Critica Sociale - Anno XVII - n. 22 - 16 novembre 1907

348 CRITICA SOCIALE contro uno straccio rosso; voi avete piena. la bocca di una cosa inesistente, giacchè la vostra. famosa libertà dt lav01·0, così come è intesa da voi, asso– miglia assai all'Araba :E'enice delta leggenda. La libertà. di lavoro è un sofisma annaspato ai danni dei lavoratori. .lli la truffa; è l'inganno ideo– logico ed economico onde vengono ribaditi i ceppi di servitù della povera gente. Affiuchè esistesse libertà vera di lavoro occorre– rebbe fossero realizzate condizioni che oggi non si verificano affatto, almeno da parte del lavoratore. Quest'ultimo non ha l'identica libertà rlel capita– lista-imprenditore nella stipulazione rlel contratto di locazione ii'opere, perchè i due contraenti sono posti a punti di partenza. assai diversi. L'inferio– rità delFuno di fronte all'altro si appalesa ,J30tto mille aspetti od elementi, riguardo al tempo, allo spazio, alla lentezza onde i salari aumentano anche nel le congiunture favorevoli del mercato, ecc.,ecc. (l). È soltanto con isforzi immani e attraverso ine– narrabili sofferenze che gli operai si vanno con– quistando palmo a palmo la libertà vera di lavoro; e se la vanno conquistando virilmente, u col frubto tlei propri sacrifici, con la unione delle fproprie forze, comperando a caro prezzo quelle qualità. di previsione, di altruismo, di cultura industriale, che nessuna scuola ha sinora mai curato di impartire loro n· In altre parole, è soltanto mediante l'organiz– zazione che gli operai vanno mano mano realiz– zando tutte le condizioni necessarie affinchè, possa espliCE\rsi la libertà positiva di lavoro. L'organizzazione non ridonda a vantaggio <liun solo fattore della produzione; essa rappresenta. una vera e proficua opera di rigenerazione e giustizia sociale. Oltre che un ente di utilità diretta pel la– voratore, essa e un ,nezzo potente di p1·ogresso economico generale. Da questo principio, che specialmente noi socia– listi dobbiamo tenere ben fisso, discendono conse– guenze di capitale importanza. Prima fra tutte, qnesta: che siccome, da un lato, la legislazione deve aver di mira gli interessi generali e non dei singoli gruppi sociali; dalPaltro deve: 1° tutelare la salute e la dignità dell'operaio, il quale non è soltanto il venditore.della merce lavoro, ma altresì uu cittadino il cui incremento mora le, intel lettuale e fisico interessa la società tutta quant.aj 2° tu– telare la bene intesa libertà di lav oro che si attua solo mediante l'organizzazione; così il legislatore, capovolgenrto le disposizioni attuali, dovrebbe com– batte,·e con sanzioni punitive l'industriale che,pe,· fiaccare l'o,·ganizzazione ope,·aia, avventa cont1·0 di essa l'onta clei disoccitpaU e dei k1·um,i1•i. Il krurniro ha tutti i dii;itti, ma non ha quello di opprimere, con la sna azione individuale, la libertà altrui; ect egli lede veramente la libertà positiva degli organizzati quando colla sua opera rende frustranea e nulla quella dell'organizzazione. È perciò che noi socialisti, parlando di criteri di utilità generale oltre che proletaria, e facen– doci interpreti della coscienza etica dei lavoratori) dovremmo por mano aff-inchè fosse riconosciuta una nuova specie di reato, punibile come tutte le altre azioni che sono di danno alla società: il reato di krumiraggio. Una volta ammessa l'utilità sociale dell'organiz– zazione (e sfidiamo l'acrobatismo sofistico di tutti i reazionari del mondo a sostenere il contrario), la conseguenza limpida e diretta non può es~ere che una sola: quella <la noi presentata. E se qualcuno ci obiettasse ohe gli industriali potrebbero agevol- (1) Tutti questi concéltl qui appena adombrati sono !Volli USAI chlarame111e nell'opuscolo del Cal>ll\tl 11tù111citato, edito dalla ('rl· tlca sociale. mente eludere la legge, organizzando i non fede– rati e ponendoli contro i Sindacati esistenti, noi risponderemmo col Cabiati : che organizzare i nau– fraghi della vita e i detriti delJa società è opera tutt'altro che facile e sopratutto molto costoi;a; e che il principio org{\nizzativo ha t.ali mirabili virtù educati ve, che i krumiri, dopo qualche anno di vita unionista, cesserebbero· di esser tali per tra– sformarsi in operai eletti. In un modo o nell'altro la ,legge avrebbe sempre effetti benéfici. E alla stregua di questi principi (cavat,i dalla serena. ed imp arzial e osservazione scientifica, in questa come in ta.nt 'altre cose consona alle migliori aspirazioni del nostr o cuore) che bisogna mettersi per poter parlare un po' seriamente sulla libertà di lavoro. Senza questa. bussola. d'orienta.mento è fa~ cile perdere le staffe e lasciarsi trascinare dal primo impulso d'ira o di dispetto. It che è accaduto anche a eccellenti ragionatori, come il Pantaleoni e il Crespi. Per tacore del primo, tutti ricordano come, nei giorni trepidi, convulsi, affannosi dell1ultimo sciopero generale milanese, il Crespi, con scritti che qualifichiamo µer lo meno ingenerosi verso suoi amici non della vigilia (scritti compiacentemente accolti dal .Co1Tie1·e della Sera, che in quel fran– gente disvelò tutta. la sua anima profondamente reazionaria e che in ferocia superò tutti gli organi monarchici del regno), trovò modo, a centinaia di chilometri lontano, di gridare la croce addosso a.i riformisti e di proclamarli codardi e felloni in nome appunto della metafisica e astuta libertà di la– voro, com'è piattamente concepita. dagli avversarì nostri. Il Crespi, che conosce certamente a fondo l' lndustriat Democ1·acy e le nitre opere dei \Vebb, deve ammettere con noi l'utilità. sociale dell'orga– nizzazione operaia. Ma, fo.tta questa ammissione, è difficile sfuggire dalle strettoie della conseguenza: che sono da considerarsi come esseri antisociali e socialmente dannosi coloro i quali agiscono in modo da eliminare e sopprimere tutti i vantaggi <lell'orga– nizzazione stessa. Tali sono appunto i krumiri, i quali tendono ad infrangere l'opera di liberazione ed elevazione delle Leghe <li mestiere. Nemmeno dal punto di vista della bene intesa libera compe– tizione si può essere ad un tempo amici dell'orga– nizzazione e del krumiro. L'uno annulla gli effetti dell'altra. E, se il Crespi si fosse attenuto serena– mente alle norme dell'utile collettivo anzichè a quelle di una astratta libertà. individuale, avulsa. dai reali rapporti sociali, non avrebbe mostrato t.auta tenerezza per i krmniri, che, se hanno diritto di vivere, non hanno quello di ledere la libertà altrni, e che gli operai organizzati fanno bene ad ocUare e detestare, conie l'ttom,o onesto detesta il delinquente. Ond'è che noi, senza essere giacobini, compren– diamo e giustifichiamo anche (si scandalizzino pure i liberali!) un qualche atto di sdegno degli orga– nizzati verso i krumiri. Nessuno è così francescano da amare chi gli ruba il portafoglio. L'operaio (per noi non è tale che chi è organizzato) si sente offeso nel proprio senso di libertà e di giustizia. dall'intervento del krumiro: è naturale reagisca in un modo o nell'altro (1).Secondo le norme giuridiche esistenti, simile reazione è oggi ritenutR. biasime– vole; spetta ai socialisti farsi interpreti della CO· scienza proletaria, e, invertendo i canoni dell'etica dominante, imperniare il rapporto giuridico su ( 1) Non s'Interpretino inale 11concetto del Marohtoll ed n nostro. Jt1mangono 8empre I precetti del Codice penale che vietano gli at• ta..:chl e le le~lonl materiali; e Il senso di pietà che può l1plrare l'lnooeolonte o l'affamato (non 11ar\lamo del kruinlrl, e ve ne furono, 1peoula1111 sullo sciopero) che trovano ll'VOro come poucno. Jl(1 pro• r~\~e~s~:r~ei~~!~~iet!i:, 1 J~\ 0 ::~ie \ 0 !~\~d~:~ilnOe 11 Jt~i:~ 11 Jr:1:~ poter eompre disporre di un eaerclto di disoccupati o di all'amatl ! (.Vota della CRITIC..t..).

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