Critica Sociale - Anno XIX - n. 1 - 1 gennaio 1909

CRITICA SOCIALE veremo sempre pili con una gran massa di gente che non chiede che di seguirci, con un cumulo sempre mag· gioro di lavoro e di carichi che si tirano l'un l'altro corno 10 ciliegie 1 o senza uomini che bastino a tutto. E continueremo a stancare e a logorare i migliori, a do– verci contentar dei peggiori, o a preferire il non far nulla al far male. Questo è un problema prosaico, ma pratico e urgente, e Partito e organizzazioni economichei dal Gruppo par– lamentare alla Camera del lavoro della più modesta bOl'{~atameridionale, lo sentono anche se non lo con– fess:.u10. F.lbbricare scuoto e inscrivere allrnni Ya bene: ma convien pensare ai maestri; e questi talvolta sono peg• gioi i degli scolari. Dllra e ostica verità, con la quale mi sottoscrivo G. Zrnouor. L'UOMO CIVILE CONTRO L'UOMO BARBARO Il 1lovei·e dolio org;nuizzazioni di mestiere "erso la cultura 1•opol:H'e. J problemi della scuola o meglio - per met– tetei da un punto di vista più. elevato e più ge– nerale - i problemi della. cultura rimangono an– cora in Italia in prima fila e vi dovranno rimanere - i!' caldo so'rno della vittoria disperda l'oscuro pr.Jsagio - un pezzo. Attorno a questi problemi si è, negli ultimi anni, StBcitato un be\Pimpeto di entusiasmi ed un largo fascio di aclesioni, specialmente pel felice con– nubio ciel pensiero socialista coll'azione di classe degli insegnanti; ma si errerebbe yensau~o. cl.1~ siamo prossimi a tradurre in opere 1 propositi pm gagliardi. Lo :stc~to, tirat.o da opposte par~i dai cento taumaturgi che gl1 promettono la ricetta infallibile per lei polimorfa crisi scolastica, assiste sorridente alla dotta contesa, certo di poter ri– nunrlare, sin.e die, le riforme che turberebbero le ormai poco velate sue velleità militariste. I CO· -muni - nelFatteso di nuovi provvedimenti legi– sbtivi - non trovano di meglio che vivere alla giornata, irrigidendo il loro spirito di iniziativa rn 1 i confini non obbligatorl di una legge fatta per altri tempi. Solo i privati rompono - <li tratto in tratto - gli indugi e, trascinati dai bisogni nuovi che la vita economica è venuta foggiando, tentano di battere il passo e affermano, col fatto vitto– rioso, che una via buona v'è, ape1ta dinanzi a noi, a perclita d'occhi . .l\[a le libere iniziative - nume– rose come non furouo mai - sono In ngi d.:il co– si itu i re un movimento vigoroso e coordinato, che, trovando nel paese numerosi, umili ma tenaci e infaticati artefici) sia a sua volta assecondato e sospinto dagli enti pubblici. Siamo di fronte ad abbozzi, a promesse, anzi a certezza di aurora, ma a nulla di pitÌ. Eppure - se non si vuol vivere e lavorare per trionfi passeggeri, per soddisfazioni effimere, per elevazioni illusorie, ma per le fortune progressive del nostro paese, per il trionfo delle sane correnti democratiche, per .la reclenzione civile delle masse -- non vi ò <iltro ostacolo maestro all'infuori di quello della. diffusione della cultuni. Fare che ogni fanciullo possa. nella scuola trovare nn J)abu,lton aflatto alla natur.1, della sua. psiche e fare che, nell'insegnamento, non senta un lento martirio ma nn esercizio sano e piacevole; non sacrificare alcun giovanetto alle utilità materiali prima,che la sua mente si sia a :mfficieuza addestrata e fortificata, portando con sè 11n po 1 di q_u~l tr~pi?o amor~ del sapere e della rice1'ca che e 11 migliore antidoto contro la pigrizia intellett°:ale; otten~re che la scuola non dispensi solo - 1l pezzo d1 pane al-:– l'accattone - le briciole del sapere, ma prepan tutti alla vita secondo le inclinazioni, i bisogni, le tendenze professionali di ognuno, in modo che oauuno possa orizzontarsi e, nel più alto grado, s:'rvirsi delle sue attitudini naturali per sè e per la società· e, finalmente, andare iucontro a tutte le buòue ~oloutà, µerchè dissetino ampiamente e facilmente il bison·no di sapere a refrigerio del– l'anima eri a sai vag'uardia dall'abbrutimento; 9uesto è - a larghissimi tratti - il problema fonda– mentale che urge. A quali forze possiamo fare appello? Le classi dirigenti, padrone quasi assolute e i11;– contrastate degli organi politici e amministr~tiv1, potrebbero assai, ma non si curano. a ~u[fic1enz~ di questo problema a cui sono legati gli mtere~r:i1 eco11omici e intellettuali del paese. Fo1·se esse lll· travvedono - i più colti e acuti lo hanno già intrav– visto - che l'elevazione intellettnale del popolo pnò tramutarsi iu un pre2.ioso elemento di ricchezza; ma da un lato, manca il pungolo della necessità. per'sonale e, dall'altro, nel fondo dell'anima, è tut– t'altro che spento il dubbio che la cultura delle masse sia arme a doppio taglio, significhi insieme miglior forza di lavoro e migliore arme politica nel le mani del proletariato. In altra occasione('), a base di documenti, ho dimostrato che, anche solo in fatto <l'istruzione elementare e persino nelle regioni in cui è più diffuso e profondo il bisogno della cultura, le classi diri,renti non hanno assolto che assai imperfetta– me;te il c6mpito loro affidato di diffondere i primi elementi rlel sapere e di tener desta la piccola fiamma che arde in ognun di noi e ci spinge in– curiositi allo studio.Se l'istruzione elementare prese negli ultimi tempi un andamento più largo, ciò deve attribuirsi, più che ad improvvise conversioni della borghesia, o all'ascensione della c:la.sse lavoratrice come partito politico, alla introtluz10ue del nuovo strumento tecnico del lavoro, che la borghe~ia va sempre più diffondendo e che non può essere, nella sua pienezza, utilizzato da lavoratori di mente tarda e incolta. E probabile che - nei tentativi odierni verso una maggiore cultura - noi ci troviamo a far coincidere un interesse supremo del le classi lavo– ratrici coll'interesse nuovo della borghesia econo– micamente più e\'oluta. Se e vero che, nell'industria, l'unità di prodotto costi in Italia più che nelle grandi nazioni industriali, malgrado i maggiori orari e le più basse mercedi, e se ciò è dovuto alla maestranza 1 meno pronta, meno agile, meno colta; se è vero che l'agricoltura non abbia speranza di relYcrersiche nella tra-,formazioue razionale e sC:ien– tifiia delle culture e nella utilizzazione sempre più perfetta dei prodotti; se è vero che la piccola µroprietà non abbia sca.mpo fuorchè nell'as_socìa_– zione 6 nello sfruttamento della terra e dei suoi prodotti coi procedimenti della grande industria agraria; non è certo lontano il giorno in cui l'e– stensione dell'insegnamento popolare-, la larga in– trotluzione <lell'inseguamento tecnico e professio– nale la diffusione della cultura si imporranno alle stes~e classi ctirigenti come forze economiche di primo ordine. Non è certo a caso se, ìn Italia, le poche scuole professionali che abbia.mo siauo quasi tutte sorte dalla. privata iniziativa degli industriali e 'nelle (1) Dott. G. CASALI SI: Il Comune e la cultura popolare. - Scuòln e lotta di classe; In Cl'ittca Sectate, 190~, numc1·\ lZ e 16.

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