Critica Sociale - Anno XX - n. 23 - 1 dicembre 1910

CRITICA SOCIALE 367 rinunci ad invocare per il proletariato di bordo (e a bordo sono un po 1 tutti proletari ,ml serio, dal me– dico di bordo all'ultimo fochista) le stesso difese che si invocano per gli emigranti, è inconcepibile. Così accade che, mentre si è reso umano il viaggiare per coloro che sulla. nave rimangono al più venti ,::riorni,invece, J>Cr coloro che perennemente dehbono reetllre sulla nave, la le1-:ge non è intcn•enuta. g i fochisti e i lllilCChinisti, anche dei piroscafi J>iÌI ele– ganti, dormono in loculi, che appena tollereremmo l)Cr gli animali da macello; e ciò avviene in condi• zioni tali, che mnnc1t al Commissari11to d'emig-razione ogni e qualsiasi armo per intencnire a difesa di questa classe di la,•oratori, poi quali l'organizzazione torna estremamente difficile a cagione della natura stessa. del loro la,•oro. i~ quindi necessario che anche per essi intervengll. In legge, guarontendo nll'equipa,1r.1;iolo stesso trat– tamento, che si guarentisce all'emigrante, iu materia di locali, di sorveglianza, di difesa. Questi s1>unti non hanno pretesll di rilevare piaghe i,:nornte, e di additare vie nuovo. Ma, so coloro, che ebbero occ asione di osservare da vicino gli inconrn– nienti della le.tr~ e, non li rile,•ano, questi si perpe– tueranno: e per q uesta sola ragione mi è sembrato valesse la spesa di esporli. l<i. Bf'.RTAHEl,LI. CAl~LO POl~TA Non 1>nrnnrnbile e clilettoso 1>oetafu Carlo Porta 1 mn.- la lode non è vanamente iperbolica - poetn grnnde: il più grande cel'to de' nostri poeti dialet– tali cli tutti i secoli, non escluso il Goldoni e il Belli, e un dc 1 più cospicui tra i poeti del primo trentennio del secolo diciannovesimo. Il vernacolo ambrosiano, che ,·antu una così ve– tusta. e sostanziale o luminosa istorin. letteraria, ebbe in lui il suo più 1>otente campione; e la generosa e sapidn. anima ltmbrosiana 1 il suo JJiìt forte e delicato interpetro. E Milano - la vecchia ~lihu10 di omai un secolo fa - ebbe ed ha ne' suoi canti una vita a cui non verrà meno mai la schietta e primitiva verdezza. Fu romantico fervoroso e pugnace, e realista de– liziosamente e classicamente icastico; satirico gio– conchunente lepido e pensosamente bonario e umo– rista sottile e meditntivo; dipintor d'anime 1 di co– shunl e di tipi µsicologici, locali e professionali, inar– rivabile. Con argutissinrn e diviniltricc penetrazione seppe sorprendere e raffigurare gli spiriti essenziuli e caratteristici do' suoi personaggi; e co11dramma– tica gagliardia cd ·evidenza se1>JJ0esemplnrli ne' lor contrasti intimi o vicendevoli e, pH1 1 ne' lor contrasti ideali ed effettivi col loro tempo, e ricavar da queste antinomie materia non pur cli riso, mn. di pensiero, e anzi sovente di un pensiero triste, talvolta persin trngico. E, nel tempo stesso che fermò, come ho detto, nel suo verso con t6cehi eterni il colore dell'etit che fu sua e la fisionomil~ di quel laboriosissimo e singo– larissimo periodo di vita milanese e italica che va dal cominciamento della dominazione francese al '21 (nel qual anno, dopo una vita non lieta, e sovra– tutto tribolata dalla. pocla.gra., morì non ancora qua• rnntaciquenue), seppe assurgere, in non rade poesie, a quella universalità o perennitfi sì d'intuizione psi– cologica, sì di umana e concreta rnp1>resentazione, cho distingue, appunto, e di gran lunga, gli artisti so– vrani dalla volgare schiera degli alt.ri , piìt o men che mediocri ch'essi sieno. E a ciò seppe valersi del suo forte e dovizioso dialetto - così duttile e flessibile sotto quella sua sonorità larga e rotonda - con perizia non suporahile. Ne 8!:!j)l'0Sse,con sapiente delicatezza ~ con prnclig-iosa disinvoltura, tutta la virtualitì,; lo pie,gò a ogni sua fantasia.; lo ri\'Olse al conseguimento do' fini espl'essivi e suigestivi più diversi. E lo udnttò con maestrcvolc prestanza alle vnric esigenze della sua sinta:isi impeccabile e del suo mutevole ritmo. Lo ada~iò e lo 1>rotrasse in lunghi e nutriti periodi narrat.ivi e lirici; lo attorse, muscoloso e nervoso, tutto lampi o g11i1.1.i 1 n isc0rci r11piclie scaltrij lo spez1.ò in proposi1.ioni succinte e scultorie. A tutte le gamme del riso e del pianto SCJ)J)eadeguarlo, e n tutti gli a..;pctti della tragico– mica vita. ed istoria che gli 1,iacquo esemplare. Creò una follit di personaggi non perituri - .lfar– chiom1 di. gamb averi, la Ni11elf<tdel l"erzee, Giow11ni11 . flongee, e quo' suoi proti non indegni cli esser messi, per la eccellenza dclhL loro rnffìgurn1.ione, a paro con don Abbondio, e quelle sue darne ineffabilmente grottesche e siguifìcnti"e nel loro tronfio sussiego nohilescoj e partecipò con diritto acume e con ga– l!liard~, se pur lepido, èmpito, <1lrnnt11nque,di neces– sità, unilateralmente, alla hatta~lirl fra i romantici o i classicisti, ponendo con inefl'abilo magistero in evidenztL quel che in questi, o meglio nei peggiori fra questi, vi era cli vulnerabile e di ridicolo i e ri– trasse, frammezw a sorrisi e lacrime e sulla tenue o pur salda e pittoresca trama di motivi e situazioni svariatissime, la vita e l'anima milanese, specie po· poiana, con fiamminga bravura e con accorata pas– sione e simpatiu. Se anche indulse non infre<1uentomente alle ten– ta1.ioni della sua musa procace, lo fece con sana e franca lihertà o con onesta giocondW,, e sempre, pur do\''è più realisticamente crudo, con artistico decoro. E nella Ninell<t del Vi wzee seppe, anzi, dallo scollacciato verismo con che la disa.vventura.ta me– retrice narra la sua boccaccescl, e malinconica s toria, attingere uno degli elementi pii: suggestivi dell'umile ma tragica tristezza che informa tutto quel suo ca- 1>olavoro. Quasi liemprc, com'ho accennato già, egli raffigura, con sobrietà e vivacitìt meravigliose, situazioni spi– rituali e storiche ontitetiche. ·1~di questi contrasti, ond'è materiati~ lti \'iltL o precipuamente fu contesto il drammatico ventennio in che egli poetò, la sua anima dovette soffcrirc con dolente riazione. Chi legga con ispirito runico e coD penetrante curiosità il suo volume, l'avverte a ogni piè sospinto. E ce ne fa poi credihile testimonianza 'l'ommaso Grossi, n cui egli fu stretto da fraterna amiistà e con cui scrisse le sestine SR.porosissime Pe,·el matr-imo11i del sw· cont don Gabriel Verr co,i la sura coutessi.m, donna Giustina Borromea / 'l'ommaso Grossi, che cli lui scrisse ch'era " per ahitucli110 propenso nella con,'ersazione intima alle ideo gravi e malinconiche ,, e u. portato 1>erim1>eto di natura alla compassione ,, ( 1 ). I<.! dilettissimo 11e.bbenon pure il gentile scrittore del Ma,rco Vùtconfi, ma eziandio il Manzoni, diffici– lissimo giudice, e clolln. lingua meneghina, com'egli as se\'e1· ava scher1.ando, intendentissimo; e non pur lo a.mò , sì anche ammirò le sue poesie con fer"oroso tr asporto . . .. Ora l'effigie spirituale del grande 1>0etameneghino ha testè bre,•omcnte, ma con \'ivida fedeltà e con acume e sottilità. aggiustatissima, ritratto, in uno do' Profili del Formiggini di Modena, un giovane critico che già ha offerto notabilissima te stimonianza delle sue singolari attitudini all 'escrci1.io della critica estetica, oltre ohe in un nitro più ampio e analitico studio sul Porta stesso, in Saggi di ,•aria mole, ma (•) f•t•'"' l11ton10 trlftt r.lla td agU si:rittt ,u <"trrlo l'orla, In l'oul~ tdlle hl dltrrtlto "'""'''" di c. r., llallA, 18H.

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