Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

350 CIIITICA SOCIALE raio continentale dalla Francia alla Germania, ecc., che dovevano servire da incitamento, ma non dovevano mai venir pubblicati. " Ct'ederanno magari che io debba esser loro grato per non aver pubblicato la mia critica degli operai francesi. E queRti l(erls mandano, per giunta, il loro pasticcio compromettente in hot haste a Parigi!,,. Mentre rovinava il "trucco " imperiale, gli amici ti– ravano l'oroscopo sulle possibili speranze di un Go– verno rivoluzionario. Nella stessa lettera che afferma definitiva la clébacle in Francia, Engels nota che, " malgrado ciò, un Governo rivoluzionario, che si costituisse presto, non dovrebbe ancora disperare. Dovrebbe, abbandonando Parigi' al suo· destino, proseguire la guerra dal Sud, restarido sulla difensiva, fino a che le nuove armi acquistate e l'esercito ri0rgunizzato permettessero di ricacciare il nemico a poco a pocò al confine. Questo sarebbe l'esito più desiderabile della guerra: che entrambi i paesi si dessero reciprocamente la prova della loro invincibilità. Se que~to non avviene presto, la commedia è finita. Le operazioni di Moltke sono assolutamente magistrali; il vecchio Guglielmo sembra gli lasci mani libere e i nuovi battaglioni sono già sotto le armi, mentl'e in Franci1t non esistono ancora,, .... " Ma - soggiunge - il peggio è questo: clii deve mettersi alla testa di un movimento rivoluzionario a Parigi? ,,. Il movimento rivoluzionario, che doveva finire nella Comune, li preoccupa. Il 6 settembre Marx comunica che " tutta la Sezione francese del!' internazionale è partita (da Londra) per Parigi per commettervi delle sciocchezze in nome della Inte1·nazionate. Vogliono abbattere il Governo provvisorio, instaurare la " Com– inune cle Pa'l'is ,,, ecc. ,,. Già il 4, Engels aveva data questa intere~sante definizione del «· Terroi·e,,: " La Te·l'reur: noi in tendiamo con qnesta parola i 1 dominio di gente che incute terrore; al éontrario è i! Governo di gente. terrorizzata. La Te1·reur vuol dire in gran parte inutili crudeltà, commesse da gente che ha' paura e per propria tranquillità. Sono convinto che la colpa del Governo del Te"rr01·e del 1793 è quasi esclu– sivamente da attribuirsi ai borghesi patriottardi terro– rizzati, ai pic:coli borghesi e alla canaglia che, durante La Terrew·, pesca nel torbido. Anche nella piccola Te1·1·eitr odierna figurano appunto queste classi ,,. Engels, in una lettera del 12 settembre, è del parere che "se a Parigi si potesse fare qualche cosa, bisognerebbe impedire una sollevazione degli operai p"rima della pace... Se vincono ora (a servizio della difei,a nazio– nale), essi devono assume;·si l'eredità di Bonaparte e dell'attuale repubblica borghese e saranno inutilmente mas~acrati dall'armata tedesca e ricacciati indietro an– cora una volta di 20 anni. Es.,i non perdono nulla ad aspettare. Battersi per i bow·geois contro i prns– siani sarebbe follia. Il Governo, qualunque sia, che concluderà la pace, diverrà per ciò solo alla lunga im– possibile, e l'esercito che ritorner~ dalla prigionia non sarà molto temibile nei conflitti interni. Dopo la pace, le chances per gli operai sono più favorevoli che n~n siano mai state prima. Ma non si lasceranno trascinare ancora sotto la pressione dell'attacco straniero a pro– clamare la repubblica sociale alla vigilia dell'assalto di Parigi? Sarebbe orribile, che le armate tedesche, come ultima azione guerresca, avessero da combattere una battaglia di barricate contro gli operai parigini. Ciò ne ricaccerebbe indietro di 50 anni e sconvolgerebbe j ogni cosa, in modo che tutti e tutto e.i si verrebbe a BibliotecaGino Bianco trovare in una falsa posizione, senza contare l'odio na– ziouale e il regno delle frasi trionfante fra i lavoratori francesi ,,. Però li preoccupa anche la recrudescenza " sciovi– nista ,, in Germania. " Le vittorie insperate e per lui immeritate, hanno fatto andarE\ tremendamente alla testa del filisteo tedesco lo " sciovinismo,,, ed è ormai tempo che facciamo qualcosa contro,, --;-scrive Engels il 7 settembre. " Quegli incorreggibili asini di Prussia1Ji ,, -· come si esprimeva Engels il 13 - arrestavano intanto ·quel- 1'" infelice ,, Comitato del Partito, in Braunschweig e persino il tipografo del " ben intenzionato e veramente ancor troppo mansueto proclama,,. E di ciò si compiaceva Marx, perchè - scriveva il 14 settembre - " è bene che in Prussia si mostrino per quello che sono e che, già prima della conclusione della pace, distruggano nella classe· operaia ogni pos– sibile ilh1sione. Del resto, la classe operaia non può essere cacciata al fuoco se non per opera della diretta persecuzione statale,,. E soggingeva: " Bismarck è, dopo tutto, un asino. Perchè gli è andato tutto bene finchè egli era lo strumento delle aspirazioni unitarie tedesche, ha perduto la testa al punto da credere di potere, senza vergogna nè pudore, fare della· poli.tica specificamente prussiana, non .soltanto verso l'estero, ma anche all'interno ,,. Come nella lettera alla Direzione del Partito, Marx, fin dal 12 febbraio, aveva già scritto a Engels essere sna convinzione che, quantunque il primo urto sarebbe partito dalla Francia, la Germania era molto più ma– tura per un movimento sociale e· si sarebbe lasciati indietro i francesi. " È un grande errore e una illu– sione dei francesi ritenersi. ancora il popolo eletto ,,. Ed iu fatti il Partito socialista tedesco si conquistava in pochi anni l'egemonia europea. f. p. PSICOLOGIA DELL'IDEALISMO DEL MALE Il Cor1°iere clella Sei·a del 30 ottobre, in una critica a un discorso dell'on. Turati, a un certo punto esce a dire che " la repulsione alia guerra è comune a tutti i partiti perchè è comune a tutti i popoli civili ,,. Mai bestemmia maggiore contro il vero delle cose certe fu proferita, se il Corriere della Sera intende, come credo, di computare fr'a i popoli civili anche l'Italiano. Perchè il vero è che l'Italia è oggi - e non da oggi soltanto - afflitta da tutto un esercito intellettuale di spiriti forti amanti della guerra per la guerra, di asceti della guerra, di untori e di canéfore e, di sagrest~ni della guerra. Asceti, la salutano come San Francesco salutava nostra corporal sorella morte ; spiriti forti, gittano al vento formule esplosive e risa di Zarathustra su la bellezza confortevole del bagno di sangue; untori, spruzzano e imbrattano di unto marziale le attonite zucche della clientela leggitrice; canéfore, portano attorno i canestri del loro entusiasmo per la prossima più o meno primaverile entrata in ,azione; sagrestani, suonano gaia– mente il campanelluzzo all'elevazione del calice fumante della presenza reale del sangue dell'uomo. Come non s'è accorto di tutto ciò il giornale meglio informato d'Italia? C'è un paese a forma di stivale che non si trova an– cora mescolato al macello barbarico per un complesso speciale di circostanze; un'alleanza più che trentenne

RkJQdWJsaXNoZXIy