Critica Sociale - Anno XXII - n. 4 - 16 febbraio 1912

62 CRITICA SOCIALE nuto per via del paragone non cof concetto-tipo del. valore-lavoro (giustizia commutativa e rapporto di uguaglianza da individuo ad. individuo); sì bene con la ripartizione dei prodotti sociali, quale avverrebbe in una comunistica socie.tà di uomini liberi (rapporto di proporzionalità e giustii,ia distributiva). A questo concetto J'Engels nell'Antidiihring. ha attri– buito grand•e importanza nel movimento sociale: la contraddizione apparente, che potr-ebbe rilevarsi ( 1 ) con la prefazione alla Misère de · la philosophie, si risolve quando si faccia la distinzione, sopra indkata, fra l'affermazione individuale di un'ingiustizia e la rivendicazione di classe di un diritto. Se, di fronte al fatto del sopravalore, dice la pre– fazione all'Antiproudhon, noi diciamo che esso è in– giusto, afTermiamo solo un contrasto tra il fatto eco– nomfoo e il nostro sentimento morale: ma su .una valutazione etica non può fondarsi una rivoluzione de-i rapporti economici. « Ecco perchè Marx ndn ha mai fondato su ciò le sue r.ivendicazioni comuniste. Ma 'quel che può essere formalmente fa1so da1 'punto di vista economico, può e-ssere esatto dal punto di vista della storia universale», quando cioè non il giudizio individuale ma il « sentimento moralè della massa consideri un fatto economico come ingiu– sto ( 2 ) ». In quanto diventi rivendicazione di classe, la teo– ria del plusvalore (appropriazione di lavoro non pa– gato che costituisce la forma fondamentale dello sfruttamento dei lavoratori nella economia capitali– stica) è detta, nell'Antidiihring, fondam-ento del so– cialismo scientifioo non meno che il matèrialismo storico; è detta scoperta, da cui data e attorno alla quai.e si concentra il socialismo· scientifico (•). Ma la rivendicazione di classe, la condanna dell'-ingiustizia da parte del sentimento morale della massa, non può farsi fondandosi soltanto sulla uguaglianza va– lore-lavoro, quando la forza di lavoro appaia anco,ra come una merce ( 4 ). Questa la contraddizione che infirma, secondo l'r1ntidiihring, quella specie di socialismo giùridioo, la quale afTerma che ogni lavoratore ·debba ottene.re il vero .valore del suo lavoro, intendendo· per tale il prodotto integrale del lavoro. Esigendo che ogni ora di lavoro individuale poss.a scambiarsi soltanto col prodo-tto di un'ora di lavoro indiV'iduale, si considera ancora la forza di lavoro come i.ma merce. Ma. allora il valore di questa, come d'ogni altra· mer6e, de'1e esser dato dal lavoro sociaie che v'è ~borporato, féon-· forme alla legge attuale del salario. Ora, è proprio questo che non deve essere, sicchè la fe'gge del vaiore dovrebbe governare tutte le altre merci, ma essere soppressa in ciò che riguarda la forza di lavoro. Die– tro al concetto di valore del lavoro si nasconde dun– que una confusione che si distrugge da sè ( 5 ). Questo passo dell'Engels potrebbe sembrare oscuro o strano a chi non ne penetrasse lo spirito: per in– terpretarlo rettamente bisogna partire dalle seguenti considerazioni. ( 1 ) C!r. Il rilievo del Sorel nella prefazione al libro del Sellgman (L't11terpr. écon. de l'htst., XXV-VIIl). (") crr: In edlz. Cleeottl, p. 6. <"> A11tld.: Introd. e p. n, o. VII. (') Il Rlgnano (Il soctalismo, In Sctentia, 1910) erede ohe, secondo Marx, l'uguaglianza valore-lavoro si avveri per le altre merci, ma non per la !orza di lavoro; quindi l'usurpazione e l'Ingiustizia. Non ho ohe da rinviare a quanto ho detto per oonrutare tale Interpre– tazione. (5) ,tntid., p. III, e. IV. Fin che noi ci' ·arrestiamo ad una· considerazione atomistica del lavoro produttivo, fin che poniamo il lavoratore· come individuo di fronte ad altri ind!ivi– dui, · lavorando ognuno per lo scambio e non per il consumo diretto, si tratterà non dell'appropr-ia.zione del prodotto personale, ma sempre e soltanto 'delfo norma di scambio fra il prodotto del singolo 1 avoro individuale è' i prodotti degli altri lavori individuali; ossia ff lavoro individuale sarà· oòns-iderato, nel' pro– dotto cui ·dà luogo, comè valore di sèamoio. · Ma sé teni.amo presènte l:a natura sociale della pròduzione, il singolo col suo lav.orò rron si troverà· più di fronte' agli altri singoli, m·a ·alla somma co·mplessiva dèlla produzione totale: non· si tratterà p.iù della norma di scambio fra gli individui,· ma della misuru di ..par~ tecip,azione degli individui alla sòmma della prodù– z·ione sociale. Ora, nel pr.imo caso il lavoro è ancora ·una inercé che si scambia; e quindi sorge ancora e sempre la confraddiziorie, di cui s'è ·parlato a propos'ito dei ri– cardiani, fra valore e pTodotto -della forza di lavoro. Ma, se, conservando alla forza di lavoro il carattere di merce, non poss,iamo che avvolgerci in contraddi– zioni, ciò significa che dobbiamo uscire dal giro di quest-i concetti, superare le barriere, dei rapporti di scambio, ·rinuncfare al ·c.onèebto' ·atomistico del lavoro produttivo. L'uguaglianza valore-lavoro appartiene ai rapporti di scambio e riguarda il ·ooncetto d.i' merce; il concetto di soprav~lore appartiene ai rappo-rti di ri– partii,ione e riguarda il principio di proprietà. Quando si dice che il sopravalore è lavoro non pagato, l'affermazione ha un s:enso unicamente · a patto d·i negare alla form · di lavoro il carattere di merce. E questo è preci·samente l'angolo visuale del proletariato. La forza di lavoro è la propri-età del– l'uomo, in quanto persona soggetto di diritti: contTb la riduzione della persona ilII valore di scambio, in nierce, il proletariato' afTerma· il diritto d-ell'uomci sulla p,ers·ona e sulla sua attività libera. Da questo dii,itto di ·proprietà sul proprio lavoro deriva, in un Verein freier Menschen, il diritto alla ripartizione· dei pro– dotti in misura proporziònale aU'attiV'ità ,spesa. So– stituendo la considerazione della ripartizione sociale a quella dello scambio individuale dei prodotti, Si sostituisce anche il concetto della forza di" lavoro co~ me proprietà della persona a quello della forza di lavoro come merce o valore di scambio. Il lavoro ap– pare corrie fondamento di un diritto, ma perde il é;~attere, di' mer'ce, appunto perchè neHa~'i-ipartizione• non c'è equivalenza, ma solo proporzionalità fra la– voro compiuto e quota-parte di godimenti assegnati, Per questo l'Engels,. nel cap. delFAntidiihring sulla ripartizione tp: III, c. IV), dice, come già negli Um– risse, che del concetto di valore in una società co– munistica non potrà restare che la valutazione del– l'efTetto utile e della erogaz.ione di ,lavoro. Non lo colpisce l'obiezione del Croce, che si avrebbe ·an;z;i una Iimp.idezza di valutazione quale il Marx descrive nella sua Robinsonata('); perchè appunto in quella Robinsonata i•I Marx ha in vista la distribuzione del prodotto sociale, non lo scambio dei prodotti indivi– duali; la valutazione proporzionale dell'effetto utile e dell'erogazione di lavoro, non l'uguaglianza valore-la– voro arpp,licata alla merce forza di lavoro. Il rapporto di proporzionalità si sostituisce a quello ·di ugua- ( 1) Mater. stor., 11v-ioo. crr. In lllarx, cap,t., I, ·p.'48 dell'ed, it&J.

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