Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905

310 CRITICA SOCIALE cozzando con lo pili gravi difficoltà per dare al corpo loro eterogeneo un lndirlno rormati,·0 1 le pili disparate ctisci– plinc n su!lcltare o quasi irritare, perchè nascano e si rive– lino, le qualità o lo Inclinazioni puerili? E non sarebbe meglio per ogni ri"lpctto lnstituire invece scuole con pro– grammi o melodl essenzialmente diversi? Scriveva bene In proposito rl!lpondcndo al pror. Chiappelli il prof. Zu– rettl :... la setto/a brn dtfl11ila a11ticiperà la prora e ptl'• 111ellrrtÌseuw ,·itanlo agli imi di proseg11ire, co,rsigliamlo !fii altri a cambiare al JJIIÌ presto. . .. Dunque lo Insisto qui nell'idea che energicamente di– fesi al Congros110: niente scuola unica. E le ragioni le ho dette. )la bisogna che qui aggiunga due parole In ri11posta,~ qu1rnto ebbe a dire nel Congresso dopo di mc il "n\v{,rnlnl, senza che io avessi opportunità. di re– pli('nrc. 1•:gll cli cova: " Vedete. l,'Ussani consentirebbe ogni nitro o<;pcrlmonto <li nuove forme scolastiche che non rosse quc11to.Che avesse pnura proprio di questo? , 1 l•:d ò precisamente vero; di questo esperimento io ho paura. Ogni altro esperimento di nuove forme scolastiche anobbc a.nito per conseguenza un aumento di spesa nel t,ilaucio dcll'l,truzlone: o, almeno, se non ne rosse ,·cnuto un aumento,sostituendosl, per esempio, iu un Liceo Il Oreco col Tedesco, secondo un'idea cbe il Salvérnini stc,so enunciava n Cremona, non ne sarebbe venuto certo una dimlnu7.lone. Quindi della lealtà e della sin– cerità dell'c~perimento non si !mrebbe avuta nessuna ragione di ,lubltare. Ma chi conosce la politica scola– stica nostra o come essi\ ,·ongn costantemente subordi– nata a considerazioni di ordine economico e finanziario non pub non preoccuparsi di un esperimento nella riu– scita dol qunlo I governanti della. Minerva potrebbero vedere In prospettiva ben nugurata di far le nozze col fichi secchi, ,•olovo dire di tramandare il proprio nome al posteri senza nzzuffarsl col Ministro del 'l'esoro. Non per nulla noi einmo noi paese dove il Presidente del Consiglio potò minacciare di rimangiarsi la legge su i maestri o l'Istruzione elementare se il Parlamento non avesse consentito ad aumentare le tasse degli alunni dello scuole secondario; non per nulla la terra dei {lori, clei suo11i e dei cam1i lnsorl\'e soltanto nel suo bilancio centomila lire annue per acquisti cli opere d'arte; non per nulltl Il llinistro della Pubblica Jstruzione, per rac– capezzare i quattrini necossart al miglioramento econo• mlco degli lnsegnnntl, ave,·a pensato tra l'altro di sop– primere, per t rn.ooo llro di ri-.parmio, l'insegnamento della fllosofta nel Licei. Figuriamoci dunque se ci sarà qualche uomo politico capace di rare il muso torto di– nanzi alla pro,pctliva di una scuola unica che in molti luoghi Ingoierebbe Olnna'lio e Scuola tecnica e qua e là anche le Complementari, riducendo della metà o di due terzi lo speso della suJ>pellettile scolastica e degli in'lcgnanti ! Ycro ò che l'ordine del giorno approyato dal Congresso Hlchiu'de con l'es))llclto ,·oto che. fi,1isca t'abitudi11e di pai-lare di ,·ifonne scof(tStfche senza ricordare che q11a– lu11q1rl' rlfor11Ul vorterr't mw1tt1to di spesei ,·ero ò che l'ordino del giorno sto.riso,noi secondo dei suoi deliberati, nfformf\ f'lir' og11i riforma 11ella sl1·uU1wa della scuola melli<t 1111ole essere i11teyl'ftlri con una doppia serie di prO\'\'edimcntl 1 del qunll nlcunl dall'aumento di fl))ese non IJO'li!Ono nndnro a,solutamente disgiunti. Baston\ cl– tare l'Istituzione di Sezioni di filologia moderna nel!e fa. cottà. di Lettere; la riduzione del numero massimo degli alunni per clascuua classe; il rinnovamento degli ediflzt scolastici o del materialo didattico. Ma io ricordo benis– simo che, proprio l'altro anno, l'on. Orlando instituiva nel Licei un corso complementare di cultura greca per gli studenti dispensati dallo studio della lingua greca col decreto 11 novembre 1904, e non mandava ai Licei nò una fotografia nò una statuetta in gesso nè una carta murale; ricordo benissimo che lo stesso è avvenuto per Il corso racoltatlvo cosl vivamente e giustamente rac– comandato dal Ministero (ma le raccomandazioni non costano nulla!) di Storia dell'arte. YINCESZO t:SSANI • La politica ecclesiastica delldemocraz Un mio nrticolo sul nuovo c01'S0clella questionere• ligiosa -in Jlalia, puhhlicnto nel 1'empo del 20 set• tcmbrn scorso, suscitò, ivi ccl altrove, apprezzamenti discordanti dagli scopi dell'nrticolo stesso, del quale mi scm\Jra non sin stato colto lo spirito. Ruberebbe troppo spazio riferirli e criticarli ad uno ad uno· preferisco rispondere implicitamente, chiarendo com~ io intenda la politica ecclesiastica. Questa 1>er mo si ricollega alla grande questione degli sco1>i,che si deve prefiggere l'educazione delle giovani generazioni, e ciel modo d"intendere la for– mazione ciel caruttere. In Grecia e in Roma antica siccome la polis e la cil'1tas erano le sole forme ii; cui potesse incarnarsi una ,•ita sociale florida lo scopo dell'educazione era creare il perfelto cittadino, la mente atta a compiere le funzioni del legislatore ncll'agon,. e nel foro, del giudice nell'Areopago e nel tribun1lle, del duce e dell'ammiraglio, per usar pa• rola moderna, sul campo e sul mare. La religione servh•tt. a questi scopi, la filosofia pure; non c'era dissidio tra :-Stato e Chiesa; i due formavano uno. A mano a mano che l'lmpero romano si estende esso si allontana dfLquesto stato di cose nell'ammi'. nistrnziono interna, nella forma di Governo nell'or– dinn.mento della milizia, nollo spirito che 1d muove. IGsso si avvicina sempre più al tipo delle grandi monarchie dispotiche dell'Asia. Uno dei caratteri che accompagnano questo processo di regressione politica ò che allil religione fiicente capo allo Stato, all'Etica civica, si risostituisce una religiosità che trascendo la vita presente; religiosità, che si mani– festa non solo nel trionro graduale del Cristianesimo ma nel moltiplicarsi di mille altre sette con mili~ altri culti orientali; religiosi fa che approderà. a una vera e J>ropria teocrazia nel medioevo, o almeno al• l'arcrmnzione di princi1>ì teocratici, con Gregorio VJL J~ naturale che in que~te nuove condizioni in cui l'uomo ò reputato nvere un dato destino olt~emon– dano, l'educazione pure debba assumere carattere diverso e non possa adempiere la sua funzione se non afUdata a coloro, che credono d'avere il mono– polio del nuo,•o senso della vita. ~la eia secoli ormai questo concetto della vita è in decadenza e lo Stato va dovunque acquistando sulla Chiesa, sì che nessuno osa più dubitare sul scrio che esso non abbia una grande e complessa fun– zione educativa. A rigore, lo Stato ha. oggi diritto d~ par~o di chtscuno di. noi, a una devozione mag-' g1oro d1 quella che spetti a clomeneddio - nell'ipotesi poco verosimile che quest0 parola abbia un senso - e 1\lla stessa filmiglil~ com 1 ò oggi costituita. Lo Stato proteggo lo nostro osiatonzc d0lle conseguenze dello sfruttamento, economico o d'altra natura mentre siamo ancorfl nell'alvo materno, ci proteo-CT;dai ten· tativi d'aborto, esige che ci si curi nel!: malattie che ci si nutra, che ci si educhi fino a un cert~ 1mnto 1 che siano saluhri la casa, l'acqua ed il cibo che nell'ofllcina non si deformino le vite infantili ~

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