Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

326 CRITICA SOCIALE clopo che Zoiss si associava un giovane fisico di valore, ErneBtO Abbe, che in breve tempo divenne il consocio di Zeiss. li giovane fisico, cho Zeiss aveva avuto In fortuna di riconoscere e di apprezz~re, completa~:a Il meccanico e l'industrialo che si trovavano nello Zeiss, e fece sì che subito la Casa si distinguesse <talle congeneri per il carattere elevato e scientifico della produzione. Nel 1872 la Casa toccnva la sua maturità: le officine si erano ampliate, lo dozzine cli operai erano diventate centinaia, e Il programma scientifico di Abbe era quasi luteramc.>nte effettuato. La Casa era la vera padrona delFottica mondiale e i microscoPi Zeiss, gli obiettivi Zeiss, o i telescopi e i binoccoli di Jeoa, rappresenta– vano la più alta e perfetta espressione del tecnicismo di questo ramo d 1 industria in tutti i mercati del mondo. Uu fisico, Otto Schott, per ispirazione di Zelss e di AblJe, fondava nel frattempo una fabbrica di pasta da vetro, che permetteva di estendere e migliorare ancora la grande Casa Zeiss, la quale nel 1880 arrivava ad uu grado mera,,.iglìoso di prosperità. Di poi l'accrescimento fu pii1 lento ma costante. Oggidì la grande ditta 1 tipica nella sua lavorazione, impiega oltre 1200 operai e, se si calcolano lo famiglie di questi e lo induBtrie dipen• denti, si ba che attorno alla Casa Zeiss vivono da 8 a 1O mila persone. La proprietà della Casa era rimasta intieramente a Zelss sino al 1875, quando si associò l'Abbe. Nel 1881 anche il figlio di Zeiss entrò nell'impresa, rimanendovi però un anno solo: cosiccbè, morto il vecchio Zehs, AIJbe si trovò quasi per intero proprietario della fab– brica (una piccola parte spettava allo Schott, fonda– tore della vetreria omonima, della quale pure compro– prietaria era la Casa Zeise), e continuò da solo ad amministrare e dirigere la. vasta iulrapresa.. Nel 1891, sentendosi prosRimo alla vecchiaia, Abbe rinunciava alla proprietà. e istituiva quella che fu la effettuazione dol SUQ sogno di filosofo e di economista.: la rondazione Zeiss. Dire che cosa eia nettamente la fondazione Zeiss non ò facile: e forse meglio sarebbe riportare tutto lo scritto su cui Abbe fondò il e-rande suo istituto. Abbe non era un collettivista nello stretto senso della parola, e neppure era soltanto un cooperativista. Egli, nel cedere la sua parte di proprietà, fu mosso da un sentimento di riconoscenza verso i collaboratori del passato e dell 1 avvenire, e volle dare nello stesso tempo un esempio. Perchè l'edificio sorgesse quale egli lo conce1>iva, non si accontentò di studiarne le moda– lità, ma volle ancora cho il suo sogno fosse tradotto in atto, lui vivo. Anzitutto, da positivista, non volle che il suo istituto . fosse un rigido organismo immutabile noi tempo: e sta– bllì che, per un periodo di prova 1 che doveva a.rrivare sino al l 1306, le ba!li dell'istituto potessero essere modi– ficate e trasformate, se la pratica lo avesse consigliato. Dopo questo periodo di prova, i cambiamenti saranno ancora possibili, ma la procedura per ottenerll è com– plicata, cosicchò, senza una ragione vera e grave, non si vorrà affrontarne la noia e gli inconvenienti. Inoltre, prima di adottare queste modificazioni, sono ammissibili ricorsi ai tribunali ordinari e si deve sempre attendere un corto tempo: tutto allo scopo di impedire ohe 1 senza uua ragione ben grave, abbiano ad essere alteràte le basi fondamentali della fondazione. Come è ispirata è da quali concetti è guidata. la fon– dazione Zeiss? Molti affermano, senza conoscerla, che essa .è una grande Cooperativa o una industria socializzata. Altri diranno cbe in fondo non è altro che una Casa, nella quale fu applicato razionalmente il cottimo americano colla partecipazione agli utili. Ora, la fondazione Zeies non è precisamente l'opera di un eocialh1ta 1 ma è assai più che uno stabilimento nel quale vige il cottimo americano e la partecipazione agli utili. Abho ai ora chiesto se la fabbrica dovesse essere-in– teramente e veramente degli operai. Egli ha pensato che una donazione pura e semplice poteva soddisfare assai la generazione presente, ma non tutela.va gli in– teressi delle generazioni futuro. Inoltre, nel suo pensiero non bisognava dimenticare che il valore dell'inrt'ustria non deriva solo <la.Ila lavorazione, ma anche da taluni elementi impersonali, e prima di ogni altro la. scienza, che) nello stabilimento Zeiss pi_ù che altrove, è stata la fata ispiratrice e benefica.. Per di più anche la città e, in genere, la. popolazione ambiente, ba la sua impòrtanza nel determinare il va• !ore della fabbrica. Abbe ba ragionato così: tutti coloro, che si raggruppano attorno alla fabbrica, finiscono col– l'aumentare il valore di questa; è quindi logico e giusto che abbiano a fruire dei suoi benefizi. Ma,prima di ogni cosa, Abbe voleva stabilire Il pro– prietario della fabbrica: gli operai non dovevano es– sere essi stessi I proprietari, perchè così si Rarebbe rotta l'unità dell'a'isleme a detrimento dei futuri operai; non la città, non lo Stato. Proprietario doveva restare l'istituto Rtesso, eretto in ente. E perciò Abbe, soddi– sfatte in tlenaro le piccole quote cho altri aveva nella sua Casa, rinunciò alla proprietà, erigendola in istituto a sè, dando l'amministrazione alla stessa impresa. Così la i, fondazione Carlo Zeiss II diventava. proprie– tarla del grande stabilimento d'ottica e comproprietaria della vetreria Schott. La base morale su cui Abhe volle eretta la fonda– zione è questa: che coloro, che traevano profitto dalla fondazione, dovevano essere gli stessi cui spettava di arricchire moralmente e materialmente la fondazione medesima. Una parte delle tavole di fondazione di questo cu– rioso istituto interessa la lavorazione degli apparecchi di ottica, considerata nei suoi rapporti tecnici: non ci soffermeremo su di essa. Basti qui ricordare che Abbe ha dato delle norme generali per impedire il cristallizzarsi di una industria che per sua natura ò un po' schiava della moda. Invece ne interessa.no assai i rapporti tra ente indu– strialo e operai. Ora ecco come Abbe ha impostato moralmente e ma– terialmente il problema. Dei guadagni della fondazione - questo, ben inteso, è i~ pensiero di Abbe - una parte ò strettamente persona.Le e spetta senza discussione al– l'operaio che compie un determinato lavoro. Ma una parte non risulta tanto dal lavoro personale, quanto dall'organizzazione, dalla esperienza della Casa, dalla sua continuità, in altri termini dal carattere collettivo della Casa stessa. Come stabilire i rapporti tra i due valori? Secoudo Abbe, si calcoleranno ogni anno le somme di paghe e gli ammo1·tamenti e si vedrà quale è la somma residua, oh,:, è il risparmio collettivo ipotetico. Se il rapporto tra i due valori è di 5 a l (1 sia l'utile in rapporto a. 5 di spese), o più grande, segno ò, secondo Abbe, che Poffi• cina cammina bene~ sempre però che gli utili eia.no al-

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