Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

.• t CRITICA SOCIALE 347 zione cronologica di questi fatti ne stabilisce la responsabilità. Si aggiunga che mentre la Germania per le sue industrie e pel suo pane non dipende intieramente dal mare e nel mentre in tempo di pace essa o qualsiasi altra potenza non ha nulla a temere dalla flotta inglese, la supremazia navale è essen– ziale all'Inghilterra per assicurarle i commerci e il vettovagliamento in tempo di guerra, e le co– municazioni sue con terre span,e per tutti i mari; sconfitta per mare- l'Inghilterra è prendibile per fame; lo stesso non è vero per la Germania, al– meno nella stessa misura; se quindi essa aspira legittimamente a una flotta che protegga i suoi commerci, tale flotta per questo scopo non esige d'essere suprema nello stesso grado in cui deve essere suprema la flotta inglese per gli Inglesi. E' per questi condizione di vita e di morte che la guerra non sospenda le loro attività industriali e commerciali. Finalmente occorre dire che l'In– ghilterra non ha mai usato la sua supremazia navale come arme di attacco diplomatico o di conquista coloniale; essa non ha mai minacciato alcuno di distruzione in conseguenza de' suoi cre– scenti armamenti navali; essa non ha mai usato le sue forze che a difesa di tra.ttati vigenti o dove fu invocata in aiuto. E così anche dalla rassegna cronologica delle principali fasi della gara degli armamenti noi · siamo condotti alla conclusione che gli. sforzi per arrestarla erano destinati a fallire, perchè essa · scaturisce da gelosie, da sospetti, da sfiducie tra le varie nazioni o leghe di nazioni, a loro volta fondate in cause storiche profonde. Date queste causE) profonde e fino a che esse persi.stano, anche la gara degli armamenti è fatale, automatica, ir– resistibile. Fino a che vi siano potenze propense a ritenere .esservi vantaggi nazionali che si possono solo conseguire con la guerra o la mi– naccia della guerra, fino a che vi siano popoli che si lasciano indurre a simili errori da élites governanti bellicose, le altre potenze non po– tranno difendersene che con le armi alla mano: vana è la discussione, vane le proteste, vane le Convenzioni dell'Aia e di 'Ginevra, con chi crede nell'onnipotenza della propria spada. Chi non crede che nella spada non può essere disilluso che dalla spada. Epperò la guerra del 1914 pone fine a una illusione funesta, per quanto generosa: l'illusione che si possa pervenire alla limitazione degli ar– mamenti, nel mentre persistono le cause psico– logiche. di cui questi sono gli effetti. E' questa l'illusione dei pacifisti all'antica; è questa l' illu– sione pure di pacifisti e socialisti che, come Jaurès, Hirst, Giretti ed altri, lottarono e lottano contro il prolungamento della ferma, contro nuove spese o riduzione di spese antiche: laddove il problema è di sostituire all'equilibrio delle potenze il Con– certo o la Federazione d'Europa, eliminando o controllando le cause profonde che · fin qui ne ostacolarono l'avvento. ANGELO CRESPI. BIBLIOGRAFIA. Correspondence .-espectt11g tlle E,wopea11 o,-.tsis. N. 6, s, 10 (Libro Blan,)o Inglese, e rapporti clegll ambasciatori Inglesi R Vienna e Berlino. Lon<lon, 1914), · TV/1,y10ea,·e at 10a,·, by members or the Oxforcl Faculty or Moclern Hlstory (Claren<lon Prese), 1914. VON BilLOW: Impertal Germa11y. Corrupondance df1)1omattqr<e s,,.. la c,·ise europée1111e (Libro GIRllo russo). Il Libro Giallo tedesco è <lato In Wh11 ,ve are at 10a1·, CRISI, RIVOLUZIONE E. fiUERRA- n.ell' Epi,ytolario di Marx-Engels II. Nell'atteggiamento dei due amici ver.~o la guerra italo-austriaca del '59, verso quella del- '66 e quella del '70, Bernstein (1) vede una prova della loro consi– derazione oggettiva dei rapporti tr;t interes~i rivolu– zionari e interessi nazionali. " La loro inconcil.iabìlità vergo i Governi - scrive Bernstein - non ha affatto indotto Marx e Engels, nel '59 e più tardi, ad appro– vare una tattica., che poteva compromettere gli interessi vitali della Germania.... Come ne! '59 con Lassalle, così nel '66 e nel 1870-71, essi Rono in disaccordo con Liebknecht, dacchè, quando si tratta dell'esistenza della Germania, si lasciano meno fuorviare, nel loro giudfaio sulle necessità storiche, dalla loro opposizione ai Go– verni del tempo ,,. E più innanzi: " Il carteggio di– mostra luminosamente che l'opposizione di Marx e En– gels alla annessione dell'Alsazia-Lorena non ·era del dottrinarismo cocciuto o dell'indifferenza per gli inte-, i·essi nazionali della Germania, bensì del patriottismo lungimirante, ad un tempo tedesco e4 europeo ,,. Lo stesso dee dirsi dei giudizi di Marx sul protezionismo tedesco; ma di ciò nel prossimo articolo. Forse però con più ragione Oncken, nel suo "Lassalle,,, attribuisce il conflitto fra Marx e Lassalle ad una di– versa concezione della storia. " Lassalle mira special– mente al principio delle nazionalità, concepito in senso democratico, come ad una delle forze attive del secolo; Marx era giunto in tempo a una concezione della storia, a base di lotta delle classi, nella quale antagonismi nazionali e Stato nazionale scompaiono quasi dietro più vasti processi evolutivi ,,. La posizione assunta dagli amici rispetto· ai grandi avvenimenti politici è, quindi, dettata piuttosto dalla considerazione di quelli rhe essi reputavano gli interessi più generali della ri volu:'lione pr'oleturi~. Circa la guerra italo-austriaca del '59, è noto come Lassalle, nell'opuscolo "La guer1·a d'Italia e iZ còm– pito della P1·ussia ,,, voleva che la Prussia sfruttasse quella guerra e la sitnazione difficile dell'Austria per mettersi alla testa della Germania, annettendosi lo· Schleswig-Holstein nel caso in cui la Francia liberasse l'Italia e intanto mantenendosi strettamente neutrale e lasciando in asso l'Austria nella sua lotta contro la Francia. Marx ed Engels erano contro la "liberazione bonapartista " dell'Italia. Contro Lassalle, che conside– ra va l'Augtria "un principio reazionario saldo e con– seguente,,, e Napoleone persoualmente un despota, ma c,·stretto a basarsi su principi democratici e destinato per ciò a cadere presto per questa intima contraddizione, Marx ed Engels considerano l'Austria un male minore di Napoleone; quest'ultimo doveva essere abbattuto perchè potesse riaccendersi il focolare della rivoluzione europea; per essi la Russia assolutista, alleata segreta di Napoleone, era, con quest'ultimo, il più saldo so– stegno della controrivoluzione europea. Il programma di Lassalle era, perciò, secondo Marx, un " enorme errore ,,. .A tale proposito, scriveva egli a Engels il 18 mag– gio 1859: "La posizione del Partito rivoluzionario in (l) ED. BERNSTEIN: Put-ttilc lt11d Oelconom·t• im B1•iefwechsel ,lfat'X• Eugeis - In At·clliv fiir Soztatw!ssenschaft 1111àSozialpoUtilc, Mal– Heft 1914,

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