Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

8() CRITICA SOCIALE dei Monatshefte (15 febbraio), Edoardo Bernstein, discorrendo « del significato e dei compiti de_lla vii~ toria ». Dell'importante stud_io .--: essendoci og_g1 avaro lo spazio - daremo li 111t1do sunto, a_llestito dal nostro Federico Velia, nel mzmero prossimo. (N. d. C. S.) La diminuzione tlei piccoli Comuni. Cominciano ad essere comunicati, a spizzico, i ri– sultati del censimento della popolazione italiana al IO giugno l9ll, interessanti pei possibili raffronti coi precedenti censimenti. , Una prima stat\sti-c~ ci dimost~a .che i Com~ni di oltre 100.000 abitanti sono crescrnti, nel decenmo, da Il a 13, essendosi aggiunti Bari e Livorno; ll'.1ilan? e Roma che nel ventennio 1882-1901 tenevano 11 pri– mato d~l rapido incremento avendo più che raddop– piata la popolazione, ora furono vinte da Catania, Na– poli, Bari, Torino. Altra più recente statistica attesta il continuo s·ce– mare di numero dei piccoli Comuni, e l'aumento dei medi e dei grossi : · Comuni con abitanti Nel 1911 Nel 1901 Differenze meno di 500 546 575 29 da 500 a 1.000 1118 1190 77 da 1.000 a 2.000 2002 2054 52 da 2.000 a 5.000 3019 2992 + 27 da 5.000 a 10.000 1067 944 +123 da 10.000 a 20.000 384 339 + 45 da 20.000 a 50.000 150 183 + · 17 oltre 50.000 43 35 + 8 Totale 8323 8262 + 61 Mentre Francia e Svizzera hanno oltre 500 Comuni, su 1000, con meno di 500 abitanti, e il Belgio ne ha circa 200, l'Irolia non ne· ha che 65, e la mas,sa più cospicua dei suoi Comuni è costituita dai gruppi da 1001 a 5000 abitanti. . si. Il Giappone visto da un operaio, Chi ha letto il romanzo famoso di Pierre Loti, Crysanthèrne, o i libri deliziosi di Laf-eadie Hearn,. ha un'immagine dell'isola viola. dell'Estr-emo Oriente molto vicina al sogno, quasi irreale. Forse OdJino Morgari, che sta sondando il Giappone, e che, ac– canto alle notazioni accurate di quanto vede e sente, ama dilettarsi di filosofia dei costumi e delle reli– gioni, ci darà un quadro realistico della società giap– ponese, sopratutto nel suo asp,etto economico, per quanto non sembri molto fac;il,e agli stranieri pene- · trare nell'intimo della struttura sociale del paese del Sol Levante. Il Governo giapponese ama far -conosoere ai P'O· poli dell'Estremo Occidente quel che gli . to:rna C?· modo, in accurate e ben selez10nate statisticheL rn lingua inglese, che· diffonde largamente, e riceve !;l'li scrittori che vogliono descriver-e il paese con infimte cerimonie, li alloggia nel miglior,e albergo, li present~ al dio, e al Mikado, e li compensa per le belle frasi che scriveranno -nelle Riviste, per le cifre incompren– sibili ehe incolonneranno nei volumi. Ma, se qualcuno vuole stud·iare il Giappone senza ricevere -le benedizioni o le imbeccate del Govemo, è pedinato, .spiato, molestato in mille guise. Lo seppe un intellig,ente operaio tedesco, uno di quei routiers che percorrono il mondo per non sol– tanto vederlo, ma penetrarlo, mescolandosi al favoro, alla vita delle popolazioni. Fritz Kummer, dopo tre anni di Nord America, dov,e le condizioni proletarie noo lo edificarono punto, percorse· il Giappone, vi– vendo nelle cas.e di lavoratori manuali e studiandone le condizioni di vita e di lavoro (1). 1 A J okohama i cavalli non possono lavorare più di otto ore al giorno, nè più di sei nelle vie in salita, (1) Au 11a11s tlu So!e·.i Lévant. Nena collezione Les Documents tlu soclaltsme. N. rv. EditoreMarcaiRlvlèree c. Parla, rue Jacob, SI, 1911 (cent. 7&). nè portare - diç_e un'Ordinanza del 1901 - un peso più che doppio d~l loTo peso, ma pèi' conduttori d,i riksas (ve_tturette inventate da un missionario per sua moglie ammalata, divenute le vetture più co– muni dei grandi centri) non v.i è limite d,i orario. Così pure si veggono per via adolescenti che piegano sotto carichi, pei quali un solo cavallo non basterebbe. Nei centri più popolosi, migliaia di persone man– cano di un tetto, e la camero di dieci metri qua– drati, co.J soffitto in cui si urta col capo, con le pareti nude, e i vetri di carta alle finestve, sono per l'operaio un lusso soverchio. In uno stabiHmento metallurgico, considerato mo– dello, un operaio guadagna da 1,25 a 2,50 al giorno per IO ore, senza riposo settimanale, nè quindicinale. Nelle officine ferrov!'arie dello Stato, lavorando a cot– timo, un operaio arriva, al massimo, a 112 lire al mese. P.eggio nell'industria tessile, J.e cui operaie, reclu– tate in campagna da sensali ben compensati, e ac– oasermate in baracche nei cortili delle fabbriche, pagano il vitto con trathenute sul salario. Per clo– dioi ore di lavoro .una ragazza guadagna dodici sen (cent. 30), una -adulta può arrivare a trenta (cent. 75); otto sen (cent. 20) al giorno vengono trattenuti per l'alloggio e il cibo. E si lavora notte e giorno. Quando una squadra sospende, l'altra ne occupa il p·osto, an– cora caldo, al sole. « Le ragazze - notava un capo riparto - preferiscono i-I lavoro di notte, in estate pel fr,esco, in inverno perchè i loca.Ji sono riscaldati». Nè .i telai si arrestano mai; quando una squadra si ciba, l'altra sorveglia ,le macchine. Spesso, per sottrarsi· a queste tribo-lazioni, le ra– gazz-e scappano; perciò, ·per trattenerle, si dànno loro premi di anzianità non indifferenti. In. complesso, il regime militare e poliziesco domina incontrastato nel paese, e gli operai non hanno nè .)'occasione, nè la forza, nè il coraggio, nè il d 1 enaro, nè la libertà necessari per costringere i padroni a osservare quelle poche d'Ìs.posizioni legislative che li proteggono, ad esempio, nelle miniere. Si spiega così come il' Giappone possa fare una ·concorrenza all'industria serie,~ italiana, che, perciò, attr,aversa uria crisi gravissima, forse morfale, seb– beae anche qui .le donne che filano il .b.ozzolo non guadagnino che da 230 a 260 Jir,e annue; lavorando da IO e mezza a 11 ore e mezza' al giorno. Ciò che conf.erma una volta di più come il miglioffimooto delle condizioni dei lavò,ratoTi sia -oggi, col prodi– gioso sviluppo dei mezzi di tra-sp<;irto -e dèg"li sca·m~ii commerciali, un problema •esse_nnalmente mternazio~ nale, per cui l'eJ.evamento dei - safari delle · filat_Nc1 itaJi.aine può dipendere ·da qu~Ho d_elle c~nsorelle gtap– ponesi, cioè dalla loro org~rnzzaz10ne d1 classe. In G.iappone - secondo 11Kummer,. che conosoe la Socialdemocratie tedesca - non esiste .germe so– cial-ista, che promett3: prossimo sviluppo. ·L.a m:assa non sa che dottrine rnsegnabe alla scuola, ms;p1rate al più chiuso qaz-jonalismo. Si vive ancora e si muore per il Mikàdo. E cosi sarà per lungo tempo. Sol? l'addensata selva dei fumaiol 1 i di officina genererà 11 socialismo. · Amabile a primo aspetto, il giapponese non ·gua– dagna a conoscerlo a fond<;i; la. consuetudine 4eua ipocrisia, della falsa modestia, riy,ela 1a o.epress1_ol!e feroce durala ,per. secoli e secoh, sotto 11 domrn10 feudaJ.e· degli Scioguni_. « La (\isonestà dei commer– cianti giapponesi è umversalme1:te. not'.1, e oont:r:asta ecm fa franchezza e I.a lealtà dei C1nes1"· . . Invece un profumo di gentilezza e. di dç,lce inti– mità esala -d~lla famiglia, anehe la più 11m1·le,dalla bontà infinita e dalle attenzioni delle donne, dalla mirabile armonia che regna fra giovani e vecchie, pers-ino fra suocere e .nuore, malgrado la leggenda che corre anche nell'Estremo Oriente. Questa diffusa '!>enevòlenza. e il gra1:de a!Uore pe~ la natura che -s1 palesa nei _pellegrm.agis-1 anm1.ah alla sar:ra' montagna di F1;1gi,.ritenuta l'~mma .del~'u– lni verso, sono gli aspetti puì attraenti della vita giapponese osservati dal lavoratore tedeseo. STJCUS. GIUSEPPE RIGAMONTJ, gerente re,ponsàbile.- _Mtlano, 6/S 19111- cooperativaTipografiaOperai• Via Bpartaoo, li,

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