Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

340 CRITICASOCIALE n,e,!\'odio de11e alt:re patri,e e nel ,mia,ssacro dei loro difensori? C'è in qu,e,sfa proposizion,e una così as– surda f,erooia, un, tal dj.J,ettantismo neroniano, che ri– pugna. No: l'amo,re della m~a patri-a non vuole ohe io, adii e ,u1ccida le anime pie- e f,edeli che amano _J,e altr•e •patri,e.' Esso vuole che io le onori e che · io mi unisca a loro peT il bene comune ... Che ragione vi e-ra di gue:rra tra i nostri popoli di o,ccid,ente? A dispetto, di q:uello che va ripetendo una sbampa avv,elenaita da una· mino,ranz,a inter.es– sa.ta a mantener vivi gli odi, fratelli di Fil'a:ncia, fra– teilli di Inghilterra, frateUi di, Germania, noi non ci odiamo. Io conosèo, v-0,i;io· cono•sco rnoi! I no1stri popoli non chiedevano che p,ace, e libeTtà. Il tragico d·~ questo oombattimento per chi, ne fosse al centro o p,e•r chi dall'a,lto dei piani della Svizzera potess,e gettame lo sguardo dentro tutti i campi nemici, è che ciascuno dei popoLi è .v,eramente minacci,ato nei su.ai heni -p•iù.cari, ne.Jla sua indipendenza, me! suo onor.e, ,nella sua vita... Ma chi ha lanciato1 il fla'. gello, su dii loro? Chi li ha risolti a questa necessità clisp~raita: sohiaCJciare l'a,vv,e,rsario o morjre? Chi se non i loro Stati, cioè, a mfo avvis-o, le tre aquile rapaci, ·,i tr,e Imperi, la tortuosa po.Ji.tioo dell'Austria, lo Czairismo• vorace e la Pruss.ia brutale? Il pe,ggioJ.' nemico non è quello che è al cli là delle frontÌòel'e, -e,sso-è dentro ciascuna.i nazione e· nessuno ha il co– raggio di combatterlo. È questo mostro a cento teste che· ,si chiama imperiaÙsmo, questa volorutà cli or.g,o– gli'o e cli clominazi'o,ne, che vuole tutto as,sorbire, o so>ttometbe-r,e,o spezza11e,,ohe non tolLera, all'infuori cli ,sè, alc·una libe,ra g ,randez.za ! Che fa11eora? Tr,oppo grandi delitti contro la giu-· stizia, troppo ,grandi attentati aHa libertà dei popoli e ai s,a,CJri teso-ri del p,ensi-ero sono sta.ti commes·si. Essi cliebbon.oess,er,e riparaiti. L'Europa non può pas– sa1N> la s,pugna ,sop,ra le vioJ.enz,e consumate· sul p,o– ·po,l,obelga, sopra la distruzione cli MaJ.ines, di Lo– vanio,, mes.se a sacco dai nuovi Tilly ... Ma', a.ffedidcl.io ,' che siffatti delitti non siano riparati con cle·i de.Jibti somiglianti. V,endetta! rappl'esa,glia! Paroie oTribi.li! Un gran popolo non si vendica: ristabilisce il diritto. Nastrò pri,mto dov,ere è di pTO,muovere in h1tto i;J mondo l1a co-s•titu,zì,on,e, cli una Alta Corte mo!I'1ale,cl.i un Tribunale cli cosCli•enze,che vegli e pronunz.i sopro tutte le v-i.oJ.enze contro il di,ritto cl,e,lleg.enti,' da qua– lun,que parte v,e,ngano, da qualunque campo. E sic– come ·comitati cli in.chiesta stabiliti ci8.'Ìbelligeranti s,a,ranno s•empre sospetti, bisogna che i p,aie·sin,eu,t-ri cl,e,lJ'unoe cl-ell'altro conbinente prenclan:o l 'iniziati.va , così oom,ei fu prop.ostio re,cen,temente dal P;e,nant, ,pT\f.essore a!La Facoltà d,i medi-cin-a di Parigi: cc Essi dovrebbero cl,a,re,gli uomini di .autorità mondiale e di· moraJi.là civiCla sperimentata che funzionerebbero wme giu<hci inquirenti ... Essi potrebbero, anche se– guill4e a di1stanro gli eseroiti... Una tale organizzar zi,one integr,erebbe e concreterebbe quella del Tri– buna.ile dell'Aja e g1i pr,eip.a.J:,erebbe i documenti irre– fTagabi'li pe,r l'o•pe-ra necess'aria cli giustizi.a». Il po– tere dell'op'Ì•ni·one pubblica è ora i'II1roenso. Nullta po– teva dimostrarlo meglio che gli sforz,i delle due pair,m alle pr,ese, min-istri, oa.noe.JLieri, sovrani - p,erfino il Kais,er, lui stesso, si è fatto gi-ornalista - p.e,r t,en-· ta,re di giustificare i pro ,p.ri delitti e denunziare qu;e,lli dell'avversario al Tribunale i•nvisibile ciel genere uma– no! Che questo Tribunale al fine si faccia vedere. Osi,amo cli fonclirlo. Noi no·n conosciamo - uomdn.i di poca fede - il nostro potere morale! BibliotecaGirio Bianco Ma nQIÌabbiamo ancora un'alt-rà mi,ssione, noi brutti, arti,s>tie. scrittori, poeti e p•en.sato,ri, cli tutte l,e pa– trie: anohe a. g,uerra scatenata è un de.Jitto peir l'élite non conse,rv,a,re• l'integrità del proprio pensiero. È ve,rgognoso vederci seirvi:re !,e l)aissioni cli una poli– ti,c1a ,cle,ILe, raizz,e•,p,uerHe e mostruosa., scientifi.cam,e;n,t,e. assur.cla (-p,oi-chènessun paese ha una razza vera– meinte p,u,ro,), la quale - come ha de,tto Renan nella sua bella lettera a Sitrauss -· no•n può condu,r1,e che 'cc a guerre zoologiche, a guerre di estenninio analoghe a quelle che le diverse specie di roditori o di car– nivori combattono per vivere. Sarebbe la fine di quella feconda mescolanza, fatta di elementi nume– rosi e tutti necessarii, che si chiama umanità ll. L'umanità è la sinfonia delle grandi anime, oolle.t– tive. Chi, n:on è capace dii•compJ,enderla e cli arnarl,a ,a·Ltri,menti,ohe distruggendo una parte dei stwi e.J,e– menti mostra cli esse·r•e·un ha,rba,ro, che ha de,lJ'air– moni,a l'idea che quell'altro awva clell'o,rcline a Var– sa·via. Elite europea, rno,i abbiamo- due ci·ttà: la nostro paitl'ia. terr,es,tre e la città cli Di,o; cl 1 eHa. prima noi siain:o. -gl,i ospiiti; ma: della s·econcla no,i stessi siamo i costrrutto,ri. Alla prima i corpi e i outoil'i;fede-lmente. Ma nu·lliadi ciò che amiamo,: famiglia, amiòi, patria, ha diritto su,! nos-tro, spirito. Lo spirito è luoe. Il no– stro dove,r,e è cl-i el,evairlo• al disopro cl,elle temp,es,te ,è, cli salvarl,o daHe nulbi che vorrebbero oscurarlio. Il nostro clover,e è cli co•strui,l'e, più larga e· più a,lta, sempre, dominando la ingiusti-zia e l'odio cleHe rna– zioni, l0i Clinitadella oittà diorv,esi d,evono raoco-gJi,er,e le an 1ime libere e fra.terne cl•el mon,clo. ùo s-o: non sono qu,e,ste id,e·e che· si 1ano p,er es– se-re ascoltate o,ggi. La giÒ,v-entùcli Europa, che arde del1J,a f,e,b,bre della g,ruel'rà, sorride di sdegno,, mo– strando i suoi cltein;ti, cli giovane lµp,o,. Non i,mpo1"-a: qu,arndo· l'aicoesso, diell~ f.ebbl'e· sarà oodufo· essa si \rovierà ass,às,sinata e, forse, imenio org-ogli-osa ciel s·uo eroismo carnivoro ... Del r,esto so pure· che, parlando io, s'OIQ ,pe,r Ji;be,rare la mia oo,sci,enza, l!ibe1,e,ròaltresì quella cli,mi-gli.aia d·i a-Itri, in tutti i p•aesi, i qu,aili non piossono o non o,sano parlare. RoMAIN RoLLAND. LA ·LOGICA DI UNA CIUSI Molta gente, in Italia, nel Partito socialista, nelle file proiletarie -organizzate che lo seguono, nelle zone di simpatirnanti che Jo circondano, e nel pub– blico neutro, indifferente o eclettico in politica, ma curioso e pronto sempre a interessarsi del «caso» piccante e del fatto personale -- ha avuto buona materia di stupirsi, di sbattezzarsi, di addolorarsi, di sdegnarsi; di diso6e)1tarsi, o di divertirsi e di sorridere, secondo la mentalità, i gusti, e le incli– nazioni. Benito Mussolini, il leader rivoluzionario, il be– niamino delle ringiovanite schiere socialiste, l' excu– bitor clormitantium, l'elettrizzatore del Partito·, il rinnov.atore dell' flvanti!; colui che molto f-ece, e a cui non poco si attribuì (per la tendenza antropo– morfica sempre viva) nel peri-odo più recente di risveglio nostro; l'uomo rispettato da tutti, entro il Partito, e apprezzato cli fuori, ha abbandonato il giornale, perchè non si sente più di predicare la nei1tralità, di far « guerra alLa guerra»! · Stupore e sgomento degli ingenui ed ignari, ira dei più acca'ldati, sospetto e invettive nei più fana- " I

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