Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

348 CRITICA SOCIALE Germania è oggi certamente difficile, ma diventa chiara se si analizzi criticamente la situazione. Quanto ai Governi, è manifestamente necessario, da ogni punto di vista, e nello stesso interesse dell'esistenza della · Germania, chieder loro che siano non neutrali, ma, come tu ben dici, patrioti. La pointe rivoluzionaria si darà accentuando l'opposizione alla Russia più di quella contro Bono/rapa (Napoleone III). Questo dovea fare Lassalle contro le grida antifrancesi della Nuova Gaz– zetta Prussiana ,,. Contro quei democratici, i quali, dalla sconfitta dell'Austria, auspicavano una rivoluzione in Germania, non meno che in Galizia e in Ungheria, egli soggiungeva: "Questi bestioni dimenticano che una rivoluzione in questo momento,· data la disorga– nizzazione militare tedesca, servirebbe, non già ai ri– voluzionari, ma alla Russia e a Bonotrapa ,,. Il 31 maggio 1860, Engels consigliava a Marx di spiegare a Lassalle, con cui polemizzava, che in poli– tica estera le frasi fai.te, come " reazionario ,, , non ser– vono a nulla. " Del resto - soggiunge - in questo campo speciale della politica estera è possibile una così n~tta separazione speculati va dalla politica interna, che tL1potrai prenderti lo spasso di dimostrargli come questa volta il soggettivo "reazionario ,, è l'oggettivo "rivoluzionario,, nella politica estera,.e questo lo che– terà,,. Marx doveva inoltre osservare a Lassalle es– sere un molto dubbio rivoluzionarismo quello di" portar via o lasciar portar via prima ai tedeschi il loro mi– glior territorio e le loro con dizioni nazionali di esi– stenza, col pretesto che gli attuali potentati su questo territorio sono reazionari, per contare poi su una rivo– luzione ,,. III. Alla stessa concezione, che vedemmo circa la guerra del 1859-60, si inspira la posizione asmnta da Marx. e Engels negli avvenimenti del 1866 e del 1870-71. Come, nel 1859, i due amici si erano trovati in conflitto con Lassalle, così ora son·o in contrasto con Lieblrnecht. Già il 4 luglio 1866, appena saputasi la vittoria dei prussiani a Koniggriitz, Engels scrive a Marx che Bis– marck tenterebbe ora di costituire il suo Impero e che la inattesa grande1r.za del successo gli renderebbe diffi.- • cile di cedere territorio a Bonaparte. E Marx, il 7 lu– glio, affermava che, dopo una grande sconfitta dei prussiani, che avrebbe forse portato ad una rivoluzione, non " poteva accadere niente di meglio della loro im– mensa vittoria,,. Questa mette in grave pericolo il re– gime di Napoleone III in Francia e rende impossibile a Guglielmo I di cedere terra tedesca alla Francia. Il 9 luglio 1866 Engels scrive: " Non dubito affatto che il repentino enorme raffor– zamento della Prussia unirà Bonaparte coi Russi per infrenarlo. Ma si guarderanno bene dal venire alla guerra; quanto alla Francia, il suo attivo intervento sarebbe il mezzo migliore per cacciare del tutto i Te– deschi meridionali nelle braccia della Prussia e can– cellare i ricordi della guerra civile ..., Ma vedi mo' s'io avevo giudicato bene l'esercito prussiano, insistendo a dirlo assai migliore che altri non credesse. Dopo così brillanti successi l'esperienza bellica e la fiducia in sè debbono essergli tanto cresciuti, da poter domani mi– surarsi anche coi france8i, abbiano pure fucili a retro– carica ,,. E il 25 luglio si riassumeva così: " La cosa ha questo di buono: che semplifica la si– tuazione, e agevola una rivoluzione, eliminando i con- BibliotecaGino Bianco ilitti delle piccole capitali e accelerando in ogni caso l'evoluzione. Dopo tutto, un Parlamento tedesco è tut– t'altra cosa da una Camera prussiana. Tutti i piccoli Stati vengono trascinati nel movimento, le più perni– ciose intluenze localiste cessano, e i partiti, ora locali, diventano alfine veramente nazionali. L'inconveniente maggiore, e veramente grave, è l'inevita,bile predominio della Prussia in Germania. Poi la separazione momen– tanea dell'A~stria tedesca, onde un immediato pro– gresso degli Slavi in Boemia, Moravia, Carinzia. Pur troppo, contro questi due guai non c'è nulla da fare. Non ci resta che accettare il fatto compiuto, senza approvarlo, e sfruttare il più possibile l'agevolata poNsi– bilità di unire e organizzare nazionalmente il proleta– riato tedesco ,,. A che Marx rispondeva il 27 luglio: " Ti consento perfettamente che bisogna prendere il pasticcio com'è. Però è piacevole essere lontani in questa luna di miele .... Gli Aust1·iaci sono giunti ove li volevano i fanatici Slavi nel 1848. Però, per ora, la loro perdita del Veneto, e la forzata concentrazione delle loro forze, non giova affatto ai Russi. Come Im– pero panslavo, essi diverranno tanto più antagonisti , dei moscoviti. Data la eccezionale degenerazione degli' Absburgo, c'è però da temere che essi si lascino a poco a poco trascinare dai Russi ad un attacco in .comune contro la Turchia. Per gli operai è naturalmente favo– revole tut.to quanto accentra la borghesia. In ogni caso la pace, anche se conclus·a domani, sara ancora più provvisoria di quella di Villafranca e Zurigo. Appena avvenuta dalle diverse parti la riforma delle armi, ri– comincerà il pestaggio, come diceva Schapper ,,. Che Bismarck avesse allora menato per il naso di– plomaticamente Napoleone· III era manifesto ai due amici. Dopo la pace di Praga, Engels scrive, il 29 geri– naio 1867, che Bismarck ha turlupinato Bonaparte ri– guardo agli Stati meridionali, come' questo aveva tur– lupinato a Villafranca gli Austriaci nei riguardi dei principi italiani espulsi. Mentre Marx e Engels giudicavano definitiva la tras– formazione politica della Crermania in seguito alla guerra del 1866, Liebknecht giudicava non vitale il Norddeutschei· Bund e, per tattica anche di partito, manteneva contatti coi radicali particolaristi. ·avversari del Bund. Considerato egli l'autorevole intérprete di Marx, la sua politica passava per marxista. Le lettere mostrano invece il frequente disaccordo e come Marx e Engels non· approvassero l'" austriacantismo " di Liebknecht e i suoi amoreggiamenti antiprussiani coi particolaristi e i federalisti meridionali. Particolarmente aspro fu il dissenso, nel· 1870, per la guerra franco• tedesca. Che questa guerra scoppierebbe, Engels aveva pre– visto tosto dopo le vittorie prussiane sull'Austria. Già il 22 luglio di quell'anno egli profetava impossibile una campagna fortunata di Bonaparte, "l'homme prestige, Jupiter Scapin, grotesque providence de l' Europe ,,, come lo definisce Marx il 21 luglio, Cmpulinski, Lumpen– proletarierkaiser, come lo chiama in altre occasioni. E il 19 maggio aveva scritto a Marx che " Bonaparte è proprio un asino incorreggibile. Non ha neppure un'idea del processo storico, questo animale; tutta la storia non è per lui che un jumble di casi senza nesso, in cui le piccole malizie del vecchio imbroglione.hanno una parte decisiva, e quali malizie! Per ogni evenienza, sempre la stessa e sola ricetta! •· Era perciò destinato ad essere ingannato da quel " galantuomo di Bismarclo,

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