Critica Sociale - Anno XV - n. 16 - 16 agosto 1905

262 CRITICA SOCIALE potrèbbc non procedere d'accordo con gli interessi pili generali dell 1 inclustria. A tal uopo si deve fare uu censimento esatto do1lo forze idrauliche in rtalia.; si deve dichiarare pro– prieti\ dello Stato qual:,;iasi acqua COl're11te, oltre quelle già contemplate nel codice civile; lo domande por concessioni deYono seguire tutte lo stesso corso ed avere organi speciali per esaminarle; si deve poi studiare, in base al censimento dello forze idrauliche, il modo migliore di coordinare lo sfruttamento della energia elettrica pei trasporti e per l'industria. La riduzione al minimo dei canoni rappresenta per !,industriale una diminuzione nel costo di produzione) un incitamento a lascia.re il carbone, e rende possi– bile l'accorciamento del tennine delle concessioni. Una politica fiscale che per alcuni anni esimesse da imposte le industrie utilizzanti l'energia, senza sgra• varo quelle che usano altre sorgenti di forza, sarebbe pure consigliabile. Ove lo Stato trod vantaggioso a scopi propri di costruire impianti, dovrebbe farli centro di utilizzazione anche per industrie private. l'nsomma, la politica elettl'ica che il Nitti propugna, in quanto ha per criterio fondamentale di conciliare gli interessi presenti e futuri del paese, è in con– traddizione con le tendenze empiriche attuali, che, sacrificando Peconomia nazionale alle esigenze pre– senti del bilancio e del fisco, tende ad accrescere i canoni e prolungare le concessioni. Si tratta di uno cli quei casi, in cui la politica protettiva è utile mo• mentaneamente, perchè rappresenta il costo della messa in opera di concUzioni naturali sicure di suc– cesso (1) e di una educazione industriale indispensa• bile al successo. Occorre insomma evitare di compe– rare all'estero ciò che, pur presentemente essendo più caro in Italia, rappresenta la condizione sine qua non per dh·entare in pochi anni capaci di produrre per noi e per l'estero più a buon mercato ciò ùi cui ora all'estero siam tributari. ~on è possibile chiudere il libro del Nitti eenza una dolce emozione cli sano ottimismo. I monti e il mare e le pianure feconde fecero naturalmente in passato Pitalia uno de' paesi per bellezza privile· giati nel mondo. }fa ora ci sorride la visione di ve• dere questo nosko paese, cui tanto sorrisero il genio dell'arte e della. scienza, produrre una civiltà di la– voro anco una voltn prima nel mondo, ove alla pit– toresca natura ambiente risponda. la prosperi fa delle popolazioni e ove la vita di lavoro presenti le con– dizioni del massimo di produttività, perchè svolgen• tesi nelle condizioni naturali più favorevoii a. far del lavoro una forma di spod. E vero ohe militano contro di noi la nostra sen– sualità., che nuoce al metodo, la nostra volubilità, il nostro estetismo. ira due cose son da tenersi pre– senti. Se l'ftalia avrft di mira di educare le sue po· polazioni lavoratrici a dare al mondo prodotti, che 1 in qualche modo, pur essendo più a buon mercato dei prodotti similari stranieri, rechino l'impronta del nostro genio estetico; in parte tali nostre debolezze saranno volte a nostro vantaggio. È pure da prevedersi che le forme cli produzione nuove, in quanto esigeranno maggior sforzo cere– brale, e utilizzeranno energie che or restano oziose e son fonte cli immoralità e sperperi immensi, dimi· nuiranno questi sperperi e diminuiranno la fecondità medesima) migliorando la stoffa, la qualità delle po• polazioni future. E potrebbe darsi che, per questa via, il genio italiano più vivace e pronto, diventando però sempre più capace di contL"ollare i propri YOli, possa produrre tanto da pagare le spese della parte irreclucibile delle nostre debolezze. A.NOEl.0 CRESPI. 11) Vod1 nella Ri,(o,·ma sOCl11lt lo SJllendldo articolo riel llcn!n\: w l'Olllt((I doganMt ;. ILTIPO SOCIALE D LLA DOHHA l•:videntemente 1 io sorprenderò molti, dicendo che noi non conosciamo qual è il tipo naturale della. donna ... Quanclo consideriamo intorno a noi una giovinetta, della quale il vestiro complicato e i gesti amabilmente ma– nierati concorrono a fare l'essere gentile, riserbato e grazio!IOche desideriamo, noi non vediamo in lei clic un prodotto sociale. Siamo noi che l'abbiamo fabbricato co,..ì,con le sue attitudini, col suo linguaggio, con la sua mimica e con la sua struttura corporea anche, gia.cchè bisogna che il suo corpo si pieghi per tempo alle armatm·e che sostengono i suoi ornamenti. Na dov'è la donna vera, naturale, quella che noi si avrebbe di• nanzi agli occhi senza il lavoro cl'arte che la civiltà affina continuamente? ... Ciò è assai cliffici!e detenni– nare. I~ la questione è notevole per tutti quelli che se– guono con interesse o con curiosità il mO\'imento fem• minista. Poichè, in flne, se la donna come noi l'osserviamo è, nel suo aspetto esteriore più caratteristico, un prodotto di fabbricazione sociale, è possibile che i difetti che le si rimprocciano non siano propri alla sua natura e sieno suscettibili di felici modificazioni. .. Vi ha dunque una evidente utilità a cercare di determinare la vera natura della donna. . . . Riconoscere dalla testa e dal portamento esteriore, nella maggior parte delle specie animali, le femmine dai maschi, uon è cosa punto facile, da poi èhe i due generi di individui hanno dei tratti comuni. Una certa piccolezza della testa tal\•olta, o l'assenza della criniera, sono, per esempio, segni distintivi. Nella specie umana i11Yece,la differenziazione esteriore del portamento e della fisionomia, al primo asj)etto, sembra grandissima i ma anche qui, in realtà, essa non è essenzialmente J>ro– foncla. E">aminiamoil viso. Che cosa vi ha cli pil'1 opposto, apparentemente, di un uomo pro.visto d'una barba ab– bondante e di una donna con le gote pulite? Ma questa vrande differenza però cade in un istante sot.to il rasoio d'un barbiere. La barba, in fatti, non è che una ma– schera che nasconde la vera. fisionomia i e noi sappiamo che gli scultori considerano con un certo disdegno le facce che ne sono troppo provviste; per essi, soltanto i vi,;i !iflCisono degni dello scalpello. La. barba, del resto, non esiste sulle facce dei giovani, mentre è noto che le 1lonne d'età ne hanno sovente parecchia. Un altro carattere altrettanto superficiale è fornito dalla capigliatura. Se a una donna si tagliano i capelli, le si toglie quanto di più espressivo ha la sua fisionomia. E io non intendo soltanto parlare di quei visi che hanno lineamenti duri, o di quelli di donne d'età, che si ravvi• cinano sempre, pili o meno, ai vecchi dell'altro sesso, no: io ritengo che la donna pili bella, quando ha i capelli rasi, rassomigli pili a un giovinetto di piacevole fisio– nomia che a una fanciulla, tanto il suo vìso femminile, che ci piace e che ci sembra caratteristico, ò assoluta– mente associato nel nostro spirito alla capigliatura. Ho veduto, in fa.tti, sovente fotografie di fanciulle coi capelli rasi, nelle quali molti credevano di osservare aei giovinetti. E quante YO!tenegli ospedali ho veduto dei visitatori ingannarsi sul sesso delle fanciulle gia– centi a letto, alle quali erano stati tagliati i capelli! Essi si stupivano di trovare dei giovinetti coricati fra tutte quelle donne! ... Ecco dunque che cos'è la flsiono-

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