Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905

Critica Sociale f?IVIST .Il QUINfJ/CIN.IILE DEL SOC/.IIUSMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: .Anno L. 10 • Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE- MILANO: Portici Gallarla V. E. 23 Anno XV - N. 20 Non si vende a nwmeri separaU. MIiano, 16 ottobre 1905, SOMMARIO Attuallt.à.. / Stl'IJl.:::f p11bb/lct (LA ClllTICA SOCIAl.1:), li Congl'tS8Q di Jtll(I (l'ror. lVANOt; BoNO~II), li Congrt11so dtgU i11segucmft medi e la Scuoio 1114/ca (l'rof. \'1sot::;zo USliAl'/1). L<I pohtica tcclesiasllca della dtlllQCr(IZ/(1 (I>ott. A:.:OEl.O Cnt:Sl'I), - l'osWla (LA CI\ITICA), J'(U•fUt ea (ICCO/'(U (ROMOl,0 llURIU <l :.'01). Studi sociologici. 1~'open1 aell(I Hi.t•o11a1011e r,·a11cese (Pror. o.u:·rANO SAt.Yia11s1J. Per m,(r mwra f1111zlo11edelle Camei·e di f,at•o,·o: La coope.-a.tio11e gi,uUzlfwi.a (Prof. LUIG! R,1.TTO)- Riscossioni postali Ai pochi nostri abbonati, che non versarono ancora l'importo del se,-, condo .semestre, verrà fatta recapi,., tare in questi prossimi giorni - per loro maggiore comodità - la rela– tiva quitanza a mezzo postale. Saremo loro grati se vorranno di,-, sporre pel pagamento. I SERVIZII PlJBBll.ICI Mentre noi farnetichiamo di riforme e ci accor– diamo - o piuttosto non ci accordiamo affatto - su qudle che sian da preferire e sul modo migliore di conquistarle e foggiarle - e lctichiamo sui con– gegni del futuro Sta,to industriale, che sarà non Go– ,,erno di persone ma amministrazione di cose - il presente Stato italiano, se è stitico nelle novitfi, in compenso lavora a l'idurrc in isfacclo quel tanto di servizì pubblici che sono in sua mano. ]~,senza che noi ce ne allarmiamo, prepara vergognosamente la propria bancarotta. , Le prime prove trionfali le abbiamo Yiste in Ca– labria. In Calabria lo Stato non c'em: lo Stato tutore, educatore, difensore della sanità 1 provveditore di giu– stizia,' di amministrazione, di assistenza, di comuni– cazioni e di trasporti, vi ora sconosciuto aff'atto; si conosceva Pesnttore. Lo Stato vi andò dopo il terre– moto j vi andò col re, coi ministri, con gli ingegneri e con l'esercito <li terra e di mare; e fu un disastro di poco inferiore a quello che lo aveva preceduto. Per poco al terremoto della natura non si aggiunse quello degli uomini. E c'è della buona gente, nei partiti d'ordine, che si preoccupa sul serio di sal– vare i nostri organismi militari - pel caso di guerra guerreggiata - dall'azione dissolvente degli untornlli giovanili! Poi s'è visto nelle ferrovie. Non potendosi 1 con un decretino, prorogare la vendemmia - qui i giovanili non c'entrano; ma i grappoli sui tralci non sentono il rispetto dell'autorità e non sono disposti a pazien– tare! - ne Yenne che la circolazione si arrestò di botto. Per più giorni le industrio, vita delle nostre città, boccheggiarono invocando il nero pane che ne alimenta i forni e no fa bollire le caldaie. l~d è su– premamente ridicolò venire blatterando che il disor– dine si deve all'improvviso trapasso dell'e::,ercizio dalle Compagnie allo Stato. f)g-gicome ieri lo Stato ò il padrone delle ferrovie: delle strade, dei binar1i 1 clegh eclifioi e di tutto il materiale; oggi corno ieri ha il suo braro ispettorato che vigila, controlla, disciplina, o dovrebbe vigilare, controllare e disciplinare; ha piramidi egizie di sta– tistiche, ha il sudore di dicci Commissioni coagulato iu tonnellate di mastodontici volumi. Da anni ben sapeva che a lu'5lio doveva o riprendere o riaffittare. 1~, con tutto questo, ignorava quanto doveva essergli più famigliare; quanto avviene tutti gli anni, quanto sanno i facchini dello scarico e la donnetta che pre– siede al lVatercloset delle Staiioni." Viaggio io forse?,, diceva quel capostazione. E così, musulmanamente, ragiona lo Stato. J~d ecco, a un trntto, Io Cnmere cli commercio, i deputati, il quarto potere si commuovono, si radu– nano, giudicano che lo ferrovie doyrebbero ragione– volmente trasportare uomini e mercanzie, che i treni avrcbhcro missione cli circolare; dissertano del caso :Marchesini o cli un'autonomia, che non si sa troppo che significhi, e, se significa capriccio o irresponsa– bilità, pare sia raggiunta già troppo. Sopratutto 1 poichè le merci non arrivano, e a portarle si usano i vagoni, chiedono un aumento di yagoni i che sa– rebbero aumento dell'ingombro e quindi rallenta– mento ulteriore di circolazione. Perchè non i va:roni soltanto, ma mancano i binarii por le manovre e per lo scarico, le platee, le tettoie e tutto il resto. Per le quali occorrenze U!'gerebbe circa un miliardo; ma non si puQ avere, perchè quel che pil1 preme (e s'in– tende che è promesso per burla) è cli convertire la rendita. 1\fo il ('aso più tipico cc lo danno Je poste e i te– legrafi. Anche questi sono colti da si)1cope. I~ qui non ci furono trapassi: lo Stato fu sempre, non solo il padrone, ma l'esercente diretto. E le cagioni dol– Fintralcio sempre crescente, anche qui, anzi qui più che altrove, sono denunziate da anni, analiz.z.atc 1 pub– blicate, confessate in documenti ufficiali . .Deficienza di fili, di macchine, di ambulanti e d'ogni materiale; abuso enorme, inverosimile, della franchigia di Stato; esaurimento disumano del personale, maschile e fem– minile, costretto - per la fame - a orari che i pog~ giori padroni di schiavi non imposero mai al loro bestiame unrnno. 1 : abbiamo le tariffe piì1 alto del mondo; ma il ri– bas::iarle ò un pericolo, pcrchè l'impianto dcll'azicncla non sopporterebbe qualsiasi aumento di lavoro; Pin– dustria rifiuta il cliente! - e i bilanci gittano milioni di reddito netto, che dovrebbe risanguare 11esnusto organismo, e invece si disperde per altre vie. Insistiamo sullo sfruttamento elci personale. Qui non ci furono scioperi nè ostruzionismo, cho facea-

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