Critica Sociale - XXIII - n. 18 - 16-30 settembre 1913

274 CRITICA SOCIALE . il nostro destino, fino all'estremo respiro: la bandiera del socialismo, sì, del ·socialismo p,roletario interna– zionale (vi ha dunque due diverse foggie. di socia– lismo?), il quale non cade, esso, perc/zè altri lo ab– bandoni. E le schiere proletarie disperse torneranno a ricercarla ed a brandirla - oh! non andrà molto - dopo le prime delusioni. Il proletariato deve e può sempre tornare. Ma con che tristezza profonda· ve– dremo partire vittoriosi - e per quel miscuglio di voli e in quella compagnia - i compagni intellettuali di ieri ,e della vigilia, quelli che così a lungo ci stet– tero a fianco! Perchè essi, essi soli, anche ·se tutti Io volessimo, essi soli, prigionieri cli se stessi, non po– tranno tornare ... f. t. Mentre sui giornali di « destra» impazza il car– nevale dei sofismi per imbrogliare la matassa e la massa, e i chierici Bonomiani van piluccando ne' miei scritti e nelle mie lettere le testimonianze delle· mie cÒntraddizioni e della mia fede ultrariformista, per·concludere che tra Bonomi e Zibordi non e' è d'if– f erenza. e giungere così, per eliminazione, alla dia– gnosi d'un caso grave di ambizione semisenile (l'han– no paragonata all'amore che divampa nelle donne giunte ali' età pericolosa!), . io voglio salire ancora una volta, fuor dal pantano delle zanzare tediose, alle ospitali colonne di Critica Sociale,- per veder di segnare « le differenze» - cioè, con le ragioni della mia candidatura, i termini di quel fatto, che fu la scissione dei Riformisti. Può il semplicismo· sincero ed ignaro delle folle, coscienza, troppo altera e sicura di sè per aver bi– sogno di una tale difesa. Io intendo difendere le ragioni _stesse della nostra fede socialista. Che differenze vi sono tra i due candidati di Osti– glia? Socialisti, entrambi, . nel fine; riformisti en– trambi; nemici, entrambi, della demagogia rivolu– zionaria e della intransigenza dogmatica~ contrari, entrambi, alla guerra; disposti, l'uno e ·l'altro, ad ammettere le alleanze, il ministerialismo, la stessa partecipazione al potere; avve.rsi agli scioperi ge– nerali, fautori detl'azione evolutiva e penetrativa ... Potrei additare, delle differenze, una sola: la con– clusiva, la suggestiva per eccellenza, la differenza di fatto, che comprende ed esprime tutto il dissidio teorico e tattico; quella che il popolo afferra ed ap– prezza, col suo intuito istintivo: Ivanoe Bonomi, - malgré lui, diranno i suoi : ma che importa:? - è il candidato del Governo. Io non lo sono. A Bo– nomi, i moderati, i liberali, si dispongono, nella loro grande maggioranza, a dare il voto. A me non lo daranno. · Perché? Perchè e come Bonomi s'è messo - i destri si son messi, il destrismo s'è posto (se pur è possibile discutere senza parlar di persone!) - in una condizione da essere sostenuto dal Governo, che àppogeja, ·poche miglia più ad Ovest, il clerica~e ' Ma,rchese vi Bagno? da essere sostenuto, come un '~andidato di concentrazione, come « un uomo che va bene·», come l'uomo « che ci vuole», potente, superiore ai partiti, utile al Collegio, da tutti o da molti degli elementi non socialisti od antisocialisti del luogo? Risalendo dal fatto- alle cause, si troverebbero via via tutte le tappe che; lungo le vie nu.ove del Socialismo, egli ha dovuto percorrere per arriv;are fin qui. Ma per la massa basta talora il fatto tangi– bile, più eloquente d'ogni analisi teorica. Assic-u– rano, anzi, alcuni nostri compagni che, se una parte del proletariato starà esitante fino all'ultimo tra i due, o andrà alle urne per votare Bonomi, muterà avviso ·quando si ve.drà accanto, a votare per Bo– nomi, il padrone. Propaganda froebeliana. Lotta di classe, trasportata, dai volumi dei filosofi, alla viva 1 realtà. Cosicché - se i destri non provvedano pre– gando i moderati di·recarsi a votare nel pomeriggio, in modo che i lavoratori non li vedano andare alle urne ·_ accadrebbe che Zibordi avrebbe p'er sè i . voti di Bonomi 1909, e Bonomi avrebbe quelli def suo competitore, antisocialista d'allora. o il semplicismo interessato· ed infinto dei condot– tieri elettorali, credere o far credere che quella se– parazione sia stata o un colpo di tésta, o un attacco cli nervi, o la secrezione di una ghiandola d'invidia ambiziosa, o qualsiasi altra malattia che d'improv– viso ci prese. Può esso spiegare con basse o mor– bose passioni di individui un fatto collettivo; ma la resipiscenza onésta dello stesso buon. senso po– polare finisce per comprendere che un gruppo di uomini, i quali con ormai lunga milizia han conqui– stato il diritto a non esse-re creduti volgari politica– stri, non rompe un'antica amicizia fraterna e una solidarietà intellettuale e politica, senza un profondo e reale dissenso, senza una voce alta di dovere che imponga il distacco. Nel Collegio di Ostiglia (già lo accennai) il ere- . scenle dissidio era rimasto, non solo velato d·alla , personale amicizia, ~a avvolto e coperto in un epi- · I sodio tutto locale che vi si sovrappose. B"onomi, il 1 Collegio, il Socialismo, la dignità politica, erano insidiati, due anni or sono, da un assalto extra-so– cialista. Tutti fummo uniti nel respingerlo. Difen– devo io allora, in Bonomi, il· suo n_ascente e poten– ziale destrismo? No.. Io e i miei compagni (e in altra sede non mancai di documentarlo) difendevamo qual– che ccis'altro, in cui confronto quel dissidio spariva. Ma, se, ai fini elettorali del successo•, quel par– ticolarissimo caso può venire sfruttato dai destri, e l'equivoco può esser gettato fra le masse per diso– rientarle, per intorbidarne la coscienza e così, den– tro quel torbido, pescare la vittoria; chi voglia le– varsi a un sereno giudizio deve guardare, prima e dopo di quell'episodio locale, alle divergenze sem– pre più larghe del pensiero e dell'azione - non tra Ziborcli e Bonomi, ma tra il Riformismo e la. sua caricatura. · Difendendo me dall'accusa di vanitoso pulcinelli~ smo - unica arme, sia detto a vergogna dei destri, usata sin qui nella lotta - io difendo assai più che la mia persona, troppo modesta per essere oggetto interessànte di un tal dibattito; assai più che la mia Ma le ragjoni di questa condizione di cos'e, tanto più grave in quanto imperniata quivi in un uomo come Bononù, che non ha esercitato l'intrig.o per– .sanale dell'attrazione e del trasformismo, quali sono?" Ouali sono, cioè, le differenze, non fra i due uo– mini, ma fra i due f!.iformismi? Soc1ALISTI ENTRAMBI, NELFINE.·Per me, è il col– lettivismo·. Per Bonomi (definizione del Congresso di Reggio, più accentuata di quella di Modena) è « il trasferirsi del capitale, dal monopolio di una classe ristretta, alla classe operaia». Non cavilliamo malignamente. Giuseppe Mazzini, che al collettivismo non credeva, voleva anch'egli questo trasferimento del capitale; aborriva anch'egli e repugnava, con tutta la nobiltà del suo grande spirito, dalla iniquità dell6 sfruttamento : ma vedeva in altre soluzioni la liberazione del lavoro. Ora, io non farò· ai destri il proces-so perché non parlano di collettivismo. Ma ci vedo un indice di tutto un orientamento mentale. Non lo nominano perchè non vi credono? Perché ignorano la forma

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