Critica Sociale - Anno XV - n. 16 - 16 agosto 1905

218 CRL1'1CA SOCIALE tito. Politica di partito non ò politica di classe. La Lega dei magnani non consta che di magnani; la Lega proletaria non deve constare che di proletari. - ·j:~ semplice come buon giorno. C'è un solo ma: che le cose - queste rompisca• tole di cose - sono csatbcuncnte l'opposto. Lo fu– rono, lo sono 0 1 temiamo 1 per un pozzo ancori!, lo saranno. La classe, in quanto classe, politicamente ò nulla. l'eggio ancora. La classe proletaria - in quanto soltanto proletal'ia, ossht classe soggetta - è lo strumento della politica dei padroni. I possidenti, i dirigenti sono tali poi fatto dei proletari. 11 proleta– riato è, e rimane, quello che è, in (lunnto il suo stato e la sua coscienza sono modellati sull'interesse padronale. Quando il proletariato comincia ad intenderlo (di regola ciò gli deriva da!Pinsegnamento degli intel– lettuali, ossia di uomini d'altra classe) e comincia a cercare il rimedio, quando acquista coscienza dei suoi mali e delle vie per sanarli, allora soltanto cli• venta politicamente temibile. Jfa allol"a,altresì - e ùt p1"oporzio11e <li ciò - diventa un partito. Il partito socialista non è altro se non la classe proletaria - o una parte di essa - cho ha acqui• stata coscienza del suo stato e si è convinta che la sua emancipazione si raggiunge per le ,,ie del so– cialismo. Data questa coscienza e questa convinzione, tutti coloro, che cooperarono a svolgerle nel prole– tariato e che cooperano a farle fruttificare, sono na· turalmente al suo fianco. Non per " riconoscenza o devozione " del proletariato, che debba " rimeritarne le opere 71 : francamente, questo concetto sarebbe ben meschino. Ma perchè sono forze convergenti, inte– granti, complementari. Forze raddoppiate dalPidea• lismo, dalla coltura, dall'indipendenza, dalla espe· rienza, anche sovente dalla coscienza di un beninteso _interesse. Forze, ad ogni modo, necessarie e decisive. La barriera corporativista è rotta per se1hpre. Il partito socialista, che rinnova la società, non è pili modellato esattamente e unicamente sulla spettabile Lega dei magnani. Nè questa formazione in partito contrasta - come assume Grazia.dei - le utili alleanze. Sola essa, A.I contrario, le rende possibili. .Le alleanze si fanno per fini consaputi, esigono collettività di coscienze e di voleri conformi, non semplice conformità di condizioni economiche o tecniche; sul terren6 poli– tico, si fanno, non fra classi, ma fra partiti. I~ la sincerità non c'entra. Gli imbroglioni non vestono il panno meglio che il fustagno. Non tutti i ciarlatani sono, grazie a dio, lamcati. Le ·Camere di lavoro possono albergarne più d'uno, come alber– gano infinite coscienr.o grettamente borghesi. Gli uomini si apprezzano dai sentimenti e dalle opere, non dal vestito che infilano o dall'arte cui sono ascritti. Se poi lo Camere di lavoro debbono ancor oggi (noi lo predicammo assai prima di Graziadei) aprirsi Ai lavoratori di tutte le fedi e di nessuna fede, questa è necessità tattica e pedagogica, di reclutamento e cli educazione; ma è necessità transitoria. li fine, Pideale, il punto d'arrivo - per chi vuole l'eman– cipAzione e crede all'ideale socialista - è sempre, ed è, si può dire, per <lefinizione, nel socialismo. " Per chi vuole l'emancipai.ione e crede all'ideale socialista" (la questione, inviluppata nei lunghi rigiri del discorso grar.iadeiano, in fondo, è tutta qui). Per chi quella non vuole o a questo non credo, altro paio di maniche! Ma allora sarà anche un altro il terreno del dibattito. Allora non più si Mmbatte il partito socialista, perchè è partito e non classe i sibbene perchè è socialista; sibbene perchè 1 essendo sochdista, riesce - o non riesce - allo scopo, che non si vuole - o si vuole. Nell'ultima ipotesi, converrà correggere e miglio· rare il partito. TI revisionismo, ogni più ardito revi– sionismo, non éi sgomenta. 'Ma neppure il revisio– nismo, sia pure il piì.1 audace, sarit unguento che sani la calvizie cli Graziadei. Perchè si potrà hene all'attuale partito socialista (ùel resto, in perpetua evoluzione) surrogarne uno migliore; ma, se deve fare una politica, avere delle direttive e rtelle idee generali, sempre (almeno finchè la classe non si fonda. con lui, non diventi lui) sarà. alcunchè di diverso e di pii'., di una classe; sari1 ancora .... un partito. La classe, che, rnlendo fare opera politica, non è un partito e non tende a diventar!o 1 ha un nome nel teatro Milanese. Yecli E'erravilla. Grar.iadei condannato, covando ifL classe, a vedern in eterno sbucar fuori dal guscio il partito .... non è egli spettacolo da far singhiozzarn le pietre? . * • Non ci impietosiamo però troppo. Tutto ciò, ripe– tiamo, è dilettazione elegante di sofista greco. Gra– ziadei, in fondo, e pel tempo che corre, è d'accordo con noi. Non ha egli scritto, nel precedente suo articolo, che " una delle maggiori responsabilità 1 in cui sono incorsi i rivoluzionari, ò quella di aver creduto e fatto credere che, sin da ora, in Italia, la classe operaia sia già in grado di fa,· senza del partito socialista "? che è assurda la pretesa del sindaca– lismo di assorbire subito il partito socialista? che, insomma, il suo sindacalismo, non soltanto è rifor• mista, ma è tendenziale e buono a scadenza lontana? Possiamo quindi - già scl'ivemmo anche questo - rimandare, con coscienza tranquilla, la disputa. All'anno duemila! (Conthma .... 11tl vo111111t cx ai. q11tsta Raccolta). LA CRl'l'ICA. SOCIALISMO E 'l'RADUNIONISM Le attuali disquisir.ioni su riformismo, ri\,o!uziona– rismo e sindacalismo non sono certamente il segno di un fermento di idee prodotto dall'azione e reazione del l'ambiente sni bisogni del proletariato. E neppure pos– sono essere riguardate come il prodotto di quelle anti– veggenze, che si manìrestano quasi sempre per opera di menti geniali assa~ prima cbe la storia maturi qual• cuno doi suoi grandi rivolgimenti. Nell·un caso e nell'altro la diiiputa. dovrebbe esser nata altrove prima che in Italia. Qui le condizioni economiche sono assai meno evolute ehe quelle di altri popoli del continente, onde non vi si può sviluppare prima che in essi una teoria economico-sociale 1 la quale pretenda di dare tutto un nuovo indirizzo al movimento operaio. E vi sono altre prove desunte dai fatti quoti– diani. I rivoluzionari, padroni del1 1 Amministrnzione pro• vinciale di Mantova, operano cli pieno accordo coi rifor• misti j e i sindacalisti di .Mirandola dànno l'assalto al Comune,mentre predicano alle turbe che il proletariato si deve emancipare, non conquistando gli organi politici e amministrativi della borghesin 1 ma foggiandosi nuovi organi e nuove armi. per distruggere il nemico. Di tutto ciò non pare convinto l'amico Graziadei, il quale, nel grande sviluppo preso dal tradunionismo in rnghiltorra o in Australia, vede il s<'gno d: un punto pii1 avanzato sulla linea di evoluzione del movimento operaio. Per lui il sindacalismo non ò che il tradunio-

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