Critica Sociale - Anno XVI - n. 24 - 16 dicembre 1906

ORITIOA BOOIALE 375 si sia operata solamente in un lihro terminato da duemila anni, e che da allora in poi lo spirito di Dio si gia laciuto. Assurdo, irrivoren1e 1 e irreligioso: la rivelazione (dice il Giran) è continuata dopo di allom o continua tuttoliì. Essa consiste nell'appren– dimento progressivamente più µreciso e profondo che noi continuiamo a fare delle leggi cli Dio, delle leggi che ])io ha scritto nell'universo, cioè delle leggi naturali. La rivelazione è permanente, e ~olo si compie sempre in modo atto ad essere compresa dalle menti di ciascuna epoca. l.1\ rivelazione scrit– turale non è che una piccola parte (la parte ade• guata a quel tempo) di questa perenne permanente rivelazione. Ma ora noi ne abbiamo una ben più alta e più ampia: e questa è la scienza. Ciò è come dire, pur mantenendo il vecchio lin• guagg-io, che la rivelazione, nel senso in cui fu in– tesa sin qui questa parola, non esisto. Non esiste nè come rivelazione compiuto. mediante un lihro (h.i Bibbia), nè come operata e condotta a termine mediante una persona (Gesù). E il Giran, inratti 1 predicando in un9- chiesa cristiana, non si perita di affermare che Dio parla nel tempio dell'anima umana a tutti gli ispirati sublimi, " a Conrucio, a Socrate, ll Platone, a Sakya-Mouni, a E1>itteto, ai saggi, ai pensatori, ai dotti, di tutte le epoche e di tutti i paesi ,, (1) JI secondo caposaldo di questa novella dottrina cristiana è la cancellazione della tradizionale distin· zione tra crodeuti e negatori. Che cosa s'intende, tradizionalmente, per credente? Un uomo che crede una serio di cose straordinarie proclamate dalle Chiese. E per negatore? Un uomo che non crede, per esempio, ai miracoli, al discorso dell'asino di Bttlaam, ulla risurrezione dei corpi, all'immortalità dell'anima, all'esistenza di Dio. ì\J a ecco che il credente (e si noti che il credente dello nostre religioni è un incredulo per il credente d'una religione che conbrnga dogmi ancora più stra– ordinari) ad esempio, per un pelle·rossa o per un papù)) ecco che il credente diviene a un tratto nega• tare: negu, poniamo, la libertà di unirai a Dio come ognuno vuole, nega la sovranità della coscienza, nega l'evoluzione dei dogmi, la presenza dello Spirito cli Dio nelle parole dei suoi a\'Versa.l'i, l'universttlità. della Rivelazione, la permanenza dell'azione di Dio noi mondo. .l!idecco, d'altra parte, il negatore farsi credente: esso crede invincibilmente nella Verità, crede nella Giustizia immanente, crede nella Vita, nell'immuta– biliti\ delle leggi della natura, nell'armonia univer– sale, nella solidarietà umana, nella fratellanza, nel• l'amore, nella bontà, nel trionro avvenire <li tutti questi principi; crede) insomma, a thtto ciò che entra sotto la parola Divino. .O,~ qual parte stanno, dunque, i credenti e da qnale i negatori? Come si può separarli con un taglio netto? _F. si noti che questa distinzione non è possi– bile a farsi nemmeno di fronte al concetto di Dio. Infatti, le nozioni di Dio sono infinite. Di quale intende parlare colui che vuol accertarsi se un altro crede in Dio? Si risponderà: del Dio del cristiane• sìmo. Ma, anche qui, dai cattolici ai protestanti li– berali, v'è tutta una scala di nozioni di Dio. Quflle vogliamo intendere? E si supponga stabilita la nozione di Dio su cui si domanda una risposta positiva. Forse che quelli che rispondono negativamente si potranno couside- (') N<ilcam1)0 cattolico un timido tentAlh•o In un 881180analogo venne rntto dal Serre nel J rcgevole opuscolo lhtt si11t/1~st riliqimst (I yon, edlz. del Dtmai11). U11discreto reperlorlo, poi, per le que• 1t1onl religlv&e, di tutte le ere<lenze e da tutti I l)Untl di ,·1sta, è la 8'bllOql'l1phlt dlS &k11cts RillqltlfStS or ora pu\.lbllcala dalla Ll– bralrlc dc la Culture françalse. {88rue (le nennee l'arlgl). rare non credenti in Dio? No, perchè essi possono fare adesione a una nozione diversa di Dio. Da un lato, adunque, si trO\'H.nodegli uomini che professano altamente tale credenza in Dio, e nel– l'istesso tempo resistono a tutte lo sco1>erte e le certezze nuove, respingono quelli che non aderiscono alla loro formula, lasciano sussistel'C attorno a sè una moltiLuclino cli errori, cli superstizioni, di tradi– zioni morte, di riti vani. Dall'altra parte, vi sono nomini che professano di non credere in Dio, ma si funno un altro Dio che essi chiamano Ideale, Verità, Giustizia, Yita. Per esi:10soffrono, lottano, s'infiammano 1 ,:cioi..:cono.Or– bene: " che noi ci lasciamo o no ingannare dal vo• caholo diverso, quei;to Dio nuovo è il medesimo Dio,,. ~ siccome, mentre il Giran predicava) si teneva in Roma l'nltirno Congresso internazionale del Lihero Pensiero, così egli) nel tempio di Cristo, apertamente prochnna che in questo Congresso) piuttosto che nelle Chiese, si trovano i veri credenti; perchè u i \·eri cred~nti sono quelli cJ1c,1Hendo l'intuizione di una pili grande verità, lasciano tutto per seguirla o si espongono ai colpi, e si gettano nella mischia; sono quelli che, volontariamente, pronti a tutti gli as:salti, a tutti i sacrifici, non hanno un dogma su cui riposare la. loro testa nè una conressione di fede in cui acquetare il loro spirito fobbrile ,,. Così, adunque, in questa sua recentissima fase, il cristh1nesimo protestante rnggiunge la conclusione elle si potrebbe paradossalmente formtùare così: la ,•era credenza. è l'incredulità, la vern. religione l'ir– religione. Esso pone in perfetta antitesi la fede con la credenza. Ed è lo stesso Giran, che, riassumendo nel fascicolo di novembre del Coe,iobimn le sue idee religiose, le sintetizza in queste due proposizioni: " la recle non è la. credenza ,, i e, nelle varie reli– gioni positive, " la fede è prigioniera della cre– denza n· . .. Raffllele Mariano, uno dei più acuti e recondi pen– satori religiosi che abbia l'Italia, il quale era pur partito dal protestantesimo, si arretrò di fronte ai risultati cui questo approdava solt1mto con la prima generazione dei protestanti liberali, e in quasi tutti i suoi libri (I) gli muove la critica che esso colla preponderanz.L esclusiva che accorda all'esperienza religiosa soggettiva, alla. rivelazione individuale di Dio, precipita in un individualismo ad oltranza, in un iltomismo polverizzatore, e si distrugge come religione. La critica è giustissima .. b: noi la ripeteremmo volentieri per conto nostro, eolo sostituendo una. in– tonuzione di plauso all'intonazione di riprovazioue che vi clà il Mariano. Col protestantesimo, com'è formulato dal Giran) il cristianesimo è diventato veramente la religione assoluta, perchè è diventato semplice spirito religioso, semplice atteggiamento spirituale cli re\·erenza e di ansiosa ricerca circa i problemi ultimi e perchè è solo a questo atteggia– mento, senza dogmi) senza credenze, senza ciò cbe finorn. si chiamava religione, che esso dà il nome di religione. B, per vero, la religione, in un senso su• periore, consiste unicamente in un siffatto atteggia– mento spirituale. Ma accanto a ciò noi 11011 possiamo disconoscere che la Yia percorsa dal protestantesimo, da Lutero al Oirnn, passando per il Ritschl, 111-Carnacke Au– gusto Sah1ttier, dimostra con piena evidenza che la reliJ?iono, come venne intesa sin qui, quale cioè complesso di credenze determinare, si sviluppa se- (') ,·11dl •1iee\almente I \'Olllml ,·11 e IX degli Scl"i.Ul i-o,-t e Il proemio prepoeto al primo di questi due. (Firenze, Barbèra).

RkJQdWJsaXNoZXIy