Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

CRITICA SOCIALE 351 che non gli consentiva di buttarsi addosso all'alleato di ieri, una postura geografica l).perta sui mari che non gli permetteva di buttarsi contro l'altra parte potente sui mari, una estenuante guerriglia coloniale che gli ha inghiottito due miliardi e alcune decine di migliaia dei migliori soldati tra morti e nial vivi. Ed ecco co– storo sbraitare, smaniare, consumarsi dalla voglia di cacciare questo paese nel subbuglio. A sentire questi sportisti della rissa, l'Italia dovrebbe fare a un dipresso come quel -contadino. che io conobbi da ragazzo, al quale tutte le occasioni - la festa da ballo alla mel– lonaia, la processione del venerdì santo, la gara del tiro al collo dell'oca - eran buone per attaccare una lite e menare le mani, dopo di che mostrava al popolo la pezzuola vermiglia. Così l'Italia deve far vedere a tutto il mondo che anch'essa ha il sangue rosso! L'I– talia deve far guerra anche senza ragione e contro l'interesse proprio! L'altro giorno si leggeva nell'Idea Nazionale : " Speriamo nella guerra di domani, che sarà finalmente la nostra guerra. E all'indomani ... dopo la pi·ima guerra ricomincei·emo da capo e, ter– minato il pi·imo saci·ifi,zio, comince1·emo i sac1·i(izi nuovi, come se nulla c·i avesse estenuati e impovel'iti, come se il nost1·0 sangue non fosse ancora spai·so ,, ! Io sono uno di quegli amici della pace che ricono– scono la civiltà della battaglia per la difesa del suolo nazionale. Anche credo che a questa difesa. (a parte le ragioni istintive, affettive e ideali) sia pure interes– sata la classe alla quale la patria non fu sempre madre gentile e pia; fermi restando in quella classe il diritto e la volontà di renderla a sè nell'avvenire più larga e più I>enigna. So bene che alla povera gente la morale eroica ha giovato sempre poco: lo diceva anche quel sovversivo di Giovan Battista Vico. So anche che ornai una forte plebe di liberi doveva dire guardando nel sole : " illumina non ozi: o guerre ai tiranni, ma la giustizia pia del lavoro ,,. Ma, poichè questa plebe, che doveva essere una plebe europea, non ha detto nulla nè al sole nè alla luna: nè ad altro pianeta di più vil sembiante, poichè anzi alcuni' milioni di inter– nazionalisti tedeschi hanno ·opposto all'Internazionale uno di quei grandi.Invano che - secondo il più tragico dei loro filosofi - furon sempre l'opera dei Tedeschi davanti a qualche cosa ch'era sull'effettuarsi, che altro partito resta, se non, al bisogno, difendersi? Anche capisco che amino addirittura la guerra l'uomo del mestiere, il forte qhe nei rischi: indura; e poi anche il fornitore che ci fa una buona fornitura e il giornalista che aumenta la tiratura e poi altra gente che sta sul– l'avventura e vive d'uccellare gli uomini, come diceva Machiavelli. Ma il dilettantismo della guerra per la guerra tanto diffuso oggi nei circoli intellettuali, negli ingentiliti dalla coltura, in coloro che han mangiato al convito di Platone e di tutti i filosofi ·susseguenti tutti i frutti più saporosi della saggezza, come si spiega? Come si spiega questa volontà di barbarie, questo piacere del dolore inutile, questo idealismo del male prorompente in frasi come quella che si leggeva ieri in un giornale intellettuale : " desidem che la mia patria, quando. dovrà, s'immerga e si .lavi in un bagno di sangue ,, ? O patria " del diritto glorioso, della pietà umana, della fede ideale,,, è questa " l'idealità savia, condizionata al bello e al buono, di nostra gente ,, di cui parlava il tuo ultimo poeta sul finire del secolo decimonono? Il quale secolo - egli diceva·- " aper– tosi col bagliore in fronte delle idee umane e della luce, precipitava al suo fine nelle tenebre dei fatti bru- ca Gino Bianco tali,,. Ma in quale maggior tenebra _di pensamenti brutali viviamo, battendo i denti, noi del ventesimo! Saranno sentimenti e pensieri posticci, saranno masche– rature di brutalità, o c'è veramente un turbamento di spiriti, come una larga minaccia alla salute mentale della nuova generazione? Può essere che in alcuni si tratti di una visione pu 0 1·111nente cei·ebrale, come in Maurizio Barrès. " Questo uomo - raccontava ieri Diego Angeli nel Gioi·nale d'Italia - per trent'anni ha predicato la guerra, ma chi ha avuto occasione di frequentarlo in questi giorni ha potuto constatare che il suo stato d'animo era tut– t'altro che eroico. Per lui la guerra era una visione puramente cerebrale .... ,, Non è dunque inverosimile che di simili .... visionai·i ce ne siano anche altrove fra quelli che gridan più forte contro la vigliaccheria degli altri. Di alcun altro si sa per sue pubbliche dichiara– zioni. che non crede in nulla, neanche nel pancotto; e si può ritenere che sbraiti per chiasso. • Ma di molti altri, che alla serietà dell'accento si dànno a conoscere convinti di quel che affermano, il caso va interpretato diversamente. Ecco: l'idealismo eroico, che augura e promette alla patria " il bagno di sangue rosso e caldo da cui dovrà prorompere viva una nuova idea ,, e vuole i sacrifizi dopo i sacrifizì e la gue"rra perpetua, non è che un travestimento o _una diversa investitura di quel feroce ascetismo che, in altri tempi, per amore dello spirito, scorticò e abbrustolò il corpo. Anche l'idealista eroico è un sofferente che ama la soffèrenza propria e vuole che anche gli· altri soffrano; cruciato martire, crucia gli uomini. Anch'egli fa il deserto sopra i ·campi sonanti .del lavoro umano, e chiama il deserto gran– dezza e dominio della stirpe: anch'egli strappa le turbe ai santi aratri e maledice alle opere della vita e delira atroci con.giungimenti dell'Idea col dolore mondiale e atroci sublimazioni dello spirito nel vaporare del sangue. Perchè, come l'antico asceta, egli odia la ra. gione al punto da credere che le stragi e le distru– zioni bene organizzate e disciplinate elevino gli spiriti. Ma che cosa volete che ·elevino! se tanti secoli di ma– celli non hanno umanizzato quest'animale dell'uomo, non saranno già i nuovi mortai da 420 che faranno il miracolo! Ecco, l'Europa è tutto un mortorio. I morti stanno bene, ma il mondo va riempiendosi <ii mal vivi pei quali il sole non è più il sole e la vita non è pi(1 la vita. · Sfilano nella notte i lunghi convogli pieni di carne straziata. Una cupa melanconia avvilupperà presto lo spirito umano, più vera di quella dell'anno mille. Tutto questo per la sublime consolazione ter– minale d'avere qualche slavo un po' più qua o più là, qualche tedesco un po' più là o più qua, qualche sbocco marino per traffico di porci un po' più su o più giù. E l'idealismo batte le mani e squadra le fiche ai so– cialisti imbecilliti dal pacifismo. Così Napoleone gri– dava al Vescovo di Gand: " Ebbene, signore, la vostra coscienza non è che è una sciocca! ,, D'accordo, signori idealisti: però anche l'Idea .... ALBERTO VEDRANI. << Collana Socialista » N. 1. FEDERICO ENGELS: I fonclament-i clet Comu– nismo. - Scritto postumo edito da Edoardo Bernstein. •rraduzione italiana e prefazione di Angelica Balabano:ff. Volume fi,neinente i·ilegato in tela, L. 1.-

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