Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

210 CRITICA SOCIALE l'azione, della quale, sino allora, s'era tanto dispu- tato in astratto. Suffragio universale: e va bene: ma in che modo, con che forze conquistato, di quali congegni e contrafforti munito, indirizzato a quali scopi? Riformismo, evoluzione, meglio ancora: ma la legislazione sociale come si ottiene, e a quale rivendicazione dar la preferenza ? Cooperazione, lotte interne di categorie: si esagerò, sia pure, nella polemica fraterna: ma — rimesse a posto le cose — come, in pratica, ci condurremo, per fa- re che cotesto lavoro si estenda, si fortifichi, .sia fruttuoso ? Vogliamo lo scrutinio di lista? Sosterremo se- riamente la indennità ai deputati ? Che si fa per la proporzionale ? Che pensiamo del voto femminile ? E le pensioni operaie ? L'anticlericalismo socialista, come lo intendiamo e come lo praticheremo ? Mas- soni o antimassoni ? E vero che non siamo più i decisi, gli irreducibili antimilitaristi di un tempo ? In che senso, in che misura ? Che politica estera abbiamo? La riforma tributaria come si considera? E il trasporto dell'Avanti! a Milano ha il pieno consenso del partito ? Eccetera, eccetera. • Ouella discussione preliminare — chi nol ricor- da'? — aveva suscitato balenii di luce, sprizzato turbinii di scintille; accennato a cento questioni. Non potè, non avrebbe potuto — strozzata nel proe- mio — risolverne alcuna. E il Congresso si prorogò, promettendo a se stesso e al proletariato di riconvocarsi fra pochis- simi mesi — fosse pure in più modesta forma e misura — per proseguire ed esaurire il suo ~- pito: per... tenere il Congresso, che, in realtà, non si era- ancora tenuto! *** Or che avvenne — ci chiediamo — di quella deliberazione ? Parve, a tutta prima, si volesse eseguire. S'era detto: a Modena, in febbraio. S'era riprodotto tutto intero quell'ordine del giorno, inviolato dalle ne- sise mediolanensi. Fu allora che scoppiò il fattocelo: la chiamata (lei nostri al Governo. La Direzione del Partito fu convocata. Si udirono accuse e difese; si è pro- nunziato l'oracolo. E il Congresso, che, se mai, per quel capo, doveva affrettarsi, fu... rinviato ad autunno. In compenso, di tutto il suo bagaglio, non rimase che un solo doppio frammento: mini- slerialismo (su cui si era già deliberato) e mini- steriabilismo (su cui, dopo quel rifiuto, forse non era più il caso, certo non v era più l'urgenza, di deliberare). E il resto? ridomandiamo. E tutta l'azione? E lutto il pensiero (lel Partito ? Il « Partito » in- somma ? (li scrive aveva, come Relatore a Milano, la- nuu,raio, sopratutto, ed insistito su tre cose: rnololenza, rinconcludenza di troppe Sezioni; e propose che, ai l'olmi Congressi, ciascuna recas- se meno niai i liii i imperativi, meno ordini del giorno belli e falli. e più resoconti di opere con- crete conq dul e. Il Congresso applaudì e approvò; la insufficiente fireoccupazione della lotta con- tro la incol tura proletaria, nella quale è la chiave d'ogni impotenza del partito; il disinteressamento di fronte al problema — capitale per noi — dell'ordinamento dei grandi servizt di Stato. Il Congresso consenti pienamente. Non è l'ora di chiederci ormai: che si è fallo, cominciato, tentato di fare, nelle accennate direi- th,e, in questi lunghi otto mesi ? Pare, mentre noi sonnecchiammo, la politica ita- liana dava a quei tre punti di programma, senza troppo merito nostro, una urgenza e una impor- tanza sempre maggiori. Diventò legge dello Stato quel progetto Daneo-Credaro, nel quale é la ten- denza ed ml germe — purchè sian cUltivati — per la redenzione intellettuale delle plebi italiane. Si affacciò, e non si seppe risolvere, il problema del- l'ordinamento delle ferrovie; si affacciò, e restò a mezzo, quello del monopolio assicurativo, sovra il quale, tra gli stessi socialisti più colti, si hanno le idee più disparate e cozzanti; ebi vi ravvisa lui lo un gran masso di socialismo in divenire; chi, piut- tosto, la negazione- del socialismo, e ciò per mo- livi diametralmente contrari: o per l'insuccesso pre- vedibile, o per il pericolo, anzi, di un successo, ehe recherebbe rinforzo allo Stato affarista, mili- tarista e borghese. Finalmente — scavalcandosi le stesse nostre aspettative — si invita d'un tratto quasi tutto il proletariato maschile all'esercizio della cittadinanza effettiva. E tutta la reazione d'I- talia è in armi, e grida sui tetti che tutto questo è comunismo, che il Governo è il complice nostro, che il colpevole di tanto disastro (disastro per essa) c'est la fante a Rousseau — è il partito socialista; che esso è il trionfatore dell'ora; che la storia è diventata la nostra vassalla. E noi — in un simile momento — ci raduneremo a Modena, fra le nebbie ottobrine, a discutere un'al Ira volta se Bissolati fece bene o fece male... a fare che cosa ? A lasciarsi vestire ministro ? Ma egli ha ricusato! E ci par di vedere il suo fine e tranquillo sor- riso... r Senza, dunque, recriminare; senza accusare nes- suno. Noi invochiamo, semplicemente, umilmente, burocraticamente, che la deliberazione di Milano venga attuata. Che il Partito tenga il suo Con- gresso; tutto il suo Congresso. Che il Partito socialista abbia il suo pensiero; lo formuli; lo discuta; lo esprima. Che il Partito (scusi il disturbo) esista e voglia esistere! LA ClIFFICA SOCIALE. . ROVISTANDO IN SOFFITTA Caro Turati, Ouando Voi, all'aprirsi del nuovo anno, avete in- vitato i lettori e collaboratori a una specie di refe- rendum, per un rinnovamento della Critica, io vo- levo rispondere alla vostra domanda coll'indicarvi quello che a me sembrava grave difetto nella mag- giore Rivista del socialismo italiano: l'assenza di un'anima teorica, di una direttiva filosofica. Ma, fi- losofo di professione, temevo un po di apparire uno di quelli, che non sanno uscire dal proprio consueto :ingoio visuale, e vorrebbero che ognuno vedesse at- traverso ai loro propri occhiali. Oggi la polendea Marchioli-Colucci, e l'incitante desiderio vostro di vederla proseguire ed estendersi, mi rivelano che quel disagio, ch'io supponevo, non era soltanto nella mia imaginazione, e che il bisogno di un orienta- mento filosofico è più vasto e diffuso di quanto io credessi. Ed è un sintomo singolare questo: che discussioni, le quali già altra volta sarebbero state collocate nella rubrica Filosofia e fatti sociali, oggi siano da Voi poste in quella cui deste nome: Politica _litualità: la filosofia, dalle nuvole della sua con- templazione astratta, passa nella attualità della vita vissuta, appare una necessità per tutte le coscienze che vogliono acquistare il pieno diritto al loro ap-

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