Critica Sociale - Anno XVII - n. 5 - 1 marzo 1907

CRITICA SOCIALE 73 partito, non è una cosa indifferente. Fino a pochi anni fa, esso era, in Germania, straordinAriamente grande. La gioventù di tutte le classi della popolazione veniva a noi. In seguito furono tenuti quei Congressi nei quali il partito parve funzionare da tribunale d'inquisizione, :neutre sui giornali furono inaugurate quelle campagne di sospetti e di denigrazioni che alla fine dovevano diventare intollerabili anche alla gente dai nervi resi– stenti. " Conseguenza fu che l'autorità del partito andò svauendo e scemò l'affluenza della gioventù (da ging das Ansehen de1·Pa1·tei in die B1·iiche 1 und de1·Zusl1'0m dei• Jugend liess nach). . .. Con bella franchezza il Bernstein denunzia adunque un fenomeno analogo a quello che accade al partito so– cialista italiano. Poichè soltanto con abili infingimenLi si può ancora negare che io questi ultimi anni il partito socialista non sia venuto perdendo della sua capacità di attra– zione1 e non sia venuta scemando l'affluenza da parte della gioventù, specialmente della gioventù iutellettualeP appartenente alla borghesia. Il Bernsteio crede di tro– vare la spiegazione del fatto - almeno per quel che riguarda la Germania - nelle lotte inte.:1tine e neile polemiche giornalistiche, spesso velenose. Noi non ab– biamo dati per accertare se egli si apponga del tutto al vero; crediamo però di poter dichiarare apertamente che la ragione addotta è insufficiente a spiegare il fe– nomeno per quel che concerne il" partito socialista ita– liano. Oh! sappiamo bene quale è a questo proposito l'opi– nione dei pubblicisti e dei partiti co0servatori, concla– manti, ad ogni rinnovo di luna, lo sfacelo, la ruinn, la débacle del socialismo. 11 Il socialismo ormai ha fallo il suo tempo; è una lampada che sta rapidamente spe– gnendosi; tra poco non udiremo più parlare di esso! 11 Con buona pace di questa brava gente, il movimento socialista trova la sua fonte inesauribile di vita nel siste ma capitalistico e nelle ingiustizie e imperfezioni sociali. La scienza economica, ".:hetanto leggermente si invoca a sostegno de!l'ordioamento attuale, non è ancora riu– scita, e non riuscirà probabilmente mai, a dimostrare che l'esistente ripartizione delle ricchezze avvenga se• condo criteri di giustizia. Se lo mel.tano bene in mente i gazzettieri reazionari, che tal volta posano a scienziati: coi dati delFEconomia politica è impossibile giudicare se la socializzazione dei mezzi di produzione sia utopi– stica. Con fresco e<l attendibile materiale scientifico ci sarebbe anzi facile dimostrare la tesi negativa, ci0~ contraria a quella dei conservatori. Il prof. Ottolenghi, ad esempio, nella recentissima sua opera sui P1·ofilli in– dust1·iali nella costituzione economica odierna, non solo conferma il fatto della lotta tra le classi, ma, in base al– l'esperienza, è costretto a constatare che il capitalismo è un {t!nomeno storico, il quale, specialmente nei paesi ovo è giunto all'apogeo, rnostra delle sgretola.ture nelle fondamenta dell'edificio. Lo stesso autore (che non è socialista) ammette l'ascensione progressiva e indefinita delle classi lavoratrici e dice che" quando esse saranno giunte al massimo della potenza economica, sociale, in– tellettuale, la costituzione capitalistica, senza scosse, senza •rivoluzione, si sgretolerà completamente perchè non più corri11pondente alle condizioni di fatto, e sor– gerà la costituzione basata sul lavoro, nella quale il capitale non sarà più l'arbitro, rna uu semplice stru– mento della produzione ,, (op. cil. pag. 287). D'altra~ parte, conviene rilevare che nel mondo mo. demo la concorrenza è l'eccezione, il monopolio la regola. Le rimunerazioni non sono affatto proporzionate ai costi, le utilità non corrispondono agli srorzi. Nella massima parte dei casi, i redditi percepiti sono ,·eddili di congiuntw·a, non di abilità. Supposta anche vera la libera competizione tra i vari fattori della produzione, per avere la perequazione tra gli utili e i costi biso– gnerebbe presupporre l'uguaglianza nelle pbsizioni ini– ziali dei fattori stei;si i e oggi la concorr~nza, tra gli operai, tra gli imprenditori, tra i capitalif-!ti, tra i pro• prietarì fondiari, è più che altro nominale. Riguardo poi ai rapporti tra locatore e conduttore d'opere, nel mentre all'operaio mancà la possibilità di opzione di lavorare o meno, l'imprenditore capitalista può sempre attendere il momento più favorevole per impiegare il proprio servigio, che resta perciò sopravalutato in con– fronto del puro possessore della rorza di lavoro. Non è adunque della fine del socialismo che si tratta, sì bene di nu fatto più modesto, di natura, speriamo, contingente, di cui tuttavia non conviene dis~imulare l'importa.òZa. Si tratta di accertare quali siano le cause per cui, persistendo le ragioni materiali ed etiche del socialismo, sia venuta meno, in questi ultimi anni, la capacità di attrazione del partito e sia decresciuto l'afilusso della gioventù intellettuale. Non è certo di straforo che si possa trattare, colla dovuta ampiezza, una simile questione: diciamo però che i dissensi, le scissioni, le beghe, le polemiche non ci sembrano motivi sufficienti di spiegazione. Altri fat– tori, intimamente connessi e i cui vincoli ci sfuggono, hanno agito. Enumeriamo senza presunzione di com– pletezza: errori di tattica e di metodo, che, uniti alle lotte interne, influirono a diminuire il prestigio dei socialisti; lo stato di depressione, di decadenza, di ri– lassatezza in cui è piombata la vita politica nazionale e che di necessità. si ripercosse sul partito socialisUI. Né senza effetto (e qui accenniamo ad una causa sotta– ciuta dai più) deve essere rimasta la mancanza di una ideologia sistematica la quale, rifondendo in sintesi ar– monica e suggestiva le nuove esperienze sociali, sur– visse da idea-for1,a per attrarre la gioventù delle classi medie. L'adesione dei cosidetti 1·ntellelluali - che noi, a dif– ferenza dai sindacalisti, crediamo utile al movimento socialista - più che per motivi materiali, avviene per motivi etici, filosofici, sentimentali, ideologici 1 in una parola; e finora il contenuto emotivo e razionale della fra'lnmentaria icleQtogia ,·evisionislica,;innestat~si sul vec– chio tronco del marxismo, sembra es.!lere stato di ben poca efficacia per gli intellettuali. Non si tratta di dare soverchio peso alle idee, bensì di approfondire il problema dei rapporti dell'Intelligenz (come dicono i tedeschi) col partito socialista, ed even– tualmente di approntare i possibili rimedi affinchè venga aumentata la. forza di attrazione del partito stesso. Questo problema finora fu soltanto saltuariamente sfiorato da coloro, i quali opinano che il partito socia– lista (associazione politica, cui possono confluire indi– vidui appartenenti alle varie classi sociali) abbia ancora una funzione utile da compiere; che credono il partito sia ben lungi dall'aver raggiunto il limite massimo di saturazione; che il movimento dei Sindacati operai, non arginato e sorretto per molto tempo ancora da un di– stinto partito politico, sia destinato ad arenarsi nelle secche del corporativismo esclusivista; che, influe, gli

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