Critica Sociale - XXIV - n. 17 - 1-15 settembre 1914

264 CRITICASOCIALE i quotidiani, i deputati, i Sind.aoaLi. E s-ta bene. Ma - noi· ridom,a,ndi.amo - bastavano queste forze pe•r impedire la gnerTa? No,. Non bastavano. P,er imp·edire ima guerra bis,ogna abbatter-e - ri– vo ,J.uz ,ionari'clJme,nte - i poteri dello St.ato. Delle due l'una: o il Partito ha in sè la capacità per questo ~forzo e allora non ha bisogno cli aspettare la guerra pe,. fare la rivoluzione; o I.aie capaci.Là n-0n ha e al– lo,ra non è la gue-rra che può improvvisarla ,,. Perfettamente così. Ed ora, eia una teoria delle calast.rofì, passiamo a parlai':} d,i un mezzo per attua-rie. * ** A poche &et.t.imane da un grande sciopero gene– rale, e mentre si parla della even-lualità di farne un altro per motivi d'ordine gravissimo, io vorrei proporre la 1,evisione delle nostre dottrine, o, s,e si preferisce, della nostra pratica, in argomento. Si è discusso molto, in p"iù luoghi, nel giugno scor– so, a é1ueslo proposito, sopratutto perchè un movi– mento, iniziatosi come cli sola protesta, 'si ampliò poi ad allra pori.ala e ad altri fini: onde lo sciopero .apparve troppo, per esser solo di proLesta, troppo poco per essere di rivoluiione. Quando, 10 anni fa, aus,pice Labriola, portav,o-ce Dugorii, si lanciò a Milano la nuova ricélla. dello sciopero generale, si intese c,e,rlo proclamare una forma di agitazione, rapida, simultanea, « violenta » negativamente, s·c pur non at.tivamente nel senso del– l'assalto e c\,cl massacro, che dovesse paralizzare la vita sociale, recando tali danni alla .borghesia, da cost1,in.gere essa, e per essa il Governo, a capi– tolare su determinate qu,esti oni: una legge reazio– naria, l'impunità cronica ai fucilalo.ri del prolela– l'iato, e così via.. Il caso cli Génova del '900 àvcva forse crealo delle illusioni. c;;i climenl.icava che quello era stato un·o sciopero cl'ineomparabile efficacia, sia per la sua spontaneil~1 e novità, sia perchè esso colpiva I.a vita e l'organismo nazionale e staLale, in un suo principale g.anglio- nervoso. Là !.'arresto delle braccia era dav– vero la paralisi socia le della borghesia e dello Stato borghese, ferito n.el cuore elci commerci, ciel movi– mento·, elci tras po,rli. Gl-i a,Uri sc·ioperi cosidetti generali, che si susse– guiroao, non furono mai generalj sul serio: e, in quanLo lo furono, colpirono- assai più il proleta– riato che la borghesi.a. Se noi vogliamo, sinceramente provv,cckire alla pro– bità mentale e politica della nosLra azione, se vo– gliamo uscir dalle ipocrisi,e, e sopratutto se voglia– mo sinceramente qllenerci ai più elementi;iri prin– éipl ·ctella lolla cli classe, noi dobbiamo riformare i nosl1'i slat.uli in materia, diVliclenclo lo sciopero po– litico in duo specie. Lo sciopero puro e semplice di prolesla è l'ab– bandono- ciel lavoro pronto, concorde, di quante più categorie è possibile; è la partecipazione ad ,esso cli quanti più cit tacl-in.i, commercianti, e-cc. si possono trasci-!rnre alla nost.ra causa; è il comizio, la mani– festaz10M p_u bblùca, q uanto più è possibile impo– n~nte; è il nlorno al /cworo, appena esaurito questo compilo. In esso, l'abbandono del lavoro, l'arresto d,ella vita,. ~!ella c.ircolazione sociale, non tanto si pro– pone il cl.::111110 economico alla borghesia, quanto è: un m~zzoi o una conseguenza, o una pregiudizi.aie : che dir si voglia, della dimostrazione politica. L'operaio lascia l'officina non per recar danno al_ padrone, ma pe1'Chè quel giorno deve essere in prn~za, parloc1pare al comizio. I negozi si chiudono o_s1 fanno, chrnclere, non per impedire al negoziante cli vendere, per arrestare la vita economica, ma BibliotecaGino Bianco perchè i negozi d1iusi conferiscono alla riuscita solenne della protesta, contribuiscono ad agii.are niella opinione pubblic•a la nozione e I.a coscienza di quel dato problema per cui si protesta. Da ciò emerge chiaro che tale sciopero politico non ha ragione al-cuna di durare oltre una giornata. Se dura cli più, è perchè si vuole otlener,c la simul– taneità generale in tutto il paese, e allora - date le dJistanze, I.a scarsa coesio11>e·,la varietà degli am– bienti - avviene che le città e le plaghe più pronte d-ebbono, rimanere in sci-opero due, tre giorni, per asp,ettare che arrivino• le altre: avviene che le cate– gorie più vivamente mobilizzabili debbono restare in isciopero per attendere quelle· che, per la natura st·essa del loro lavoro, p,er la loro composizione, e per altre cause, non rispondono rapide e compa.tte all'appello: e poi rimproverano magari, come tra– ditrici, le categorie che,. stanche cl'attend·ere, h.anno ripreso il lavoro. C'è bisogno di esempi e di nomi? L'altro sciopero generale - quello, generale sul serio - sarà la paralisi social•è, sarà la · rivoh1- zione. Dullerà finchè durerà: ma durerà solo, se il pro~elariato,. mall!J~L_oa 9 e~tJ.\re i P:~cati <t5tlc~liq·eUa ragione anz1chè gh 111genu11mpuls1 ciel sentimento, si sarà preparai.o anni e v,ett.ovaglie, in modo che la sua guerra colpisca il nemico: non lui! Ora, lo· sciopero erroneamente dello generale, che s1 usa in Italia, non è quasi mai fulmineo, con– C?rd_e, simultaneo, .,e~pressivo, come dovrebbe per s1g111fìcare la realt1v1tà e la buona organizzazione del proletariato socialisI.a; Siitrascina (anche quando non assume il carattere ch'ebbe in alcuni luoghi lo scors•o giugno), non più protesta, non .ancora rivo– luzione, non abbastanza orclinal,o e civile, c. non ab_baslanza disordinalo e selvaggio. Molesta il n-0- m1co, secca le scatole a ceti medì che no-n rap– presentano lo sfruttamento più .tipico e ccnt.ral,e, stuzzica e tormenta più che non Jerisca a morLc. Tratto da un sentimentalismo non privo di no– biltà, ma profond,amente ingenuo, il prolela1·iato, per ,esalalle LuLlo· lo sdegno, che l'anima, per attuare alla lettera gli ordini dell'alto-; convin.lo di far cli– speLLo alla borghes,ia, applica il generale nel modo più comico, a chi consideri freddamente la !'eallii deHa compagine sociale odie•ma, i legami che, nel campo del lavoro ma sopralulLo· del consumo, av– vincono ed accomunano le varie classi, -é -il fatto che una malattia sociale com'è l'arresto de-Ila vii.a, in due organismi cli robustezza diversa, non può .a meno cli coLpir più gravemenLe il più debole: il proletariato. · Lo sciopero «generale,> è una cosa len·ibilmente i:seria, quale i suoi leorizzatnri primi non 'suppo11,e– vano noonche. Sarà forse u no de i mezzi risolutivi della rivoluzinne socialista; pot.rà essere anche, a certe ore, m10 strumento pe r sup erare una svolta della storia. Ma dovrà es&e·re grandioso, vibrante, preparalo con· le armi e i viveri senza cui nessun esercito, eh-e non :sia cli bambini e cli pazzi, va alla guerra. · Ma i lavoratori, che per protesta impongono a sè le privazioni più gravi, si espong,ono alla fame, chiudono forni e osterie, credendo di farla alla ti– ranna borghesia, fanno ridere. Tu!Lociò non è rivu– luz.ionario, non è lotta cli classe! Senza parlare delle botteghe chiuse pro forma, e ap,ert,e di rJ.ielro... perchè ci vadano a far prov– viste coloro stessi che le hanno fati.e chiudere da– v anti; sen za coni.are le• I.averne dove, a porle chiuse, si I.rin.ca allegramente ... per lutto proletario! Affronti amo con sincerità anche questa questione. I moti unimi, mezza trag,edia e mezza parodi.a, die– d,ero a parecchi compagni, di tulle le rive, la co-

RkJQdWJsaXNoZXIy