Critica Sociale - Anno XXIII - n. 4 - 16 febbraio 1913

CRITICA SOCIALE 61 SP,eciale del loto sviluppo e del loro sddppiarsi, è l'ef– fetto d'una legge che non si può violare. La società si svolge come un OTganismo. La dittatura sorge dalla crisi politica come si for~a il primo nucleo in una ne– bulosa di materia cosmica. I partiti politici non muoiono ma si trasformano. Noi salutiamo con gioia quasi reli– giosa questa crisi, come il palpito d'una nuova vita nel seno della donna che si amR, Era tempo ormai che !;!aiutassimo que~t'ora. Ch'ella sia. benedetta! Il proletariato si è ritto in piedi. Non più genuflesso, esso vuòl p!lrtecijiàre alla_vita e alla, direzione della co1;1a pubblica come le altri classi; s'intende, secondo le' propi;ie. forze, che non sempre stanno· nel numero, e sècorido la propria capacità. La visione lontana di una umanità perfetta non gli deve impedire di superare gli ostacoli via via incontrati.' Quando l'ostacolo è più duro da vincere, sarebbe da ·pazzi dire: Torniamo indietro. Gli ostJICOlirimàrrebbero sul cammino e non si potrebbe evìtarff dopo !ariti anni' di rinnov.ata fatipa. Qccorre, sostare? Anche la sosta ·è benefica quando si dedichi aìlo studio della via dà per(\orrere, delle posizio·ni da conquistare. . ' Scandalo! Tutti •i partiti" prendono qualche cosa dal socialismo! Anche i liberali si proclamano socialisti! Ma ciò significa che il Partito, un. tempo vilipeso e perseguitato, ha segnato un solco in tutte le anime anche le più refrattarie: significa che jl ,ocialismo ha penetrato la vita sociale, che i suoi semi germogliano dappertutto, anche nel terreno più avverso. I piagnoni si scandalizzano; noi ce_ne rallegriamo. Gli ambiziosi di· distinguersi in qualunque modo - sia con la cra– vatta rossa, sia col grido sovversivo - lavorano a ria– prire l'abisso che li separa dagli altri: noi - pur di– stinti spiritualmente dagli avversari politici - sentiamo una gran vog-lia di saltare il vallo e penetrare nel campo nemico per impossessarci' delle bocche di cannone che ci mitragliano. Ma, confusi coi nemici, che faremo? Ecco il punto. Noi rispondiamo semplicemente che non ·ci confonde– remo. I nostri principi rimanendo immutati e i nostri bisogni materiali e ideali contrapposti a quelli degli altri, conthmeremo la nostra battaglia •con altri mezzi ·e' con altre armi. Due contraenti, che sottopongono i loro interessi. contrastanti a una; mutua transazione, non rinnegano se s.tessi ·accòppiando l!l firma in un foglio. di carta bollata. _,Tor.no .a bomba~- al-la.crisi .attuale.• Partito, dice· Co- , 1~•c~i, è. consenso e ·org'anizzazione di volontà intorno a Ùn programma ,politico. Io direi. piutto•to: " "intorno a una 'idealità politica e ai mezzi atti a raggiungerla ,,. Il .Partito, dunque, è scuola insieme e milizia: varietà sociale da creare (prendendo il nome dalla botanica) e te_rreno· di coltivazione. Non si ha qui soltanto una vei;ità scientifica da diffondere parlando all'i:Qtelletto, o un sentimento da suscitare toccando i cuori. La pro– paganda evangelica non può stare che all'inizio. Ma, coine le chiaçchiere non fanno farina,. così le prediche non trasformano il meccanismo sociàle. l socialisti dell'Emilia e della Romagna - conquistati i Comuni, costituite le _Leghè e le Cooperative - non hanno tuUavia cambiata la faccia del mondo co:ine si illud!lv,a~o, poichè l'assett.o sociale non ~ ~iltto· nel Co– lJlUlle, non è tutto nella. Provincia, come non è tutto nellli' N11oZione. Fo.rz6- superiori- ed 8!1tranee,ai gruppi amministrativi e statali operano su d.i essi e, per vin– cere queste forze, o-ecor-re · quella m-edeEiima tattiea di tran8igenza che ha regolato la conquista dei congegni amministrativi. Si è allargato l'orizzonte, ma non si posseggono i canocchiali adatti per dominarld. E ·allora, poichè si è· ottenuto poco in confronto delle aspirazioni, o si ritorna. agli egoismi di gruppo, oppure si grida: " '.L'orniamoal– l'antico: abbasso la transigenza; abbasso le riformette! ,,. Due stati d'animo che generano la crisi del Partito. Ma . non lo uccideranno. Sorge ora un còmpito nuovo, una fase nuova. I problemi .si aggrovigliano, si estendono nel numero delle incognite, come quando, nella mec– canica, passiamo dallo studio di due corpi nello ~pazio allo studio di tre o di quattro. Il socialismo italiano, diffuso prima dalle piccole città. di Reggio e Imola, si fa più vasto, viene a contatto con · altre terre, con altri popoli; ma i:ion perderà la ~ua luce ideale, che è la luce stessa che_guidà l'umanità. Guwo CEccARONI. E y_abeu.issimo! li socialismo nQ.11 perderà la. sua luce ideale. Se esso, in Italia, sonnecchia od im– inarmottisce, si rifà le forze; dal bozzolo sbucherà faTfalla. Crisi. di morte o di rinascita't Di morte. evidentemente, no - proclama l'amico Ceccaro-ni; un po' simile forse a quel teologo che provava l'e– sistenza di dio col noto dilemma:·« o dio c'è, o non c'è; ma già c'è ... ». Nion .è scritto che una crisi abbia ad essere sem– pre o di crescenza Q di morte. Ve n'ha d'ogni ma– niera. Vi è l'accidente d campà, come d~cono i ro– maneschi, quand9 voglion aùgurare ad un loro pro..: pinquo il peggio guaio che possa toccare ad un vivo. Vi è il malessere delle zitelle, che, dicono, si vince con un bel tocco di marito. Forse per que– sto Ceccaroni consiglia alla parte nostra la transi– genza, ossia i giocondi connubii. Ma con chi, di grazia, oramai? Anche cori gli avversarii, sembra consigli Gregario (ricordate l'antico pseudonimo?). Salteremo il vallo, prenderemo i cannoni con cui ci µiitragliano ... - A patto che sospendano il fuoco e, cortesemente, ci lascino fare! A furia di similitudini, si arriva dove si vuole. Ogni borborigmo s'interpreta come « il palpito d'i una nuova vita nel seno della donna che si ama ». e lo si saluta « con gioia quasi religiosa ». Ma spesso - le regine Draghe sono legione - non è che del vilissimo vento, e non già di quello che, a seminarlo, almeno si raccoglie tempesta! Concesso che i principii son buoni, purchè si· at– tuino. Ma per questo ammoniva Zibordi: fate che l'albero non vi tolga la vèduta del bosco, se volete tlséirne fuori all'aperto. . O avremmo in tutto e sempre sbagliato? Tutto sarebbe da distruggere per ricominciare? - Via, non esageriamo, per aver ragione ad ogni costo. Si può anche sbagliare in parte e dovere correggere in parte l'itin~rario. Aver preso troppo a destra, per un esemp10 ... E, se tutti i partiti sono in crisi, non sarebbe, non dovrebb'esse·re, la nostra cuccagna? - Ma anche il sostare ha del buono; si rimedita, si ponza,. ci si rinnova. « Che fai? » - chiedevano a un rimbecil– lito. - «Penso!» - rispondeva queHo. .Noi tutto questo osserviamo, non perchè ci sen– tiamo i piedi proprio nella fossa. Crediamo anche noi alle soste, ai maggesi delJa storia, come dei partiti. Soltant,o, se abbiamo il mal di pancia, non dan– ziamo dal giubilo. Non vorremmo promuovere Ber– toldo - che·, nel rrial tempo, si stropicci?va le mani - a gran mastro di filosofia della storia. L'articolo di• Ceccaroni - al eui· titolo apponem– mo noi un prudente interrogativo - non ci sembra

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