Critica Sociale - XXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1913

CHITICA SOCIALE 243 - di Germania oggi, di ogni paese domani, e valga almeno l'augurio! - la forza invincibile di tutto un esercito nuovo: dell'altra,· fino a ieri obliata, metà del genere umano - forse la migliore! (1). Ed oggi, ch'Egli ha chiuso dolcemente la sua lunga g10rnata - oggi che il proletariato cosciente cli tutta la terra piega sul suo feretro le rosse ban– die-re della lunga battaglia redentrice - è giusto salutare in lui, nella sua memoria, il simbolo più puro del proletariato tedesco - ma è giusto ugual– mente salutare nel proletariato tedesco la stirpe de– gna di lui, capace di averlo espresso da sè, di averl6 amato, seguìto, seconclato, fortificato - gli innumeri e gli anonimi che l'han fatto quel ch'Egli potè essere per la propria e per la loro virtù. Perchè, se AUGUSTO BEBEL fu grande per avere incarnato in sè, in meravigliosa armonia, le mi– gliori qualità di quella sua gente: probità, serietà, disciplina, slancio insieme e tenacia, capacità al sacrifizio, ardore sopratutto dello studio e della coltura - fu ben essa che a lui le prestò, e, per– chè essa le possiede e le educa in sè, per questo essa le apprezzò nel suo corifeo•, per 'questo l'opera cli lui conservò vigore e dolcezza fino all'estremo respiro, per questo non fu gettata al vento del de- serto. · Eglii fu la grandezza consapevole del proletariato tedesco - perchè un grande e consapevole prole– tariato tedesco esiste sulla terra; e marcia, alla te– sla delle ge·nti, erta la fronte, saldo il cuore, sulle vie elci destino! LA CHITICA Soc1ALE. 11 agosto) (1) Una versione di La ào1111ae !I soclallsmo è In vendita n L. 4, come altri scritti minori di Bebel, alla Libreria dell'Avanti I, Mllnno, via san Damiano, 16. - Mentre dettiamo queste righe, ben centomila proletarll, e con essi I delegati di tutta l'Europa socialista, affidano all'ara cromatorla del Cimitero di Zurigo la spoglia dell'agitatore. - Nato a Colonia Il 22 febbraio 1s,o, spento di paralisi oardlnca a . Passug (Grlglonl}, questo 18 agosto, a 73 anni e mezzo. ALLARESADEI CONTI Circa l'ultima " truffa all'americana ,, giocata al tre volte buono proletariato ambrosiano. Si dovrebbe pur farne due parole, anche uscendo in ritardo, perchè almeno non si dica (c'è pure dei monelli, capaci di susurrarlo, e degli scemi in quan– tità, capaci di aggiustarvi fede e di propalarlo} che s'è taci'Uto a disegno, per calcolo infernale di sottile diplomazia. Qualche scribivendolo ce l'ha già rinfac– ciato: « dove, dove vi rincantucciaste nelle storiche giornate del bluff sindacalista? come non vi rivedem– mo, sulla piattaforma, far vendemmia allegra di fi– schi e raccogliere, occorrendo, torsi di cavolo a ger– late, per cantargliele chiare sulla grinta ai bravi pa– stori? o avevate smarrita la voce? » - e via su quel metro. Intanto, che noi si tacesse, sono storie da rac– contare ai poveri morti. S'è parlalo, non soltanto pri– ma, ad ogni occasione, come, cento volte, s'è scritto (i· pazienti lettori debbono esserne ristucchi e saperci a memoria); ma, proprio all'ultima ripresa delle osti– lità, nel capacissimo hangar della Casa del Popolo, a migliaia di giacche e di blouses, s'è parlato così chiaro e perentorio - e i giornali non mancarono di riscodellarci al loro pubblico, cucinandoci ciascuno a suo gusto, giusta il buon costume latino - che nulla più di nuovo e di efficace ci rimaneva da aggiungere. Ripeterci ogni altro giorno, riprodurre « il pezzo», con l'eroica costanza di un grammofono a· dischi, a chi non lo chiedeva, a chi subissava negli urli ogni pensìero non condotto sulla falsariga comandata, col pretesto che, nell'ora della grande battaglia (parla– vano così), si marcia e non si ragiona; era ostenta– zione altrettanto fatua quanto inane, e si sarebbe giudicata provocazionè. Tanto più· che, a rinfrescare il ricordo del «pezzo», a inchiodarci ritti sulla piatta– forma, provvedevano le arguzie quotidiane, al nostro indirizzo, non di reazionarii od anarchici o sindaca– listi, ma di autentici compagni ben tesserati, dun– que autorizzali a interpretarci e rappresentarci. Dovevamo, a cotesta presenza simbolfoa, aggiunge– re la presE!nza reale? Moralmente non era possibile a nessuno di noi; non lo era più dall'istante, che la Camera del Lavoro milanese - il solo gremio pro– letario, onde il buon senso non pareva ancora deciso ad esulare del tutto - inspirandosi a un avvedimento, che, se non peccava di fidanza eccessiva nella propria influenza morale, si poteva tuttavia, una volta tanto, nella concreta contingenza del caso, comprendere e giustificare - di fronte allo sciopero generale, voluto da altri, e allora unicamente locale e di categoria - aveva proclamala la necessaria astensione. In un ,pri– mo tempo, la propria; per non scagliare operai ·con– tro operai; che ciascuno. pigliasse consiglio dal ·pro– prio senno; indi, l'astensione anche altrui, soggiun– gendosi che lo sciopero si doveva subire; e da ultimo - travolta dalla ineluttabile logica del piano incli– nato - incalzava doversi il movimento fervidamente coadiuvare; sempre, ben s'intende, separando - nel protocollo - le re&ponsabililà, e soltanto affinchè l'esperimento si compiesse imperLurbato, e il domani gli sconfitti non avessero capri espiatorii• da desi– gnare; e insomma (i!' pensiero cristiano non si tac– que), quei. che dovean rompersi la testa, la rottura gli riescisse per bene, e servisse loro da memento per un bel po', come un. grosso nodo sul fazzoletto. Dopo ciò, chi, p'ur dissentendo, ma non sentendosi l'animo altero di Dante di far parte per se stesso - l'animo, anzi, cli Lucifero o di Capaneo - chi poteva, dopo ciò, non sentirsi costretto a brontolare discreta– mente dal poggiuolo - rimettendo ogni prole.sta le– gillima a quel « domani dell'orgia», che ha il man– dato dalla Provvidenza di suscitare i trappisti? E i trappisti li scorgiamo difatti: scavano buche nella terra; ma per gettarvi che cosa? Sopratutto: son trappisti o son maschere? *** Ecco il dubbio (fosse un dubbio soltanto!) che ci paralizza la penna. Trangugeremo, entrambe in un sorso, la commedia di prima e di poi? la farsa· di ieri, di oggi, di domani, ... di posdomani? Discute– remo sul serio, se era se'rio, se poteva esser serio, se era serio figurarsi che mai persona seria qualsiasi pigliasse un sol minuto sul serio, in Italia e a Milano o fra i Botocudi, quello sciopero di cosidetta solida– rietà, prima locale-metallurgico, indi generale-locale, generale-nazionale in seguito, e da ultimo - perchè no? - mondiale o interplanetario, che doveva, con lo scatenarsi di uno sconquasso inter-cosmico, gene– rare il topo della favola (e, se non era la cabala elet– torale, neanche questo topo sbucava!) di affidare al bilancino di precisione dell'ingegnere Salmoiraghi il pesare se, alla stregua tariffaria Diatto, spettino due

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