Critica Sociale - Anno XVIII - n. 2 - 16 gennaio 1908

CRITICASOCIAU, 21 qualche tempo In qun ò affotta da socialidorobia), per cristiano•sociale quando scrh·o sul Ri,mocammto o sulla Rivista del prete Murrl, o per mi➔Uco quando scrive sul Cot,rntium di Lugano o sulla Rivista di A. Cer\'esato. Io gli ho pm1to a nudo Il meccanismo interiore e l'ho a.stretto a svelare completamente la sua p'iicbe 1 che è satura di misliclsmo 1>H1o meno tra.scendeutale e che è squisifamentu conservatrice. Ond'egli s 1 è adirato meco e ha scritto .. che lo sono In mala rode!. ... Senonchò lo spazio ra diretto o Il magistrale articolc, di Cabiati pultJa alla porto. Io mi traggo pel momento da un lato ed esclamo: cì tor,I seignmr tout Jrnmieur ! 1-:Tl'ORE MARCJIIOI.I. /ll11s/rf' r 011m·rl'Olf' a,irnrafo, J/nvv. Marchioli ('ho non Ilo il pinccre di co- noscere pcr1:10111dmc11t.0 1 ma che mi è caro rin~ra– ziare per In hencvolonzn cortese con cui ha ,·oluto mettere in luce In prima piirto cli un mio studietto - sostenen~lo che, se 11ml lcg-g-o sulla " lihe1:tà di lavoro ,, puo ('Sistcrf', de,~ essere noi senso cli pu– nire il retltO cli krumira:.:~10 1 come quello che at– tenta alln vern hbertù dei lilvor11tori. ~i è suscitato le ire scientifiche di Angolo Crespi. rl quale Cres1>i da Londra è inferocito per ~li ultimi a,·venimenti proletari occorsi in ltttli1c nvvenimenti deplorevoli invero in qunnto lrnnnu recato danni gravissimi agli idteressi operai, eontro cui, ad es_empio, ~ To– rino 1>roprio in questo momento cong111rano I pa– droni uniti per la .. liher1ì1 del lavoro ,. in una Lel?a resa ;olìdi8e-ima dai krurnirl, reclutati con insolito ardore anche con l'aiuto u proposito di religione - dei Salesiani. Son le torni quinrli. cgrei?iO Direttore, discaro che io inten•engu nel (.'Rmpo 11perto della, sua Cri– tica. ospitale, per discutere alcune questioni solle– vate dal Crespi e, a mio crC1dere, di importanza capitale in questo momento('). . * • Come giustnmcnte l'ilcnt l'avv. J\farchioli nella sua replica al Crùspi, i tormi11i " utile sociale ,, e simili so110 poco chilìmmouto o fttcilmcnte dcfinihili: tanto più elle la concu1.io110doll!t utilità sociale muta molto rapida111c11to11(•\losocictìl umane. Però io voglio pormi dlt 1111 punto di vista stret– tamente economico l' vetture di chtrc una interpre– tazione quuntilttth·a al 1>ensiero del Crespi. Eirli probabilmente ha rngionato nel modo se– guente. Nel renorneno ,lolla produzione delle ric– chezz~ in ogni JJl'rwdn r1,t,rmimilo esiste quella combinazione fra i cot."'rficienti delht produzivno che è la 1>iù utile, che dì, 11 rendimento massimo. A sua volta questtl comhinnzionc è determinata dal prezzo a cui 11imprenditore trova. i coefficienti sui mercati dei servizi produttori, ossia. elci capitali, delle terre e delle forze di la,•oro. Ora se, d"un tratto, uno di questi coefficienti nel nostro caso la forza di 111\"0l'O - \'iene a modi– ficarsi quamlo 1l peri()(/0 1n·orl1tftit'() si è già iniziato, o per un arresto nella offcrtn. (,wiopero), o per una variazione 11el suo prezzo, In. nuova combinazione che si i;ostituiri't all'untica d11rà un rendimento che non potrù pili essere un 11wxi111w11. Ne 1mò (non si può dire a, J)1·1ori " 11c deve u) rb11ltaro un rallenta– mento nella uccu111ulr11.ionodella ricchezza o nella tra1:3forma1iione ckl ri1:1p11.nnio in Cllpit.olo (quest'ul– timo ò il f'cnomcno che i;i ,•rrifica proprio di questi mesi nel mondo pc1· 1111a crisi capitalistica) che senza dubbio riesce d1t11nosu PM>10mif•tm1f'nle alla collettiviHt. (I) Qtmnto q11t f'l11011qo111('\'lntimu.mte. former/i. ap11unto unft J)artf' d('l 8('Jrulto del mio MtmJto 1111111• pnlltlea Industriale delle organizza– zioni operule. Questo 1>0trehhe essere l'abito con cui rivestire il pcn1:1ierodrl Crespi. Xon so se sia proprio il suo pensiero: ma. affermo (.'he, se il suo concetto di uti– l1tù ,,u,rwle è dh•crso, dh•cntà metafisico e non ha pili un \'ulorc cli disc1hH1ione ap1>rezzahile. 1n,·ece, circonclundo con tutte qurllc trin(.'ec di !;e e di ma il concetto di tuie utili1ì1, si 1>uò g-iun:,?ere a una affermazionr scieutifica tlCA'llfl. di con:;iderazione, di esame e di discussione. Intanto però, co~i ei.1>osto il pensiero del Crespi, risulttt una. prima deduzione. Che l'organizzazione operaia, o,•e intervenisse così male a proposito a turhnre in un periodo inopportuno - I.i combi– nazione pili produtti\•a dei coefficienti di fobbrica– zion<', rechcrehhr, raefl'ris J}(1rifm~, un danno ero110- 111ìrn: nrn (.'i1'1 potr C'hh<"hCltlitisimo non <'Oinci<lcre con nn dfwno socia.le. Ali N1cmpio 1 1111 numcnto di sa– lari potre hhc o,•i lare e-cdi danni alla specie. J.:d in tal caso lit pcnlìta cconornicn g-cnernle sarchhe da considerare come una fo1·1111l particolare rli imposta, prelcvntn sullil rol!ettivith, poi miglioramento fisico o morale dolhl rnzzu.. J,: così via dicendo. Però io ammetto 1111<.'ho che l'organizzazione ope– raia. po!lsn, in ttllnne·circostanzc speciali. recare - con le sue eccessive preteso - una perdita econo– mica serra alla produttività collettiva dd paese. Ciò duto, dimol.'itro: 1• che l'urto, il contrasto fra la produttività di un individuo o di un g'ruppo e la produttivitÌl !:iOCinleè un fcuomcno generale e ca– rattcristko, insito nella C'conomia cnpitalistica. Quindi in tali casi l'or~aninazionc operaia subisce, non im– pone, le leg~i derirnnti dalla costirnzione del mondo boqrhcse; 1° che il fenomeno in questione non pui• verificarsi che in taluni casi eccezionali, ma non è permaneutc, p(.'rchè l'organizzazione operaia costi– tuisce un :imdaruto, non un mouopolio, e quindi non può im1>orre prt>zzi monopolistici con le loro note consc~uenzc; perC'hè la f'orm,1zione del prezzo in re– gime cli Sindttcttto è assai diversa da quella in re - gimo di monopolio. J,a dimostrn1.ione di questi due punti natural– mente 11011 può qui SC' non \'Oniro accennata: cer– che1·ò cli faro i11 modo elio l'accenno risulti il pili chiaro e pili co11\ 1 ir1conle posRihilc. . .. I. - Il rontruRIO fra la 7)roduthz•if<Ì cli mia singolci impresa I' quella c/l'll<t rollf'tt1ntù. Se f'oR'-Ìcerto chC' l'antico umico Cr<'8J)iu,·essc letto e meditato tre libri, non avrei che du ricordnq.dieli e ci troHrcmmo su– bilo d'accordo. l tre lihri sono: Hon1n:nTr~: J>a.~Cap,tal; .\n. L.\Sl)lt\: l.'11l1ht/ H()('iall' de la proprilN 111d1- rl<lu,llt: OTTO Ern:wrz: /,e-~aulago111.~mes iro11omiq11es (tra– dotto dul tC'dCSCO )- Questi stuclì rnnno int<'si rum grano sr,lis. Essi analizzano quali sono, nC'llc rollettivi1h ch 1 ili. le con– seguenze del duto di fatto che la libera concorrenza, quale la couce piscc l 'cconomiR pura - cioè un re µ,ime in cui i pre:1.zi non incontrano nessun attrito per equilihn1rt 1i ullc RJ)(.'SCdi produzione - non esiste quosi nrni ncllll n•Jt1!1\. l·'rn i due stati limite opposti, la lihcrn co11con·ouz11. e il monopolio, si vo– rilicnno i11 rel'lflll 11aturn una serie infinita di stati intermedi 1 i qu1tli, f',ieilitando 1111 distacco anche per– manente fra il rosto di produr.ione e il preu;o di mercato dèl prodotto o do! Hen•izio produttore, fa. voriscono le co~ì detto " quasi-rendite,, a heneticio di un siugolo i111pn•ndito1·0. I~ le "quasi-rendite,., naturnlmcntc Monosempre a. carico della collettivitù, cl1e è d1uincg ~i11.ra in doppio modo: L 0 perchè le ca– tegorie più p o\'crc restuno escluse chil consumo, 0 1 per consumare, rinuuzinno ad altri godimenti; 2" per-

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