Critica Sociale - Anno XX - n. 23 - 1 dicembre 1910

362 CRITICA SOCIALE Dice Abignente: non vi pare che, tanto 1,er co– minciare, noi potremmo unificare le scritture del controllo, abolendo le duplicazioni inutili e ingom– branti? Come vedete, questo è un punto in cui i due egregi uomini s'incontrano, perchè Abignente esprime, col vantaggio delht forma concreta, lo stesso concetto del '!'urati. Supponiamo ed auguriamoci che i volonterosi stu– diino nei particolari tecnici la riforma proposta dal– PAbignente1 la trovino resistente alla sana critica e quindi consigliabile assolutamente pel bene dello Stato e del paese. Sapete quale sarà il primo effetto della riforma? Parecchie ce11timiia d'impiegaU saramw esuberanti. E così per ogni riforma. Orbene, io domando: quali saranno il programma e l'azione delle organizzazioni professionali di fronte a questo stato di fatto? Si limiteranno esse a chiedere che a queste cen– tinaia d'impiegati esuberanti non venga fatto alcun danno; che le vacanze dei nuovi organici vengano riserbate esclusivamente ad essi; che alla riduzione del personale si provveda sospendendo le nuove am– missioni e co11le eliminazioni naturali dei colloca– menti a riposo? Se si limiteranno n,ciò o a richieste analoghe, si può essere d'accordo a vriori; e si può auche aggiungere, a queste giuste pretese, l'altra di avere, con lo riforme, organici razionali, economica– mente soddisfacenti, idonei a funzionare corretta– mente e tali da immunizzare impiegati e Stato, por un certo periodo d'anni almeno, dal ripetersi di queste fatiche di conquista, stancanti per tutti, principal– mente J>er la parte affamata. Ma, se non si limiteranno a ciò, se vorranno invece impedire che gli impiegati sieno ridotti nel numero, inutile è illudersi: il conflitto sarà inevitabile . .i\la 1 in tal caso, sarebbe un errore-respingere le riforme accusandole d'essere incapaci a creare una condizione di cose conveniente allo Stato non meno che agli impiegati. La verità sarehbe, in tale dannata ipotesi 1 proprio l'opJ)Osto: e cioè, che il nuO\'O organismo concilierehbe, o almeno potrebbe conciliare, gli in– teressi dello Stitto e degli impiegati chiamati ad eseguirlo; ma che a non Yolerlo congiurerebbero, per interessi peculiari, le persone messe fuori, lo quali persone, come è chiaro, agirebbero i11favor loro ma contro i reali interessi di classe. 'l'aluni pensano che, fra gli eliminabili, potrebbero esserci pochi o parecchi rap1)resentanti di alti gradi burocratici, il che farebbe ritenere non infondato il timore che la falange dei nemici delle riforme si appalesi non solo numerosa, ma anche autorevole e efficacemente influente. l\la, anche ammessa codesta poco verosimile ipo– tesi, non dovrebbe distogliere dal combattere con ardore la bella e santa crociata della semplificazione e della riforma dei servizì dello Stato: crociata, nella quale saranno uniti tutti i partiti, e alla quale, ne ho fede, darà appoggio sincero e volonteroso anche il Governo. l\la è buona tattica di guerra contare gli amici e i nemici prima d'impegnarsi. E, nel proporre quest,a pregiudiziale 1 snlla quale ho scritto altre volte, credo di compiere un atto preliminare, utile non solo allo Stato, ma altresì a tutti quanti gli impiegati sana– mente interessati alle riforme: segno questo, se non erro, che gli interessi di classe degli impiegati, bene intesi 1 possono accordi~rsi con quelli dello Stato. N•;~w. V Ammitiistrazio11e della Critica è dispostq, a ricambiare co,i u,ia qualsiasi successiva unnata, rilegata, oppure con un amw à'abbonatnento, l'imlio che le ve,iisse fatto della 1a, 2• o S- atmata (1891, 1892, 1893) di Critica Sociale in buono stato di oonservazumt. MfiR.X SOTTO TUTELfi La crisi del marxismo è la buona novella, che rapi– damente si propaga dovunque vegeti una plebe intel– lettuale nell'attesa d'una qualsiasi moda dello spirito, che la metta In valore, asservendola e trascinandola seco a schiamazzare ai quattro venti il nuovo sillabo. II mar– xismo ò 11 superato 11 ; tutt'al più 1 se non vuole ignomi– niosamente perire, deve rinnovarsi, cioè trasformarsi: acquistare una nuova base filosofica; al positivismo so– stituire l'idealismo . .E cosl sia. Jl marxismo ba una singolare ventura: quella d'essere adottato da ogni filosofia dominante. li suo sostanziale contenuto di verità, elle gli dà, un monopollo prezioso fra lo tante teoriche d'interpretazione storica, costituisce un vivo richiamo, una suggestione invincibile: ed i pen– satori vi accorrono, lo manipolano e lo rimettono a nuovo sotto la propria alta protezione; oppure se ne servono, lo sfruttano, e poi lo disprezzano. li primo e maggioro padre nobile della dottrina di • Marx fu il positivismo. Essa ne fu come adulterata, con• taminA.ta: da quel contatto riuscl trasHgurata 1 Irricono– scibile, in brandelli. Noi assistemmo ad un che d'inve– recondo: fu Il tripudio della leggerezza mista all'igno– ranza. Darwin, Spcneer e ì\farx danzarono per più anni una loro ridda infernale clinllnzì al nostro spirito: positi– vismo e marxismo si cercarono e si concessero; ne nacque un ibrido essere mostruoso, che fu detto " Evoluzione 11 e che riassunse e concluse tutto in sè: dalle vibrazioni dell'etere al socialtsmo. La loth. di elasie <liventò una prosecuzione della lotta per la vita nel mondo sociale; la storia per1lò i propri caratteri e con questi il proiirio contenuto specifico; una nuova metafisica spuntò e sl imJ)a<lronìdelle menti: all'Idea hegellana fu sostituito lo spirito del Progresso; il socialismo fu posto al cul– mine e corno mèta finale del processo preorganico, or– ganico e sociale. L'ombra di Marx taceva stupefatta in disparte: il suo pensiero era conq11istato. Antonio Labriola protestò, dieondo di poter scorgere nel materialismo storico, tutt'al più, una tendenza al monismo 1 intesa questa nel solo senso critico-formale. E protestò pure Benedetto Croce. Ma invano, Il positi– vismo aveva. già ratto la sua vittima, e trionfava. Jl marxismo, riplasmato a suo modo,.n'era stato come sna– turato; e l'opera dei restauratori può durare ancora 1 a liberarlo dalle grevi pastoie, a denudarlo 1 a ridarlo alla luce. Fatica improba e, quel ch'è più, non facile 1 la quale potrebbe senz'altro venire evita.ta, qualora chi professa, o vuol solo conoscere, Il marxismo, anziehè "riceverlo 11 dai suoi confusionari e confusi divulgatori, tornnsse alle " fonti 11 : a quelle sue fonti più pure e piì1genuine, che, dalla grande folla di socialisti ehe parla e che scrive, taoto più sono nominate, quanto meno conosciute. Il positivismo non ha niente in comune col materia– lb1mo marxista. Questo germinò dal dissidio teoretico insorto fra i discepoli di Hegel 1 e, oltre che dall'hegeli– smo, fu qlimentato dall'umanesimo del F'euerbach; sopra tutto, poi, ricevè la sua impronta speelflea dagli insegna– menti, che Marx trasse dalle lotto sociali, erompenti in– torno l'anno 1848,e dalla propria intensa partecipazione ad esse ed a tutte le agitazioni seguenti. Il positivismo - nella sua nuova struttura, diversa da quella' di A.Comte - era allora già fiorito, e Marx non ne Ignorava l'esi– stenza; ma, nè allora nè più tardi, quando di quello s'ebbe Il più rigoglioso sviluppo, egli non vi immi– schiò il proprio spirito nè lo utilizzò per la propria con– cezione storica. Marx gli restò completamente estraneo ;

RkJQdWJsaXNoZXIy