. 'ffi i per propri o ~forzo, per la cons&.pe,·ole zza del vero c:cientifico ! Se le sole verità. scientifiche conosciu te oa. stano oggi a darci ima coscien za chiara del r.o– <-tro dovere, e una ser e;na \·isione dei no stri fini, non ci occor rono dogm i, e r uomo va con esse verso il mistero dell'oltre tomba con Ia tranquilla ~erenità di <.'hi dopo ,.ma giorna ta buona, s'a.ddorrne nta senza trist i visioni. Che sa a·ave r vissuto nelrarm onia oelfa co– scienza propria con la coscien za socia le, chi ude serena mente gli occhi aYanti la no tte etern a. t., . B . Una delle innumeri. Dal tedesco ( Purtroppo dal vero) Sono più di quindici giorni che la povera madre non si muoYe più dalla sua poltrona. Dalla mattina alla sera fa la calza e aspetta il portalettere. lina YolLa al giorno il por – talettere suona -immancabilmente ma non le porta nessuna lettera dai suoi figli. '.\es– suna lettera, né dall 'uno 01è dall'al<ro. Di giorno in giorno liai povera madre diYenta più malaticcia e più ace.asciata. '\ on man – gia più, non le Ya giù neppure un boccone. Come mai questo silenzio? Epp ure ha sc.rjtto spesso, ha spedito cal – ze, bianohertia d'i'Ilxerno . sigari. doloi _ B tutto questo é stalo sped ito dall a 1..,1iuo1a..– Anna . ... È una cuccagna per il portinaio - fu– ma dei siga ri fi111ii, come non ne tha mai fu – mati .Li ha avuti dalla gim ·ane ..\nna. Era – no destine.li ai suoi fratelli. Or.a nanne han – no più bisogno. Quindici giorni fa è giunta la notizia ferale della loro morte sul cam– po di hat~lria. P-er fortuna Anna ha jnter – cettafa la parlecipa2ione percbè la madra non sappi~ ancora la straziante notizia. Dacch é la guer ra è scoppiata. essa ha, come suol dirsi, um piede nella t-0mba. Chi avr à, il co raggjo di d'lrle che i suoi due figlj sono stabi uccisi? Cccisi entrambi. '\ ella si.essa settimana. La madre non crederebbe <1lla notizia, Tion la potrebbe concepire . e non vi soprav,·iyerebbe. Eppure un giorno la figli a dovrà dire alla m ad re : e( lVIamma, non fare più calzette )). El la mamma metterà, per precauzione la maa10 si01istra sul cuore malato e doman'. derà con voce mezzo soffocata: - E J)erché no, Annetta? - Dio mio, perché? P erché.. ma perché non ne hanno pi ù bisogno. - Ti pare? Se è così, farò dei berretti di laa1a per l,a stagione invernale. :\la perché non scriYono l)iù. questi benedetti ragazzi? Aboiamo spedito loro tanta roba in queste ultime setwmane. Tu, Anne tta. non hai mi– ca sbagliato facendo l'indJirjzzo? E la figl'ia .dovrà. confessai- e fa ,-erit.à. <1 Sì mamm ia. ho fatto gli ìnctirizzi giusti, ma non ·1ho spedito i11ull-a. 1 sigari li ho rega • lati al por!,inaio, il resto della roba l'ho data alla croce rossa >>. La mamma si alzerà i11 piedi , chiud erà le orecchie per non sen– •wre la straziia111teverità. La figlia l'ahbrac– cierà scongiurando, implorando : - Non disperare mamma. sono morti di un.a bella morte. Sii forte per non la– scia rmi sola àn quest'atroce mondo. Ma la mamma si metterà (l letto e non si al:erà più. COMUNICATO Mol te abbonate non hanno ancora compiuto il loro dovere v erso l'ammi– nistrazio ne . Si affrettino a farlo se hanno ca ra la vita e la diffus ione di questa nostra e loro " Difesa ,,.

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